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‘Ndrangheta a Milano: droga, estorsioni e tentati omicidi. Dieci arresti

MILANO – E’ scattata questa mattina l’operazione della Polizia di Stato di Milano, coordinata dalla Dda milanese, per l’esecuzione di 10 ordinanze di custodia cautelare nei confronti di persone ritenute responsabili, a vario titolo, di diversi reati tra cui l’associazione a delinquere di stampo mafioso e il traffico di sostanze stupefacenti. Le indagini hanno fatto emergere le attività della locale di ‘ndrangheta di Pioltello (Mi), feudo indiscusso delle famiglie Maiolo e Manno e atti criminali di un altro soggetto riferibile alla famiglia di Cosa Nostra di Pietraperzia (Enna) collegata ai Rinzivillo.

Tra i reati contestati anche la tentata estorsione, tentato omicidio, ricettazione, porto illegale di armi, furto aggravato, detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti, intestazione fittizia e coercizione elettorale, usura, tutti aggravati dalle modalità mafiose.

‘Ndrangheta, blitz sulla Costa Viola: 22 indagati. C’è anche un dipendente comunale

SCILLA (RC) – E’ scattata questa mattina, nelle province di Reggio Calabria, Verona e La Spezia l’operazione dei carabinieri ribattezzata “Nuova linea” per l’esecuzione di 22 misure cautelari (18 in carcere e 4 ai domiciliari) nei confronti di altrettanti soggetti, ritenuti responsabili a vario titolo, di associazione di tipo mafioso, concorso esterno in associazione mafiosa, estorsioni in concorso, rivelazione ed utilizzazione di segreti d’ufficio, turbata libertà degli incanti, detenzione e porto di armi da fuoco, tentato omicidio, trasferimento fraudolento di valori, tutte fattispecie aggravate dall’agevolazione mafiosa.

Nell’ambito dell’operazione, è stato disposto il sequestro di  sei società attive nel settore turistico-balneare, nel commercio di prodotti ittici, bevande ed altri prodotti alimentari per un valore complessivo di circa 1 milione di euro. L’area di operazione è la Costa Viola e, in particolare, il Comune di Scilla ed ha colpito la cosca Nasone-Gaietti.

Indagato dipendente comunale

L’indagine rappresenta il seguito di altre inchieste contro le cosche di ‘ndrangheta di Scilla, cittadina ad alta vocazione turistica. Nell’inchiesta é coinvolto anche un dipendente del Comune di Scilla, per il quale la Dda ha chiesto l’interdizione per un anno dai pubblici uffici. I carabinieri  hanno effettuato arresti e perquisizioni, oltre che a Scilla, a Villa San Giovanni e Bagnara. 

La “nuova linea” criminale con il beneplacito degli Alvaro

Il provvedimento costituisce l’esito di una complessa ed articolata attività investigativa, avviata dal 2021 dai carabinieri ed ha permesso di ricostruire la persistente operatività della ‘ndrangheta sui territori di Scilla, Villa San Giovanni e Bagnara Calabra.

Per quanto riguarda il territorio di Scilla, l’indagine ha fotografato l’attuale operatività della cosca “Nasone-Gaietti”, la cui esistenza costituisce un dato ormai assodato, in esito a plurimi procedimenti penali che, nel corso degli anni, sono stati istruiti nel distretto reggino, convenzionalmente noti come “Cyrano” “Alba di Scilla” e da ultimo “Lampetra”. E’ emersa la figura centrale di un indagato, il quale, rimesso in libertà nel novembre 2018 e sottoposto alla misura di prevenzione della sorveglianza speciale, avrebbe assunto il ruolo direttivo in seno al sodalizio di ‘ndrangheta “Nasone-Gaietti”, ricevendo la consacrazione finanche della cosca Alvaro di Sinopoli, dando così vita ad una “nuova linea” di ‘ndrangheta ovvero a un nuovo assetto criminale nel territorio scillese.

Nuova linea vs “quelli della piazza”

In tale contesto, a partire dagli inizi del 2021 si sono registrate, in seno al sodalizio scillese, una serie di contrasti tra i soggetti legati alla “nuova linea” di ‘ndrangheta ed altri sodali – indicati come “quelli della piazza” – facenti capo a esponenti storici della cosca Nasone, concretizzandosi per lo più nella gestione operativa delle attività estorsive ai danni di numerosi imprenditori ed operatori economici.

L’organizzazione criminale scillese ha, infatti, posto in essere una pluralità di condotte estorsive nei confronti di imprenditori coinvolti nell’esecuzione di lavori pubblici, nonché nei confronti di esercizi commerciali, mediante l’imposizione della fornitura di prodotti commercializzati da imprese occultamente governate da alcuni appartenenti al medesimo sodalizio.

 

In particolare, è stato registrato come due degli indagati, avvalendosi della forza intimidatoria della storica fama criminale della ‘ndrina Nasone-Gaietti, prospettando gravi ritorsioni, e con minacce esplicite, hanno costretto numerosi ristoratori di Scilla ad acquistare le forniture di pesce da una delle imprese in sequestro, procurandosi un ingiusto profitto, con correlato danno per le vittime.

Nel medesimo solco investigativo, è stato inoltre possibile documentare come il sodalizio scillese avesse una notevole disponibilità di armi ed operasse in costante contatto con le altre articolazioni di ‘ndrangheta, di Villa San Giovanni e di Bagnara Calabra, le cui connessioni criminali si sono registrate con particolare riferimento alle attività estorsive, permettendo di acclararne la radicata e attuale operatività.

Le indagini hanno consentito di acquisire gravi elementi indiziari volti a:

– far luce su numerosi fatti estorsivi perpetrati in danno di imprenditori impegnati nell’esecuzione di alcuni lavori edili pubblici e privati;
– constatare come ai ristoratori scillesi fosse imposta la fornitura di prodotto ittici ed altri prodotti alimentari da parte di esponenti della ‘ndrangheta;
– evidenziare l’ingerenza della ‘ndrangheta nella vita politica del Comune di Scilla.

 

Le ‘manovre economiche’, i prestanome e i contatti con l’Amministrazione comunale

L’indagine ha consentito di ricostruire come esponenti del locale di ‘ndrangheta di Scilla abbiano messo in atto una manovra di trasferimento fraudolento di valori, finalizzata a schermare i capitali aziendali da ulteriori provvedimenti di prevenzione patrimoniale, agevolata dai contatti con l’Amministrazione Comunale, che ha facilitato le concessioni demaniali relative alla gestione dei lidi balneari nei confronti di prestanome. Ricostruita anche l’esistenza dell’articolazione criminale sul territorio di Bagnara Calabra che, oltre ad essersi resa protagonista di alcune condotte estorsive, ha reso palese ai consociati il controllo totale del territorio, organizzando azioni delittuose e accordando protezioni ai commercianti di Bagnara.

‘Ndrangheta, frode e riciclaggio: maxi sequestro da 1 miliardo

CATANZARO – I finanzieri dei Comandi provinciali di Napoli, Roma, Catanzaro e Reggio Calabria, unitamente ai finanzieri dello Scico e ai Carabinieri del Ros, coordinati dalle rispettive Direzioni Distrettuali Antimafia e dalla Procura Nazionale Antimafia e Antiterrorismo, stanno dando esecuzione a provvedimenti cautelari a carico di una settantina di persone responsabili di associazione di tipo mafioso, riciclaggio e frode fiscale di prodotti petroliferi Contestualmente sono in corso sequestri di immobili, società e denaro contante per un valore di circa 1 miliardo di euro.

L’operazione, secondo quanto si appreso, è frutto di 4 diverse indagini, coordinate dalle diverse Procure antimafia di Catanzaro, Reggio Calabria, Napoli e Roma e dalla Direzione nazionale antimafia.

Le indagini sono confluite nella maxi operazione alla luce del fatto che avevano ad oggetto le stesse dinamiche criminali anche se con soggetti coinvolti diversi.

 

 

‘Ndrangheta, le congratulazioni del comandante Toschi per l’esito dell’operazione “Stammer”

MILETO (RC) – Il Comandante Generale della Guardia di Finanza, Generale di Corpo d’Armata Giorgio Toschi, in visita ai reparti del Comando Regionale Calabria, esprime parole di apprezzamento per l’impegno operativo delle Fiamme Gialle calabresi nel contrasto al traffico internazionale di sostanze stupefacenti, su delega della Procura della Repubblica di Catanzaro, nei confronti del gruppo ‘ndranghetista Pititto-Prostamo-Iannello di Mileto. Il Generale Toschi, ha voluto incontrare  le pattuglie impegnate nell’esecuzione degli atti delegati di p.g. per complimentarsi del risultato raggiunto, al termine di un biennio, nel contrasto alla criminalità economico-finanziaria. Azioni e attività di servizio che dimostrano il costante impegno della Guardia di Finanza per prevenire e reprimere il crimine organizzato e che permettono di strappare alle mafie la loro linfa vitale, patrimoni in continuo movimento che i criminali cercano di investire e riciclare, inquinando l’economia legale. In tale ambito, si inquadra l’operazione della Guardia di Finanza calabrese, che oggi ha posto un decisivo freno alla capacità della delinquenza organizzata di condizionare la vita sociale e il benessere degli italiani.

 

Operazione “Aemilia”, oltre 160 arresti

ROMA – ‘Ndrangheta, oltre 160 arresti nella mattinata di oggi, mercoledì 28 gennaio 2015. Una maxi operazione, che ha coinvolto migliaia di carabinieri, si è svolta tra le regioni dell’Emilia Romagna, Lombardia, Piemonte, Veneto, Calabria e Sicilia. Gli arresti disposti dalla magistratura sono stati 117, mentre altri 46 sono i provvedimenti emessi dalle procure di Catanzaro e Brescia. L’inchiesta, denominata “Aemilia”, è stata coordinata dalla Procura Antimafia di Bologna. Tra le persone arrestate, con accuse a vario titolo di mafia, estorsione e altro, vi è anche Giuseppe Pagani, consigliere comunale FI di Reggio Emilia.

Fermare l’illegalità non è una chimera

ROMA – La capitale ancora una volta toccata dalla ‘ndragheta calabrese. Arrestate due persone, Placido Antonio Scrivia e Domenico Morabito appartenenti alle ‘ndrine Palmara. A Roma, nella zona di Prima Porta, gli indagati avevano preso possesso del monopolio del commercio dei fiori. Inoltre la Direzione Distrettuale Antimafia ha eseguito varie perquisizioni in tutta Italia, sequestrando attività commerciali, imprenditoriali e immobili, per un valore di 100 milioni di euro. Il capo della Squadra mobile di Roma, Renato Cortese ha dichiarato che con questa indagine si è potuto dimostrare, ancora una volta, che negli anni le associazioni mafiose si sono radicate nella zona Nord della città, espandendo il loro potere economico e commerciale e occultando i loro beni affidandoli a prestanome. Oggi, grazie a un duro lavoro e un progresso tecnologico, fermare quest’assurda illegalità è ancora difficile ma non impossibile.