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All’Unical dibattito organizzato dall’Unicef sulle mutilazioni genitali

RENDE (CS) – Sala gremita all’Università della Calabria in occasione del convegno “Mutilazioni genitali femminili Because I am a girl” organizzato dall’UNICEF. Presenti come relatrici Emanuela De Cicco e Giuliana Mocchi che in qualità di ordinario di Storia della filosofia Unical e Presidente Comitato Unico di Garanzia, ha esposto in modo esaustivo le diverse pratiche di circoncisioni femminili operate nei paesi dell’Africa Subsahariana. Per mutilazione genitale femminile si intendono «tutte le pratiche che portano alla rimozione totale o parziale dei genitali esterni femminili o ad altri danni compiuti sulla base di motivazioni non terapeutiche». Il Femal Genital Cutting è un intervento visto come rafforzamento dell’integrità del corpo, mediante l’asportazione di quelle parti dell’organo femminile che lo rendono impuro.

La docente, si ferma a sottolineare che l’Islam non centra nulla con questo rito indigeno e precisa che l’escissione risale all’antico Egitto e che l’infibulazione era presente anche nell’antica Roma e ai tempi di Erodoto. Nonostante molte nazioni abbiano ufficialmente proibito queste pratiche con delle leggi civili, altri Paesi continuano a praticarle per aspetti tradizional-culurali, quali rispetto della volontà degli antenati, precetto religioso e controllo della sessualità femminile. Si stimano 135 milioni di donne circoncise nel mondo, 6mila bambine al giorno rischiano di essere “tagliate” in quanto la pratica può iniziare appena dopo la nascita, in prepubertà e proseguire. In Italia ci sono 36mila donne/bambine già operate.

Il dato che ha sorpreso tutta la platea è che negli ospedali europei e italiani sta salendo la richiesta di questa pratica da parte delle ragazze accolte. Tra gli ultimi casi, nelle strutture sanitarie italiane, la richiesta almeno come simbolo significativo con la puntura di uno spillo fatto con anestesia.

La dottoressa Mocchi ha chiarito che molte volte è un rito voluto, altre volte più che forzato. Per rendere la spiegazione più diretta e concreta è riuscita a sensibilizzare i diversi partecipanti con  la proiezione in soli 30 minuti del film drammatico “Moolaadè”. imageProtezione invocano le piccole protagoniste. Il film vincitore nel 2004 del Premio Festival di Cannes scritto e diretto dal regista senegalese Ousmane Sembène, coprodotto da diverse nazioni francofone Francia, Marocco, Burkina Faso. Il tema è stato inserito nell’undicesima lezione del VII Corso Universitario Multidisciplinare di Educazione ai diritti indirizzato agli studenti, insegnanti e operatori sociali. In conclusione, molte le riflessioni delle studentesse: «Siamo autorizzati a dare fine a questa pratica oppure meglio che segua il proprio corso?».

Amelia Aloisio