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Fusioni, Graziella Algieri: «Fondamentale l’approvazione della proposta di legge di Orlandino Greco e Franco Sergio»

COSENZA –  «Le fusioni tra i Comuni- rende noto Graziella Algieri, responsabile di Italia del Meridione -nascono da una esigenza di risparmio di spesa e dalla necessità di fornire al territorio servizi qualitativamente e quantitativamente migliori. Queste devono essere progettate e devono prevedere investimenti ma anche una realtà amministrativa organizzata e capace di innovare e garantire servizi ai cittadini. L’incentivazione prevista dallo Stato per i processi di fusione è interessante, soprattutto per quelle già realizzate e il contributo straordinario, più volte modificato nel corso degli anni, è fissato, comunque, in misura non superiore a 2 milioni di euro per ciascun beneficiario. Le modalità e i termini per il riparto e per l’attribuzione dei contributi sono definite con apposito decreto che precisa la quantificazione del contributo annuale spettante a ciascun in base ai fondi erariali stanziati e dal numero degli enti che ogni anno ne hanno diritto, nel limite massimo dei suddetti fondi. Viene data priorità alle fusioni o incorporazioni aventi maggiore anzianità in caso di richieste di contributo erariale superiore ai fondi stanziati. La criticità, più volte precisata, per i Comuni conurbati è la difficoltà di rendere visibile nel bilancio l’utilizzo delle risorse straordinarie acquisite con la fusione, ovvero l’effettivo utilizzo in servizi e opere pubbliche. Ulteriore criticità è l’incertezza dell’ammontare effettivo, condizionato sia dallo stanziamento sia dal numero dei beneficiari, sia dalla tempistica. Necessario, pertanto, una basilare e corretta progettualità e l’introduzione di un vincolo di destinazione con preferenze per gli investimenti delle risorse derivanti dalla fusione, vincolo, oggi, inesistente la cui assenza, purtroppo, non ne garantisce l’effettiva realizzazione, ovvero, del miglioramento dei servizi. Necessario un progetto di fusione, un progetto innovativo con capacità di innovare sia quantità che qualità dei servizi. Inutile ribadire che nelle fusioni dei Comuni calabresi non esiste alcuna progettualità, studi specifici e non esiste, dunque, alcun dato concreto e valutabile come elemento oggettivamente positivo tendente a realizzare una buona fusione, con maggiore quantità e qualità di servizi. Non dimentichiamo la necessaria incentivazione anche da parte delle Regioni, come hanno previsto tutte le Regioni virtuose, per garantire la buona riuscita dei processi di fusione. Il TUEL fissa apposita incentivazione per promuovere il processo di fusione dei Comuni da parte delle Regioni. Incentivazione che la Regione Calabria non ha fissato. C’è da augurarsi, in allineamento alle virtuose, per garantire il successo del processo di fusione, la lungimiranza della Regione Calabria nel fissare il necessario contributo ai Comuni Calabresi già fusi o in procedimento di fusione. Tutte le altre virtuose Regioni Italiane, hanno programmato le fusioni dei piccoli Comuni. Ricordiamo che l’intento del Legislatore, di cui alla delega 42/2009, è sempre stato quello di risolvere la tematica dei “piccoli Comuni” che rischiano, per popolazione ridotta, a non avere un’adeguata erogazione dei servizi essenziali e un conseguente degrado del territorio.
Il caso dei Comuni Calabresi, Corigliano – Rossano, non di certo piccoli, fuoriesce dalla previsione e dall’intento del Legislatore Nazionale. Tutte le altre Regioni hanno accompagnato il processo di fusione da ponderosi, accurati, pregevoli studi di fattibilità. Tutte le altre regioni hanno fissato una elevata partecipazione dei cittadini e delle forze sociali. Ben noto il caso Corigliano – Rossano, ove, invero, non vi è mai stato un confronto politico tra i due Consigli comunali e di dialogo tra i due sindaci.
Tra le Regioni virtuose basta prendere ad esempio la Lombardia: ha previsto anche le modalità e la progettazione della fusione per incorporazione fissata dalla Legge Delrio, mentre la Calabria resta ancorata alla vecchia Legge 13/83. Ha fissato la presentazione della domanda di fusione “corredata da adeguato progetto”. Ha fissato la partecipazione dei cittadini e delle forze sociali ed economiche presenti nel territorio, ovvero una fase preliminare di confronto tra le Amministrazioni Comunali e i cittadini. Alla luce delle osservazioni nei 60 giorni di pubblicazione del progetto di fusione, i Comuni approvano eventuali controdeduzioni, oppure, qualora prevalga l’orientamento contrario della proposta sarà necessario interrompere il procedimento. Inutile ricordare che tutta questa virtualità, questa forma di partecipazione, al fine di garantire il buon andamento del relativo procedimento, è totalmente assente nei procedimenti di fusione dei Comuni calabresi. La proposta di Legge di Orlandino Greco e Franco Sergio, in riforma alla obsoleta Legge Regionale 13/83, parte da 4 indiscutibili principi e regole necessarie per garantire il buon andamento del processo di fusione, per come fissa la stessa Legge Delrio che parte dal processo di riordino territoriale basato sui principi del buon andamento ( art 97 Cost.) ed adeguatezza funzionale (art. 118 Cost.)
1) Prima Regola necessaria per affrontare una giusta fusione, prevedere gli studi di fattibilità, fissati da tutte le Regioni. 2) Seconda Regola, la previsione di un quorum. La reale partecipazione dei cittadini è fondamentale in un Paese democratico. Basta prendere ad esempio il caso Corigliano – Rossano che ha visto una partecipazione al referendum del 32,97%, 12.507,00 votanti su 38.236 aventi diritto hanno deciso le sorti di una città. L’astensionismo e la disaffezione al voto è un fenomeno da considerare e affrontare. Una tematica seria e delicata che potrebbe portare allo smantellamento della democrazia. Non potendo costringere l’intero corpo elettorale a recarsi alle urne, il quorum diventa necessario. Non dimentichiamo, a tal uopo, le vedute del Costituente Mortati. Per Mortati il referendum era uno degli istituti atti a “a far sì che il popolo non sia una istanza pura e semplice di preposizione ma divenga invece un organo di decisione politica, chiamato a dire la sua parola decisiva quando si presentano questioni di vasto rilievo politico”. Il Costituente, congiuntamente ad altri illustri suoi colleghi, all’Assemblea Costituente del 21 gennaio 1947, hanno chiarito e precisato l’importanza di una percentuale di quorum a garanzia della democrazia ed hanno ribadito: “che ammettere un referendum al quale abbia partecipato uno scarso numero di elettori, si ammette un principio che può essere gravido di conseguenze molto importanti e pericolosissime”. 3) Terza Regola, la sommatoria dei voti tra i comuni interessati al referendum, il noto articolo 44 della Legge Regionale 1983 impropriamente modificato. Non può esistere, per decidere una fusione, il calcolo di una sommatoria dei Comuni interessati. La volontà singola dei Comuni va, assolutamente, rispettata. La decisione dei singoli Comuni diventa vincolante. Il mancato rispetto della volontà popolare del singolo Comune che decide di non fondersi con gli altri, diventa arbitrio e restano “cittadini senza scettro”, lo scettro della sovranità, come nell’assurdo caso di Spezzano Piccolo. 4) Quarta Regola, la previsione di escludere, nel rispetto della sovranità popolare, i Comuni che non hanno votato favorevolmente alla fusione e ridare agli stessi “lo scettro della sovranità”, oggi arbitrariamente soppressa.
Nel testo di riforma presentato da Greco e Sergio, che la Regione avrebbe già dovuto approvare prima di avviare i processi di fusione, come le Regioni virtuose del centro e del nord le quali dapprima hanno fissato le regole e poi avviato le procedure, solo un lettore miope non vede la volontà positiva di avviare i processi di fusione, processi però fatti bene, con progettualità e diretti a garantire una effettiva volontà dei cittadini e una effettiva realizzazione del miglioramento dei servizi.
“Il rispetto del principio di partecipazione delle Comunità locali è diretto a garantire l’autonomia degli enti minori nei confronti delle stesse Regioni per evitare che queste possono addivenire a compromissioni dell’assetto preesistente senza tenere adeguato conto delle realtà locali e delle effettive esigenze delle popolazioni direttamente interessate” (Corte Costituzionale sentenza 453/1989). La lungimiranza che ci si aspetta dalla Regione Calabria è quella di predisporre, nell’immediatezza e in adeguamento alle Regioni virtuose, riforme e incentivazioni, necessarie per garantire procedimenti di fusione fatte bene, con effettivo e tangibile vantaggio e miglioramento dei servizi per i cittadini ed evitare “compromissioni dell’assetto preesistente senza tenere adeguato conto delle realtà locali”» .

 

Questione incendi a Mendicino, Bevacqua: «In Calabria c’è un vuoto legislativo»

MENDICINO  (CS) – La scottante questione degli incendi è stata al centro del convegno sulla proposta di legge regionale organizzato dal circolo del PD di Mendicino che si tenuto questo pomeriggio presso il teatro comunale. «Questo convegno- rende noto Vincenzo Spingola del circolo PD di Mendicino- è un’occasione per parlare di incendi, di prevenzione, e soprattutto vuole essere un momento di riflessione affinché non si ripeta più ciò che è avvenuto. Un vero e proprio disastro ambientale ed economico che per molti ha rappresentato un trauma psicologico ed umano. Mendicino è tra i paesi maggiormente colpiti, non si sa se dietro ci sia qualcuno che si diverte a giocare col fuoco, o se dietro ci siano raffinate menti criminali. È doveroso fare chiarezza ed ancor di più è necessario l’inasprimento delle pene per chi si macchia di questo reato». «Mendicino ha subito gravi danni. A farne le spese sono stati molti uliveti» , dichiara Margherita Ricci, segretario del circolo PD di Mendicino. «Questa estate ho assistito a delle vere e prorie scene di guerra urbana. Il mio plauso- dichiara il sindaco Antonio Palermo- va a Domenico Bevacqua per aver proposto una legge sugli incendi boschivi che andrebbe a colmare un vuoto legisltivo di 17 anni». Si dice lieto della tematica scelta il segretario provinciale del PD Luigi Guglielmelli, «ringrazio Domenico Bevacqua che si è messo subito a lavoro avanzando una proposta di legge che presenta delle novità in termini di prevenzione, soccorso e coordinamento. Se viene a mancare la legislazione, non si può fare nulla». Amareggiato il presidente di Legambiente Calabria Franco Falcone che ha incentrato il proprio intervento sulla riforma Madia che ha ripartito le competenze del Corpo forestale dello Stato  che è stato accordato con Carabinieri e Vigili del fuoco facendo venire meno la funzione del Dos che coordinata le operazioni anti-incendio. Emozionato il consigliere provinciale con delega ambientale Francesco Gervasi che, dopo aver ringraziato le associazioni per il soccorso prestato durante gli incendi, marca l’importanza della proposta di legge che fa sì che il problema degli incendi non cada nel dimenticatoio. «Le legge- quadro in materia di incendi boschivi del 2000 va rivisitata soprattutto in merito al campo delle competenze. Nacque per copiare le norme in auge in altri Paesi, dimenticando la nostra conformazione territoriale – dichiara il segretario provinciale generale FNC Giampiero Catalano-. Le regioni non solo devono mettere in campo un personale competente e consapevole, il loro compito è anche sviluppare una politica attiva intervenendo con campagne preventive e di sensibilizzazione e implementando uomini e mezzi».

 

DOMENICO BEVACQUA ILLUSTRA LA PROPOSTA DI LEGGE REGIONALE

«Ho voluto essere qui per dimostrare l’esistenza di un corpo dirigenziale che vuol dare delle regole. Da 17 anni- ricorda il presidente della Commissione Ambiente Regione Calabria Domenico Bevacqua- nella nostra Regione c’è un vuoto legislativo; ho depositato una proposta di legge finalizzata ad attuare la legge-quadro in materia di incendi boschivi del 2000. Si tratta di un progetto che dispone l’approvazione del piano A I B, conferisce ranco legislativo alle modalità di approvazione e redazione e stabilisce l’obbligo di redazione, da parte dei Comuni, del catasto di incendi boschivi». Con i dati drammatici sul raddoppio del numero di incendi rispetto allo scorso anno, e sull’ onda dell’entusiasmo per il buon lavoro svolto dal PD, il presidente del consiglio regionale della Calabria Nicola Irto chiude un convegno su una tematica molto sentita da un nutrito pubblico che ha riempito la sala.

Rita Pellicori

Il circolo PD di Mendicino discute della proposta di legge sugli incendi boschivi

MENDICINO (CS) –  C’è una proposta di legge sugli incendi boschivi – già incardinata in IV Commissione Ambiente del Consiglio regionale della Calabria, a firma dello stesso Presidente della Commissione On. Domenico Bevacqua – che «va sottoposta al dibattito pubblico per sollecitarne la tempestiva approvazione, al fine di non ritrovarci impreparati la prossima estate che non vogliamo si prospetti ancora una volta ‘di fuoco’». A dichiararlo è il consigliere provinciale con delega all’Ambiente Francesco Gervasi, per il quale «il problema va affrontato nei tempi giusti e con gli strumenti giusti, non essendo più rinviabile l’adozione di una normativa che dopo ben 17 anni dia piena attuazione alla legge-quadro nazionale (L. 323/2000) prevedendo, altresì, disposizioni aggiuntive e obbligatorie».
“Una Legge regionale per non vivere un’altra estate di fuoco” è proprio il tema dell’incontro organizzato per venerdì 13 ottobre dal circolo PD di Mendicino e dal Movimento Politico “Zona Dem”; l’appuntamento è alle ore 18, presso il Teatro comunale della Città delle Serre Cosentine.
L’incontro sarà aperto da Vincenzo Spingola, del Circolo PD di Mendicino; seguiranno i saluti del Segretario del Circolo Margherita Ricci, del Sindaco Antonio Palermo e del Segretario Provinciale del PD Luigi Guglielmelli. Interverranno: Francesco Falcone, Presidente Legambiente Calabria; Giampiero Catalano, Segretario Provinciale Generale FNS CISL (Federazione Nazionale Sicurezza); Francesco Gervasi, Consigliere Provinciale con delega all’Ambiente. A concludere i lavori, l’On. Domenico Bevacqua – Presidente Commissione Ambiente della Regione Calabria; e l’On. Nicola Irto, Presidente del Consiglio Regionale della Calabria.
«La protezione del nostro patrimonio boschivo deve essere condivisa e partecipata – ha aggiunto il Consigliere Gervasi – perché la devastazione dei territori colpisce tutta la comunità, aggravando peraltro il rischio idrogeologico. Una cittadinanza consapevole di questi rischi sarà in prima linea nel controllo e nella protezione del territorio, facendo anche da pungolo al legislatore per l’adozione immediata di regole efficaci contro un crimine che definire ‘odioso’ è assolutamente riduttivo».

 

Rende aderisce alla proposta di legge per la rivitalizzazione dei centri storici

RENDE  (CS) – È stata votata all’unanimità, dal consiglio comunale di Rende, la proposta di legge d’iniziativa popolare per la rivitalizzazione dei centri storici calabresi.

La legge, elaborata dal gruppo di associazioni “Prima che tutto crolli” e discussa nell’ultima assise, è stata illustrata dell’assessora Marina Pasqua che ha affermato: «Riteniamo che sia necessario, urgente e doveroso prevenire ed insieme intervenire affinché le aree di interesse storico siano salvaguardate. Il dilagante fenomeno di degrado strutturale e sociale va arginato, infatti, con gli strumenti necessari affinché i nostri borghi diventino luoghi sicuri e di nuovo vivibili: l’attenzione ai centri storici deve assumere centralità come questione regionale».

Soddisfatto il sindaco Manna, «Il risultato è figlio di un modo di fare politica in maniera condivisa avendo ben chiaro un progetto d’insieme che abbia come attore principale il cittadino, motore e cuore pulsante di una città in cui centro e periferie siano un unicum armonioso capace di valorizzare l’identità di una comunità capace di abbracciare insieme passato e futuro in un presente dove dignità urbana, cultura e coesione sociale possano coabitare».

 

Chiarimenti del Dipartimento Cultura e Turismo sulla proposta di legge sul teatro

CATANZARO – Il Dipartimento Cultura e Turismo rende noto una serie di chiarimenti in merito alla proposta di legge sul sistema teatrale calabrese. «La proposta di legge sulla disciplina del sistema teatrale calabrese, approvata dalla Giunta regionale il 16 dicembre scorso, è il frutto del recepimento di gran parte delle osservazioni inviate al Dipartimento competente dagli operatori del settore. Nel corso dell’incontro tra il Presidente Oliverio e il mondo teatrale nella Sala Oro della Cittadella di Catanzaro, nel mese di settembre, quando si è presa visione della prima bozza della proposta di legge predisposta dall’amministrazione regionale, il Presidente e l’allora Dirigente generale della Cultura, hanno invitato i presenti e tutti coloro i quali ne avessero titolo, ad inoltrare osservazioni e suggerimenti per migliorare o modificare il testo stesso della proposta legislativa. E così è stato. Il Dipartimento ha lavorato per adeguare la bozza alle sollecitazioni degli operatori nel quadro giuridico e finanziario disponibile. Chiunque, confrontando il testo abbozzato dalla Regione con le osservazioni delle associazioni e imprese teatrali, potrà notare quanto la proposta di legge approvata sia rispondente alle esigenze degli operatori. Si invitano i componenti del coordinamento teatrale a prendere contezza del testo trasmesso al Consiglio regionale. Non da ultimo, va sottolineato, che al funzionamento della nuova legge non saranno destinate solo le consuete risorse utilizzate per la legge 3/2004, ma anche in considerazione della possibilità di maggiori accessi ai contributi e di ulteriori settori d’intervento che potranno essere sostenuti, sarà impiegata una capacità finanziaria aggiuntiva proveniente da programmi complementari come il PAC. Ciò può già evincersi dalla scheda finanziaria allegata alla proposta di legge, il cui iter troverà comunque compimento nella sede legislativa del Consiglio regionale. Ragione per la quale è di tutto interesse del mondo teatrale calabrese che la proposta di legge della giunta proceda speditamente verso l’approvazione, in un’ottica di continua collaborazione tra tutte le parti coinvolte nel dibattito, ognuna secondo le proprie prerogative».

Depositata proposta di legge regionale acqua pubblica

Negli ultimi anni anche in Calabria, come nel resto d’Italia, si è diffusa la consapevolezza sociale dei rischi connessi alla mercificazione del bene comune acqua, e dimostrazione ne è la vittoria dei Sì ai referendum del giugno 2011: 780mila calabresi, oltre la metà degli aventi diritto al voto, si sono espressi chiaramente contro la privatizzazione del servizio idrico, sostenendo i quesiti referendari promossi dal Comitato “2 Sì per l’Acqua Bene Comune”.

Ma la politica è sorda e non vuole saperne di dare seguito alla manifesta volontà popolare. In Calabria, con la deliberazione n. 545 del 10 dicembre scorso la Giunta Regionale ha presentato una proposta di legge in materia di risorse idriche con la quale, sotto la fuorviante dicitura di “società di interesse pubblico”, intende mantenere la Sorical nella sua attuale forma di società di diritto privato ed a scopo di lucro nata da una pseudo-privatizzazione. In particolare, nella proposta di legge regionale si stabilisce che la Sorical S.p.A. “per la gestione operativa può […] costituire una società mista pubblico- privata”, ripresentando tale e quale il rovinoso meccanismo precedente, con l’unica non irrilevante differenza che “per la realizzazione e l’approvvigionamento di lavori, servizi e forniture”, cioè ciò per cui servono i maggiori investimenti, si avrà una in-house, mentre per la gestione operativa (il segmento più “allettante”) resta tutto come prima.

Eppure il giudizio sulla fallimentare esperienza della privatizzazione è unanime: solo un mese fa, dal dibattito avvenuto nel Consiglio regionale, abbiamo appreso che “la multinazionale Veolia non ha MAI versato nulla in questi anni” e che la Regione Calabria era una “mucca da mungere per fare tutto quello che era possibile per favorire il privato che non era controllato né si faceva controllare”. Una per una, quasi tutte le critiche e perplessità espresse nel corso degli anni dal Coord. “Bruno Arcuri” sono state riprese e fatte proprie da gran parte del Consiglio Regionale: le convenzioni forzose della Sorical con diversi Comuni, verso i quali si inoltravano atti di diffida per giustificare una consulenza di 800 mila euro l’anno con uno studio di Napoli; gli investimenti (non) realizzati, con la Regione Calabria che in questi anni ha erogato risorse per 147 milioni di euro contro il nulla della parte privata; il mutuo con la Depfa Bank e altri debiti, per cui la Regione Calabria rischia di avere un danno di 385 milioni di euro che “grava e graverà sulle spalle dei cittadini calabresi”; la mancanza di controllo, per cui l’assessore ai lavori pubblici, che detiene la maggioranza della Sorical SpA, chiedendo documentazioni e informazioni “non era nelle condizioni di riceverle”. Resta inoltre completamente aperto il problema delle tariffe illegittime applicate ai comuni, “certificata” di recente nella relazione della Corte dei Conti della Calabria, che comporta un maggior esborso valutabile in decine di milioni di euro.

Non è possibile accettare che i danni creati siano ora supinamente pagati dai calabresi. Questi debiti devono essere pagati da chi li ha contratti, dalla multinazionale francese VEOLIA, che sta abbandonando la nostra regione alla chetichella, e da chi li ha permessi, avallati e giustificati.

Per questo il Coord. “Bruno Arcuri” chiede che si compiano i passi necessari per giungere ad una commissione territoriale per l’auditoria sul debito della Sorical SpA (sull’esempio di quanto fatto a Roma in merito ad Acea Ato2).

Oltre alla denuncia rispetto ai disastri causati da anni di gestioni fallimentari, sentiamo però anche la necessità di mettere in gioco una nostra proposta, per invertire la rotta e dare seguito alla manifesta volontà dei calabresi. Per questo oggi un’ampia coalizione sociale, già impegnata a sostegno dei referendum del 2011, ha deciso di presentare una legge di iniziativa popolare per fare in modo che in Calabria si realizzi un modello per la gestione del Servizio Idrico Integrato volto al perseguimento degli interessi collettivi e, al contempo, a ottimizzare le risorse finanziarie disponibili.

La proposta di legge che oggi presentiamo mira soprattutto a fissare alcuni principi fondamentali:

• la gestione del servizio idrico integrato deve essere sottratta al principio della libera concorrenza, e realizzata senza finalità lucrative, in quanto servizio di pubblico interesse generale;

• allo stato ciò non può accadere se non tramite l’affidamento diretto di quelle che erano le competenze della Sorical ad un’Azienda speciale di diritto pubblico;

• è necessario mirare ad una reale partecipazione dei cittadini e dei lavoratori del servizio idrico in merito alla pianificazione, alla programmazione, alla gestione e al controllo di quest’azienda;

• in ogni caso deve essere garantita a chiunque la fornitura del quantitativo minimo vitale, individuato in 50 litri a persona;

• è necessario che anche la riorganizzazione dei comparti del servizio idrico afferenti agli ormai ex-ATO sia incentivata ad un indirizzo di gestione pubblica e partecipata;

• è necessario riaffermare un principio di solidarietà, finanziando con un apposito fondo l’accesso all’acqua potabile a tutti gli abitanti del pianeta.

La nostra proposta vuole dunque rappresentare un punto di partenza per incamminarsi, dopo anni di esperienze fallimentari trascorse ad inseguire il miraggio dell’”industria dell’acqua”, verso modalità nuove di gestione pubblica e partecipata. La forza che potrà avere questa proposta dipende solo dai cittadini calabresi, che tanto più la faranno pesare quanto più saranno disposti a sottoscriverla. Per la difesa dei beni comuni, per il rispetto della volontà popolare.

Si scrive Acqua ma si legge Democrazia!