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Minacce al procuratore di Paola, condannato un esponente del clan

CROTONE – Un esponente crotonese della ‘ndrangheta, G.G., è stato condannato a tre anni di reclusione per le minacce rivolte a Pierpaolo Bruni, all’epoca sostituto procuratore a Crotone e oggi procuratore capo a Paola. La condanna è stata pronunciata dal Tribunale di Salerno, competente quando sono coinvolti magistrati della distrettuale di Catanzaro. I giudici hanno anche disposto il pagamento delle spese processuali e il risarcimento del danno alla parte civile.

L’uomo avrebbe inviato un messaggio contro il magistrato al sito di un giornale, affermando, tra l’altro, “Pierpaolo Bruni… ahahah… tu per noi sarai na muschiddra… tutto questione di tempo… a presto tu sarai raccolto con un cucchiaino… di te rimarranno solo le ceneri… Insieme ai tuoi carissimi pentiti Bumbaca e Marino”.

Minacce al procuratore di Paola, intercettato detenuto in carcere

PAOLA (CS) – Minacce al Procuratore con l’intento di “ostacolarlo”. Un detenuto nel carcere di Paola è stato intercettato a colloquio con la moglie manifestando forme di risentimento nei confronti del Procuratore capo della Repubblica della città calabrese, Pierpaolo Bruni. A confermarlo ci sono un audio e delle immagini che non lascerebbero dubbi all’intenzione di “ostacolare” il procuratore Bruni.

Parole, ma anche gesti, appartenenti – da quanto si è appreso – ad un linguaggio non verbale estremamente chiaro, scambiato tra il detenuto e la moglie, che evidenzierebbero la volontà di mettere in atto ritorsioni nei confronti del procuratore. L’uomo deve scontare sei anni di carcere perché coinvolto in una precedente indagine della Dda condotta sempre dal procuratore Bruni quando si occupava del territorio crotonese e inoltre è coinvolto nel procedimento scaturito dall’inchiesta “Tonno Rosso”, che qualche giorni fa, ha fatto registrare tre condanne e un rinvio a giudizio. 

 

Arresti Rende, i magistrati: “Minate le regole democratiche”

CATANZARO – “Un sistema fortemente inquinato dalla criminalità organizzata, un’amministrazione pubblica piegata agli interessi del clan”. Così il procuratore facente funzioni di Catanzaro Giovanni Bombardieri ha sintetizzato il quadro emerso dall’inchiesta che ha portato all’arresto di dieci persone tra politici e affiliati alla cosca di ‘ndrangheta Lanzino-Ruà, egemone in provincia di Cosenza. I particolari dell’operazione sono stati resi noti durante una conferenza stampa cui hanno partecipato, oltre a Bombardieri, l’aggiunto Vincenzo Luberto, il comandante provinciale dei Carabinieri di Cosenza, col. Fabio Ottaviani, e il maggiore Michele Borrelli. L’inchiesta, condotta da Luberto e dal pm Pierpaolo Bruni, si è avvalsa di intercettazioni telefoniche e ambientali, dichiarazioni di alcuni collaboratori e racconti forniti da soggetti interni al Comune di Rende, funzionari e politici, sentiti dagli inquirenti come persone informate sui fatti. Ciò avrebbe consentito di ricostruire “la sistematicità di condotte illecite” in un periodo di tempo che va dal 1999 al 2014. I politici coinvolti avrebbero garantito, in cambio di voti, concessioni, appalti e assunzioni agli esponenti del clan Lanzino-Ruà. Al centro del “sistema Rende” vi sarebbe stata la cooperativa “Rende 2000”. “La coop – ha detto Bombardieri – era completamente in mano alla cosca, tanto che parte delle retribuzioni veniva versata nella ‘bacinella’ per le spese del clan”. L’ex sottosegretario al Lavoro Sandro Principe, anche dopo aver lasciato il ruolo di sindaco, avrebbe continuato a “influenzare fortemente l’agire dell’amministrazione”. Vittorio Cavalcanti, che lasciò prima della fine del mandato la poltrona di primo cittadino, “ha riferito – ha detto Bombardieri – delle forti pressioni subite da parte di Principe, che voleva continuare a dirigere l’amministrazione convocando autonomamente i funzionari e addirittura impendo al sindaco in carica di prendere la parola in un dibattito pubblico. Le ‘regole rendesi’ dovevano continuare a essere rispettate”. Bombardieri ha poi citato l’intercettazione in cui Cavalcanti, sfogandosi con la moglie per i continui interventi di Principe, esclama: “Mi dice che devo fare il sindaco e non il procuratore. Vorremmo – ha aggiunto il procuratore – che i sindaci facessero le persone oneste e che si occupassero del bene comune dei cittadini in modo da evitare l’intervento della magistratura”. Di “mercificazione del pubblico” ha parlato Luberto. “Ci sono conversazioni – ha detto – che offrono uno spaccato terribile della frustrazione dell’interesse pubblico. Le assunzioni venivano gestite in collusione con il clan, i manifesti elettorali venivano affissi dai lavoratori socialmente utili delle coop coinvolte nell’inchiesta. Questa è stata la realtà di Rende”. Soddisfazione per l’esito del lavoro investigativo è stata espressa da Ottaviani. “Questa indagine – ha detto – va a svelare l’atto più grave che possa commettere la criminalità organizzata, quello di minare il diritto dei cittadini a governarsi secondo le regole democratiche”.

Tentata estorsione: arrestato un pregiudicato a Cosenza

COSENZA – La Squadra Mobile cosentina ha eseguito, nel pomeriggio, una misura cautelare in carcere emessa dal Gip del Tribunale di Catanzaro, su richiesta del Sostituto Procuratore della Repubblica, il Dottor Pierpaolo Bruni. L’arrestato si chiama Candido Perri, classe 1966, considerato vicino alla Cosca “Rango – Zingari “. L’uomo si è recato, nei mesi scorsi, presso un esercizio commerciale richiedendo, con metodi mafiosi, il pagamento di una somma pari a 9000 euro. L’episodio è stato ricostruito dagli uomini della Squadra Mobile che, al termine delle indagini, hanno identificato e denunciato Perri, il quale è attualmente rinchiuso presso la Casa Circondariale di Cosenza.

Accusato di estorsione per 3.000 euro, fermato

COSENZA – Il trentanovenne Renato Mazzulla è stato accusato di estorsione aggravata dal Pm della Dda di Catanzaro, Pierpaolo Bruni. L’uomo, fermato dai carabinieri di Rende e Cosenza sembra aver compiuto due estorsioni ai danni di un autosalone e una pizzeria. L’ammontare di tali estorsioni consisteva di 3.000 euro, di possibile rateizzazione tra Natale, Pasqua e Ferragosto.

Zurlo e Proto solidali con Bruni

CROTONE – “È con vivo rammarico che abbiamo appreso dell’ennesima intimidazione da parte della criminalità organizzata  compiuta ai danni del padre del magistrato antimafia Pierpaolo Bruni. Un gesto inqualificabile che non merita nessun commento. Condannando fermamente l’azione esprimiamo la nostra più convinta vicinanza e solidarietà al pm crotonese antimafia”. E’ quanto dichiarano il presidente della Provincia, Stano Zurlo, ed il presidente del Consiglio Benedetto Proto. “Al dr. Bruni, titolare di importanti inchieste contro la ‘ndrangheta, giunga l’abbraccio ideale dell’intera comunità provinciale. Siamo certi che non saranno atti del genere a distoglierlo dal suo impegno contro la criminalità, ed a turbare la serenità della sua famiglia”.

Intimidazione al Pm della Dda

CROTONE – Intimidazione la notte scorsa, a Crotone, al pm della Dda di Catanzaro Pierpaolo Bruni. Tre sconosciuti, a volto scoperto, dopo essere giunti a bordo di un’auto davanti allo stabile in cui abita il magistrato si sono introdotti nella Fiat Panda del padre, che abita nello stesso edificio. L’auto, quindi, è stata messa in moto e parcheggiata in un’area interdetta alla sosta proprio per motivi di sicurezza. Forse, ritengono gli investigatori, a mo’ di avvertimento.

Sparita la moglie del boss Michele Bruni

 (COSENZA)- Edyta Kopaczynska, moglie del boss Michele Bruni (deceduto nel 2011 per l’aggravarsi di un’ulcera gastrica sanguinante), sembra essere evaporata. Da una decina di giorni non si hanno più sue notizie e c’è subito chi scommette sul suo pentimento e sul fatto che abbia cominciato a “cantare” davanti ai pm Vincenzo Luberto e Pierpaolo Bruni. La donna di origine polacca che parla il dialetto cosentino, condannata a sei anni per associazione mafiosa, avrebbe quindi deciso di passare nella squadra che combatte la ‘ndrangheta ? Secondo qualche osservatore la sua volontà di aiutare la giustizia è il frutto di uno stato di isolamento alimentato dalla morte del marito, del cognato Luca Bruni e del suocero Francesco Bruni (soprannominato “Bella-bella e fondatore della cosca). Soffocata e sofferente, Edyta Kopaczynska è sul punto di pentirsi ? La sua fedeltà sta vacillando? Ancora nessun commento dai Palazzi di Giustizia.

‘Ndrangheta Si Contendeva I Lavori Post-Terremoto In Abruzzo

ruspaCATANZARO – La Dda di Catanzaro, durante le indagini sugli intrecci tra Massoneria e ‘Ndrangheta,  ha fatto emergere l’interesse della cosca Mancuso-Tripodi nei confronti dei lavori di ricostruzione post-terremoto in Abruzzo e la realizzazione della fibra ottica a Roma.

Due affari non andati in porto che hanno spinto il Pm Pierpaolo Bruni a sentire Francesco Comerci, riconducibile alle cosche e titolare della Edil Sud.