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My stalker doesn’t love me, tornano gli Ogun Ferraille

COSENZA – Dopo My own drama del 2007 e Finalmente ti ho ucciso Batman del 2009 a quattro anni di distanza gli Ogun Ferraille tornano con un album fresco di registrazione prodotto dall’etichetta indipendente Morone Records che verrà presentato ufficialmente venerdì 25 gennaio al Bside.
Il gruppo rock cosentino nasce nel 2006 dall’incontro di tre differenti anime quella di Mauro Nigro (voce e chitarra), di Marco Filice (batteria) e di Stefano Greco (basso) accomunati dalla passione per la musica, quella fatta di rabbia, di disillusione per trasformarla, nella stanza di un garage, in distorsioni, parole e urla.
I temi del nuovo album sono tutti racchiusi nel suo titolo My stalker doesn’t love me, l’insanabile antinomia su cui si fonda l’esistenza, generata dai desideri eccessivi, dall’assurdità intrinseca delle ossessioni, la difficoltà nell’approccio ai nuovi contatti umani e del conseguente ritorno di vecchi fantasmi, fedeli avversari che minacciano di risucchiare l’aspirazione di sogni futuri. Ma ancora la presa di contezza dell’inesistenza di un posto migliore e dell’essere sempre in pericolo davanti a chi ti rende schiavo soffocando la tua capacità critica.
Un album maturo che traccia linee spezzate, raccoglie frammenti, raccatta avanzi di vita e te li restituisce in un’unica forma.

Partiamo dall’inizio: perché Ogun Ferraille ?
L’abbiamo rubato a Corto Maltese, fumetto di Hugo Pratt. Volevamo un nome particolare, che non fosse necessariamente in inglese o in italiano. Abbiamo poi scoperto che è una divinità del candomblè, il voodoo di Bahia.

Siete un gruppo che canta in inglese non c’è mai stato nei vostri progetti l’intento di virare verso l’italiano?
È stata una decisione presa a monte, appena iniziate le prove. Io (Mauro) venivo da un gruppo che usava l’italiano. Scrivere in inglese poteva essere un’esperienza nuova. Gli altri membri della band, Stefano e l’allora batterista, preferivano l’idioma anglosassone. E cosi fu!

Il nuovo album si sviluppa attorno all’alternanza di momenti graffianti, ruvidi, che vi hanno da sempre contraddistinto, a melodie che rendeno i brani più accessibili, orecchiabili, cosa assai insolita per voi, quali altri cambiamenti dobbiamo aspettarci?
Non è stata una cosa pianificata a tavolino. Abbiamo composto i brani, come sempre, istintivamente. Stavolta, però, li abbiamo sgrossati con più cura. In alcuni casi ne sono venuti fuori dei ritornelli. In altri poco ci stavano. La cosa forse più efficace è la commistione dei momenti all’interno dello stesso brano. In futuro non si sa. Personalmente vorrei fare un disco di suite di 20 minuti ciascuna!! Ma non credo che Marco e Stefano siano d’accordo!

My stalker doesn’t love me è molte cose, ma qual è la canzone che meglio lo rappresenta e perché?
Lavorandoci il disco è diventato un discorso unico. Per temi e musiche. È quasi un unico grande pezzo. Non è stato pensato come un concept, ma forse lo è diventato. Un concept sulle contraddizioni. Forse.

Avete appena finito di girare il video di Peter, uno dei brani dell’album, quando verrà presentato e cosa ci raccontate di questa esperienza?

Il video di Peter uscirà a brevissimo. Sposa perfettamente il pezzo. In questo il regista Egidio Amendola, che ha anche curato la fotografia e lo script è stato efficace. Oltre che molto bravo, secondo noi, nella resa generale. Meravigliosi anche gli attori, in particolare il piccolo Gianmarco Ruffolo. Il video è una coproduzione di Suoneria Mediterranea, Mad company e Morone Records.

In che modo si può acquistare l’album?
L’album, essendo sempre più difficile trovare una distribuzione, è reperibile scrivendo a noi(ogunferrailleband@gmail.com, o contattandoci su facebook). Curiamo personalmente i contatti. Prezzi modici e spedizioni veloci!

Dopo la presentazione ufficiale del 25 gennaio quali sono i prossimi appuntamenti per vedervi dal vivo?
Il 26 gennaio saremo alla rassegna Cubo Rock all’Hemingway rock club di Catanzaro Lido. Il 2 febbraio ai Sotterranei di Copertino vicino Lecce. Altre date sono in arrivo.

Gaia Santolla