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Coldiretti Calabria ai politici: impegni chiari e convincenti dei candidati sulla questione Rosarno

A tre anni di distanza, la “rivolta di Rosarno” continua ad essere un caso nazionale irrisolto. Gli organi di informazione regionali, nazionali ed internazionali, continuano ad interessarsi della vicenda sottolineandone i drammatici  aspetti sociali che influiscono sulla convivenza e qualità della vita e bollano la drammatica vicenda, come “inferno” e “polveriera” .  L’intera vicenda   – chiede Pietro Molinaro  presidente di Coldiretti Calabria – non può essere ricordata a sprazzi, ma  deve trovare una convincente soluzione  anche in occasione delle prossime elezioni nazionali. Ci piacerebbe che chi è candidato  in Calabria e i leader nazionali che sicuramente verranno, prendessero impegni concreti su una questione che non solo interpella le coscienze ma, se risolta, può assicurare un futuro dignitoso per il bene di tutti. Tenere in uno stato di perenne emergenza sociale  una parte importante del territorio calabrese –commenta– non aiuta sicuramente lo sviluppo del territorio nonché un  tema cruciale: la giustizia sociale deve andare di pari passo con la giustizia economica. E’ il lavoro e l’attività di impresa che eticamente sensibile si dimostra impegnata in un patto per la crescita economica e sociale del territorio. L’agricoltura e l’agroalimentare, sono i polmoni economici con cui respira il territorio rosarnese, ma nelle varie prese di posizione e reportage, ad avviso di coldiretti,  l’analisi che viene effettuata è monca: quanto  è accaduto e continua ad accadere a Rosarno a tre anni di distanza, ripropone drammaticamente la catena di sfruttamento perpetrata ai danni dei produttori di agrumi e dei lavoratori immigrati. Occorre  -prosegue – continuare a tenere accese in modo positivo le luci su  Rosarno,  poichè,  ne eravamo e ne siamo ancora più convinti, è il paradigma dei problemi irrisolti della Calabria, ma non solo in tema di accoglienza e  integrazione, ma di competitività del settore agricolo ed agroalimentare. Gli arcigni avversari sono  le multinazionali delle bibite sul piano economico e ingiustificati fenomeni di caporalato sul piano sociale che, impediscono una equa remunerazione del prodotto e la schiavizzazione del lavoro all’interno della filiera. Abbiamo un punto di forza – aggiunge Molinaro –  grazie alla iniziativa incessante condotta da Coldiretti nelle piazze e nel Parlamento Nazionale che ha trovato alleati in parlamentari, comuni,  nella chiesa e varie associazioni dei consumatori la percentuale di succo nelle aranciate è stata portata al 20%. Occorre quindi non mollare la presa –prosegue Molinaro –e ottenere l’origine obbligatoria del succo in etichetta. La  Coldiretti forza sociale amica della Calabria, continuerà ad essere in prima linea per favorire qualità dei beni prodotti, dei processi di produzione e dignità del lavoro: tutto inscindibilmente legato alla giusta remunerazione.