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Pannofino e Rossi entusiasmano il Rendano nel segno di Ennio Fantastichini

COSENZA – «Lo spettacolo, questa sera, lo dedichiamo ad Ennio Fantastichini. Un amico e un grande artisti che non c’è più». così Francesco Pannofino ha salutato il pubblico del Teatro Rendano al termine della messa in scena, ieri sera, di “Bukurosh, mio nipote”.

Lunghi applausi e tante risate per la brillante commedia scritta da Gianni Clementi, portata in scena da “L’Altro Teatro”

Protagonisti indiscussi la coppia Francesco Pannofino ed Emanuela Rossi. Una famiglia borghese ai giorni d’oggi, padre e madre alle prese con una figlia in piena crisi adolescenziale. Tra discussioni coniugali e cene radical-chic si consuma il sequel del fortunato “I suoceri albanesi” un “Indovina chi viene a cena” in chiave nostrana.

La storia

Bukurosh, mio nipote” è una commedia raffinata, attuale e decisamente distante dal politically correct. Lucio (interpretato da un brillante Francesco Pannofino) è un consigliere comunale dalle idee progressiste; sua moglie Ginevra (una divertentissima Emanuela Rossi), una chef–guru convinta e che il futuro della cucina sia l’extra sensorial e il “lesso destrutturato”; la figlia Camilla (Elisabetta Clementi) è rimasta incinta a 17 anni il padre è un giovanissimo operaio albanese Lushan (Filippo Laganà). La famiglia si allarga e diventa multietnica. La coppia di genitori radical-chic è alle prese con la conoscenza della nuova famiglia albanese e con una cultura lontana dai salotti piccoli borghesi italiani. E così, le belle teorie sull’accoglienza e l’integrazione diventano realtà, ma sarà davvero così facile? Ad animare il dibattito altri due buffi personaggi: l’amica erborista Benedetta (Silvia Brogi) e il vicino di casa, tenente colonnello Corrado Pirani (Andrea Lolli). Uno spettacolo ben strutturato, che scorre piacevolmente. Due ore di sano divertimento che lasciano spazio, però, alla riflessione. Rossi e Pannofino sono una coppia straordinaria, i celebri doppiatori confermano il loro talento. Spassosi e mai sopra le righe, protagonisti di gustosi siparietti coniugali condotti con elegante ironia. Un testo in cui si scontrano valori di ieri e di oggi, confronti generazionali di una classe intellettuale che ha perso tutti i suoi punti di riferimento. Pannofino e Rossi si prendono gioco con simpatia di una società che vuole apparire a tutti i costi moderna e tollerante ma, in fondo in fondo, resta ingenuamente convenzionale.