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Oscar Green 2014 – Calabria:fra tradizione e innovazione Un oscar all’innovazione in agricoltura

Oscar Green 2014: fra tradizione e innovazione
Un oscar all’innovazione in agricoltura

 

 

La suggestiva e affascinante cornice del Castello Normanno di Santa Severina, risalente all’XI secolo (uno dei borghi più belli d’Italia) è stato il teatro di un evento che mira a incoraggiare e premiare i giovani Calabresi che hanno scelto di impegnare tutte le loro forze per far crescere la nostra regione, valorizzando quelle che sono le vere eccellenze che la nostra terra ci offre. Stiamo parlando della consegna dei premi Oscar Green edizione 2014. L’evento è stato promosso da Coldiretti Giovani Impresa, con l’alto Patronato del Presidente della Repubblica e della Rappresentanza in Italia della Commissione Europea. L’evento inizia intorno alle ore 10:00 con un confronto sul tema “Le strade del successo. Innovare nel solco della tradizione” al quale hanno preso parte il sindaco di Santa Severina Diodato Scalfaro, la Delegata nazionale di Coldiretti Maria Letizia Gardoni, il Segretario nazionale Coldiretti Carmelo Troccoli, il Delegato regionale dei giovani Daniele Perrone, il vincitore di Oscar Green 2012 Luigi Adinolfi, il Direttore della Coldiretti Calabria Francesco Cosentini e il Presidente Pietro Molinaro che ha concluso il dibattito ricordando come il settore agricolo rappresenta un punto chiave per l’economia del futuro.

Dopo il dibattito si è proceduto con le premiazioni. La competizione ha visto coinvolte più di trenta aziende, tutte condotte da giovani imprenditori calabresi under 40, di queste solo sei hanno ricevuto l’ambita targa. Sono state premiate, infatti, le aziende che più delle altre hanno saputo valorizzare i prodotti tradizionali della nostra terra conquistando un mercato in costante cambiamnto con idee nuove, originali, innovative e sempre nel rispetto dell’ambiente. Le premiazione erano legate ad altrettante categorie: “Stile e cultura d’impresa”, “Esportare il territorio”, “Ideando”, “Non solo agricoltura”, “In filiera” e “Campagna Amica”. A queste 6 categorie si sono aggiunte poi due menzioni speciali : “Paese Amico” e “Innovando”. Ciascuno dei vincitori ha avuto modo di far conoscere la propria azienda attraverso un filmato di presentazione e un breve discorso.

Per la categoria “Stile e cultura d’impresa” il premio è stato assegnato all’Azienda agricola “l’Eccellenza Calabrese” di Tiziana Calabrese. Ubicata nella Sila piccola in località “Bocca di Piazza” a pochi km dal lago Ampollino, in una zona colma di paesaggo mozzafiato. L’azienda originariamente era dedita a seminativi e coltivava patate, produzione tipica della Sila. Poi la passione e la voglia di diversificare, hanno portato l’azienda dov’è oggi, cercando di creare un’attività nuova con meno concorrenza. L’azienda coltiva piccoli frutti, sia in campo libero che in serra. Vengono coltivate fragole, ribes rosso, nero e banco, lamponi e more. Questi vengono anche trasformati in confetture. Ultima creazione dell’azienda sono le caramelle GELEES, prodotte trasformando una parte dei frutti di bosco rigorosamente prodotte e confezionate a mano. Intervista a Tiziana Calabrese

 

Vincitore per la categoria “campagna amica” è stata l’azienda agricola “Sapori Antichi d’Aspromonte” di Laura e Antonio Stilo. L’azienda, situata in Aspromonte, nella provincia di Reggio Calabria, è a conduzione familiare e con dedizione e passione si occupa di coltivazione, allevamento e macellazione. L’azienda produce anche ortaggi, patate, grano e legumi e mira all’autosufficienza attraverso la produzione di mangimi per il bestiame, per gli animali da cortile e concime organico per le coltivazioni. La produzione di salumi e, in particolare, del prosciutto crudo San Canolo, ne rappresenta il fiore all’occhiello.

Intervista a Laura Stilo.
 

L’azienda agricola “Terre di Zoe” di Giovanna Frisina, situata della piana di Rosarno-Gioia Tauro si è aggiudicata il premio per la categoria “Esportare il territorio”. La principale caratteristica dell’azienda risiede nella produzione delle marmellate e confetture biologiche. Ci sono, poi, i succhi di frutta biologici a base di agrumi e i nettari biologici di kiwi e kiwi e zenzero che rappresentano la novità. Genunità e artigianalità sono gli elementi caratterizanti di questi prodotti, che accompagnano tutte le fasi dalla raccolta alla trasformazione della futta. Intervista a Giovanna Frisina

Nella categoria “Ideando” si è distinta l’azienda agricola “Agro Piccolo” di Giuseppe Piccolo.
La società Agro Piccolo trae origine dalla vocazione agricola familiare impegnata già da alcune generazioni nella produzione e commercializzazione di agrumi. Da qui l’idea del neo imprenditore Giuseppe Piccolo di far conoscere i sapori migliori della nostra terra con la spremuta di Calabria. Si impone sul mercato con un prodotto innovativo e di qualità, ARAN-C, una succo preparato solo ed esclusivamente con i più buoni agrumi di Calabria. Un prodotto sano e genuino, ricco di vitamina C, frutto della combinazione di tre diverse qualità di arance: la Tarocco Biondo, la Bella Donna e l’Ovale che messe insieme danno vita alla meravigliosa Bionda di Calabria.  Intervista A Giuseppe Piccolo

Ancora, per la categoria “non solo agricoltura” il premio va all’azienda Frantoio Badia di Lea Corigliano, con una storia lunga un secolo che ha avuto inizio nei primi anni del 900, quando Domenico Corigliano, Mastro Oleario, decise di realizzare un oleificio con macine in pietra. Il frantoio, ubicato a Limbadi(VV), produce un olio extravergine di oliva talmente delicato grazie al quale è stato realizzato CREMOLIA, un prodotto davvero innovativo. Si tratta da una crema dolce spalmabile dal gusto aromatico e dolce. è possibile trovarla in tre varianti: mandorla, nocciole e pistacchio.  Intervista a Lea Corigliano

Per la categoria “in filiera” premiata COF-ORTOMANIA Porto Salvo-Vibo Valentia. Una delle aziende più qualificate nel settore italiano dei prodotti ortofrutticoli di IV gamma. Dopo aver gradualmente conquistato la fiducia di importanti clienti della distribuzione organizzata, della distibuzione e del normal trade, ha ottenuto una posizione di mercato di rilievo in tutta Italia, facendo convergere innovazione e tradizione agricola. Oggi, con un vasto assortimento di prodotti, è tra i migliori produttori d’Italia. La mission: “raccogliere, preparare e distribuire la natura già pronta in tavola.”

Le menzioni speciali per la categoria “Paese Amico” è stata significativamente assegnata all’associazione “A di città di Rosarno”. L’associazione è un progetto che nasce a Rosarno dall’idea di ragazzi provenienti da tutta Italia, come forte desiderio di riscatto dopo i fatti di cronaca accaduti a Rosarno nel 2010. Decisiva è stata la volontà di rigenerare la città, abbattendo i limiti tra istituzione e popolazione, tra cittadini stranieri e italiani, mettendo in rete e coinvolgendo associazioni e amministrazione comunale e incontrando gli abitanti in assemblee di quartiere. “A di città” mira quindi a una Rigenerazione urbana basata sulla coesione sociale e sulla sostenibilità economica; una piattaforma, un ponte tra istituzioni e cittadinanza, in cui ci si confronta e si discute sulle politiche urbane, uno strumento per costruire la città del futuro.

Infine, l’altra menzione è andata all’azienda Algieri di Montalto Uffugo (CS) che ha riaffermato la vocazionalità del territorio migliorando le produzioni di fico bianco dottato IGP e olivi per la realizzazione dell’olio DOP Bruzio, ma soprattutto introducendo le coltivazioni di lavanda e manna.

Oscar Green conferma le forti potenzialità dell’agricoltura, il settore agro-alimetare è, infatti, l’unico, in contro tendenza rispetto agli andamenti degli altri settori a registrare incrementi sia sulle vendite che sull’occupazione. Il premio è stata la giusta ricompensa per i giovani imprenditori che rappresentano il nuovo volto di questa regione. Giovani pronti ad impegnarsi e fare sempre di più per e in questa terra, portando in alto il suo nome e di tutti quei ragazzi che credono in quello che fanno scegliendo di coltivare qui, in Calabria, il loro futuro.

 

di Angelica Dorsa

 

Oscar Green 2014 – Calabria . Intervista a Tiziana Calabrese

L’eccellenza Calabrese di Tiziana Calabrese
Intervista a Tiziana Calabrese

1. Quando e come nasce la Sua azienda?
La nostra azienda nasce nel 1996. All’inizio ci occupavamo solamente di seminativo e patate, tipiche colture della Sila. Nel 1998 ho iniziato col coltivare i nostri primi ortaggi, con la piantagione di fragole cui sono seguite quelle di frutti di bosco, quindi il ribes rosso, nero e bianco, mirtillo, lamponi, more. Pian piano ho iniziato a fare qualche prova per le confetture, senza conservanti, e ho messo su il laboratorio di trasformazione. Io ho sempre avuto la passione per l’agricoltura trasmessami dai miei genitori che hanno un’azienda agricola. Quando mi sono trasferita qui in Sila ho cominciato a lavorare nel panificio di mio marito, in cui lavoro tutt’ora. Ma la voglia di coltivare la mia passione per l’agricoltura mi ha spinto a innovare e diversificare l’azienda agricola che era di mio suocero.

2. Quali sono oggi i prodotti di punta della sua azienda e dove possiamo acquistarli?
Noi vendiamo sia il prodotto fresco di questi frutti di bosco e sia li trasformiamo in confetture senza conservanti. Questa è una cosa molto importante perché anche i bambini che sono allergici ai conservanti possono mangiarle.
La maggior parte della nostra vendita (circa l’80%) avviene in azienda, qui in Sila a Spineto, nel nostro punto vendita aziendale Campagna Amica e poi abbiamo qualche altro punto vendita nella zona di Cosenza per il momento. Ovviamente trattandosi di un prodotto che va consumato in giornata, si preferisce venire ad acquistarlo direttamente qui in azienda. Poi la zona è molto turistica, siamo a pochi km dal lago Ampollino, abbiamo sia la stagione estiva che la stagione sciistica e ho oramai i miei clienti abituali che vengono ad acquistare direttamente qui.
3. Quali sono le particolarità e i requisiti fondamentali dei prodotti della sua azienda?
Un prodotto sicuramente molto particolare e ancora poco usato e che vorrei proprio far conoscere sono le gelée. Caramelle alla frutta molto delicate che possono mangiare tranquillamente anche i bambini che hanno intolleranze o allergie dovute ai conservanti e sono ottime anche per gli adulti si possono mangiare abbinandoli con i formaggi stagionati.
I requisiti fondamentali dei nostri prodotti sono essenzialmente due: la frutta sia quella che deve essere venduta sia quella che deve essere trasformata deve essere raccolta assolutamente fresca; e cosa ancora più importante non devono assolutamente aver conservanti.

4. Come hanno risposto i mercati i suoi prodotti?
Il mercato sembra crescere gradualmente. È ovvio che i prodotti un po’ più particolari richiedono più tempo ed hanno un costo in più. La gente oramai è abituata ad andare a ricercare l’offerta sullo scaffale, proprio per questo non ci aspettavamo il boom iniziale. La gente è abituata a mangiare quello che magari viene maggiormente pubblicizzato o che trova appunto in offerta sullo scaffale. In ogni caso col passare degli anni le percentuali della nostra vendita sono aumentate sempre più seguendo quelle che erano state le nostre previsioni. Ogni anno cerchiamo di lanciare dei prodotti nuovi e dare più servizi, più scelta anche al turista, per esempio, anche nel forno di mio marito faccio un sacco di dolci con le mie confetture e tanti altri prodotti. Per il momento siamo su un mercato che è nazionale. Ma abbiamo in progetto di far conoscere i nostri prodotti anche oltre i nostri confini e mi è già stato notificato l’interesse di alcuni possibili clienti esteri. Quindi le prospettive ci sono, inoltre abbiamo un sito e-commerce che ci dà la possibilità di far conoscere la particolarità dei nostri prodotti.
5. Il premio Oscar Green riguardava lo stile e la cultura d’impresa. Qual è lo stile che caratterizza la Sua impresa?
Credo che ciò che caratterizza la nostra azienda sia proprio la passione e l’attenzione che ci nettiamo, dal coltivare al raccogliere i nostri prodotti. Credo che la nostra azienda sia una delle poche in cui il prodotto da vendere viene raccolto al momento stesso che il cliente ce lo richiede. Facendo infatti vendita diretta al pubblico anche nella nostra azienda succede molto spesso che i prodotti saltino la sosta negli scaffali. Tutte le attenzioni anche per le persone e soprattutto per i bambini che a causa di intolleranze o di allergie non possono mangiare questo genere di prodotti e che possono invece approfittare dei nostri . l’attenzione verso i bambini che hanno dei problemi che sono allergici di cui le altre industrie non tengono conto.

6. Cosa ha rappresentato quest’ultimo riconoscimento?
Penso che sia stato il riconoscimento e la ricompensa per la mia passione per la terra e per la Calabria in generale, e per l’impegno che metto in tutto quello che faccio. Sicuramente non me lo aspettavo. Per me è stata una grande soddisfazione e poi è un valore aggiunto anche per la mia azienda.

7. A parte i riconoscimenti cos’è la cosa che la rende più fiera della sua azienda?
La cosa che mi inorgoglisce è l’aver potuto essere utile anche agli altri. Mi è capitato di parlare con delle mamma che pensavano che i loro bambini fossero allergici alle fragole, in realtà quello a cui erano allergici era tutto ciò che veniva messo sopra le fragole. È stata una gioia sapere che invece possono tranquillamente mangiare le nostre fragole.

 

di Maria Mastroianni

 

Oscar Green 2014: fra tradizione e innovazione
Un oscar all’innovazione in agricoltura

 

Oscar Green 2014 – Calabria – Intervista a Laura Stilo

Sapori antichi d’Aspromonte di Laura e Antonio Stilo.
Intervista a Laura Stilo.

1. Ci racconta la nascita della sua azienda?
La nostra azienda nasce nel 1992 quando ho conosciuto mio marito. Già i suoi genitori avevano una piccola azienda che comprendeva allevamento e macelleria. Noi abbiamo deciso di portare avanti questa tradizione di famiglia e di fare anche il salumificio. Abbiamo deciso di sposare insieme non solo un sogno d’amore di matrimonio bensì anche il sogno di far crescere quest’azienda di famiglia. Abbiamo deciso di coltivare tutte le materie prime con cui alleviamo i nostri animali direttamente in azienda, per produrre i nostri salumi. Abbiamo la macelleria, alleviamo vitelli, polli e maiali. Abbiamo un’azienda multifunzionale, coltiviamo la farina di segale, patate, ortaggi, i peperoncini che servono per i salumi, li coltiviamo tutti noi in azienda. La nostra è un’azienda giovane e giovani sono anche i ragazzi che lavorano con noi. Sono ragazzi di Canolo dai 20 ai 35 anni.

2. Uno degli aspetti che distingue la Vostra produzione è il rispetto delle tradizioni. Dall’allevamento alla stagionatura dei salumi il processo di trasformazione segue percorsi che ormai poche aziende attuano. Ci dice cosa hanno di particolare questi due processi?
I nostri animali vengono allevati allo stato semi brado. La mattina i ragazzi si recano al pascolo dove abbiamo questi maiali e li nutriamo col mais che coltiviamo e produciamo noi. Quando i maiali arrivano ad un ciclo di vita dai 12 ai 14 mesi e sono abbastanza maturi da raggiungere i 2 quintali di carne, li portiamo al macello dove vengono sezionati per produrre capocollo, filetto, prosciutto e soppressate selezionando con attenzione le parti come si faceva una volta per cui, ad esempio, la coscia e il filetto vengono abbinati per fare la soppressata mentre la spalla, che è una parte un po’ più nervosa, la mescoliamo con la pancetta e ne facciamo la salsiccia. La stagionatura è particolare perché noi concentriamo la lavorazione da ottobre a maggio. Canolo è un paese nel cuore del Parco Nazionale dell’Aspromonte, a 950 metri di altezza, il clima è abbastanza freddo e poco umido e permette una stagionatura nel modo naturale. Abbiamo una grande stanza con il tetto in tegole, che noi chiamiamo “la capanna”, in cui viene fatta anche la fumigatura e vengono aromatizzati i prodotti mettendo a bruciare nel camino alloro o rosmarino che danno un profumo diverso.
3. Quali sono i Vostri prodotti di punta e dove possiamo acquistarli?
I salumi sono il fiore all’occhiello dei prodotti della nostra azienda, in particolar modo il prosciutto “San Canolo”. Facciamo anche altri prodotti, anzi, da poco stiamo attrezzando il laboratorio per la lavorazione del latte perché alleviamo anche bovini e stiamo cercando di creare un mini caseificio aziendale per poter lavorare questo latte direttamente in azienda. Anche perché Canolo,essendo un po’ distante da altri centri abitati,
la spesa per portare il nostro latte presso un altro stabilimento per farcelo lavorare è una spesa un po’ eccessiva. Per quel che riguarda l’acquisto abbiamo vari punti vendita qua nella ionica, abbiamo altri punti vendita al nord, abbiamo i punti vendita Campagna Amica e abbiamo anche un sito internet dove qualsiasi privato può fare il proprio ordine e noi spediamo direttamente a casa.

4. Come hanno risposto i mercati, sia quello italiano che quelli internazionali ?
Si parla in questo periodo di crisi a livello mondiale,
nonostante ciò io le dico che siamo abbastanza soddisfatti. Ovviamente i nostri prodotti non li si trova nel supermercato di grande distribuzione proprio perché la gente oggi è attenta a quello che compra e a quello che mangia e vuole essere sicura della provenienza degli animali. Anche la Coldiretti si è trovata mesi fa a fare la battaglia contro i prosciutti che vengono importati dall’estero poi purtroppo arrivano in Italia e vengono marcati Made in Italy ma, di Made in Italy non hanno niente. Sono proprio queste persone ad apprezzare i nostri prodotti. Prima dell’oscar Green la nostra azienda ha avuto un altro premio molto importante per la migliore nduja ed è stata un’altra grande soddisfazione. Penso che questo succeda quando si crede nel proprio lavoro e lo si fa con serietà avendo rispetto del proprio territorio, delle proprie origini, della propria cultura e si riesce a portare tutto questo sulla tavola di chi compra anche perché, secondo me, il sapore deve rispecchiare il sapere del territorio.

5. Il lavoro che lei fa è sicuramente un lavoro duro e che richiede molto tempo e molta attenzione. Non ha mai pensato di cambiare percorso di vita?
Da ragazzina, questa sarebbe stata l’ultima cosa che avrei voluto fare. Però oggi da mamma cerco di coinvolgere i miei figli, ogni tanto li portiamo con noi in campagna , per esempio, quando piantiamo le patate. Cerco di fargli capire il valore delle cose, il valore del nostro territorio. Un territorio che visto oggi, con gli occhi di una madre, penso che sia un territorio meraviglioso che dovremmo apprezzare molto di più.

6. Cosa ha rappresentato la vittoria del premio Oscar Green?
È stata un’emozione bellissima, quando mi hanno comunicato la vincita è stata una cosa emozionante. Sono contentissima perché è da 5 anni che mi faccio seguire da Coldiretti e in loro ho trovato veramente persone che sostengono e appoggiano l’agricoltura, le aziende e il sacrificio di persone come noi che per le proprie aziende si sveglia alle 5 di mattina per andare nei campi e allevare gli animali. Questo premio mi ha fatto capire che i sacrifici che stiamo facendo sono stati riconosciuti e apprezzati.

7. Tralasciando quest’ultimo riconoscimento qual è la cosa che la rende più fiera della sua azienda?
La cosa che mi rende più fiera è che quando noi lavoriamo in azienda con i nostri dipendenti siamo una grande famiglia.  Non c’è più un titolare o il dipendente ma passiamo le giornate lavorando e chiacchierando davvero come una grande famiglia.

 

di Maria Mastroianni

 

Oscar Green 2014: fra tradizione e innovazione
Un oscar all’innovazione in agricoltura

 

 

Oscar Green 2014 – Calabria – Intervista a Giovanna Frisina

Intervista a Giovanna Frisina

di Le terre di Zoé

1. Quando e come nasce la sua azienda?

La nostra è una azienda agricola che si tramanda da generazioni. Abbiamo sempre e solo fatto produzione di agrumi e di kiwi e vendevamo in generale la frutta fresca. Da un anno e mezzo a questa parte abbiamo iniziato con la trasformazione in marmellate, confetture e succhi di frutta. La nostra è una produzione biologica e quello che cerchiamo di fare è avere un prodotto il più naturale possibile. Cerchiamo di fare un prodotto naturale, e carico di frutta. Tant’è che quando andiamo in fiera una delle constatazioni che mi viene fatta dal pubblico è che il prodotto è troppo naturale. A me questa cosa fa sempre rimanere un po’ male, la prendo quasi come una cosa negativa e non positiva. Ovviamente il pubblico è abituato a dei sapori industriali e non riconosce più veramente qual è il sapore reale del prodotto che sta alla base di ciò che sta consumando.

2. Nel 2004 l’azienda svolta in direzione del biologico. Cosa l’ha spinta verso questa direzione?
Il cambiamento è cominciato con i mei familiari, io sono arrivata successivamente. È chiaro che diventa poi anche un’esigenza perché il passaggio al biologico è anche un passaggio culturale, anzi, è soprattutto un passaggio culturale. Prima nessuno, tranne pochi lungimiranti, si rendeva effettivamente conto di quanti concimi, diserbanti e altri prodotti chimici facessero male alla salute. Con l’aumento delle malattie e grazie a tutte le ricerche che sono state fatte si è capito quanto male facessero le aggiunte di questi prodotti alla pianta e di conseguenza all’uomo. Quindi abbiamo cominciato anche noi a praticare un’agricoltura più pulita, secondo un regime che abbiamo esteso poi anche ai lavorati, perché è inutile avere un frutto biologico e un trasformato che non abbia le stesse caratteristiche. Il frutto deve essere biologico così come gli zuccheri e le essenze, la lavorazione deve essere fatta in modo che non ci siano contaminazioni. Di fatto dietro la parola “biologico” c’è poi un lavoro enorme.

3. Quali sono ad oggi i prodotti principali dell’azienda?
I succhi sono ancora più particolari e caratteristici rispetto alla marmellata. È vero che quest’ultima ha una altissima percentuale di frutta però i succhi, come quello di agrumi, hanno il 100% di frutta e sono senza conservanti, l’unico conservante è la pastorizzazione che noi facciamo ai succhi. Il nettare di kiwi al 60% ha un’aggiunta di acqua ma solo per renderlo bevibile altrimenti sarebbe stato mangiabile col cucchiaio. Sono prodotti naturali che diventano di nicchia perché non hanno concorrenti sul mercato. Non ci sono molte altre aziende che fanno prodotti con questa percentuale di frutta e che siano conservabili perché con la pastorizzazione riusciamo ad arrivare a dei negozianti che non sono costretti ad avere il banco frigo perché possono tenere il prodotto sullo scaffale per parecchi mesi. Ovviamente la nostra produzione avviene nei mesi di maturazione del frutto ma, mentre il prodotto fresco ha una conservabilità di massimo 4/5 giorni, con la pastorizzazione riusciamo ad usufruire del prodotto per tutto l’anno.

4. Come hanno risposto i mercati?
La risposta della gente che capisce il prodotto è stata assolutamente positiva. È un po’ scioccante per alcuni leggere nella lista di ingredienti solo la parola “arancia”. Il gusto è trasversale, sia il cliente che legge sia quello che non lo fa, in base al gusto può già scegliere. Io faccio tantissime fiere di vendita al pubblico proprio per capire il cliente, per avere il riscontro diretto. La persona che è più attenta prima ancora di assaggiare mi prende la confezione e legge gli ingredienti, dove viene fatto e poi assaggia. Questo è il cliente che capisce il mio prodotto e che acquista.

5.Il suo prodotto e così particolare che non ha quasi concorrenza sul mercato.
A livello industriale non ha assolutamente concorrenza. I concorrenti sono le produzioni artigianali, al pari della mia, che propongono prodotti d’eccellenza naturali e genuini. Tra l’altro essendo noi un’azienda agricola non lesiniamo in frutta perché è chiaro che producendola sarebbe sciocco lesinare proprio su quella. Io non posso aumentare la percentuale perché altrimenti la marmellata non sarebbe più spalmabile ma la si potrebbe tagliare con il coltello perché tanta più frutta c’è tanto più l’acqua evapora e il prodotto diventa solido.

6. I vostri prodotti sono nel prontuario dell’associazione italiana celiaci. È stata una conseguenza o una scelta?
La frutta è naturalmente priva di glutine ma il fatto che noi non aggiungiamo niente di strano ci porta a poter garantire che non ci siano contaminazioni che portino alla presenza di glutine nel prodotto. Ovviamente il fatto di avere un prodotto senza glutine è stata una conseguenza, lo sponsorizzarlo è stata una necessità mia perché anche questa è una fascia di mercato. Le persone che soffrono di questa malattia devono sapere quello che mangiano e andando a ricercare il prodotto che sia genuino riescono ad apprezzare anche il mio prodotto.

7. La categoria del premio Oscar Green riguardava l’esportazione. Cosa ha significato l’aver ottenuto questo premio?
La categoria “Esportare il territorio” io l’ho intesa come esportare il territorio al di fuori dei confini della regione, anche Milano per me è mercato estero. Avendo iniziato da un anno e mezzo quindi le esperienze all’estero sono ancora poche. Ho qualche cliente all’estero, molti in Italia che sono rivenditori di nicchia, negozi biologici, gastronomie, parafarmacie per i prodotti senza glutine biologici. In più abbiamo creato una rete di agenti (che per un’azienda agricola è una cosa un po’ anomala), alcuni hanno l’esclusiva su alcune regioni e ne abbiamo uno in Inghilterra per cercare di esportare il mio territorio, di allungare il mio braccio commerciale e cercare di andare a proporre il mio prodotto. Perché è difficile anche questo. Si possono fare marmellate anche buone ma se non si riesce a venderle, o perché non si hanno le capacità o perché non si ha la struttura, possono essere buone quanto si vuole ma rimangano in magazzino invendute. I mercati esteri sono più ricettivi per le marmellate e per gli agrumi in generale quindi anche i succhi.

8. A parte i vari riconoscimenti che la sua azienda ha ottenuto, qual è la cosa di cui va più fiera?
Il fatto di aver realizzato il mio sogno. Questo è un progetto che io avevo da tempo, ho studiato economia e commercio a Parma e tra le materie complementari ho messo due materie di economia agraria, poi per varie vicissitudini ho dovuto rimandare. Adesso che siamo in un periodo di crisi totale e globale, il fatto che il mio progetto cresca e stia dando dei risultati in crescita sul lato del fatturato, mi rende davvero fiera. Probabilmente era anche il momento giusto per farlo, se l’avessi fatto prima non ci sarebbero stati gli stessi supporti anche in termini di formazione mia. Una grande gratificazione.

 

di Maria Mastoianni

 

Oscar Green 2014: fra tradizione e innovazione
Un oscar all’innovazione in agricoltura

 

Oscar Green 2014 – Calabria – Intervista a Lea Corigliano

Intervista a Lea Corigliano
Frantoio Badia

– Quando e come nasce il frantoio Badia?
La mia azienda è stata fondata nei primi anni del 900 dal mio bisnonno, Domenico Corigliano, che decise di realizzare un edificio con macine in pietra. Poi è passata a mio nonno, mio padre e adesso ci sono io a capo dell’azienda.

– Quali sono i prodotti di punta dell’azienda?
Principalmente ci siamo sempre occupati della produzione di olio extravergine di oliva, da trent’anni stiamo facendo anche l’olio extravergine biologico.
Produciamo anche degli oli aromatizzati, non lavorati con essenze e oli artificiali, ma direttamente con il frutto fresco, utilizzando sempre l’olio extravergine di oliva biologico aromatizzato al limone, al peperoncino e all’arancia.
Insieme a Cremolia, il prodotto che vince di più, soprattutto nella ristorazione è il pesto di mandorle, con l’80% di mandorle tritate e olio extravergine di oliva. In Calabria e in Sicilia amiamo la cucina agrodolce e quindi il pesto di mandorle ha un’elevata committenza. Addirittura a Roma stanno facendo un gelato con il nostro olio extravergine di oliva biologico e con il nostro pesto di mandorla. È un prodotto veramente originale che nessuno aveva fatto prima, non si era mai sentita una crema spalmabile dolce alla mandorla.

– Come si arriva dal frantoio a Cremolia e è cosa rende queste creme così diverse da quello che oggi si può trovare sul mercato?
C’è stata la presentazione di Cremolia a novembre, c’è stato un anno e mezzo di sperimentazione e di lavorazione. Cremolia nasce dal desiderio di voler ricercare un prodotto nuovo e completamente naturale, contro gli stereotipi che ci sono in giro e che si trovano al supermercato. Ciò che noi troviamo sugli scaffali non è sempre un prodotto naturale, ma un prodotto corretto, per essere utilizzato nei consumi comuni, di massa. Qui, invece, è possibile trovare tutto il vero sapore della nocciola, della mandorla e del pistacchio. C’è il 40% di frutta secca e il 22% di olio extravergine di oliva, senza aggiunta di conservanti. Contiene solo il 5% di zucchero, pensato apposta per i diabetici che sono ormai in numero elevatissimo.
È per questo un prodotto unico.

Qual è la risposta del mercato sia a livello nazionale che internazionale?
Stiamo avendo molte soddisfazioni, Cremolia è un prodotto che piace. Siamo in collaborazione con il mercato pasticcere della nazionale atletica di Zurigo, di cui cremolia sarà uno degli sponsor ufficiali.
Per il resto io mi rivolgo sempre a piccoli rivenditori, tra quelli che prediligono l’originalità e la qualità di un prodotto, parliamo di ristoranti, enoteche, degusterie.
Per entrare in altri sistemi è chiaro che bisogna essere molto competitivi sul prezzo e questo non è un prodotto che può finire in scaffale come tanti altri.
Io, poi, amo lavorare con i calabresi nel mondo, per i quali resta sempre forte il senso di appartenenza, persone che sono anticamente emigrate, degli avi, e che vogliono portare nel paese dove sono attualmente un prodotto calabrese. Quindi ho contatti con persone in Svizzera, in Germania e in Belgio con persone che commercializzano il nostro olio.

– Cosa ha rappresentato questo premio per la sua azienda e per lei giovane imprenditrice?
I miei raggiungimenti ripagano tutti gli sforzi che ha fatto prima di me mio padre, nel voler credere in un lavoro semplice, umile. Molte persone che fanno questo mestiere, l’agricoltore, non vivono solo di questo, fanno un altro lavoro e magari hanno il frantoio per hobby. La mia famiglia, invece, con dedizione e passione ha sempre fatto solo questo. E io ho voluto continuare su questa strada perché qui mi sento nel mio mondo, nella propria vita bisogna lasciare un segno ai propri cari, alle persone che verranno, e io posso farlo qui. La mia quindi è stata una scelta pienamente voluta. Aver vinto il premio oscar green regionale è stato un bel riconoscimento e un grande onore. È arrivato in modo del tutto inaspettato, sono stata contattata per i miei prodotti e per l’idea innovativa che ho portato a compimento. Su questa targa c’è scritto il mio nome, ma c’è anche il sudore di mio padre, Francesco Corigliano.

 

di Maria Mastroianni

 

Oscar Green 2014: fra tradizione e innovazione
Un oscar all’innovazione in agricoltura