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Oltre 180 mila persone a Varia di Palmi

PALMI (REGGIO CALABRIA)  – Oltre 180 mila spettatori hanno assistito ieri a Palmi all’edizione 2013 della Varia (la bara), celebrazione religiosa sull’ascesa in cielo di Maria dopo la morte fisica. Per la festa, che non si ripeteva dal 2008 è in corso l’iter per il riconoscimento come patrimonio immateriale dell’umanità dall’Unesco. ”La candidatura – ha detto Francisco Morales consigliere Unesco presente alla festa – nasce in seno alla comunità che ci trasferisce conoscenze e saperi”.

‘Ndrangheta: Infiltrazioni Lavori A3, 42 Condanne

PALMI (RC) – La Corte d’assise di Palmi ha condannato quarantadue persone ed altre quattro sono state assolte nel processo sulle infiltrazioni nei lavori della A3 da parte delle cosche della ‘ndrangheta Gallico-Bruzzise-Morgante e Sciglitano.

La sentenza prevede cinque ergastoli nei confronti di Domenico e Giuseppe Gallico, Lucia Giuseppa e Salvatore Morgante e Carmine Demetrio Santaiti. Le altre condanne vanno dai 2 ai 25 anni.

Leonida Repaci, poeta, pittore e letterato calabrese dall’animo ribelle e bellicoso. Ideatore di premi e vincitore di onorificenze.

Nato a Palmi, in provincia di Reggio Calabria, il 5 aprile 1898, ultimo di dieci figli e presto orfano del padre, Leonida Repaci trascorse un’umile infanzia nella sua città fino al catastrofico sisma del 28 dicembre 1908 che devastò Messina, Reggio e le zone limitrofe. Il sisma distrusse anche l’abitazione della sua famiglia e Leonida fu allora mandato a Torino dal fratello Francesco, avvocato. Nel capoluogo piemontese il giovane Leonida poté proseguire per quattro anni gli studi interrotti ed iscriversi all’Università in giurisprudenza. Scoppiato il primo conflitto mondiale partì per il fronte divenendo ufficiale degli alpini. Per il coraggio e l’ardimento dimostrati sul Monte Grappa si conquistò una medaglia d’argento al valore militare. Entrato nei reparti d’assalto lanciafiamme a Malga Pez venne ferito. Nel dicembre 1918 con l’influenza “spagnola” perdette una giovane sorella e due fratelli, il primo capitano d’aviazione pluridecorato e il secondo importante esponente politico. Tornato a Palmi con la divisa di capitano, nel 1919 ripartì per Torino dove conseguì la laurea in Legge e l’anno seguente l’abilitazione alla professione che esercitò per un biennio. L’amore per la narrativa e la poesia lo portarono ancora ventenne a scrivere, trascurando così le discipline giuridiche. Repaci s’interessò contemporaneamente di politica e si iscrisse a Torino nel partito socialista partecipando al “Movimento Operaio” e collaborando ad “Ordine Nuovo” con Gramsci che in persona lo volle collaboratore e giornalista. Dopo la marcia su Roma si trasferisce a Milano e si schiera apertamente contro il regime fascista: nel 1924 è nella prima redazione de “L’Unità” dove tradusse il romanzo fantapolitico “Il tallone di ferro” di Jack London. Nell’agosto del 1925 Repaci viene arrestato a Palmi, durante la festa religiosa della Varia, insieme ad un gruppo di socialisti come presunto assassino di un personaggio fascista. Il processo servì al regime per scardinare la roccaforte rossa e abbattere uno degli scogli socialisti più forti in Calabria. Inaspettatamente Repaci venne assolto ma l’accaduto avvelenerà per sempre di diffidenze e sospetti i rapporti con i suoi concittadini essendo diffusa la voce riguardante influenze del partito fascista sulla sua assoluzione. I testimoni falsi di quel processo alla fine o confessarono o si suicidarono e Leonida venne assolto dopo sei mesi di carcere. In quello stesso anno, dopo aver portato in teatro il racconto “La madre incatenata”, inizia la prima parte de “La storia dei Rupe” che nel 1933 gli farà vincere il Premio Bagutta e, tra varie versioni, lo accompagnerà fino agli anni settanta. Nel 1927 perdette la madre. Nel 1929 inventa insieme a Carlo Salsa e Alberto Colantuoni il Premio Vareggio, di cui sarà presidente fino agli ultimi anni della sua vita. In tale circostanza conobbe e sposò pure Albertina Antonelli alla quale rimase fedele fino alla morte di lei avvenuta nel 1984. Il dopoguerra è per Repaci un periodo di infaticabile lavoro: collaborò alla “Gazzetta del popolo” e a “La Stampa”. Dopo il secondo conflitto mondiale divenne partigiano a Roma dove fondò con Renato Angiolillo “Il Tempo” dirigendolo per nove mesi prima di passare alla direzione del quotidiano “L’Epoca”, durato soltanto 14 mesi, inventa il Premio Fila delle Tre Arti e il Premio Sila e porta avanti con grande successo il Viareggio ancora oggi uno dei premi letterari più ambiti d’Italia. Organizzò infine con Mario Socrate e Franco Antonicelli il memorabile convegno Cultura e Resistenza, a Venezia. Nel 1948, dietro insistenza degli amici, Repaci decise di candidarsi senza venire eletto al Collegio Senatoriale di Palmi nella lista del Fronte Democratico Popolare. Nel 1950 fu membro del Consiglio mondiale della Pace. Nel 1956 vince il Premio Crotone con “Un riccone torna alla terra” e due anni dopo il Premio Villa San Giovanni con “La Storia dei fratelli Rupe”. A poco a poco si allontana dall’attività giornalistica per dedicarsi alla stesura definitiva della trilogia “Storia dei Rupe”, e il secondo volume, “Tra guerra e rivoluzione”, vince nel 1970 il Premio Sila. In quel periodo la sua naturale irrequietezza lo porta a darsi alla pittura con discreto successo sia di critica sia di pubblico, allestendo personali a Milano e a Roma. La morte lo coglie a Pietrasanta, Lucca, il 19 luglio 1985.

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Francesco Cilea, compositore e talento musicale precoce.

Nacque a Palmi (Reggio Calabria) il 23 luglio 1866 da Giuseppe, apprezzato civilista e dilettante di musica, e da Felicita Grillo. A soli sette anni fu inviato a Napoli per compiervi la sua educazione ed entrò in un convitto privato dove avrebbe dovuto essere poi avviato agli studi di diritto. Fu tuttavia attratto dalla musica e non tardò a rivelare una innata musicalità oltre che straordinarie doti di improvvisazione tanto che, dopo essere stato presentato per un giudizio a Francesco Florimo, allora bibliotecario del conservatorio di S. Pietro a Maiella, fu da questo esortato a dedicarsi interamente alla musica. Superata l’iniziale opposizione dei genitori che avrebbero preferito tenerlo lontano da una carriera giudicata troppo lontana dalle tradizioni della famiglia, nel novembre 1878 entrò come convittore a pagamento nel conservatorio napoletano avendo quali maestri Beniamino Cesi e Paolo Serrao. Condiscepolo di Umberto Giordano, si distinse immediatamente tra gli allievi più dotati e diligenti e nel termine di pochi anni, grazie ai progressi compiuti, si guadagnò la stima degli insegnanti tanto da essere nominato “maestrino” della classe di contrappunto, incarico che gli consentì di mettere in luce quelle qualità organizzative e didattiche che lo avrebbero in seguito condotto alla direzione del conservatorio napoletano. Diplomatosi nel 1889, presentando per il saggio finale un’opera in tre atti su libretto di E. Golisciani dal titolo Gina, diede chiara prova del suo talento drammatico rivelando certi tratti stilistici ricorrenti nella parabola evolutiva della sua produzione teatrale. Il lavoro, da lui stesso diretto e concertato il 9 febbraio 1889 nel teatrino del conservatorio, fu accolto favorevolmente dal pubblico e riportò un lusinghiero successo da parte della critica rappresentata per l’occasione da Roberto Bracco che in un suo articolo sul Corriere di Napoli del 13-14 febbraio preconizzò per il giovane compositore un brillante avvenire. Conseguito il diploma nel conservatorio in cui, attraverso un decennale e severo tirocinio, aveva maturato la sua personalità musicale, vi fu immediatamente chiamato con l’incarico di professore straordinario. L’impegno assunto presso la gloriosa istituzione, ove rimase fino al 1892, non gli impedì di dedicarsi alla composizione e di dare libero sfogo alla sua vocazione teatrale. Volle cimentarsi in una nuova opera e l’occasione si offrì allorché, presentato all’editore Edoardo Sonzogno da Paolo Serrao, gli venne affidato un libretto da musicare, La Tilda, di Angelo Zanardini. La vicenda, ricca di situazioni drammatiche di ambientazione tipicamente verista poco si adattava alle aspirazioni romantico-decadenti del giovane compositore che tuttavia, preparandosi al lavoro e stimolato anche dalla fiducia in lui riposta dal celebre editore, lo portò a termine in breve tempo. L’opera, diretta da Rodolfo Ferrari, andò in scena il 7 aprile 1892 al teatro Pagliano di Firenze e in altre città fra le quali Palmi e al Teatro dell’Esposizione di Vienna riportando un ottimo successo di pubblico e critica. Tuttavia, nonostante il successo di pubblico e i riconoscimenti della critica, un profondo senso di auto critica e la consapevolezza di aver affrontato un genere di teatro musicale troppo lontano dalla propria sensibilità, indussero Cilea a ritirare lo spartito contro il parere dello stesso editore che tuttavia continuò a sostenerlo e a credere nelle sue possibilità creative. Lasciato l’insegnamento nel conservatorio napoletano per dedicarsi completamente alla composizione trovò nell’Arlesiana di A. Daudet il soggetto che andava cercando. Affidata la stesura in versi a Leopoldo Aiwenco si accinse alla composizione dell’opera che, iniziata nel 1896 e portata a termine nel 1897, fu rappresentata al Lirico di Milano il 27 novembre dello stesso anno. Accolta con esito lusinghiero l’opera subì poi vari rimaneggiamenti  e Cilea fu costretto suo malgrado ad impegnarsi in una nuova stesura dell’opera che, rinnovata in tre atti, fu rappresentata con miglior fortuna, ma senza il previsto successo, ancora al Lirico di Milano il 22 ottobre 1898. In una nuova versione con varie aggiunte l’opera fu poi ripresentata con esito favorevole il 28 marzo 1912 al teatro S. Carlo di Napoli e approdò infine alla Scala di Milano ove l’11 aprile 1936 riportò un vero trionfo grazie anche alla partecipazione di interpreti di altissimo livello come M. Carosio, G. Pederzini, T. Schipa e M. Basiola. Frattanto nel 1896, quale vincitore della cattedra di armonia nell’istituto musicale di Firenze, Cilea aveva ripreso l’insegnamento senza tuttavia trascurare la composizione cui, dopo le amarezze seguite alle disavventure dell’Arlesiana, destinata ad essere per molto tempo incompresa, tornò a dedicarsi con rinnovato entusiasmo. L’occasione gli fu ancora una volta offerta dal Sonzogno che gli propose di musicare l’Adriana Lecouvreur un’opera in quattro atti su libretto di Arturo Colautti ambientata nel Settecento francese e basata su una pièce di Eugène Scribe. L’opera, diretta da C. Campanini, fu rappresentata con grande successo al Lirico di Milano il 6 novembre 1902 con una eccezionale compagnia di canto formata da E. Caruso, A. Pandolfini, G. De Luca, E. Ghibaudo, iniziando da quel momento il suo trionfale cammino nei maggiori teatri del mondo e rivelandosi indiscutibilmente come il suo lavoro teatrale più riuscito dopo una prima clamorosa affermazione internazionale sulle scene del teatro dell’Opera di Buenos Aires. L’opera tra il 1903 e il 1906 apparve tra l’altro al Covent Garden di Londra, al teatro Imperiale di Odessa, al teatro dell’Opera dì San Francisco, al teatro Sarah Bernhardt di Parigi, a Pietroburgo e poi nel 1935, in una edizione in lingua francese, fu presentata al Grand Théâtre di Bordeaux. L’ultima opera di Cilea, rappresentata al Teatro alla Scala di Milano la sera del 15 aprile 1907 sotto la direzione di Arturo Toscanini, è la tragedia in tre atti Gloria, ancora su libretto di Colautti, basata su una pièce di Victorien Sardou. Quest’opera mostra il notevole aggiornamento compositivo di Cilea rispetto ai suoi contemporanei ma fu proprio questo lato di per sé interessante e notevole a rendere l’opera difficile per il pubblico. Nonostante il suo grande valore e una buona serie di successi nel complesso il risultato totale poté definirsi un insuccesso. L’insuccesso di quest’opera fu tale da spingerlo ad abbandonare definitivamente il teatro d’opera. Il compositore calabrese continuò invece a comporre musica da camera, vocale e strumentale e musica sinfonica. Al 1913 risale un poema sinfonico in onore di Giuseppe Verdi su versi di Sem Benelli, eseguito al Teatro Carlo Felice di Genova. Cilea morì il 20 novembre 1950 a Varazze, comune ligure che gli offrì cittadinanza onoraria e nella quale trascorse gli ultimi anni della sua vita.

 

CURIOSITÀ

• Dopo l’insucesso della tragedia Gloria e il successivo ritiro dalle scene teatrali, non mancano però notizie di alcuni progetti operistici successivi di cui sopravvivono parti o abbozzi di libretto come Il ritorno dell’amore di Renato Simoni, Malena di Ettore Moschino e La Rosa di Pompei ancora di Moschino (datato Napoli, 20 maggio 1924). Alcune fonti accennano anche ad un’opera del 1909, completata e mai rappresentata, intitolata Il Matrimonio Selvaggio della quale non esiste tuttavia alcun riscontro e di cui lo stesso Cilea non fa cenno nei suoi quaderni di “Ricordi”.

• Alla memoria di Francesco Cilea sono stati intitolati il conservatorio ed il teatro di Reggio Calabria, mentre il suo paese natale, Palmi, gli ha eretto un Mausoleo oltre ad una via del centro storico cittadino.

 

Associazione per delinquere: 8 arresti

REGGIO CALABRIA -Sono sette le ordinanze di custodia cautelare in carcere ed una ai domiciliari emesse dal Gip di Palmi Paolo Ramondino, in collaborazione con i carabinieri del Comando provinciale di Reggio Calabria, del Gruppo tutela del lavoro di Napoli, del Nucleo antifrodi di Salerno e della sezione di pg della Procura di Palmi. Gli arrestati sono accusati di associazione per delinquere finalizzata alla commissione di una serie di truffe oltre a episodi di caporalato.

Truffa di 140mila euro per falso incidente: fermate tre persone

carabinieriPALMI (RC) – I carabinieri e la sezione pg della polizia penitenziaria della Procura della Repubblica di Palmi hanno arrestato tre persone, Antonino Corica, 43 anni, Paolo Pizzata, 38, e Alessandro Bevilacqua, 23, per una truffa ai danni di una società di assicurazioni attestando un falso incidente stradale a Taurianova. La truffa contestata ammonta a 140 mila euro. Gli arresti sono stati fatti in esecuzione di ordinanze emesse su richiesta della Procura di Palmi.

Per Evitare Il Carcere Uomo Paga Mazzetta ad un’Assistente Sociale: Arrestata

mazzettaREGGIO CALABRIA – Un’assistente sociale del Ministero della Giustizia in servizio all’Ufficio Esecuzione Penale Esterna di Reggio Calabria, ha riscosso una mazzetta per “aggiustare” una relazione che avrebbe portato alla carcerazione definitiva dell’uomo pagante. Lo scopo era di trovare una misura alternativa alla detenzione e di evitare così il carcere.

La donna, Maria Grazia Galletta, di 53 anni, è stata colta in flagranza di reato dalla Polizia di Stato di Palmi, sotto il coordinamento della Procura dello stesso centro, ed è stata portata nella casa circondariale di Reggio Calabria sotto arresto.

 

Sequestrati beni a imprenditore coinvolto negli appalti dell’A3

PALMI (REGGIO CALABRIA) – Sono stati sequestrati terreni, immobili, mezzi e conti correnti dal tribunale di Reggio Calabria su proposta della Dda per un valore di due milioni di euro a Vincenzo Gramuglia, di 33 anni. Gramuglia e’ ritenuto contiguo alla cosca Parrello-Bruzzise di Palmi ed e’ accusato di associazione mafiosa e di essersi accaparrato gli appalti per l’ammodernamento dell’autostrada Salerno-Reggio Calabria, nell’ambito dell’operazione ”Cosa Mia”.

Coltiva canapa indiana nel giardino di casa, arrestato

PALMI (Reggio Calabria)- I Carabinieri hanno arrestato P.L., di 52 anni, per produzione e detenzione di sostanza stupefacente. I militari dell’Arma della Compagnia di Palmi, diretta dal capitano Maurizio De Angelis, hanno sorpreso l’uomo in un giardino mentre era intento a innaffiare alcune piante di canapa indiana alte piu’ di tre metri. Durante la perquisizione dell’appartamento attiguo al giardino e’ stato rinvenuto piu’ di un chilogrammo di marijuana gia’ essiccata.
Sono tuttora in corso indagini dei Carabinieri, coordinati dalla procura di Palmi, per accertare altre eventuali responsabilita’.

Sei arresti nel reggino per possesso di droga e armi

GIOIA TAURO (RC) – È in corso da questa notte l’operazione “Rosalba” da parte della Polizia di Stato su Gioia Tauro, Roma e Tauriavona. Verranno eseguite sei ordinanze di custodia cautelare emesse dal giudice per le indagini preliminari, su richiesta della Procura della Repubblica di Palmi. Gli indagati sono accusati di detenzione e vendita di armi clandestine e spaccio  di cocaina. Numerose le perquisizioni eseguite. Tra gli arrestati anche un poliziotto già in servizio nel Commissario di Gioia Tauro. I dettagli dell’operazione saranno illustrati in una conferenza stampa che si terrà alle 10,30 nell’ufficio del procuratore capo di Palmi, Giuseppe Creazzo.