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Il Museo delle Arti e Mestieri inaugura la mostra “Poesie figurative”

COSENZA – Il Museo delle Arti e Mestieri  ospiterà da domenica 1° marzo fino a sabato 10 marzo, la mostra “Poesie figurative”, ideata dal poeta cosentino Michele Montoro, autore della trilogia “Pensieri Pensati”, tre volumi dati alle stampe in periodi temporali diversi, che sintetizzano la sua produzione poetica e che compongono una sorta di piccolo trattato filosofico sull’origine e sul senso della vita, percorso com’è da dubbi esistenziali che hanno inevitabilmente  attraversato la mente  di ognuno di noi, almeno una volta (Chi siamo?, Da dove veniamo?, Dove andiamo?).

Mosso dall’intento di dare sensibilità all’arte, quella più vicina alla spiritualità, Michele Montoro segue, nei suoi versi, una sorta di filo teologico. Così rispettoso del pensiero e del giudizio altrui, al punto di non dare titoli alle sue poesie, facendo sì che con la libera interpretazione siano gli stessi lettori a farlo, si è ora deciso a demandarne la descrizione ad un gruppo di artisti cosentini che animeranno con le loro illustrazioni la mostra del Mam, la cui inaugurazione è prevista per domenica 1° marzo, alle ore 10,30.

L’iniziativa è stata illustrata da Michele Montoro alla Commissione cultura di Palazzo dei Bruzi durante un incontro tenutosi al Chiostro di San Domenico, presenti il Presidente dell’organismo consiliare Claudio Nigro e, tra gli altri, i consiglieri comunali Michelangelo Spataro e Francesco Caruso.

Originario di San Fili, primogenito di una famiglia numerosa, con altri 9 fratelli, Michele Montoro si allontanò dalla Calabria all’età di 14 anni per emigrare al Nord. Tornato a casa appena in tempo per svolgere il servizio militare  a Trapani, fu, subito dopo, arruolato in Polizia, dove rimase per quindici anni, trasferendosi a Milano a partire dal 1981.

È proprio a Milano, al Teatro Smeraldo, che venne presentato il primo volume di “Pensieri pensati”, pubblicato dalla casa editrice “Virgilio”. Qualche anno più tardi è il Teatro “Rendano” ad ospitare la presentazione del secondo volume, “Pensieri pensati 2”, pubblicato dalle edizioni “Brenner” di Cosenza. Ora, a completare la trilogia, con il titolo inalterato, il nuovo capitolo, che è in realtà una riproposizione degli scritti precedenti, riveduti e corretti, integrati e innovati, pubblicata nel 2014 per i tipi della “Falco editore” di Cosenza.

Bello l’effetto della quarta di copertina che diventa, a parti rovesciate, la copertina della versione in inglese (la traduzione della versione italiana è curata dalle docenti Maria Giofrrè e Manuela Mainieri).

Nel corso dell’incontro con i componenti della Commissione cultura Montoro, che oggi lavora all’Ufficio Scolastico provinciale, ha spiegato come sarà strutturata la mostra “Poesie figurative”, sottolineando la significativa interazione tra le sue poesie e le illustrazioni degli artisti coinvolti.

Una sorta di commistione tra parola ed arte che non mancherà di suscitare interesse.

Ovviamente l’incontro al Chiostro di San Domenico è stato anche l’occasione per tornare a parlare dell’ultima raccolta di liriche di Michele Montoro, “Pensieri pensati”. Un album di ricordi che riaffiorano, a cominciare dalla figura della madre

o quando, da bambino, guardava alla luna e restava incantato dal passaggio della banda del paese.

Ma i ricordi diventano, nelle sue liriche, anche il pretesto per sviluppare dinamiche esistenziali complesse, venate qui e là di sofferenza, da cui scaturiscono riflessioni di ampio respiro e di una intensità quasi cosmica. Montoro svela il suo animo di credente, forte di una vena poetica innata e che ha cominciato ad assecondare sin dalla più tenera età. C’è nei suoi versi un pessimismo di fondo,

consapevole del “sangue amaro” che scorre nelle sue vene, al pari di quello che scorre nelle vene del guerriero protagonista di una delle sue brevi liriche. Così come non resta indifferente alla natura che ci circonda, amando cogliere il canto del vento e fermarsi ad ascoltare i silenzi, a volte più eloquenti delle parole.

Il suo girovagare è fatto di partenze e di ritorni al paese di cui si sente un “vero figlio” e proprio per questo sa ritornarvi. L’ineluttabilità del tempo e della morte, sono mitigati dalla certezza del dopo in un’altra vita.

Restando alla dimensione terrena si chiede, alla maniera di Pedro Calderòn de la Barca, se la vita sia forse un sogno e si dà una risposta, concludendo che sì, anche la vita è un pensiero pensato.

“Gli uomini non devono credere che il Pensiero sia personale – ama ripetere Michele  Montoro – è la Mente che lo rende tale nella capacità di intendere e di volere”. Al Pensiero, Montoro riconosce onnipotenza, smisurata perfezione, universalità e anche multietnicità. E sull’uomo non ha dubbi: “è un Pensiero Pensato Pensante”.