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‘Ndrangheta attiva e operativa in Piemonte, blitz e arresti

TORINO – Vasta operazione stamane in Piemonte contro la ‘ndrangheta calabrese. Il blitz denominato Carminius è scattato alle prime ore di oggi e sta impegnando oltre 400 uomini dei carabinieri di Torino, dello Sco di Roma e della Guardia di Finanza.

I militari, su richiesta della DDA del capoluogo piemontese, partendo dalla provincia di Vibo Valentia, stanno eseguendo diversi provvedimenti di custodia cautelare in carcere a carico di un presunto sodalizio di stampo ‘ndranghetisctico, da tempo radicato nella regione.

Al momento risultano 17 le persone indagate alle quali viene contestato il reato di estorsione di tipo mafioso. Un’attività ben articolata, quella di oggi, già avviata nel 2012 dai Ros dei Carabinieri e nel 2015 dalla Guardia di Finanza che avrebbe permesso di accertare la presenza e l’operatività delle cosche calabresi in Piemonte.

 

 

‘Ndrangheta, operazione in Calabria, Lazio e Piemonte: 36 fermi

Vasta operazione contro la ‘ndrangheta nelle province di Reggio Calabria, Roma, Verbania e Vibo Valentia, con 37 fermi e numerose perquisizioni. L’operazione riguarda tre cosche della Piana di Gioia Tauro, ed in particolare la zona di Cinquefrondi. Le cosche coinvolte sono quelle dei Petullà, dei Ladini e dei Foriglio quali articolazioni autonome dell’associazione per delinquere di tipo ‘ndranghetistico nota come “locale” di Cinquefrondi, operante nei comuni di Cinquefrondi e Anoia con ramificazioni in tutta la provincia di Reggio Calabria ed in altre province.carabinieri di giorno

L’operazione denominata “Saggio compagno” è stata condotta dai carabinieri del Comando provinciale di Reggio Calabria, provvedimenti emessi  dalla Procura antimafia di Reggio Calabria. Il reato contestato è associazione per delinquere di tipo mafioso, insieme a detenzione e porto di armi da guerra e comuni da sparo, ricettazione, rivelazione ed utilizzazione di segreti d’ufficio, favoreggiamento personale, traffico e detenzione illeciti di sostanze stupefacenti o psicotrope, estorsione, furto, spendita e introduzione nello Stato previo concerto di monete falsificate e danneggiamento seguito da incendio: reati tutti aggravati dal metodo mafioso.

   L’operazione, eseguita con l’ausilio dello Squadrone eliportato Cacciatori “Calabria”, è nata nel novembre 2013 anche sulla base delle dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia.

Gli screening oncologici non funzionano: situazione grave

COSENZA –

Nel 2013 la Regione ha infatti acquistato un software dalla Regione Piemonte che, così come lamentano i referenti dei centri screening regionali, non funziona, costato oltre un milione di euro, nonostante le ASP calabresi avessero già dei software funzionanti e attivi da anni. Questo ha provocato non solo un danno economico, dato che sono stati spesi dei soldi che potevano essere risparmiati, ma soprattutto un danno ai cittadini che non possono usufruire del loro diritto alla prevenzione dei tumori. In Calabria infatti è in continuo aumento il numero dei malati di tumore e la maggior parte dei calabresi emigra in altre Regioni con ulteriore aggravio di spese per la Regione Calabria e disagio per i cittadini. Nella maggior parte delle Aziende sanitarie provinciali tutti gli screening sono stati bloccati nella prima fase di utilizzo del nuovo sistema, e cioè nei primi mesi dell’anno del 2014, attualmente sono invece quasi totalmente bloccati nell’Asp di Cosenza. Il nuovo software, che si chiama “Sistema informatico unico regionale dei programmi di screening oncologici”, non è pienamente funzionante in tutte le ASP calabresi, e questo ha provocato un rallentamento degli screening del carcinoma mammario, del colon retto e della cervice uterina, bloccando l’attività dei singoli centri e rischiando di non far raggiungere gli obiettivi e quindi non ricevere le premialità del Ministero della Salute. Ad oggi si sono ridotti gli screening in Calabria del 30/40 per cento. Un danno economico non indifferente se si considera che le ASP avevano già dei software funzionanti, che potevano essere estesi alle altre Aziende con un costo irrisorio rispetto al milione e 200 mila euro che finiranno nelle casse della Regione Piemonte. Anche perché, così come lamentato dagli operatori sanitari, i problemi incontrati nel nuovo sistema sono tanti: l’anagrafe degli utenti non è aggiornata, ci sono ritardi nella produzione delle lettere di esito, dato che i Centri screening le devono ricevere dal Piemonte e non possono produrle autonomamente, c’è una forte rigidità nella refertazione delle mammografie, con impossibilità di effettuare automaticamente richiami anticipati, ecc. Ma l’anomalia più grave di questa scelta sconsiderata è che tutti i dati calabresi sono conservati su un server in Piemonte, e che per questo arrivano al Ministero della Salute con ritardo, sottostimati e non completi, nonostante i Centri screening abbiano lavorato.

Il software è stato acquistato con la convenzione Piemonte-Calabria DGR 566 del 16/12/2011 e fin da subito i responsabili degli Screening calabresi hanno evidenziato le criticità e le perplessità sull’impossibilità di effettuare un monitoraggio costante e continuo dell’attività e sull’impossibilità di tirare fuori autonomamente qualsivoglia dato epidemiologico, compresi quelli per il Ministero (Osservatorio Nazionale Screening). Addirittura il direttore generale dell’Asp di Crotone dott. Nostro pare si sia rifiutato di utilizzare il nuovo sistema, dato che da poco aveva comprato un altro software (Noema Life), offrendo all’ex presidente Scopelliti il riuso del software appena acquistato per tutte le altre ASP calabresi. Nell’aprile 2013 l’assessorato regionale alla Salute stabilisce di far partire il nuovo software in alcune ASP, con le persone appena entrate in età da screening e successivamente recuperare i dati storici dai vecchi gestionali. I problemi riscontrati dai responsabili dei centri screening si verificano, soprattutto per quanto riguarda l’anagrafe regionale, il nuovo sistema infatti usa l’anagrafe fornita dalla Regione, mentre i vari Centri screening hanno la loro anagrafe, ricavata dai comuni, certamente più completa di quella regionale che non è aggiornata e presenta moltissime lacune. Questo a discapito dei cittadini, perché alcuni rischiano di rimanere fuori dai programmi di screening. La situazione è drammatica, anche alla luce della mancanza di risorse umane, dato che mancano i Radiologi per leggere le mammografie, le Ostetriche per effettuare i Pap test e gli Anatomo Patologi per leggerli, e gli Endoscopisti per le colonscopie. Il presidente Oliverio deve quindi mettere mano e risolvere i danni provocati dal centrodestra,  per evitare che i Livelli Essenziali di Assistenza non vengano garantiti a tutti i calabresi.