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“Sei”, al Tau un classico di Pirandello firmato Scimone e Sframeli

ARCAVACATA DI RENDE (CS) Ha debuttato negli scorsi mesi al Napoli Teatro Festival il nuovo spettacolo della Compagnia Scimone Sframeli, “SEI” (adattamento di “Sei personaggi in cerca d’autore”), che per la prima volta si misura con la scrittura e la lingua di un grande siciliano: Luigi Pirandello. A sostenere la Compagnia nella produzione ci sono il Teatro Stabile di Torino, il Biondo di Palermo e il Théâtre Garonne di Toulouse.

«L’adattamento dal titolo “Sei”, tratto dall’opera teatrale “Sei personaggi in cerca d’autore” di Luigi Pirandello – affermano Scimone e Sframeli – nasce dal bisogno di mettere insieme il nostro linguaggio teatrale con la lingua del grande maestro. Durante il lavoro di elaborazione, abbiamo ridotto il numero dei personaggi, eliminato o aggiunto scene e dialoghi, sostituito qualche termine linguistico, ma senza stravolgere la struttura drammaturgica dell’opera originale».

Siamo in un teatro semidistrutto, una Compagnia, formata da due attori, due attrici e il capocomico, sta per iniziare la prova di uno spettacolo teatrale che, forse, non debutterà mai. Prima dell’inizio della prova, improvvisamente, un corto circuito lascia al buio tutto il teatro. Per riaccendere la luce, uno degli attori va alla ricerca del tecnico, andato via dal teatro poco prima dell’inizio della prova. Ma il tecnico è introvabile e la luce arriverà solo con l’apparizione, in carne ed ossa, dei Sei Personaggi, rifiutati e abbandonati dall’autore che li ha creati. Sono proprio Il Padre, La Madre, La Figliastra, Il Figlio, Il Giovinetto e La Bambina che illuminano il teatro, con la speranza di poter vivere sulla scena il loro “dramma doloroso”. I componenti della compagnia, sconvolti da questa improvvisa apparizione, pensano che i “Sei” siano solo degli intrusi o dei pazzi e fanno di tutto per cacciarli via dal teatro. Ma, quando il Padre, inizia il racconto del “dramma doloroso” che continua a provocare sofferenze, tensioni e conflitti familiari; l’attenzione e l’interesse da parte degli attori e del Capocomico, verso i personaggi, cresce sempre di più e l’idea di farli vivere sulla scena diventa sempre più concreta e necessaria.

«Vivere in scena non è solo il desiderio dei personaggi; è anche il sogno degli attori. Entrambi, sanno che la loro vita in scena può nascere solo attraverso la creazione di un rapporto, attori / personaggi, di perfetta simbiosi. Un rapporto che si crea, di volta in volta, di attimo in attimo, durante la rappresentazione. Nella rappresentazione è indispensabile la presenza dello spettatore. Ed è proprio l’autenticità del rapporto, attore, personaggio, spettatore la vera magia del teatro, che ci fa andare oltre la finzione e la realtà».

Castrovillari, il Liceo Classico porta in scena Pirandello

CASTROVILLARI (CS) – Il Liceo Classico della Città di Castrovillari, guidato dalla dirigente Elisabetta Cataldi (preside pure del liceo artistico e dell’IPSIA), questa sera , alle ore 19, presenta nel cine Teatro Vittoria  “Sei personaggi in cerca d’Autore” di Pirandello per la regia di Dario De Luca (di Scena Verticale) ed un testo del tutor Angela Lo Passo. Ragazzi, così, in campo grazie ad un coinvolgimento partecipato che fa la differenza in ogni proposta.

UN PROGETTO DIDATTICO DI EDUCAZIONE E DI CONCEZIONE GLOBALE DELL’ESISTENZA

Un momento di crescita effettiva delle giovani personalità e partire da un percorso didattico , facente parte di un progetto, che esprime la capacità e portata dell’arte come uno degli strumenti di crescita e sviluppo di uomini e donne su cui è impegnata la scuola, certa che attraverso questi avvengono effettive esperienze di educazione, cioè di acquisizione critica e personale di una concezione globale dell’esistenza che aiuta a non escludere alcun aspetto della realtà.Un’occasione , insomma, per affermare pure che in tali spazi del vivere la scuola gioca un’altra delle battaglie decisive per la formazione degli individui, considerando l’attività artistica un percorso di promozione culturale essenziale. Esperienze di conoscenza per dialogare anche con “l’esterno”, confrontandosi senza mai perdere di vista la conoscenza che introduce e apre alla vita.

All’Unical “Giganti”, il nuovo lavoro teatrale di Max Mazzotta al PTU

ARCAVACATA DI RENDE (CS) – Ancora un debutto per Libero Teatro, in scena con uno studio su “I Giganti della Montagna” di Pirandello dal 3 al 6 marzo alle ore 20,30 al Piccolo Teatro Unical. Giganti è infatti il titolo del nuovo lavoro diretto da Max Mazzotta, che vedrà sul palco gli allievi del laboratorio “Il 1900 e il teatro moderno” da lui curato e realizzato in collaborazione con il Cams dell’Università della Calabria. Nelle vesti dei personaggi del testo pirandelliano Rossella Agosto, Sara Capitano, Ilaria Nocito, Simona Cristiano, Camilla Sorrentino, Francesca Pecora e Matteo Spadafora. Musica e luci di Graziella Spadafora e Iris Balzano, responsabile tecnico Gennaro Dolce e stage voce/canto il maestro Alessandro Castriota Scanderbeg. Per la particolare disposizione del pubblico sul palco i posti saranno limitati, per cui il Libero Teatro consiglia a chi vuole assistere a Giganti di prenotare.

«L’esito di un laboratorio teatrale, è sicuramente il succo poetico, la “summa” di ciò che si è studiato, analizzato e creato in circa un anno di lavoro intenso e approfondito sull’opera di Pirandello. Voglio ringraziare e fare i miei complimenti agli allievi-attori che hanno studiato e messo in pratica con serietà, coraggio, equilibrio e maturità sorprendente, la difficile scrittura di Pirandello. Ringrazio di cuore tutti coloro che hanno avuto l’ardire di avvicinarsi a questa ricerca e in particolare Alessandro Castriota Scanderbeg, che ci ha offerto la sua esperienza di maestro musicista e cantante»dichiara lo stesso Mazzotta.

 

La porzione di realtà si confronta e si confonde con quella dell’immaginazione

Nei Giganti, Pirandello, ci porta nel punto limite dove la porzione di realtà si confronta e si confonde con quella dell’immaginazione e ci fa scoprire le metamorfosi di coscienza attraverso le dinamiche (teatrali) a cui sono sottoposti tutti i personaggi dell’opera: gli attori della compagnia della contessa Ilse e i personaggi degli “scalognati”, parte viva dell’immaginazione stessa, capeggiati dal mago Cotrone e che vivono in una strana villa ai piedi di una montagna, lontano da tutto e da tutti. La missione di Ilse (contessa perché sposa un conte che diventerà attore ed impresario della compagnia omonima) è quella di portare in giro per le piazze, nei teatri, la Favola del figlio cambiato, opera che un poeta scrisse per lei e che per lei, si uccise. Anche se in un mondo in cui gli uomini sono sordi alla poesia, Ilse rifiuta l’offerta del mago Cotrone di rappresentare la favola nella villa come un prodigio che s’appaghi da sè, senza bisogno di andare tra gli uomini e di rischiare la vita per l’arte. Ilse deve compiere la sua missione fino in fondo, Ella è un eroe tragico (al femminile) che incarna il teatro col suo “debito sacro” verso la poesia. Quello di Ilse è un percorso verso la purificazione dal peccato attraverso un “eroico martirio”. Ed ecco che la villa degli scalognati diventa un luogo interiore generato dall’alchimia di Cotrone che ha la funzione di purificare Ilse prima di affrontare i Giganti (umanità senza più il senso dell’umano) o anche i Giganti interiori, ombre nascoste tra le pieghe della coscienza. Lo spazio scenico è qui pensato e usato come una specie di “coscienzioscopio”, strumento capace di farci osservare le “maschere” dei centomila “io”, di uno o di nessuno, che strutturano il comportamento umano nelle sue turbolente vicissitudini emotive. Nei Giganti della Montagna, è racchiusa tutta la poetica Pirandelliana, un’opera enorme, piena di significati e di mondi che s’intersecano in un labirinto interiore capace di scuotere dal profondo il senso ultimo e tragico dell’esistenza stessa, per poi perderlo, quasi immediatamente, lasciandoti solo il barlume di una magnifica intuizione e nulla più.

L’Enrico IV di Carlo Cecchi, il teatro nel teatro di Pirandello

Smontato e rimontato, battute ridotte e lingua più vicina a quella attuale: è l’Enrico IV di Carlo Cecchi, una delle figure di spicco del teatro contemporaneo d’innovazione italiano, in cui riveste i panni di attore e regista per la produzione Marche Teatro.

Atteso al Tau dell’Unical, lo spettacolo di ieri sera è stato applaudito da un teatro che ha registrato un gran numero di presenze per una commedia che arriva in Calabria in esclusiva regionale in programma per il secondo appuntamento della stagione Meridiano Sud.

E’ la terza opera di Pirandello firmata dal regista fiorentino dopo L’uomo, la bestia e la virtù e Sei personaggi in cerca d’autore.

In Enrico IV Carlo Cecchi ha voluto prendere le distanze dal linguaggio pirandelliano senza mai contestarne i temi tanto cari al drammaturgo siciliano: follia, verità e finzione.

Ridotto ad un unico atto, la pazzia dell’Enrico IV di Carlo Cecchi diventa una scelta del protagonista e non la conseguenza di un trauma dalla caduta di cavallo. L’Enrico IV di Pirandello guarisce dopo dodici anni, quello di Cecchi sembra battezzare la vocazione teatrale dell’interprete principale. Un efficace esempio di metateatro in cui si fondono e si confondono personaggi reali e interpreti di una doppia scena: quelli della vita ed i commedianti. Quasi come crocerossini, gli interpreti di Cecchi indossano i panni degli attori per soccorrere il pazzo Enrico IV, per aiutarlo ad uscire dalla sua pazzia così come consigliato dal dottor Genoni, un bravo Gigio Morra.

Altera e superba, la presenza elegante di Angelica Ippolito arricchisce la scena ridotta all’osso da Cecchi in un continuo fare e disfare fra attori alle prove e attori in scena.

«Il testo narra la vicenda di un uomo che da circa vent’anni veste i panni dell’imperatore Enrico IV – si legge nella nota stampa –  prima per vera pazzia, poi per abile inganno per simulare una nuova vita, e infine per drammatica costrizione e diventa così l’emblema del legame pirandelliano tra maschera e realtà.

La vicenda è quella di un nobile che aveva partecipato ad una mascherata in costume, nella quale impersonava Enrico IV; alla messa in scena prendevano parte anche Matilde, donna di cui era innamorato, ed il suo rivale in amore Belcredi. Quest’ultimo disarcionò Enrico IV, il quale, nella caduta, battè la testa e si convinse di essere realmente il personaggio storico che stava impersonando. Dopo dodici anni, però, Enrico guarisce e comprende che Belcredi lo ha fatto cadere intenzionalmente per sottrargli Matilde. Decide così di fingersi ancora pazzo, di immedesimarsi nella sua maschera per non voler vedere la realtà dolorosa».

Cosa rimane allora della follia pirandelliana? La parte di un attore che prima per vera pazzia poi per finzione ed infine per costrizione, è obbligato ad interpretare. Ma senza esagerare perché “domani dobbiamo fare un’altra replica”.

Fiorenza Gonzales

Enrico IV al TAU, la commedia tragicomica pirandelliana con Angelica Ippolito

ARCAVACATA DI RENDE (CS) – Carlo Cecchi con “Enrico IV” torna a Luigi Pirandello dopo i memorabili allestimenti di “L’Uomo, la bestia e la virtù” e “Sei personaggi in cerca d’autore”. Lo spettacolo, il secondo nel cartellone del Teatro auditorium dell’Unical, andrà in scena mercoledì 29 novembre alle 20,30. Enrico IV è una pietra miliare del teatro pirandelliano e della sua intera poetica, portando in scena i grandi temi della maschera, dell’umorismo, dell’identità e del rapporto tra forma e vita, sullo sfondo della contraddittorietà tragicomica della nostra esistenza. Il testo narra la vicenda di un uomo che da circa vent’anni veste i panni dell’imperatore Enrico IV – prima per vera pazzia, poi per abile inganno per simulare una nuova vita, e infine per drammatica costrizione e diventa così l’emblema del legame pirandelliano tra maschera e realtà. La vicenda è quella di un nobile che aveva partecipato ad una mascherata in costume, nella quale impersonava Enrico IV; alla messa in scena prendevano parte anche Matilde, donna di cui era innamorato, ed il suo rivale in amore Belcredi. Quest’ultimo disarcionò Enrico IV, il quale, nella caduta, battè la testa e si convinse di essere realmente il personaggio storico che stava impersonando. Dopo dodici anni, però, Enrico guarisce e comprende che Belcredi lo ha fatto cadere intenzionalmente per sottrargli Matilde. Decide così di fingersi ancora pazzo, di immedesimarsi nella sua maschera per non voler vedere la realtà dolorosa. Cecchi ha troppo rispetto per Pirandello per tradirne il messaggio, eppure ha deciso un adattamento che riduce i tre atti originari a uno soltanto, della durata di poco più di un’ora e mezza. Ha snellito i dialoghi troppo lunghi, ha limato la lingua. Resta il celebre monologo sulla pazzia, cuore del dramma. E poi, il suo Enrico IV prende la decisione di fingersi pazzo subito dopo essersi riavuto dall’incidente: il mondo, all’improvviso, gli pare così assurdo e grottesco, da indurlo a scegliere la follia.

Credit:

Enrico IV di Luigi Pirandello

adattamento di Carlo Cecchi

scene di Sergio Tramonti

costumi di Nanà Cecchi

luci Camilla Piccioni

regia di Carlo Cecchi

assistente alla regia Dario Iubatti

assistente alle scene Sandra Viktoria Muller

 

Il difficile equilibrio tra le “corde”

Il difficile equilibrio tra le corde matta civile e seria rimangono al centro di uno dei dilemmi dell’animo umano indagati cento anni fa da uno dei più grandi autori di commedia teatrale italiana, Luigi Pirandello.

Il Berretto a sonagli viene alla luce dopo La verità e Certi doveri dalle quali sembra essere la conseguenza naturale con cui Pirandello affronta il conflitto insanabile tra finzione e verità, tra essere o apparire. Temi di grande attualità su cui tuttora ci si interroga scoprendo, ancora oggi, di trovarsi inevitabilmente soli poiché la verità non può essere affermata nella società a meno che si viene dichiarati pazzi. Sono soltanto i folli che, sfidando le ipocrisie e le regole su cui si basano le relazioni umane, possono avere il coraggio di affermare la verità.

In questa società che ci assegna ruoli descritti bene nel monologo di Ciampa sui pupi (i nostri mille volti già trattati in Uno nessuno, centomila), burattini, ‘maschere’, ‘personaggi’ più che individui veri e propri, privi di libertà. Ogni ‘uomo-burattino’ si spegne all’interno del suo personaggio, arrivando finanche a detestarlo. Tuttavia, probabilmente per quell’orgoglio o per non sentirsi inutile o sconfitto, ognuno difende la sua ‘maschera’ con le unghie e con i denti di fronte agli altri, disposto a tutto pur di conservare al suo ‘pupo’ una apparente rispettabilità. E’ quello che fa il sempre presente seppure invisibile Cavaliere, il potente di turno, unico personaggio della commedia che riesce ad emanare potere senza mai comparire in scena, ad avere il suo peso e a condizionare tutti gli altri personaggi che cercano a tutti i costi di corrompere la verità.

Infine altri due temi sembrano fare capolino nella commedia pirandelliana, il grido soffocato di una donna che vuole liberarsi dai soprusi di un marito che la tradisce e la storia d’amore di Ciampa verso la sua donna, disposta anche a “dividerla” con un altro uomo pur di non perderla.

Temi che ripropongono nuovamente soluzioni insanabili che rischiano di rimanere, ancora tra cento anni, attuali come oggi così come ieri.

Fiorenza Gonzales

 

“Leggere&Scrivere”, Ferroni, «Inafferrabile la bellezza pirandelliana»

VIBO VALENTIA – A 150 anni dalla nascita di Luigi Pirandello il Festival Leggere&Scrivere 2017, contenitore culturale promosso dal Sistema Bibliotecario Vibonese, ha celebrato, tra i tanti appuntamenti in programma oggi, il grande scrittore con una lectio magistralis di Giulio Ferroni dal titolo “Pirandello siciliano, italiano, europeo”. Ferroni, critico letterario e scrittore, ha dedicato il suo racconto tenuto nell’auditorium dello Spirito Santo di Vibo Valentia alla genialità del drammaturgo siciliano. Ad ascoltarlo una platea molto giovane, composta non solo da studenti degli istituti scolastici cittadini ma anche di appassionati di letteratura italiana. Introdotto da Raffaele Suppa, dirigente dell’IIS Morelli-Colao, Ferroni ha espresso soddisfazione per «la grande vitalità culturale espressa dalla kermesse Leggere&Scrivere. Iniziative non ‘calate dall’alto’ che registrano una forte partecipazione della cittadinanza e delle scuole. Questo è di buon auspicio per il futuro». Romanzi, novelle, opere teatrali e cinema: nella elevata produzione letteraria di Pirandello vive un’ossessione che lo costringe a scrivere. «Io, dunque, sono figlio del caos», dice lo scrittore siciliano di sé. Partendo dall’opera di Antonio La Gamba, che il festival ha dedicato proprio alla genialità dell’autore di Uno Nessuno Centomila, Ferroni ha spiegato che le maschere greche sono fondamentali nelle sue opere, combinano la comicità con qualcosa di segreto e tracciano il forte legame della Sicilia con l’Antica Grecia. L’esposizione del critico si è soffermata poi sulla travagliata vita di Pirandello. Nato a Grigenti, ora Agrigento, dopo la scuola si sposta in Germania per continuare gli studi e da quel momento gira il mondo per presentare i suoi successi. «Un’enigmatica inquietudine – dice Ferroni – Quando si parla di letteratura e di un personaggio come lui si intrecciano storia e geografia. Contraddittorietà e fascino, bellezza inafferrabile. Tanti elementi sono centrali nella letteratura pirandelliana, l’importanza tra le relazioni umane, i rapporti fragili, lo sfottere tipico dei siciliani. Ancora i valori della famiglia, l’intimità».  Tocca motivi che domineranno la cultura europea, con grande attenzione allo sdoppiamento della personalità. Pirandello è attento al tema della follia, condizionato dalla malattia psichica della moglie. Si appropria, secondo il critico Ferroni, di elementi del teatro greco che, però, nel ‘900 risultano angosciosi. La letteratura, da Pirandello in poi, si porrà il problema di rappresentare il tempo e la sua contraddittorietà. Ferroni si sofferma poi sulle opere di Pirandello che hanno raggiungo un successo mondiale. Il Fu Mattia Pascal, Liolà, Così è se vi pare, Sei personaggi in cerca d’autore: Pirandello è riuscito a rompere il modello classico teatrale in maniera formidabile. Appassionato anche del cinema, il suo Si gira (poi Quaderni di Serafino) è anche il primo romanzo europeo e mondiale dedicato alle macchine da presa.

La programmazione del festival anche oggi è fittissima. La stella della terza giornata del Festival Leggere&Scrivere è senza dubbio Morgan. Il popolare cantante si racconta al pubblico di Vibo Valentia con l’incontro dal titolo “Fuori dal tempo. La storia e le canzoni di un protagonista del pop italiano”: appuntamento a palazzo Gagliardi, sala A, ore 21.

Da segnalare il dibattito “Ius soli: un tema che divide”. Se ne parlerà con il giudice Giuseppe Cricenti, Alfio Mastropaolo dell’università di Torino e la giornalista Flavia Perina (ore 17, sala A, palazzo Gagliardi).

Alle 17, in sala B, Marina Valensise presenta La cultura è come la marmellata. Promuovere il patrimonio italiano con le imprese (Marsilio, 2017), conversano con l’autrice Gilberto Floriani e Florindo Rubbettino. Alle 17, sala C, Filippo Maria Battaglia presenta Ho molti amici gay. La crociata omofoba della politica italiana (Bollati Boringhieri, 2017).

Dal Festival di Sanremo al Festival Leggere&Scrivere: il direttore d’orchestra Beppe Vessicchio è ospite in qualità di scrittore, con il libro La musica fa crescere i pomodori. Il suono le piante e Mozart: la mia vita in ascolto dell’armonia naturale (Rizzoli, 2017): appuntamento in sala A, alle ore 18.30.

Da ricordare ancora, gli incontri con Cataldo Perri che presenta Malura (Rubbettino, 2017) (ore 18, sala B); Antonio Fanelli conContro canto. Le culture della protesta dal canto sociale al rap (Donzelli, 2017) (ore 18, sala C); con Davide Mosca e il suo Le notti nere di Praga (Mondadori, 2017) (ore 19, sala B).

 

 

A Lamezia rivivono Pirandello e De Andrè nell’ambito della rassegna “Contemporanea”

LAMEZIA TERME (CZ) – Ritorna la rassegna letteraria “Contemporanea” con due nuovi appuntamenti.pirandello contemporanea lamezia Il 13 dicembre prossimo a partire dalle 17 presso la Sala affrescata “Giuseppe Perri” di Palazzo Nicotera si terrà l’iniziativa “Luigi Pirandello, l’uomo e la maschera”, per ricordare il Premio Nobel italiano a 80 anni dalla sua scomparsa. L’incontro rientra in Contemporanea ‘900, caratterizzato dai momenti di reading a microfono aperto. Il pubblico potrà partecipare attivamente all’iniziativa leggendo brani tratti dalle opere dell’autore siciliano. La serata è organizzata da Open Space – Associazione Culturale in collaborazione con il Sistema Bibliotecario Lametino e la Biblioteca Comunale di Lamezia Terme e si inserisce nel calendario di appuntamenti “Natale In Biblioteca 2016”. Successivamente, il 15 dicembre alle 22,00, si svolgerà Contemporanea Musica&Parole, con i testi, la musica, la poesia e l’irriverenza di Fabrizio De André sul palco del Cafè Retrò. Ancora una volta, il palco è aperto, chiunque potrà leggere, cantare, suonare un brano dell’autore genovese.

 

Shakespeare e i 400 anni dalla sua morte. Incontro con Claudia Provvedini del Corriere della Sera

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Reggio Calabria ( Rc) – Le maschere come possibilità dell’individuo per proteggersi o svelarsi,  liberarsi o isolarsi. Negli spazi riservati al laboratorio teatrale del Liceo Scientifico Alessandro Volta di Reggio Calabria, la dirigente scolastica Angela Maria Palazzolo ha accolto con grande trasporto l’incontro con Claudia Provvedini, critico teatrale del Corriere della Sera, dedicato al grande drammaturgo William Shakespeare a 400 anni dalla sua morte. L’iniziativa è stata promossa dalla Compagnia teatrale Scena Nuda nell’ambito del progetto di Residenza artistica Yard Cantiere Creativo e della rassegna teatrale “To be? Or may-be?”. «La scuola è il luogo che per primo diventa terreno fertile per il teatro – ha dichiarato Teresa Timpano, direttrice artistica della rassegna – e siamo qui proprio perché crediamo che l’apporto che possiamo fornire sul tema dell’identità, col filo comune di Shakespeare, possa contribuire a rafforzare un sistema scolastico già molto orientato verso questa forma d’arte». I ragazzi coinvolti nel seminario, infatti, si sono dimostrati molto interessati verso l’esposizione che l’autorevole critica Provvedini ha riservato loro parlando soprattutto di quanto le maschere per il noto drammaturgo siano state strumento di scena e di vita: “Non dovete pensare alle maschere soltanto in accezione scenica – ha sottolineato la giornalista – ma immaginate quanto Shakespeare abbia elaborato questo strumento anche nelle forme meno evidenti: la maschera non è banalmente sinonimo di falsità ma diventa essa stessa un metodo che può prendere forme che si staccano dall’oggetto e dal travestimento, per quanto importanti”. Anche il giovane Francesco Guarnaccia, laureato al Dams di Messina e specializzatosi negli Stati Uniti, ha dato un ottimo contributo all’incontro, sottolineando quanto il tema della maschera sia stato una costante dal teatro classico, per poi passare da Pirandello fino ai giorni nostri. Un appuntamento suggellato dalle domande e dai contributi degli studenti del Liceo che, su stimolo della Provvedini, hanno manifestato il loro profondo coinvolgimento per i personaggi del drammaturgo inglese, da Macbeth a Romeo e Giulietta, aggiungendo quel misto di sogno e passione che la gioventù dona loro; e che Shakespeare sapeva mettere in scena come pochi. L’appuntamento con la rassegna “To be? Or may-be?”, dopo il successo di pubblico della prima giornata, è ora fissato per stasera, domenica 13, alle ore 17.00 al foyer del Teatro Francesco Cilea  con “Le maschere di Shakespeare”, un incontro a cura del Cis Calabria con la stessa Claudia Provvedini. Gli spettacoli inizieranno, invece, alle ore 19:00 al Teatro U. Zanotti Bianco con “To Pray”, danza-spettacolo della compagnia INC InNProgress Collective, seguito alle 19.45 da “L’America dentro” con Carolina Balucani, Premio Nazionale Giovani Realtà 2012 Sezione Bianco e Nero, Udine. Alle 20.30 è previsto l’Aperitivo che anticipa alle 21.30 “Amleto?” a cura della Compagnia Macelleria Ettore.

Rendano, in arrivo “Il berretto a sonagli”

COSENZA (CS) Alla poderosa attività di incontri e studi scientifici che fanno ormai di Villa Rendano  un illuminato punto di riferimento fa da corollario una intensa attività sul piano della progettualità teatrale. All’esperimento di teatro interattivo in corso sulla vita di Alfonso Rendano a cura di Pasquale Anselmo e Francesca Florio, che continua a riscuotere apprezzamenti dai tanti spettatori che di volta in volta affollano le stanze della Villa, è ormai in dirittura d’arrivo il poderoso allestimento de “Il berretto a sonagli” di L. Pirandello che Rino Amato porterà in scena al Teatro Comunale “A. Rendano” di Cosenza il prossimo 10 marzo. E’ il frutto del lungo lavoro di studio e divulgazione dell’opera pirandelliana “tra l’Essere e l’Apparire” portato avanti già da qualche anno dal regista, che vede la gestazione in Villa quale sede temporanea del Laboratorio da lui curato sin dal giugno dello scorso anno.  Pertanto noi di “Progetto Villa Rendano”, partner  in questa iniziativa culturale, siamo ben lieti di raccomandarla invitandoVi a prenotare i biglietti già in prevendita presso l’agenzia INPRIMAFILA di Cosenza. Arrivederci in Teatro.  Il commento musicale di Paolo Luciani sarà eseguito dal vivo, fuori scena, dallo stesso autore al pianoforte e da Ivana Sarubbi al violino.

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