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Boss play boy o omosessuali? Gratteri e Nicaso pubblicano “La rete degli invisibili”

COSENZA – Crolla un mito, quello del mafioso sciupa femmine e play boy veicolato da tanta letteratura e cinematografia d’antan. E a dirlo due esperti ai massimi livelli.

«Numerosissime intercettazioni dalle quali risulta che alcuni affiliati alla ‘Ndrangheta (con vari ruoli all’interno delle famiglie) sono omosessuali. Si va da quelli che frequentano locali di scambisti a Milano a quelli che, a Reggio Calabria, bazzicano la zona della Villa Comunale in cerca di trans, a quelli ancora che, di ritorno da un viaggio sulla costa ionica per acquistare droga, si fermano lungo la Ionio-Tirreno e consumano un focoso amplesso omosessuale». È quanto si legge nell’ultimo libro scritto da Nicola Gratteri e Antonio Nicaso dal titolo “La rete degli invisibili” e pubblicato da Mondadori.

Un intero capitolo del libro è dedicato al rapporto boss e omosessualità e con precisione gli autori ricordano i numerosi episodi nella storia della ‘Ndrangheta.

In primis le lettere molto affettuose che il picciotto Sebastiano Musarella rivolse a Giovanni De Stefano. Molto spazio viene dedicato al caso di Ferdinando Caristena, trucidato da un commando di mafiosi nei primi anni novanta a causa di una sua relazione col fratello del boss di Gioia Tauro. Ci sono stati boss che, nei periodi di lunga detenzione, non hanno esitato ad avere rapporti sessuali con altri detenuti, senza che tali relazioni abbiano mai messo in discussione la loro autorità. Erano tempi in cui si chiudeva un occhio sulle relazioni attive a scapito dei cosiddetti «femminelli».

Storie che affiorano anche in talune indagini del passato, nelle quali si trovano riferimenti a boss e picciotti di «dubbie frequentazioni».

Ma ormai la trasgressione contagia quelle che vengono definite nuove leve. E sono frequenti gli episodi anche di pesi massimi coinvolti in storie non convenzionali, osservano Nicaso e Gratteri.

 

Intelligence, da Toronto il prof. Nicaso, «Investire per contrastare le mafie»

ARCAVACATA DI RENDE (CS) – «E’ sbagliato investire sul terrorismo e non sul contrasto alle mafie. Occorre intervenire contemporaneamente in entrambi i settori». E’ quanto ha sostenuto Antonio Nicaso, professore universitario e uno dei massimi esperti mondiali di criminalità organizzata, intervenendo in video conferenza da Toronto al Master in Intelligence dell’Università della Calabria, introdotto dal Direttore del Master Mario Caligiuri e alla presenza del procuratore della Repubblica di Catanzaro Nicola Gratteri con il quale ha scritto numerosi volumi, tra i quali il recente “Storia segreta della ‘Ndrangheta”, edito da Mondadori.

«Le mafie – ha argomentato – sono un fenomeno complesso in quanto non esprimono solo una mentalità ma sono anche il frutto di un organizzazione che ha inventato un’ideologia,
creando una potente miscela tra tradizione e innovazione. Senza ampie connivenze ed estese collaborazioni – ha spiegato – non si spiegherebbe il successo delle mafie a livello globale».

In tale quadro, Nicaso ha sottolineato il fondamentale ruolo dell’Intelligence per prevenire e contrastare il fenomeno a livello nazionale e globale, con contatti strutturati ed efficaci. «Per quanto riguarda la sicurezza – ha evidenziato – le istituzioni politiche attendono risultati immediati che non sempre sono possibili. E quando si è in presenza di risorse economiche limitate si compiono delle scelte, privilegiando, come sta accadendo in questo momento, la lotta al terrorismo rispetto a quella contro la criminalità organizzata. Nicaso ha poi detto che «l’Italia è più avanti rispetto agli altri paesi per l’esperienza maturata nel corso degli anni nel contrasto al terrorismo politico e alla criminalità organizzata».

Infine, Nicaso ha espresso la sua disponibilità a coordinare il costituendo Comitato intelligence e contrasto alle mafie globali che si sta organizzando all’interno del Laboratorio sull’Intelligence dell’Università della Calabria.

“Capaci 25 anni dopo”, all’Unical un seminario con Antonio Nicaso

unical

ARCAVACATA DI RENDE (CS) – E’ Antonio Nicaso, docente universitario e saggista, l’ospite dell’80° seminario del progetto scientifico-didattico di Pedagogia della R-Esistenza, che si terrà domani, martedì 23 maggio, alle ore 10.45, presso l’aula Solano del Dipartimento di Lingue e Scienze dell’Educazione (cubo 19/B, ponte carrabile). Il Prof. Antonio Nicaso, tra i massimi esperti mondiali del fenomeno mafioso, parlerà di Capaci 25 anni dopo, partendo dal suo ultimo lavoro scientifico L’inganno della mafia, scritto a quattro mani con il Giudice Nicola Gratteri. Il seminario sarà coordinato dai docenti Unical Giancarlo Costabile e Rossana Rossi, e introdotto dai saluti istituzionali del Magnifico Rettore Gino Mirocle Crisci e dal Presidente dell’Associazione antiracket Lucio Ferrami di Cosenza, Alessio Cassano. Dopo la lectio magistralis del Prof. Nicaso, sono previsti gli interventi di Michele Inserra, giornalista de Il Quotidiano del Sud, e Fabio Ottaviani, Comandante Provinciale dell’Arma dei Carabinieri. «Questa giornata di studio, dichiara Giancarlo Costabile, non vuole essere un’occasione retorica di celebrazione di un lutto nazionale, ma una discussione scientifica vera sulla condizione della lotta alle mafie, a 25 anni esatti dalle stragi di Capaci e via D’Amelio. Il nostro Paese, conclude Costabile, non ha bisogno di sterili liturgie antimafia, ma di contributi scientifici autorevoli che spieghino le ragioni dello sviluppo del potere criminale, unitamente a politiche culturali efficaci di contrasto alla (sub)cultura della violenza e dell’illegalità».