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Cosenza: l’Accademia cosentina sulle tracce passionali di Dante Alighieri

tavolo di presidenza
Tavolo dei relatori


Si è tenuta nella Sala dell’Accademia Cosentina, presidente Ernesto D’Ippolito, ieri 5 maggio, all’interno di un ormai storico Palazzo, voluto fortemente dall’Accademia Cosentina e che si trova su un lato del Teatro Rendano di Cosenza, in Piazza XV marzo, un incontro dedicato a Dante Alighieri, organizzato dalla Società Dante Alighieri, comitato di Cosenza, presidente Maria Cristina Parise Martirano. A declamare e spiegare il primo canto dell’Inferno della Divina Commedia, incipit poema sacrum, il docente Unical (Università degli studi della Calabria) professor Francesco Bausi. Un ambiente accogliente e caldo in cui accenno estivo e silenzioso, dovuto alla bellezza dei versi danteschi, ha reso ancor più magica la cornice di questo antico edificio, inaugurato il 4 marzo del 1898. Sono stati esposti alcuni quadri della pittrice Maria Teresa Aiello. Il canto, che è attraversato in principio da oscure profezie, diventa sempre più circostanziate nella seconda parte dello stesso. Con immagini via via più dettagliate che fanno parte della vita politica e spirituale di Dante, in cui l’Autore deve prendere coscienza anche dei suoi peccati, susseguenti la morte di Beatrice. Egli non sa dire come vi sia entrato in quella selva oscura e qui ne scorgiamo i vari aspetti del Dante Alighieri multi-facciata. La sua lussuria, volgendosi alle donne altre, dimentico di Beatrice, il Dante superbo intellettuale di particolare dottrina e della filosofia, e il Dante uomo politico e in carriera. La selva oscura, diventa quindi espressione delle sue violente passioni umane in cui egli stesso è smarrito. un momento della serataDalla selva riesce a uscire, spiega il professor Bausi, ma i suoi piedi rimangono fermi in una sorta di scala, uno più alto e l’altro più basso a indicare il suo attaccamento alla terra e alle cose terrene. Il professor Bausi analizza anche l’apparizione immediata di Virgilio a Dante (un soccorso alle necessità del poeta), il suo silenzio, che sta a sottolineare (proiettando su Virgilio), le sue personali difficoltà di parola, infatti dice che, per lungo silenzio Virgilio ad egli pareva fioco. Interessante denotare attraverso le parole del docente Bausi di come, nonostante la probabile evoluzione politica di Dante, che si scorge nei tre Canti, un nesso e filo conduttore esiste e che fanno della Divina Commedia un tutto unico anche con la  precedente produzione letteraria dell’Autore. Allo stesso modo quando scorgiamo il Dante, intento a limitarsi a riportare in altro libro le profezie ascoltate. Si fa riferimento al Messo, e a varie profezie, che Dante lascia tali, espresse in un linguaggio, che impediscono un’identificazione certa. Nella relazione del professor Bausi, si fa anche riferimento all’uso della parola della lingua toscana che porta a una certa approssimazione al sostantivo che Dante ha usato in queste profezie che narrano l’avvento di un Imperatore. Si può quindi dire che il canto si può suddividere in una prima parte più schematica e una seconda parte, più concreta con la comparsa di Virgilio. Importante rimane il riferimento alla Sacra Scrittura, per invitare la riflessione e approfondire la Verità nascosta. Nel primo canto l’analogia si coglie subito, quando Dante invita a cogliere i particolari sul suo di testo e quelli del Sacro Testo, affiancando la propria opera a quella del Sacro Testo, che nel Medioevo era tra i più noti. Dante nel testo, mette subito le mani avanti, perché sa bene che nel corso del viaggio incontrerà Virgilio del tutto pagano e che nel testo sacro non crede, ma che Dante designa come poeta. Insomma la Divina Commedia ancora oggi fa scorgere le astuzie, ma anche la bellezza del pensiero di Dante Alighieri, che accosta il pensiero laico al religioso, elevando i versi di molti personaggi che incontra nel suo viaggio e che sono di grande spiritualità esattamente come la Divina Commedia.th (9)

                                                                                                                                                                        Lucia De Cicco

Una targa per ricordare il patriota Vincenzo Federici

COSENZA- Il 26 settembre 2013 ricorrerà il bicentenario della morte di Vincenzo Federici, patriota risorgimentale cosentino, tra i principali artefici della rivolta bruzia contro i francesi e tra i precursori del primo nucleo carbonaro sorto in Calabria,  giustiziato in Piazza XV Marzo nel 1813.

In quell’occasione il sacrificio di Vincenzo Federici potrebbe essere ricordato con la collocazione di una targa proprio in Piazza XV marzo. L’iniziativa dovrebbe contribuire a togliere quella patina di oblìo che ha per lungo tempo avvolto la figura del patriota, originario di Altilia, dove nacque nel 1722.

La proposta è della studiosa e ricercatrice Rita Fiordalisi, della Biblioteca Nazionale di Cosenza, che l’ha sottoposta all’attenzione della Commissione cultura di Palazzo dei Bruzi, presieduta da Claudio Nigro. L’organismo consiliare l’ha subito sposata, a cominciare dal consigliere comunale Maria Lucente che ne ha condiviso immediatamente le ragioni.

Oltre alla collocazione della targa in Piazza XV Marzo, altre iniziative potrebbero accompagnare questo momento evocativo della memoria di Vincenzo Federici, con il coinvolgimento delle scuole della città. L’intenzione sarebbe proprio quella di colmare, partendo dalle scuole, il deficit di conoscenza attorno alla figura del patriota cosentino.