Archivi tag: Paride Leporace

Fresco di stampa “Cosangeles”, il primo libro di racconti di Paride Leporace

CISENZA – Undici racconti nella cornice di Cosenza narrata tra epica di strada e una buona dose di noir, sullo sfondo degli anni Settanta e Ottanta con le derive esistenziali, i luoghi e i riti dell’estate sulla Costa tirrenica, i locali da ballo e da sballo, i viaggi, le Spoon river generazionali, i fuorisede romani, i malavitosi come Franco Pino nella parte di se stesso, le feste, i punk , gli hippy, gli ultrà, la voce della radio, i poeti maledetti, i quartieri del centro e della periferia, i cantautori malandrini come Fred Scotti e la ’ndrangheta reggina vista da vicino con una colonna sonora che spazia da “Buonanotte Cosenza” ai Joy Division. Questo il mix vincente di “Cosangeles” di Paride Leporace, edito da Pellegrini, nelle libreria dal 24 marzo.

Utilizzando un linguaggio audace e coinvolgente e la fluidità di un discorso indiretto libero che pare raccolto mimeticamente in mezzo alla strada, l’autore ci immerge da subito in una Cosenza / Cosangeles, che è una città in bilico tra mitologia e realtà, tra doppiezze e dualismi , e “cose” che non ci sono più ma che restano incollate alla memoria e paiono portare in una terra mitica, una sorta di “Itaca dell’anima”.

Due i protagonisti dei racconti. Ciccio Paradiso, alter ego dello scrittore, e Jo Pinter. Jo Pinter, chi era costui? Attore di cinema e teatro off, pubblicitario, commerciante, creatori di locali di tendenza che erano entrati nella leggenda, vitellone rollingstoniano, guidatore di auto sportive per diletto e autore di beffe, biscazziere, cartaro di tarocchi e di cartine ma soprattutto era stato colui che si era inventato il neologismo “Cosangeles”. E intorno a Jo Pinter, che è lo sguardo focale della narrazione, si apre un sipario teatrale di tipi umani che stanno sempre dentro /fuori la realtà e alimentano nel lettore la sensazione di trovarsi sempre ad un passo al di qua della veridicità.
Perché, se è vero che la Cosangeles che scorre sotto gli occhi come una pellicola filmica mostra tratti antropologici e sociali riconoscibili, è vero uguale che nell’incastro della narrazione si ha come l’immagine di un dagherrotipo. Che si fissa a ricordare quello che eravamo e quello che siamo diventati sia in provincia.

L’AUTORE

Paripre Leporace, cosentino, nato a Cerisano il 1962, è giornalista da molti decenni e ha diretto diversi quotidiani. Esperto di cinema, ha guidato la Lucana Film Commission. Ha scritto il saggio “Toghe rosso sangue”. Vive tra Calabria, Basilicata e Campania. “Cosangeles” è il suo primo libro di racconti.

Cinema e antropologia: ecco la quarta giornata di “Viaggio in Italia”

“Cinema e antropologia” tema portante della quarta giornata della rassegna “Viaggio in Italia”, in cui dopo alcune proiezioni di Gianfranco Mingozzi, è stata presentata la rivista “Marla” diretta da Ivan Moliterni. La rivista è nata a Matera proprio dove Molterni ha riscoperto registi dimenticati come Rondi, Zampa, Lattuada (che a Matera girò “La Lupa”).
«Quello che ci siamo chiesti nel primo numero, ha affermato Moliterni, è questo: esiste ancora qualcosa che possiamo chiamare “immaginario”? Esiste ancora qualcosa che possiamo immaginare? Considerando la portata di immagini a cui siamo sottoposti in ogni momento», il gruppo di Marla è quindi molto attento al rapporto del popolare con il territorio, prospettiva lodata da De Gaetano che introducendo l’incontro ha sottolineato come non sia cosa semplicissima fondare una rivista di cinema al sud, considerato il periodo storico.
A seguire Paride Leporace, direttore della Film Commission della Basilicata, ha messo in risalto il rapporto di questo ente con il territorio lucano. Un “Ben Hur” rivisitato (produzione della Film Commission in Basilicata) sarà la chiave di volta per un miglior dialogo tra popolazione locale e cinema, inoltre tra i figuranti sono presenti anche molti immigrati per favorire così anche un processo di integrazione solido e duraturo. La Film Commission – afferma Leporace – non deve fare solo da ponte tra le produzioni e il territorio, ma deve diventare una vera e propria agenzia, capace di creare opportunità.
Si è continuato con la proiezione di “Per Ulisse” di Giovanni Cioni, frutto di anni di lavoro al Ponterosso, struttura di accoglienza per persone con disagi di varia natura, vicino Firenze.
Si è discusso della forma del docu-film e di come il cinema sia processo che non può essere previsto in anticipo.
A chiusura, con la collaborazione del Centro Sperimentale di Cinematografia/Cineteca Nazionale, la proiezione in pellicola restaurata di “Viaggio in Italia”, capolavoro di Rossellini che ha dato il nome a tutta la rassegna.
“Viaggio in Italia” rinnova il suo appuntamento per venerdì 28 novembre con “Calabria Nera. Intorno ad Anime Nere, il romanzo e il film”, programmazione che si svolgerà in due appuntamenti: alle ore 18.00, al Teatro Auditorium Unical, incontro con Francesco Munzi (regista) Gioacchino Criaco (scrittore), Peppino Mazzotta (attore), Fabrizio Ferracane (attore), con gli interventi di Roberto De Gaetano (Presidente CAMS), Raffaele Perrelli (Direttore Dipartimento di Studi Umanistici) e Bruno Roberti (docente di cinema e curatore della rassegna).
Alle ore 21.00 al cinema Garden verrà proiettato “Anime Nere” ad ingresso libero.

Il Sindaco Occhiuto e la Commissione cultura premiano il giornalista Paride Leporace

Un giornalista cosentino che sa dare del tu alla penna, un anticonvenzionale per eccellenza, uno spirito bohèmien ghermito da mille passioni: il cinema, la musica, il calcio, e quella civile che lo fa sempre stare in prima linea e sulla notizia. E che lo sollecita come un fuoco sacro quando c’è un’inchiesta che scotta da approfondire o pezzi della storia d’Italia recente da ricostruire, come nel caso del suo libro, “Toghe rosso sangue”, pubblicato da qualche anno per i tipi della Newton Compton e che è stato accompagnato, ovunque sia stato presentato, da un’ottima accoglienza e da buone recensioni sulla stampa nazionale. Un libro nel quale Paride Leporace snocciola il rosario dei magistrati (27 in tutto) che dal 1969 al 1994 sono caduti sotto i colpi della criminalità organizzata o del terrorismo o per altra mano e che rischiavano di morire una seconda volta, seppelliti, peggio ancora, dall’oblio.

Dal quale Paride Leporace li ha per fortuna tirati fuori, grazie al libro che ha avuto il coraggio di scrivere e che è diventato nel tempo anche un riuscito spettacolo teatrale, grazie all’intuizione della compagnia “Les enfants terribles” diretta da un altro cosentino, Francesco Marino, che di “Toghe rosso sangue” firma anche la regia.

Ieri sera, dopo la “prima” cosentina del marzo scorso al Teatro “Morelli”, fortemente voluta dall’Assessore alla formazione della coscienza civica del Comune di Cosenza Marina Machì, lo spettacolo è stato riproposto al Piccolo Teatro dell’Università della Calabria, nell’ambito della rassegna “Il piacere della democrazia”. Ecco il motivo per il quale Paride Leporace, che attualmente risiede a Potenza dove dirige “Il Quotidiano della Basilicata”, dopo aver diretto e fondato “Calabria Ora” ed essere stato tra gli artefici della nascita de “Il Quotidiano della Calabria” del quale è stato anche caporedattore centrale, è tornato per qualche giorno a Cosenza.
Subito “intercettato” dalla commissione cultura di Palazzo dei Bruzi, presieduta da Claudio Nigro, Paride Leporace è stato insignito del giusto riconoscimento per il suo impegno e per la sua brillantissima carriera, nell’ambito della collaudata rassegna “Nemo propheta in patria”. Un riconoscimento che per la prima volta ha visto in commissione cultura anche il Sindaco Mario Occhiuto.

Ed è dalle mani del primo cittadino che Leporace ha ricevuto questo primo riconoscimento, una targa con lo stemma della città, cui con ogni probabilità, come anticipato dallo stesso Sindaco, ne seguirà un altro. “Paride Leporace – ha detto il Sindaco – è attualmente impegnato fuori regione come direttore del “Quotidiano della Basilicata”, ma sono convinto che a breve tornerà
nella nostra Cosenza che è anche la sua città.” Occhiuto ha poi rivolto un plauso alla Commissione cultura per il lavoro che sta svolgendo. “E’ la prima volta che partecipo ad una seduta della commissione cultura – ha detto il Sindaco – ma devo constatare che l’impegno profuso nella valorizzazione delle eccellenze espresse dalla nostra realtà territoriale è frutto di un’apertura verso
l’esterno da salutare con particolare compiacimento. Sono anche certo – ha detto ancora Mario Occhiuto rivolgendosi al giornalista cosentino – che Paride Leporace ci darà una mano anche nel prosieguo di questi anni che ci vedranno impegnati nel governo della città, partecipando ad una serie di iniziative che pensiamo di condividere con lui.”
Il Sindaco Occhiuto ha poi lasciato intendere che in una delle prossime edizioni del Premio del Pilerio, istituito quest’anno dall’Amministrazione comunale ed assegnato allo storico Coriolano Martirano in occasione del suo ottantesimo compleanno, possa essere attribuito anche a Paride Leporace. Prima del Sindaco c’era stata l’introduzione del Presidente Claudio Nigro che ha ricordato l’attaccamento di Paride Leporace a “Cosenza vecchia”, come il giornalista ama ancora oggi definirla, e la presentazione del consigliere relatore Mimmo Frammartino che ha ripercorso puntualmente, tappa dopo tappa, il cursus honorum dell’appena cinquantenne Paride Leporace che, nonostante la sua ancor giovane età, è riuscito a mettere insieme un curriculum che solitamente possono sbandierare solo i decani del giornalismo. Tra i suoi impegni più recenti, anche l’attività di blogger di “Huffington Post Italia”, la testata on line diretta da Lucia Annunziata. Quando è chiamato in causa, Paride Leporace si dice “orgoglioso e fiero di questo momento perché quando si riceve un premio fa sempre piacere. E’ un giorno che resta e che rimarrà nel mio archivio personale. E’ la seconda volta che mi accade, la prima fu quando Giacomo Mancini seppe del fatto che avevo superato con il massimo dei voti l’esame di giornalista professionista. Fece una cosa molto bella: radunò i miei amici nel salone di rappresentanza del Comune e mi regalò uno dei primi personal computer Apple.
Recepisco in pieno il discorso del Sindaco Occhiuto – aggiunge – e sarò a disposizione della commissione cultura e della municipalità di Cosenza che sta vivendo una nuova fase estremamente positiva.”
Nel suo album di ricordi nitido si staglia prima quello di suo padre che gli raccontava, per averlo appreso dal nonno, dell’ingresso di Garibaldi a Cosenza da dietro Piazza Valdesi, poi quello della madre che, in barba a tutte le convenzioni, lo portava nel ’67 – aveva appena cinque anni – al Teatro “Rendano” che riapriva i battenti alla “prima” della lirica, a vedere la grande Anna Moffo, o, sempre in quell’anno, allo stadio “San Vito” ad assistere alla storica partita tra l’Italia e Cipro, finita, sotto una pioggia scrosciante ancora scolpita nella memoria dei cosentini, 5 a 0 per gli azzurri. Nell’album dei ricordi di Leporace c’è spazio per Radio Ciroma ed anche per l’amico di mille battaglie umanitarie, Padre Fedele Bisceglia, di cui si considera in qualche modo “figlio” e con il quale ha attraversato “momenti estremi in Africa, in luoghi alquanto complicati”. Una ragione in più per “sentirsi a lui umanamente vicino in questo momento di particolare difficoltà”. Il pensiero vola poi alla sua Università, quella di Arcavacata. “Volevo frequentare il Dams a Bologna, ma mia madre mi chiese di restare. Una
scelta della quale non mi sono pentito”. Prima di correre all’Università per lo spettacolo, altri due interventi ne riconoscono le qualità e il carisma. Prima il consigliere comunale Giovanni Quintieri per il quale “Paride Leporace rappresenta una grande risorsa per la città di Cosenza per il fatto di praticare un giornalismo fatto di curiosità e onestà intellettuale”, poi il consigliere Maria Lucente, vice Presidente della commissione cultura, che non nasconde la sua ammirazione per come Leporace “sappia respingere le convenzioni, animato da una costante insoddisfazione che non gli fa accettare la routine e da un fuoco sacro che coniuga benissimo con una forte razionalità”.

Legalità, impegno, partecipazione nel dibattito su Toghe rosso sangue, presentato a San Giovanni in Fiore

Si è tenuto ieri il penultimo degli incontri dell’evento letterario organizzato dall’amministrazione comunale di San Giovanni in Fiore, “Libri Liberi in montagna”, dedicato alla presentazione e al dibattito socio-culturale e librario. Ad ospitare l’evento, dedicato al libro Toghe rosso sangue di Paride Leporace, un’accogliente piazzetta del centro storico del borgo silano.

Presenti al dibattito, assieme al direttore del Quotidiano della Basilicata, l’editore, Franco Arcidiaco di Città del Sole edizioni, il sindaco del Comune di San Giovanni Antonio Barile, l’assessore Giovanni Iaquinta e il giornalista e scrittore Emiliano Morrone che ha moderato gli interventi. Avrebbe dovuto prendere parte alla serata anche l’assessore regionale Mario Caligiuri, assente, perché trattenuto da impegni di natura istituzionale.

In occasione dal ventennale della strage di via D’Amelio e oggi che si accende il dibattito attorno conflitto di attribuzione dei poteri dello Stato, cui si legano le spinose questioni come quella della trattativa Stato – mafia di cui il giudice Borsellino avrebbe pagato il prezzo,  sembra essere più che mai attuale. Il libro ripercorre le vicende di ventisette personaggi che si sono spesi per la rettitudine e il rispetto della legge, pagandone le conseguenze con la loro stessa vita. Racconta, tra le altre, le storie di Paolo Borsellino, Giovanni Falcone e della compagna di quest’ultimo, il magistrato Francesca Morvillo; narra le vicende nel corso delle quali perse la vita il giudice Antonino Scopelliti e ricorda Paolo Adinolfi, sparito nel 1994 e mai più ritrovato. Nel raccontare queste tragiche circostanze, delinea la figura del difensore della legge come forse oggi non esiste più, offrendo diversi spunti di riflessione sull’attuale lavoro svolto dalla magistratura e sul concetto stesso di legalità; temi che nel corso della manifestazione di San Giovanni in Fiore sono stati legati alla percezione e partecipazione, all’impegno civile, nonché all’apporto delle istituzioni e della stampa alla tutela della giustizia, accendendo un intenso dibattito che ha via via attirato l’attenzione di un numero sempre crescente di ascoltatori.

Introdotto da Emiliano Morrone, il dibattito è proseguito con l’intervento dell’assessore Iaquinta che ha portato i saluti degli assenti, gli assessori Caligiuri e Magarò e introdotto i temi del libro protagonista della serata, ponendo l’accento sul tema della legalità e sull’importanza del lavoro della magistratura.

E’ seguito l’intervento dell’editore della Città del sole, Franco Arcidiaco, che ha voluto ricordare il singolare iter editoriale di questo libro: pubblicato nella prima edizione dal quarto grande editore nazionale, la Newton Compton, è passato nella seconda edizione, al marchio di una casa editrice locale – che, ricordiamo, sempre protesa verso temi di impegno civile –, compiendo dunque un percorso editoriale “inverso”. Arcidiaco ha inoltre posto l’accento sulla necessità delle istituzioni di fare da supporto all’attività editoriale, coadiuvando il lavoro dell’editore nella diffusione di contenuti e saperi in un territorio difficile come quello calabrese.

Successivamente, l’intervento del sindaco Barile, di recente vittima assieme alla sua stessa famiglia di atti intimidatori, che ha lanciato un accorato appello alla partecipazione da parte della comunità a sostegno della legalità e dunque della civiltà. Testimonianza la sua, che si è a tratti rivelata anche una denuncia nei confronti della stampa, non sempre presente e attiva nel coinvolgere l’opinione pubblica mettendola al corrente di fatti lesivi dei beni e delle attività di interesse collettivo.

Paride Leporace ha chiuso la serie degli interventi prima del dibattito che ha coinvolto anche il pubblico presente; avendola vissuta da cronista sul campo, Leporace ha raccontato il proprio legame con la comunità di San Giovanni in Fiore, ringraziando l’amministrazione comunale per l’invito e l’editore per il suo impegno editoriale nel Mezzogiorno. Il direttore del Quotidiano della Basilicata ha proseguito poi raccontando i perché del suo lavoro per questo libro, facendo cenno ad alcune delle tragiche storie in esso contenute e allo scopo di portarne alla luce le verità, anche quelle troppo spesso negate, per renderle note a tutti, con l’intento di stimolare l’interesse del singolo cittadino ma soprattutto omaggiare questi uomini “giusti” esempio di dovere civile. E’ importante non dimenticare il lavoro di chi ha lottato pagando con la propria stessa vita per il bene della comunità, raccontarne le vicende proiettandone l’insegnamento nel quotidiano; perché, con le parole dello stesso Leporace “i morti vanno ricordati da vivi e forse dei vivi dovremmo parlare come morti”. I magistrati caduti per mano armata, rivivono nella memoria e nell’impegno di chi intende ricordarli, ma anche nella volontà e nel lavoro della comunità a portare avanti questa memoria traendone esempio.

Molto partecipato, il dibattito è proseguito con diversi interventi dei presenti, cittadini di San Giovanni e non, che si sono fatti essi stessi portavoce di quella partecipazione e impegno di cui tanto si è parlato sin dall’apertura.

G M.Russo