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A Catanzaro incontro tra il circolo Pd di Pentone e l’associazione Musagete con Salvatore Scalzo

CATANZARO– Nei giorni scorsi si è tenuto un incontro tra il Circolo Pd di Pentone e le rappresentanze dell’associazione Musagete Due e del Comitato di Quartiere di Visconte. Presente anche il capogruppo di minoranza al Comune di Catanzaro, Salvatore Scalzo. Al centro del dibattito la necessità di dare più centralità ad un territorio problematico quanto anomalo per la sua posizione geografica che lo vuole inserito tra tre comuni, Pentone, Catanzaro e Gimigliano, ed in particolare sulla situazione che nello specifico riguarda via Onofrio Colace.

In particolare il Circolo Pd di Pentone con la propria presenza sul territorio sta cercando di cementare il rapporto politico e sociale con i propri concittadini e partendo dalle frazioni ha inteso promuovere quel senso di appartenenza che dovrà d’ora in poi caratterizzare tutte le iniziative future. La presenza di Salvatore Scalzo ha evidenziato inoltre la volontà di dialogo con la città capoluogo, nella convinzione che solo facendo rete si possono superare quei campanilismi che troppo spesso sono sinonimo di chiusura.

I membri del Direttivo del Circolo Pd e del Comitato di Quartiere hanno sottolineato la necessità di lavorare insieme ad un manifesto programmatico che per il momento si concentri su due temi importanti e particolarmente sentiti come la viabilità e le risorse idriche. Queste problematiche saranno nei prossimi mesi, così come concordato, argomenti da sviluppare per conoscerli profondamente in modo da avanzare agli organi competenti delle soluzioni condivise. A conclusione di questo percorso, risorse idriche e viabilità saranno poi i temi di incontri programmatici con le amministrazioni in cui ricadono queste problematiche, e con tecnici esperti delle materie in questione che potranno dare anch’essi un contributo importante. L’incontro dunque tra chi condivide scelte politiche e chi invece da statuto si pone con atteggiamento apolitico ha prodotto, oltre che una sana discussione su argomenti sempre riguardanti il territorio, azioni concrete che fin da subito saranno attivate.

Pentone (Cz): confronto diretto tra cittadini, istituzioni e territori limitrofi

PENTONE (CZ)-“Andiamo incontro al territorio: la nostra idea di paese”- questo il titolo dell’iniziativa promossa dal Circolo locale del Partito Democratico di Pentone che venerdì 2 Novembre vedrà protagonisti le associazioni, i comitati e i cittadini di Visconte insieme al direttivo del Pd. All’incontro promosso per creare e trovare sinergie con tutto il territorio a partire dalle frazioni, generalmente poco considerate nelle dinamiche politiche, parteciperà anche Salvatore Scalzo, capogruppo di minoranza al Comune di Catanzaro: l’intento è quello di sviluppare un confronto diretto con i cittadini, con le istituzioni e anche con i territori limitrofi come appunto la città capoluogo. Salvatore Scalzo e il nuovo direttivo del circolo Pd sono già da tempo impegnati in un dialogo  e in una condivisione d’azioni mirante a realizzare quella rete tra territori spesso agognata e finora non realizzata. “Per la prima volta, lontani da qualsivoglia appuntamento elettorale, un gruppo politico si presenta sul territorio con la propria idea di paese – sottolinea il coordinatore locale, Vincenzo Marino- senza andare alla ricerca di consensi o di candidati, ma solo con la voglia di dialogare rendendo protagonisti quanti sentono questo bisogno.” Quella di partire dalle frazioni, le cosiddette “periferie”, è una scelta consapevole del Circolo del Pd che vuole condividere le proprie idee con tutta la comunità senza distinzioni e con pari dignità. In tal senso a breve sarà organizzato un altro incontro a S.Elia, altra frazione operosa e in cui i sodalizi sociali hanno una grande tradizione, sempre per sentirsi partecipi di un territorio che ha bisogno di presenza attiva e condivisione progettuale. “Non ci sarà solo la nostra idea di paese – continua Marino – ma tutti saranno chiamati a dare il proprio contributo senza personalismi e egoismi nella convinzione che per migliorare e guardare al futuro con lungimiranza serve l’unità e la volontà di esserci.”

Quota cento: ‘Ntoni festeggiato a Pentone (Cz)

PENTONE (CZ) – Sulla torta muri a secco di pan di spagna e una carriola di cioccolato: simboli dei lavori di una vita: cento anni. Li compie Antonio Tarantino. Per la sua comunità, quella di Pentone (Cz), un giorno da festeggiare. Una carovana di tutte le età raggiunge la casa del centenario dove la sua famiglia ha preparato la festa. Sulle teste la bandiera italiana e quella canadese. Il rione si anima. Nello spiazzo davanti casa tutti si riuniscono intorno a ‘Ntoni. La Banda del paese suona per lui. Il presidente della Pro Loco, Vitaliano Marino, gli consegna una targa e una composizione floreale. Intorno i bambini si rincorrono. I più grandi si avvicendano accanto ad Antonio, chi per fargli gli auguri, chi per scattare una foto, chi per abbracciarlo.

Antonio Tarantino è conosciuto da tutti come ‘Ntoni. Quello che i muri costruiti pietra si pietra, per delimitare i terrazzi nelle campagne, non crollano. ’Ntoni ha fatto parte delle braccia italiane che attraversarono l’oceano. Canada, Toronto. Anni lontano dal paese natio per lavorare nell’edilizia. «Il suo capo diceva sempre che gli avrebbe fatto costruire un martello d’oro, tanto lavorava», ricorda la figlia. Il fotografo fa un autoscatto. «Mi ha cresciuto». Sorride. «Mia madre andava a lavorare – aggiunge –  e Ntoni badava a me». Si corre sul filo dei ricordi. Dove ‘Ntoni è immerso. Sono in molti a richiamare alla mente i momenti in cui si sedeva accanto al camino e raccontava. Cento anni. Più di una vita.

 

 

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Rita Paonessa

 

Primavere arabe, presentazione del libro di Enrico Campofreda_INTERVISTA AUDIO

A Roma viene presentato ‘Diario di una primavera incompiuta’, l’ultimo libro di Enrico Campofreda. Ottoetrenta propone un intervista fatta al giornalista lo scorso agosto in occasione de ‘I popoli che resistono’, la due giorni sulle resistenze contemporanee tenutasi a Pentone, in provincia di Catanzaro, ed organizzata dal Centro di Documentazione sulla Palestina (ubicato nello stesso paese).

 

«Campofreda, che nel chiamare “diario” il suo lavoro finisce per farsi un torto, ha invece lavorato molto proprio su questo tema. Si è cioè sforzato, oltre la pura cronaca appunto diaristica, di fornire al lettore una chiave di lettura. Chiave di lettura che passa inevitabilmente da capitali vicine a lontane dal Cairo: Washington naturalmente, Israele per forza di cose, i Paesi europei e naturalmente gli attori abilmente dissimulati che vivono nel Golfo e i cui formidabili mezzi, a cominciare da Al-Jazeera, hanno pilotato, se non la primavera, l’interpretazione che ne è stata data. È accaduto poi in Libia, accade in queste ore in Siria. Se sfugge questo nesso, se le “primavere” incompiute vengono lette come un puro fatto nazionale, il senso più vasto di quanto accaduto e accadrà – e che sarà oggetto delle riflessioni degli storici – rischierebbe di sfuggirci, relegato nell’apparato degli effetti collaterali quando, in molti casi, la presenza esterna è stata motore, vuoi del cambiamento, vuoi della reazione. Una preoccupazione – il disvelamento del quadro internazionale – che mi sembra una delle chiavi di lettura – e dei pregi fondamentali – del lavoro di Campofreda.»
Dalla prefazione di Emanuele Giordana

 

Intervista_1

Intervista_2

 

a cura di Rita Paonessa

r.paonessa@ottoetrenta.it

Festa del tesseramento PD a Pentone

PENTONE 26 OTTOBRE- La presenza del commissario regionale, Alfredo D’Attorre, e la festa del tesseramento sono state l’occasione per lanciare un appello all’unità del partito e per ribadire la volontà di celebrare le primarie anche nel centro presilano. Il Circolo Pd di Pentone per voce del suo coordinatore, Vincenzo Marino, ha inteso promuovere quest’incontro proprio per dare un senso concreto all’impegno di questi mesi: tesseramento dunque e poi input che per il commissario e per tutti i presenti hanno significato capire bene il percorso intrapreso dal nuovo direttivo locale.

Vincenzo Marino ha sottolineato con forza che chi prescinde dalle primarie, cioè da una metodologia di scelta altamente democratica e partecipativa, è fuori dal contesto socio-politico di riferimento. La volontà è dunque quella di tenere unito il partito e la coalizione, ma senza sconti per quanti invece ritengono che si devono creare dei cartelli elettorali di natura privatistica e personale. “La realtà pentonese è già caratterizzata da questi tentativi individualistici e noi come
Partito e come Circolo non ci stiamo” – ha detto ancora il coordinatore. Spazio poi a Giovanni Puccio che è voluto fortemente ritornare a Pentone, laddove è stato già protagonista e dove vuole riprendere i dialoghi lasciati in sospeso.

Parole forti anche quelle di Salvatore Scalzo che ha sottolineato la necessità di rimboccarsi le maniche per dare supporto ad un partito che già nei fatti sta producendo cambiamento nei propri quadri direttivi locali. Il capogruppo di minoranza di
Catanzaro ha ribadito la voglia di emergere del Pd in tutte le realtà e dunque ha rappresentato un partito presente e attivo sul territorio. Infine il commissario regionale, che si è soffermato sull’organizzazione delle primarie che si celebreranno a partire dal 25 novembre, dicendo con fermezza che il Pd può solo giovarsi della presenza tra i candidati di soggetti autorevoli.

E’ un partito in movimento quello descritto da D’Attorre che a proposito di commissariamento ha detto di cogliere l’opportunità e non di viverlo con contrarietà. D’Attorre ha sostenuto la necessità di un partito che diventi sempre di più punto di riferimento locale, e pur con le criticità, sia un reale valore aggiunto per il Paese e per il meridione che proprio in questa fase sta avendo l’attenzione del Partito Democratico a tutti i livelli. Tanti i presenti a riprova che si sta lavorando cercando di fare
della partecipazione una caratteristica imprescindibile.

Quali saranno i prossimi appuntamenti per il Pd, a Pentone è già momento di dialogo e confronto e ognuno è chiamato a dare il proprio contributo nella convinzione che solo progetti condivisi e non scelte personale stanno alla base di
una vera svolta.

Il Vino Cremisan a ‘Che Tempo che Fa’_INTERVISTA AUDIO

Il Vino Cremisan sarà al Salone del Gusto di Torino, presentato questa sera a ‘Che Tempo Che Fa’ da Carlo Petrini. Ad agosto, durante la due giorni  ‘I popoli che resistono’ tenutasi a Pentone (Cz), Ottoetrenta aveva sentito Patrizia Cecconi (Amici della Mezza Luna Rossa Palestinese) che aveva curato la degustazione dei ‘vini di Betlemme’.

 

Il Vis (Volontariato Internazionale allo sviluppo), avvalendosi di varie collaborazioni, ha valorizzato i vini Cremisan, prodotti con manodopera palestinese, apprezzati tanto da essere presentati al Vinitaly di Verona. Le antiche cantine ‘Cremisan’, presenti nelle terre occupate della Palestina da fine ottocento, sono gestite dai Salesiani.

«Si dirà: i palestinesi non bevono vino. No: gli islamici – e non tutti – non bevono vino – spiegava Patrizia Cecconi durante la degustazione fatta a Pentone ad agosto-  essere palestinese non significa appartenere a una religione, così come essere italiano non significa essere necessariamente cattolico: si può essere palestinesi e musulmani, palestinesi e cristiani, palestinesi ed ebrei o palestinesi e laici».


La presentazione di Patrizia Cecconi

a cura di Rita Paonessa

r.paonessa@ottoetrenta.it

«Sono stato ospite della mia vita», racconto di una vita al limite

Da sx Michele Merante, Mario Pugliese e Franco Gigliotti

PENTONE (CZ)-  Nella tasca porta sempre una fiche di 20.000 lire: tutto quello che gli rimase dopo aver giocato 40 milioni al casinò. «La vita non è solo quella che si è vissuta, ma anche quella che si sarebbe potuta vivere», lo ripete Mario Pugliese. Classe 1957, si è messo a nudo di fronte alla sua comunità. Ha raccontato la sua storia, ‘una vita al limite’ la definisce: l’infanzia senza scarpe, la partenza per Milano, gli hotel (prigioni e stazioni), i giostrai, la malavita  – o la «vita mala» – la droga. Passa da un anno all’altro. «Sono stato ospite della mia vita», ribadisce.  Arriva al secondo tempo: niente droga, impegno contro la violenza su donne e bambini, passione per l’ornitologia e premi nei relativi concorsi. Condivide il suo percorso nell’incontro organizzato dal Comitato civico “L’Arco”. Mette in guardia chi lo ascolta – soprattutto i giovani perché basta un attimo per perdersi – e propone di istituire uno sportello per minori e ragazze madri. Il racconto di una vita è stato introdotto da Franco Gigliotti e Michele Merante, membri del Comitato. Entrambi hanno sottolineato come Mario Pugliese ribadisca sempre che il suo non è un esempio da seguire. A inizio serata Faustina Macrì ha letto la lettera di una volontaria Caritas che ha operato nel carcere di Siano.

Mario Pugliese parte dell’infanzia. Nasce a Pentone. Dove gira sempre scalzo, anche in una discarica alla ricerca di un po’ di alluminio per racimolare qualche soldo. A quattordici anni lascia la scuola edile e parte per Milano. Da allora diventa un nessuno. «Pascolavo tra la stazione e la metropolitana, se rubavi un cartone ti accoltellavano –  ricorda – giravano delinquenti, pedofili…dormire non si dormiva: avevo paura». «Ho sempre vissuto rubacchiando», aggiunge. Entra ed esce dal carcere minorile, molte volte si fa beccare di proposito: per avere un pasto caldo e un posto dove dormire.

Un gruppo di giostrai lo prende con sé. Sulle prime sembra il paese dei balocchi. Ma è un inferno. Mario vive da schiavo: recluso, manodopera a costo zero, pranzo fuori accanto al cane. Riesce a fuggire, scappa nei boschi. Per qualche tempo vive con gli zingari – «almeno venivo trattato da essere umano» commenta. Dopo la malavita o la «vita mala», come la chiama lui. L’incontro con la droga. «Ho cominciato con gli amici, con il solito ‘prova’ – racconta – ‘smetto quando voglio’…mi fa ridere questa frase». Mario entra in un giro di trafficanti: sarà arrestato, vivrà anche l’isolamento completo. Arriva pure a fare uso di eroina. «L’eroina ti annienta, l’eroina ti fa perdere il rispetto di te stesso – dice – non riesci a descrivere cosa provi, ecco perché è così difficile uscirne». Ma Mario ne esce. E non dalla porta dell’overdose o dell’aids. Ne esce pensando alle figlie, dopo tentativi e ricadute, «crampi come coliche renali» e anni in cui «il richiamo dell’eroina lo senti nella tua testa».

Oggi è ritornato nel suo paese, racconta la sua storia e forse si sorprende dell’ascolto e dell’affetto dei suoi concittadini.

 

Rita Paonessa

 

Pentone (Cz), una donna sconosciuta arriva in paese

PENTONE (CZ) –  In un piccolo paese, se qualcuno non è del posto, viene notato subito. Così è stato per una donna che, negli ultimi due giorni, ha girovagato per le vie di Pentone. Secondo alcuni abitanti del paese alle porte della Presila catanzarese, sarebbe arrivata dal fiume Alli e avrebbe poi risalito il borgo. Secondo altri parlerebbe solo inglese e avrebbe scelto di vivere come una clochard. I carabinieri della locale stazione sono stati avvisati della sua presenza. Ora la donna si troverebbe a Catanzaro, accolta da un’associazione di volontariato.

 

R.P.

Pentone (Cz). Rissa alla Notte Bianca: cinque arresti

PENTONE (CZ) – E’ stata interrotta da una rissa la Notte Bianca di Pentone, poi ripresa dopo che le acque si sono calmate. Durante la serata di venerdì, nella piazza principale del paese, in mezzo a donne e bambini, sono volati pugni e calci. I carabinieri del centro presilano, accorsi sul posto, hanno arrestato cinque persone con l’accusa di rissa, lesioni e resistenza a pubblico ufficiale. Sembrerebbe che i cinque non siano residenti a Pentone. Un uomo è stato portato in ospedale. Altre persone coinvolte nella rissa sembrerebbero essere fuggite.

Ieri, A.E.P., G.D.S., G.C., G.G. e R.L. sono comparsi davanti al giudice monocratico del Tribunale di Catanzaro per la direttissima. Al termine della camera di consiglio, il giudice ha disposto l’obbligo di dimora per A.E.P. e G.G.  e l’obbligo di firma per G.D.S., G.C. e R.L. Il processo è stato aggiornato al 5 marzo.

I popoli che resistono: una speranza

PENTONE (CZ) – «Qui c’è crisi, possiamo interessarci anche ai palestinesi?», qualcuno è perplesso di fronte a ‘I popoli che resistono’. In realtà la due giorni pensata dal Centro di Documentazione sulla Palestina ha spaziato dalla Calabria ai No Tav, dall’America Latina al Sahara. Incontri con esperti, musica e teatro hanno approfondito motivazioni e problemi di chi resiste. In tutto il mondo. L’obiettivo è lo stesso e conoscere la tenacia di chi si oppone a soprusi e imposizioni può dare speranza e stimoli. Anche a un giovane precario per il quale la parola ‘futuro’ sembra un miraggio. L’elemento comune a chi resiste, infatti, sembra essere l’idea che ognuno debba essere libero di vivere bene e realizzare sé stesso, nella propria terra. E’ il ‘buen vivir’, principio inserito in alcune Costituzioni dell’America Latina. Potrebbe essere uno sviluppo del riferimento al «pieno sviluppo della persona umana» presente nell’articolo 3 della Costituzione italiana.

La due giorni ha visto arrivare a Pentone, in provincia di Catanzaro, persone da tutta Italia. All’evento, patrocinato dal Comune, hanno collaborato, oltre alla casa editrice ‘Città del Sole’ di cui il Centro possiede molti libri, alcuni volontari e alcuni commercianti pentonesi, associazioni (Amuriga, Proloco, Carpe Diem, Area51, AVIS), sponsor locali ed Emergency di Catanzaro.

 

Palestina – La questione palestinese è stata affrontata dal punto di vista delle storie vissute. Myriam Marino le racconta nel suo ultimo libro, ‘Festa di rovine’. La scrittrice, membro ECO (Ebrei Contro l’Occupazione), ambienta una parte dei racconti nella seconda Intifada. L’elenco di piccoli indifesi e inermi uccisi nei primi mesi dell’Intifada gli fa da introduzione. «L’indignazione per queste incredibili e continuate uccisioni di bambini palestinesi nell’indifferenza generale mi ha spinto a scrivere», motiva la scrittrice del libro.

La resistenza di chi è vivo e si espone al rischio di morire ogni giorno, la descrive Silvia Todeschini. L’attivista, per alcuni mesi dal 2009 al 2011, ha vissuto a Gaza. Racconta che qui i contadini – sotto il tiro dei cecchini – continuano a lavorare la terra. Ma coltivano solo il grano perché richiede meno cure, quindi rischiano di meno. Qui i pescatori – confinati in 3 miglia – continuano a pescare. Ma il mare si impoverisce. Qui i bambini immaginano soluzioni fantasiose – come attraversare il fondo del mare – per ritornare nei propri villaggi.

Bassam Saleh, con le sue parole, scandisce l’iter dei prigionieri palestinesi, anche adolescenti, rinchiusi nelle carceri israeliane: «l’arresto avviene presto la mattina quando la famiglia dorme. Chi viene arrestato viene subito bendato. Calci, pugni e tutti i tipi di umiliazioni e torture fisiche e psichiche». Il presidente dell’associazione ‘Amici dei prigionieri palestinesi’ Italia spiega che molti membri dei Comitati popolari che si oppongono in modo non violento all’occupazione israeliana, sono arrestati e incarcerati senza processi. «Dal ’67, su una popolazione di 4 milioni di abitanti – aggiunge i dati – più di 750.000 palestinesi sono passati dalle carceri israeliane».

 

Calabria – Le occupazioni delle terre di qualche decennio fa e l’impegno dei cittadini calabresi di oggi. Di ciò hanno dato un quadro lo scrittore e giornalista Pino Fabiano e il rappresentante del Centro ‘Angelina Cartella’ di Reggio Calabria, Nando Primerano.

Pino Fabiano istituisce un parallelo tra i contadini calabresi e i palestinesi: entrambi possono difendersi con poco (strumenti di lavoro e pietre), entrambi muoiono negli scontri. Lo scrittore, dopo aver richiamato i Fatti di Melissa e l’anestetizzazione del movimento dei contadini, tratteggia la figura di Rosario Migale.

Nando Primerano fa conoscere il Centro sociale ‘Angelina Cartella’, nato il 25 Aprile di dieci anni fa a seguito dell’occupazione di un edificio pubblico costruito e poi abbandonato, come succede a molte opere pubbliche. In questi anni il Centro ha subito tre attentati incendiari: «l’ultimo, di matrice mafiosa e fascista, è stato devastante». Ha significato la distruzione di un punto di riferimento per i migranti e il quartiere. Il centro, infatti, ha sostenuto i migranti prima dei fatti di Rosarno, ospitava attività per i bambini, un corso di italiano per gli stranieri, eventi culturali.

 

No Tav – Ermelinda Varrese ha esposto le motivazioni di chi si oppone alla costruzione dell’Alta velocità: rischi ambientali per la presenza di uranio e amianto nelle montagne che dovrebbero essere bucate, l’inutilità dell’opera in un territorio già attraversato da due strade statali, una ferrovia sottoutilizzata e un’autostrada, il conseguente spreco di soldi pubblici. «La popolazione della Val di Susa è pacifica – precisa –  ma non supina», e aggiunge: «partecipano giovani e famiglie intere, mamme e anziani portando malox e limoni per le irritazioni causate da lacrimogeni, non accettiamo la devastazione del territorio».

 

Saharawi, Primavere arabe e popoli latinoamericani – La due giorni di Pentone ha aperto finestre anche sull’Africa e l’America Latina.

Francesca Doria, osservatore internazionale dell’associazione ‘Haima-Campania’, ha introdotto i presenti alla questione Saharawi: «è una popolazione che viveva nel Sahara occidentale, ma, a causa dell’invasione del Marocco del 1975, almeno la metà della popolazione vive nei campi profughi in Algeria, mentre l’altra metà della popolazione vive ancora nel Sahara Occidentale occupato. Questa popolazione subisce da parte del Marocco ogni genere di angherie. I militanti per l’autodeterminazione vengono arrestati e torturati, licenziati, subiscono discriminazioni nella vita di tutti i giorni».

Enrico Campofreda fa una panoramica delle Primavere arabe, innescate, in un contesto ad altissimo tasso di disoccupazione, dal suicidio del tunisino Mohamed Bouaziz . Il giornalista spiega che alla base delle rivolte ci sono bisogni sociali (pane, lavoro e redistribuzione delle ricchezze) e bisogni politici (libertà e partecipazione). «Potranno essere vere rivoluzioni a favore del popolo?- conclude chiedendosi – questo è un percorso che anche gli osservatori devono capire».

Maria Teresa Messidoro sintetizza le caratteristiche principali della resistenze dei popoli latinoamericani: i protagonisti sono giovani e donne, hanno la capacità di non arrendersi di fronte alle diverse situazioni (anche le più difficili), coniugano la tradizione indigena molto forte con le nuove tecnologie, si considerano politici ma non partitici, contestano anche i leader usciti dalle loro file. «Un elemento determinante è la loro base comunitaria, cioè questa capacità di costruire dei progetti comunitariamente e in questo modo di trovare delle prospettive».

 

Musica e teatro – Quando Patrizia Cecconi legge la riduzione teatrale di ‘Ritorno ad Haifa’ – perché «la resistenza è anche memoria» – è il silenzio: a quaranta anni dalla sua uccisione, lo scrittore palestinese Ghassan Kanafani rivive attraverso le parole. Katia Colica dà voce alle letture sull’emarginazione, accompagnata da Antonio Aprile al basso. Maksim Cristan e Daria Spada, oltre al concerto serale, portano chitarra e voce per i vicoli del paese – «andate via? Non suonate qualcos’altro?», chiede un’anziana. Il ritmo di Ernesto Orrico e Manolo Muoio in ‘Jennu brigannu. Storie di briganti calabresi’ e la ‘Resistenza sonora’ dei Kalafro, preceduti da Sistah Nais, Crol e Nesh, hanno chiuso la due giorni.

 

I vini di Betlemme – E’ stato presentato anche al Vinitaly di Verona il vino delle antiche cantine ‘Cremisan’, presenti nelle terre occupate della Palestina da fine ottocento e gestite dai Salesiani. Il Vis (Volontariato Internazionale allo sviluppo), avvalendosi di varie collaborazioni, ha valorizzato i vini Cremisan, prodotti con manodopera palestinese. La campagna ‘la Palestina delle eccellenze’, promossa da ‘Amici della Mezza Luna Rossa Palestinese’, li sta facendo conoscere. «I sionisti dicevano che quella è una terra senza un popolo: lo era talmente tanto da avere questa antica produzione – commenta Patrizia Cecconi – Israele sta tentando di tutto per tagliare queste vigne, stanno cercando di fare passare il muro a metà del convento. Questo dovrebbe servire per ingrandire la colonia illegale di Gilo, ma si sta facendo di tutto per evitarlo».