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Cosenza, scambi culturali con i giovani dal Portogallo

COSENZA – 16 studenti portoghesi che frequentano la Scuola Professionale di Aveiro, in Portogallo, sono stati ricevuti nel pomeriggio dall’Assessore ai giovani e al futuro Davide Bruno nella sede di “Io cittadino”, in via San Martino, nel corso di un incontro promosso nell’ambito del Progetto di scambio bilaterale giovanile “The Boat”, sostenuto dal programma “Gioventù in Azione” dell’Unione Europea.
Gli studenti sono da domenica scorsa a Cosenza per partecipare alla fase conclusiva del Progetto, finalizzato ad avviare scambi culturali tra giovani italiani e portoghesi e a favorire il dialogo e il superamento delle barriere ideologiche nazionali.
Lo scambio è stato promosso dall’Associazione culturale “Zagreus”, rappresentata all’incontro di oggi da Maria Scalese, in collaborazione con AEVA, la Scuola Professionale di Aveiro, rappresentata dalla coordinatrice del corso di animazione socio-culturale Sonia Pichardo e dalla responsabile del corso di espressioni artistiche Silvia Da Graça. All’incontro, introdotto da Leonardo Acri, responsabile   dell’Eurodesk del Comune di Cosenza, hanno partecipato la Dirigente del settore Innovazione, Fondi Comunitari e Politiche giovanili Maria Rosaria Mossuto e Antonello Antonante, direttore del Centro Rat-Teatro dell’Acquario che sta ospitando il programma didattico del progetto e che ospiterà domenica 2 marzo la performance finale cui parteciperanno sia i 16 studenti portoghesi che i giovani italiani aderenti a “The boat”.
In particolare, il programma didattico prevede la combinazione di attività di drammatizzazione, musicali e coreutiche che culmineranno nella performance conclusiva di domenica.
“Il focus principale di questo progetto – ha detto nel suo intervento Maria Scalese è consentire lo scambio interculturale tra le nuove generazioni allo scopo di sviluppare l’ascolto delle differenze presenti all’interno di una Comunità unica che è quella europea.”
Rivolgendosi agli ospiti portoghesi l’Assessore Davide Bruno li ha esortati a cogliere al volo “questa occasione, per mettere insieme un bagaglio culturale spendibile nel mondo del lavoro. Un’esperienza – ha aggiunto Bruno – che sono certo porterete sempre con voi.”
I giovani ospiti della città di Aveiro hanno ringraziato l’Amministrazione comunale per l’accoglienza ricevuta ed hanno concluso l’incontro richiamando l’attenzione sui loro maglioni azzurri dove avevano sistemato l’adesivo con la scritta: “il Teatro dell’Acquario non deve chiudere”.
Un monito reso ancora più forte dai giovani d’Europa.

Due giovani italiani alla scoperta del Portogallo al seguito del giro ciclistico “A Volta”

Cosa vi ha fatto decidere di seguire questo giro del Portogallo? Passione sportiva, per i viaggi, per i racconti o altro?

Il Portogallo è una passione in comune con Daniele; siamo arrivati qui per la prima volta nel 2007, col progetto Erasmus. Da allora, cerchiamo sempre una scusa per tornare. Perché non lo sappiamo bene neanche noi; “A Volta a Portugal” in un certo senso è un modo per scoprirlo! Il ciclismo è una mia vecchia passione, l’ho praticato da amatore per tanto tempo, ora meno ma, ogni volta che posso, risalgo in bici. Ho iniziato a guardare in tv il Giro d’Italia e il Tour sin da piccolo, è una passione che mi ha trasmesso mia nonna, bergamasca;quando avevo 5 o 6 anni mi raccontava del ciclismo di quando era giovane, nell’Italia del dopoguerra. L’idea di seguire “A Volta” è nata per questa passione sportiva, che è anche passione per un certo tipo di giornalismo sportivo, che ora forse non c’è più, o forse bisogna reinventarsi. Grandi giornalisti hanno seguito il Giro e il Tour ma lo hanno fatto anche grandi scrittori come Buzzati, Ortese ed altri. Tutto questo ci affascina e, nel nostro piccolo ci proviamo anche noi, qui in Portogallo. A Volta a Portugal non è il Tour de France, e noi non siamo Gianni Mura, ma ce la metteremo tutta, e non vediamo l’ora di partire!

Che atmosfera si respira per i preparativi, considerando che la bicicletta, in Portogallo, sta diventando una sorta di status symbol, specie tra i giovani?

Siamo un po’ nervosi perché il nostro viaggio non è stato pianificato a tavolino; partiamo con un canovaccio del percorso e dei posti dove alloggeremo, ma diverse cose sono ancora incerte. Faremo il viaggio in treno e per alcuni brevi tratti in bici. Organizzare tutto è stato difficile, abbiamo incontrato molti aiuti ma anche qualche ostacolo, e molte cose le lasciamo al caso e al momento. Qui in Portogallo la bici sta diventando una moda ma anche un modo di vivere che le persone fanno loro per migliorare la quotidianità. Si stanno costruendo piste ciclabili e c’è una grande attenzione alla bici come sport e come mezzo di mobilità urbana, più leggera ed ecologica. Ed è qualcosa che sta nascendo dal basso; le persone si accorgono che spesso spostarsi in bici è più veloce, pratico e divertente che in macchina, e la città migliora. La bici è anche una moda per i giovani, ci sono addirittura dei dj che vanno nelle discoteche a mettere musica e trasportano i loro vinili con le due ruote.

Cosa vi aspettate da questa avventura e soprattutto come pensate di mettere a frutto le conoscenze e le esperienze che maturerete con questo viaggio?

Ci aspettiamo di conoscere meglio delle regioni di cui sappiamo poco o nulla. Il Portogallo è un paese in gran parte rurale, e all’interno spopolato per la forte emigrazione; A Volta passa proprio nella provincia portoghese più sconosciuta, proprio nel periodo in cui gli emigranti tornano nelle loro terre. Non è solo una competizione sportiva, ma una grande festa per le strade del paese. Per noi è anche una maniera di fare autoformazione giornalistica. Il giornalismo di oggi è il giornalismo della velocità, le notizie si rincorrono senza lasciare traccia, e spesso i giornalisti sono solo il tramite per cui le notizie, impersonali e asettiche, scorrono senza fermarsi. I giornali tagliano le figure essenziali del giornalismo, i redattori, gli inviati e i fotografi, per dar spazio alle pubblicità e alle notizie più accattivanti, spesso copiate dal web. Mi dispiace dirlo, ma lo spazio e l’attenzione per i giovani nel mondo del giornalismo di oggi sono prossimi allo zero . Noi abbiamo deciso di provarci lo stesso, con un pizzico d’incoscienza e senza farci illusioni. L’alternativa è tra una precarietà in cui non si impara niente e un’altra  da cui impariamo qualcosa. E dalla nostra prima corrispondenza da una corsa ciclistica a tappe ci aspettiamo soprattutto di imparare, di formarci. Speriamo anche di riuscire a coinvolgere chi ci vorrà leggerci, di portare anche solo un po’ il lettore in viaggio con noi con i nostri articoli e le nostre foto.

C’era una volta il Portogallo

C’era una volta il Portogallo

PORTOGALLO – Due giovani italiani fotografo e giornalista alla scoperta del Portogallo al seguito del giro ciclistico “A Volta”.Daniele Coltrinari e Luca Onesti sono cittadini del mondo che puntano a realizzarsi professionalmente. Daniele Coltrinari, giornalista freelance, si divide tra Roma e Lisbona. Ha scritto per L’agone, Paese Sera, Lettera 43 e Social Football. Luca Onesti è fotografo professionista; ha preso parte a diversi progetti fotografici e documentaristici in Italia, Spagna, Portogallo, Romania e Stati Uniti. Insieme hanno ideato il blog dedicato a Lisbona e il Portogallo, “Sosteniamo Pereira” e Luca è il fotografo ufficiale. In questi giorni, sono impegnati a seguire “A volta a Portugal” il giro ciclistico del Portogallo, con un occhio rivolto alla manifestazione sportiva e un altro alle bellezze paesaggistiche, culturali che s’incontrano nel Giro.

Due giovani italiani alla scoperta del Portogallo al seguito del giro ciclistico “A Volta”

PORTOGALLO – Due giovani italiani : Daniele Coltrinari e Luca Onesti sono cittadini del mondo che stanno inseguendo Passione e Bellezza per realizzarsi professionalmente. Daniele Coltrinari, giornalista freelance, si divide tra Roma e Lisbona. Ha scritto per L’agone, Paese Sera, Lettera 43 e Social Football. Luca Onesti è fotografo professionista; ha preso parte a diversi progetti fotografici e documentaristici in Italia, Spagna, Portogallo, Romania e Stati Uniti. In questi giorni, sono impegnati a seguire “A volta a Portugal” il giro ciclistico del Portogallo, con un occhio rivolto alla manifestazione sportiva e un altro alle bellezze paesaggistiche, culturali che s’incontrano nel Giro. Il Portogallo è una passione in comune; sono arrivati qui per la prima volta nel 2007, col progetto Erasmus. Faranno il viaggio in treno e per alcuni brevi tratti in bici. In Portogallo la bici sta diventando una moda ma anche un modo di vivere che le persone fanno loro per migliorare la quotidianità. Si stanno costruendo piste ciclabili e c’è una grande attenzione alla bici come sport e come mezzo di mobilità urbana, più leggera ed ecologica. Il Portogallo è un paese in gran parte rurale, e all’interno spopolato per la forte emigrazione; A Volta passa nella provincia portoghese più sconosciuta, proprio nel periodo in cui gli emigranti tornano nelle loro terre. Per loro è anche una maniera di fare autoformazione giornalistica. Il giornalismo di oggi è il giornalismo della velocità, le notizie si rincorrono senza lasciare traccia, e spesso i giornalisti sono solo il tramite per cui le notizie, impersonali e asettiche, scorrono senza fermarsi. I giornali tagliano le figure essenziali del giornalismo, i redattori, gli inviati e i fotografi, per dar spazio alle pubblicità e alle notizie più accattivanti, spesso copiate dal web.  Il loro obiettivo è quello di riuscire a coinvolgere chi ci vorrà leggerli, di portare anche solo un po’ il lettore in viaggio con loro, con i loro articoli e le loro foto.