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Omicidio Luca Bruni, 30 anni per Francesco Patitucci

COSENZA – 30 anni di carcere per Francesco Patitucci, assoluzione per Roberto Porcaro e il non luogo a procedere per Ettore Sottile. Sono queste le decisioni del Gup di Catanzaro Giovanna Gioia in merito all’omicidio di Luca Bruni, avvenuto nel gennaio del 2012 a Castrolibero. I tre sono stati giudicati, col rito abbreviato, come mandanti dell’assassinio che sarebbe stato compiuto da Maurizio Rango, adesso all’ergastolo, Daniele Lamanna, Franco Bruzzese e Adolfo Foggetti. Lo stesso Foggetti, come si ricorderà, si è successivamente pentito e le sue dichiarazioni hanno fatto ritrovare il corpo dello stesso Bruni.

 

 

 

 

 

‘ndrangheta, si pente il boss Andrea Mantella

VIBO VALENTIA – Andrea Mantella, 43 anni, ritenuto elemento di spicco della ‘ndrangheta di Vibo Valentia, ha deciso di collaborare con la giustizia. La Dda di Catanzaro, secondo quanto si apprende, ha provveduto a sollecitarne il trasferimento da Spoleto nell’apposita sezione del carcere romano di Rebibbia. Mantella aveva terminato di scontare delle condanne definitive per associazione mafiosa, ma invece di lasciare il carcere di Spoleto per far rientro a Vibo Valentia, è stato trasferito nella capitale. Viene ritenuto un elemento di primo piano prima del clan Lo Bianco e poi dei Piscopisani rivali del clan Mancuso di Limbadi (Vv). Vanta legami parentali con il clan Giampà di Lamezia Terme (Cz) e le sue dichiarazioni potrebbero svelare anni di delitti e malaffare nell’intera Calabria.

Boss Lamanna pronto a collaborare con la giustizia con la giustizia

COSENZA – Mesi di carcere duro, ma adesso sarebbe pronto a parlare e a pentirsi. Stiamo parlando di Daniele Lamanna, noto boss del clan degli zingari, che da qualche giorno sarebbe sotto protezione in una località segreta. A convincere Lamanna a collaborare con la DDA di Catanzaro sarebbero stati prima il pentimento di Franco Bruzzese e poi la condanna all’ergastolo di Maurizio Rango. Episodi che avrebbero spinto il boss, accusato dell’omicidio di Luca Bruni, ma anche di associazione per delinquere di stampo mafioso ed estorsione, a riflettere su come comportarsi con la giustizia nel prossimo futuro. Di certo, dopo una latitanza di 4 mesi, l’arresto e quasi un anno di isolamento e carcere duro, Lamanna avrà avuto il tempo di riflettere sul da farsi, magari anche di cambiare versione sull’episodio della morte di Luca Bruni, punto cardine dell’indagine in cui è coinvolto, ma per cui si è sempre dichiarato innocente.

Agguato a Reggio Calabria, un morto e un ferito

REGGIO CALABRIA – Agguato nella notte a Calanna, un centro dell’hinterland di Reggio Calabria. Un uomo, Domenico Polimeni, di 48 anni, con precedenti di polizia, è stato ucciso in un agguato che ha coinvolto anche  Giuseppe Greco, di 46 anni, che si trovava insieme a Polimeni. Sul fatto di sangue indaga la Squadra mobile di Reggio Calabria sotto le direttive della Dda. Secondo quanto si è appreso Polimeni e Greco sono stati feriti mentre erano affacciati ad un balcone. A sparare dalla strada è stata una persona armata di fucile, giunta su posto a bordo di un’automobile che si è poi allontanata. L’ipotesi che appare più verosimile è che l’obiettivo dell’agguato fosse Giuseppe Greco e che Polimeni sia stato coinvolto nell’episodio solo perché si trovava insieme al pentito. Giuseppe Greco è stato ricoverato negli “Ospedali riuniti” di Reggio  in gravi condizioni. Aveva iniziato a parlare con i magistrati nel marzo 2013, ai quali aveva riferito alcuni fatti e dinamiche della ‘ndrangheta reggina, poi nel maggio 2015 svanì nel nulla, non comparendo in un processo dove doveva essere sentito. Le sue dichiarazioni erano importanti perché ritenuto uno dei capi delle cosche a Calanna, centro a nord di Reggio Calabria. Infine nell’ottobre scoro, durante un processo, dichiarò di non voler più collaborare con la giustizia. Sul caso, il procuratore della città dello Stretto, Federico Cafiero De Raho, si dice preoccupato: «Leggere questo episodio come un fatto isolato sarebbe un grave errore. Il tentato omicidio di Greco va inserito in un quadro più ampio, che ha a che fare con gli episodi, anche di sangue, che stiamo registrando a Reggio Calabria dove c’è un fermento criminale che non possiamo ignorare». Da mesi, a Reggio Calabria si contano omicidi, ferimenti e gambizzazioni che hanno insanguinato diversi quartieri della città. Meno di una settimana fa, l’imprenditore edile Sebastiano Morabito è stato ferito alla testa nel quartiere di Gallina da un sicario che ha tentato di ucciderlo sparando con una carabina di precisione. Un mese fa invece, nello stesso quartiere, è stato ucciso Giovanni Vilasi, imprenditore edile ritenuto vicino alla cosca Libri. Gli hanno sparato in pieno giorno, nei pressi di una scuola. Sempre a Gallina, poche settimane prima un altro imprenditore, proprietario di un supermercato, è riuscito a sfuggire a chi lo voleva morto, ma in tutta Reggio da mesi si registrano attentati, intimidazioni, ordigni lasciati anche in pieno giorno di fronte ad attività commerciali, e colpi di pistola esplosi contro vetrine e saracinesche.  Il prefetto di Reggio Calabria, Claudio Sammartino, ha convocato per il, 5 aprile, alle ore 17, Il Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica “per un ulteriore esame dello stato dell’ordine e della sicurezza pubblica -è detto in un comunicato – nel capoluogo e nella provincia, anche in relazione ai recenti eventi”. All’incontro parteciperanno il Procuratore della Repubblica, titolare della Direzione Distrettuale Antimafia, il Questore e i Comandanti provinciali dei carabinieri e della Guardia di finanza.

Stagione delle Bombe a Reggio: 6 Anni e 4 Mesi a Pentito

CATANZARO – E’ stata confermata la condanna di primo grado nei confronti di Antonino Lo Giudice.

Giancarlo Bianchi, giudice della corte d’appello, ha condannato l’ex pentito a sei anni e quattro mesi di reclusione concedendo le attenuanti generiche ed i benefici previsti dalla normativa sui collaboratori di giustizia.

Antonino Lo Giudice, detto Nino “il nano”, scomparso il 5 giugno scorso dalla località protetta, si è autoaccusato di essere l’ideatore della stagione delle bombe contro i magistrati di Reggio Calabria fatte esplodere nel 2010 e dell’intimidazione ai danni dell’allora procuratore della Repubblica Giuseppe Pignatone, con il ritrovamento di un bazooka nelle vicinanze del  palazzo della Dda. Prima di sparire, qualche giorno fa, aveva lasciato un memoriale con la ritrattazione di tutto ciò che aveva dichiarato ai magistrati

Raffaela Sforza, sostituto procuratore della repubblica, aveva chiesto la conferma della condanna.