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“Stanotte”, da venerdì in radio il nuovo brano della calabrese Ylenia Lucisano

Roma ( Rm) – Da venerdì 18 marzo sarà in rotazione radiofonica, in digital download e sulle piattaforme streaming “Stanotte”, il nuovo brano della cantautrice calabrese Ylenia Lucisano. Prodotto e registrato da Simone Bertolotti al “White Studio” di Cremona e masterizzato da Giovanni Versari allo studio “La Maestà” di Tredozio, Stanotte (testo e musica di Giuseppe Anastasi) parla della fine dolorosa di un amore, del momento esatto in cui ci si rende conto che si sta vivendo dentro ad una bugia e si prende la difficile decisione di chiudere per sempre una relazione sbagliata. “La notte porta consiglio – racconta Ylenia Lucisano – specie quando bisogna prendere decisioni importanti come quella di lasciarsi alle spalle un amore ormai finito. Mi piace come Giuseppe Anastasi sia riuscito a mettere in luce il carattere forte di questa donna che ha deciso di non subire più l’arroganza di un uomo che non merita alcuna lacrima e di reagire allontanandolo per sempre. Credo possa essere un ottimo spunto per molte donne”.

“Scenette da un matrimonio”, un omaggio alla radio e non solo

COSENZA (CS) Un appuntamento originale, al punto da essere quasi sperimentale, quello curato e condotto da Ugo G. Caruso a Cosenza in programma domenica 24 gennaio a partire dalle ore 17.30. L’incontro promosso dal Movimento Telesaudadista, a suo tempo pensato da Daniela Vercillo e rimasto poi, come vari altri progetti, in attesa di realizzazione, consiste sì in una maratona ma per una volta basata non su materiali televisivi, bensì radiofonici. Dunque, potrebbe essere definita una kermesse “radiosaudadista”. Saranno infatti riproposti alcuni dei celebri sketches radiofonici della serie Eleuterio e “Sempre tua” interpretati da Paolo Stoppa e Rina Morelli su testi di Maurizio Jurgens e trasmessi per otto anni nel corso del seguitissimo programma radiofonico “Gran Varietà” che per un decennio detenne il record degli indici d’ascolto. Era il 2 ottobre del 1966 quando dagli studi di Via Asiago in Roma giungeva la voce della grande attrice che nel ruolo della moglie adirata e delusa rimproverava al marito una grave disattenzione o peggio un’imperdonabile oltraggio a seguito del quale decideva di tornare a casa della madre in Trastevere fino a quando questi non si fosse scusato e avesse posto rimedio al danno e all’offesa. Subito dopo il radioascoltatore avrebbe udito dall’inconfondibile voce di Stoppa la replica per le rime del marito rimasto nella comune dimora dei Parioli, con la sua controversione dei fatti ed una vera e propria dichiarazione di guerra alla coniuge ed immancabilmente pure all’odiata suocera. Ovviamente ogni incandescente querelle si chiudeva con l’immancabile riappacificazione.

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La lunga saga si compone di 56 sketches, ciascuno della durata di circa 7′ che mettevano in scena un campionario incredibile di dissidi, incomprensioni, insofferenze o vere e proprie incompatibilità espresse con un cinismo ed un sadismo verbale sconcertante per l’epoca ma che oggi sarebbero nella media. Un vademecum, è stato detto, sui cambiamenti della vita coniugale anche se il mezzo usato era ancora la lettera, laddove oggi le stesse scaramucce troverebbero negli sms o in whatsapp lo strumento d’esternazione più appropriato. Curiosamente la serie ebbe termine nel 1974, l’anno del referendum sul divorzio. In tempi in cui non esisteva ancora la famiglia allargata ma era già in corso il disfacimento della coppia borghese, qualcuno volle vedere un riferimento alla più illustre coppia della letteratura italiana, ovvero Alberto Moravia ed Elsa Morante, anch’essi entrambi romani ma dislocati ciascuno per proprio conto: l’autore de “Gli indifferrenti” a Porta Pinciana, l’autrice de “La Storia” alla Garbatella. Ma Caruso ritiene che gli attori stessi funsero da modelli per i personaggi, essendo rimasti insieme per oltre quarant’anni senza sposarsi e neppure convivere. Il successo della serie fu tale da essere riprodotta in versione televisiva a Carosello nel ’71-’72 per la Sambuca Molinari con testi di Iaia Fiastri mentre alla regia si alternarono Mariano Laurenti, Enrico Sannia e Osvaldo Chiari. Di recente a Roma, al Teatro Belli, su riadattamento di Jessica e Carlo Jurgens, figli dell’autore, Riccardo Bàrbera ed Elisabetta Di Palo hanno fatto rivivere quella sorta di versione moderna e vetriolata dell’epistolario di Abelardo ed Eloisa. Il pomeriggio ideato dai telesaudadisti, riservato ai sodali dell’associazione e a quanti su prenotazione troveranno posto nei locali dell’emittente radiofonica locale che ospiterà l’evento, riproporrà una selezione delle esilaranti scenette a suo tempo rieditate da Donzelli in cd mp3 insieme ai testi, in un elegante cofanetto nella versione riveduta dallo stesso Jurgens, dai due interpreti, dal coautore di “Gran Varietà”, Antonio Amurri e dal regista del programma, Federico Sanguigni. Un omaggio, insomma alla radio coeva e quindi affine a quella grande televisione che resta il fulcro della ricerca telesaudadista e che continua ad essere a distanza di decenni il punto di riferimento affettivo e culturale di diverse generazioni.

Giornalismo che passione: l’Incontro con Giornalisti d’Azione

20150519_165549Si è tenuto il 19 maggio, presso, L’Istituto Comprensivo  di Castrolibero, Cs nella serata, l’incontro di “Giornalisti d’Azione”, libera e gratuita associazione di giornalisti Tv, carta stampata e web, dal titolo. “Giornalismo, che passione!”, ossia un progetto posto all’attenzione di quei Dirigenti scolastici, di scuola di I grado secondaria e di II grado, che intervenuti volessero affiancare, ai loro già esistenti giornalini scolastici o che ancora non ci avessero pensato, un giornalista professionista di quelli iscritti alla rete di Giornalisti d’Azione, responsabile Mario Tursi Prato con numerosissimi iscritti e 100, che hanno sottoscritto l’atto costitutivo. Dopo il saluto della dirigente dell’istituto, la professoressa Iolanda Maletta, a introdurre l’incontro è stato il dirigente dell’Ufficio scolastico provinciale di Cosenza, Luciano Greco, sotto la cui egida è presentata l’iniziativa dell’associazione di giornalisti calabresi. A illustrare il progetto, il presidente del movimento, Mario Tursi Prato, Livia Blasi caposervizio della sede Rai per la Calabria, Sergio Tursi Prato, direttore di Telitalia, Paolo Giura, di Calabria Tv. Sono seguiti alcuni interventi. Il progetto consiste dalla voce di tutti i giornalisti, che hanno spiegato, l’affiancamento al docente d’Italiano di un professionista della notizia, che possa preparare il ragazzo già a quella che è la metodologia dello svolgere la professione, che si distingue da settore a settore e che non corrisponde al fare il corrente tema d’Italiano. Il linguaggio, dalle parole della giornalista Livia Blasi, cambia anche nei vari modi di compiere la professione, dalla carta stampata (quotidiano, periodico e settimanale) alla TV e ancora al giornale online, al web e radio. Tanti modi per approcciarsi nel modo più adeguato ad un mondo difficile, dove dalle parole di Sergio Tursi Prato, sono davvero pochi i giornalisti, 20150519_165517che possono vantare il poter vivere di questo, perché l’ambiente non permette a tutti di poter emergere o svolgere la professione, ma con qualche nozione di base può promuovere uno scatto in avanti, mettendo a disposizione delle nuove generazioni ciò che si è potuto apprendere con esperienza e competenza. I laboratori prevedono diversi livelli di apprendimento: dalla lezione teorica alla pratica espressiva del Giornalismo, che per un professionista si consuma soprattutto sul campo e che nel tempo ha permesso di potersi avvalere di numerose forme di trasmissione news, circa il 90% delle emittenti televisive, una decina di emittenti radiofoniche e diversi siti web. Il laboratorio deve essere fatto però nella pratica, uscire dai confini dei banchi, ed eseguire una serie di servizi, che possano riguardare proprio il mondo della scuola, il rapporto tra docente e ragazzo, avvenimenti delle loro attività, dove, però è presente la NOTIZIA. Ma per fare ciò è necessaria una costante presenza del giornalista nella scuola, che possa seguire le attività della stessa, dai convegni ai dibattiti e insegnare a costituire un vero e proprio Ufficio Stampa di promozione e informazione.

                                                                                                                                                      Lucia De Cicco

 

La passione per il calcio e la suggestione delle radiocronache nel nuovo romanzo di Scaramuzzino

REGGIO CALABRIA – Nel libro “Come quando ascoltiamo le partite alla radio. Storie di sport minuto per minuto” (SEI, Torino, pp. 210, Euro 12) Giovanni Scaramuzzino, calabrese di Roccella Jonica – da tempo nella squadra di “Tutto il calcio minuto per minuto” di Radio Rai – si mette alla prova come scrittore e va addirittura oltre, sorprendendoci nei panni di romanziere.

Dopo l’esordio con il particolare e avvincente “Fino all’ultimo chilometro. Il Giro d’Italia da una motocicletta” (Geo Edizioni), dedicato al grande ciclismo, qui Scaramuzzino spiazza l’ascoltatore, prima ancora del lettore, dando vita a una sorta di opera radiofonico-cartacea in più atti. È come se i protagonisti vivessero contemporaneamente le loro vicende e irrompessero sulla scena incontrandosi, sovrapponendosi, interrompendosi, completandosi e realizzandosi compiutamente proprio come il racconto in diretta di più partite alla radio. E gli stadi calabresi per una volta diventano una sorta di campo principale dell’opera evocando emozioni sempre suggestive.

Particolarmente indovinata, per esempio, la scelta di alcune figure portanti dell’opera: ecco un segretario scolastico che, grazie a una sciarpa a lungo tenuta riposta in un cassetto, riscopre, rivive e rielabora ricordi che si sublimano in un incontro che forse ha poco di casuale.

E poi il rapporto controverso, ma sempre speciale, tra genitore e figlio adolescente. Una storia delicata, suggestiva che si snoda tra le impalpabili onde radio e quelle ben più visibili del Mar Tirreno sul traghetto tra Toscana e Corsica.

Ma probabilmente il personaggio più intenso, controverso e drammaticamente più vero è Fabio, portiere di successo, che in una serata nebbiosa perde la strada di casa “rischiando” – invano, purtroppo – di ritrovare quei valori di uomo che un tempo l’avevano accompagnato, saldi e sicuri, prima di essere sacrificati sul volatile altare dell’effimero.

Il merito maggiore di Scaramuzzino è quello di essere riuscito, scrivendo, a fermare l’attimo e a fermare anche noi. Una sosta che ci “costringe” a riflettere, ma non una frenata brusca: un dolce rallentamento dopo che l’autore ha avuto l’accortezza di bussare e chiedere permesso.