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Presila, referendum: la vittoria del SI dà il via libera alla fusione dei comuni

COSENZA – A distanza di quasi cinquant’anni dalla fusione di Sambiase, Sant’Eufemia e Nicastro nell’attuale Lamezia Terme, anche in Presila si celebra la nascita di un nuovo municipio in cui saranno accorpati gli attuali comuni di Pedace, Trenta, Serra Pedace e Casole Bruzio. I cittadini, attraverso un referendum, si sono espressi a favore dell’unione in maniera abbastanza netta. Resta autonomo il solo comune di Spezzano Piccolo dove il NO ha prevalso soltanto per una manciata di voti: 481 a 471. Netta prevalenza del SI negli altri comuni. In particolare nelle tre sezioni di Trenta, 746 cittadini si sono espressi a favore del comune unico e 244 contro. Successo netto per il SI a Pedace con 702 voti. A favore del NO si sono espressi in 213. A Serra Pedace si sono registrati 321 SI e 128 NO. A Casole Bruzio successo di misura per il SI che ha ottenuto 652 preferenze. 642 i voti per il NO. Tutti i dati sono ufficiosi.

Referendum in Presila, si va verso la fusione dei comuni chiamati al voto

Quasi terminato lo spoglio nelle sezioni dei cinque comuni della Presila chiamati a scegliere sulla fusione e sulla costituzione di un comune unico. Sta prevalendo il SI quando mancano solo i dati relativi a Casole Bruzio. In particolare nelle tre sezioni del comune di Trenta, si sono espressi a favore del comune unico 746 cittadini. Contrari in 244. Successo netto per il SI a Pedace con 702 voti. A favore del NO si sono espressi in 213. A Serra Pedace si sono registrati 321 SI e 128 NO.

Calabresi al voto, chiusi i seggi per il referendum in Presila. Si passa allo spoglio

COSENZA – Alle ore 21 si sono chiusi i seggi per i due referendum cui sono stati chiamati i cittadini di sei centri calabresi. In cinque paesi della Presila cosentina i cittadini sono stati chiamati a scegliere se fondere o meno i municipi per far nascere un unico comune. In caso di esito positivo si tratterebbe della seconda unione di comuni della storia repubblicana, dopo la nascita, nel 1968, di Lamezia Terme, in cui si unirono Sambiase, Nicastro e Sant’Eufemia.  Si è votato anche a Ricadi per il cambio di denominazione del comune in “Ricadi-Capo Vaticano”.  Per quanto concerne il referendum della Presila, secondo dati ufficiosi, alle ore 12,25 a Trenta hanno votato in 218 pari all’8,94% degli aventi diritto; a Casole Bruzio 270 (11,43%); a Serra pedace 127 (11,41%), a Spezzano Piccolo 214 (10,39%), a Pedace 178 (9,6%). Alle ore 19 a Trenta hanno votato il 768 pari al 31,51%; a Casole Bruzio 1000 (42,35%); a Serra Pedace 369 (33,98%), a Spezzano Piccolo 757 (36,73%), a Pedace 703 (38%). Questa invece l’affluenza definitiva: Trenta 991 pari al 40,66%; Casole Bruzio 1305 (55,27%); a Serra Pedace 450 (41,43%), Spezzano Piccolo 959 (46,57%), Pedace 930 (50,27%).

Al via la campagna referendaria della Cgil con Pippo Civati

COSENZA – C’era anche Pippo Civati, insieme alla parlamentare Loredana De Petris, all’iniziativa organizzata a Cosenza dalla Cgil in occasione dell’apertura della campagna elettorale per i due Referendum amessi dalla Corte Costituzionale sulle condizioni dei lavoratori. Il primo quesito propone di eliminare completamente il voucher, lo strumento introdotto per pagare prestazioni saltuarie ed utilizzato in maniera distorta anche per retribuire persone che svolgono di fatto mansioni continuative e subordinate.

Il secondo quesito riguarda le tutele per gli esternalizzati, per azzerare le differenze tra persone che lavorano fianco a fianco, ma sono uno dipendente dell’azienda committente e l’altro dell’azienda appaltatrice.

Pippo Civati e la CGIL

I lavori sono stati aperti dal segretario della Cgil di Cosenza Umberto Calabrone. Nutrita la partecipazione nella Sala Nova del Palazzo della Provincia. «Quello del lavoro è un problema complessivo che riguarda anche i meno giovani – ha detto Civati, segretario del movimento “Possibile” – Il sistema del lavoro ha perso valore, certezze, garanzie, ha perso diritti. Quella referendaria è una battaglia fondamentale da concludere prima delle elezioni politiche: il governo stabilisca la data referendum, fissandolo insieme alle amministrative per evitare di buttare via 300 milioni come quelli spesi lo scorso anno per spostare il voto sulle trivelle in un giorno diverso dalle elezioni comunali».

Un processo che va avanti ormai da diversi anni. «Non si vota per un partito come nel referendum costituzionale, ma per una diversa idea del lavoro, della politica e della società. Partiamo dal Mezzogiorno insieme alla Cgil, nei luoghi dove il problema della disoccupazione è ancora più avvertito. Purtroppo il Pd si era impegnato nel 2013 a fare cose di sinistra. Invece ha prodotto riforme che non hanno funzionato, bocciate dagli organismi di garanzia, dagli elettori, dalla Corte Costituzionale. Un pasticcio dietro l’altro».

Francesco Farina

Referendum, Trotta (FI Giovani): «Ha vinto la democrazia»

COSENZA – «Ha vinto la democrazia. Ha vinto un Paese che con coscienza ha saputo esercitare la propria voglia di sentirsi protagonista e non spettatore della vita politica». È quanto dichiara all’indomani del voto Vincenzo Trotta, coordinatore provinciale di Forza Italia Giovani. «È stata una campagna referendaria lunga e per tanti versi accesa, da entrambi gli schieramenti.Noi abbiamo preferito basare la nostra attività sulla correttezza, entrando sempre nel merito delle questioni e cercando quanto più possibile di renderci strumento intermedio d’informazione. Abbiamo lasciato agli altri la rabbia che di per sè non basta a governare un paese. Abbiamo lasciato ad altri la demagogia e la strategia del terrore che di per sè non bastano a vincere una battaglia referendaria, tant’è che l’Italia si è svegliata bocciando ampiamente questa Riforma. Lo abbiamo fatto iniziando sotto il sole cocente e terminando nel freddo delle ultime settimane e a tal proposito voglio ringraziare i tanti giovani che insieme al partito hanno combattuto questa battaglia di libertà. Sempre con la stessa voglia di difendere le nostre idee. Con il fuoco dei sogni negli occhi che mai deve mancare ai giovani che vogliono spendersi per permettere all’Italia che vuole correre davvero di avere la meglio su quella dei cambiamenti gattopardeschi.
La Calabria, e Cosenza, hanno risposto con forza rifiutando la Riforma Renzi-Boschi per quasi il 70% degli elettori. Non é stato un voto pro o contro Renzi ma nel merito di un tentativo di revisione costituzionale invasivo e mortificante per il valore della libertà e per l’esercizio della sovranità. Non è affatto vero, come egli vuole farci credere, che da solo ha collezionato il 40% dei voti. Dimentica che con lui c’erano Alfano, Verdini, Casini e tanti professionisti della politica con cui Renzi condivide la stessa idea di Stato, che probabilmente stanno già pensando al prossimo lido su cui approdare, che non sará quello del centrodestra. É riuscito a riesumare persino l’ex governatore della Calabria Agazio Loiero. La verità è che Renzi ha personalizzato il referendum per deconcentrare gli elettori dai fini della revisione proposta e dal comitato che l’ha redatta e sostenuta.
Adesso ci aspetta una nuova stagione, in cui raddoppiare il nostro impegno per il bene della nostra terra, per il bene del nostro Paese, per il bene del nostro domani. Le sue dimissioni, da premier ma non da segretario del primo partito in Parlamento, aprono la sua campagna elettorale per le politiche. Ed il Paese lo aspetterà per bocciare una politica fatta di slogan e di pressapochismo, che non attua nulla di tutto ciò che promette».

Referendum, l’analisi di Graziano: «Calabria e Sibaritide chiedono un cambiamento radicale del Sistema»

ROSSANO (CS) – «Più chiaro di così non si poteva. L’esito del Referendum ha bocciato chiaramente e sonoramente la Riforma costituzionale, il Governo e buona parte di quel centrosinistra che lo ha sostenuto. La volontà dei calabresi è stata chiara e di contrasto al Sistema. È, quindi,  stato un NO limpido alle politiche bugiarde e fallimentari di Renzi per la nostra regione. E appare altrettanto chiaro come il predominante NO alla riforma costituzionale, emerso in modo dirompente in tutta la Calabria come anche nella Sibaritide e nei comuni dell’Area urbana Corigliano-Rossano – da tempo in deficit di diritti e servizi – non sia una posizione conservativa ma viceversa la volontà ultrariformista della gente che continua a chiedere, oggi con più veemenza, un concreto, reale e coraggioso cambiamento. Garanzia che questa riforma ovviamente non dava».

È questa l’analisi del voto del Segretario questore del Consiglio regionale della Calabria, coordinatore provinciale di Forza Italia e presidente nazionale del movimento nazionale Il Coraggio di Cambiare l’Italia, Giuseppe Graziano, che evidenzia e commenta, tra gli altri, il risultato chiaro ed inappellabile scaturito dalle urne, soprattutto nella Sibaritide.

«Il day after del Referendum – commenta Graziano – ci restituisce un’Italia e soprattutto una Calabria sicuramente più sovrane e artefici delle proprie scelte. Ma che invoca, allo stesso tempo, una vera e più concreta stagione di cambiamento. I calabresi, così come evidenziavo e auspicavo nelle settimane e nei giorni precedenti alla consultazione referendaria, hanno detto no ad una riforma costituzionale che nella sostanza sottraeva capacità e autonomia alle Regioni nell’assunzione di decisioni vitali per lo sviluppo e la crescita. Dal governo della sanità per finire alle politiche ambientali, tutte le cosiddette materie concorrenti sarebbero passate sotto l’egida del Governo centrale che avrebbe deciso inesorabilmente il nostro destino, senza tener conto delle esigenze e delle vocazioni dei singoli territori. Lo aveva già fatto con le concessioni offshore alle società di idrocarburi nel bacino ionico; figuriamoci, ad esempio, cosa sarebbe successo se invece fosse passata la riforma!  Certo, i cittadini hanno avuto il grande coraggio di bloccare i piani centralisti di Renzi e del centrosinistra, ma ora tocca alle Regioni dare valore e concretezza alla sovranità, fortunatamente salvaguardata. In Calabria – prosegue – in modo particolare. Dove non potranno più esserci alibi di sorta nel processo di rilancio della macchina dei servizi, della crescita e dello sviluppo. Perché, se da un lato i calabresi hanno detto chiaramente no ai contenuti della riforma, dall’altro il loro voto ha espresso un palese dissenso verso il Governo centrale e regionale per il continuo e costante deficit di diritti». «Si legga, in questa chiave, il risultato emblematico della Sibaritide e dell’Area urbana Corigliano-Rossano. Qui ha vinto l’ultrariformismo, che emerge dalla voglia di cambiamento radicale della cosa pubblica, ed ha vinto il fronte ampio di chi rivendica diritti, da tempo sottratti, come la Sanità, la Giustizia e la Mobilità. I cittadini della Sibaritide – aggiunge il Segretario questore del Consiglio regionale – hanno bocciato Renzi e le sue balle, che hanno danneggiato il Meridione, e ridimensionato l’assolutismo di buona parte del centrosinistra regionale. Questo territorio è stato una delle vittime eccellenti dell’azione di uno dei Governi più antimeridionali della storia repubblicana. Ancora una volta la gente, attraverso le urne, ha chiesto il cambiamento. Quello vero – conclude Graziano – che restituisca diritti e garantisca meritocrazia e lavoro ai nostri giovani».

Referendum, Molinari «In Calabria clamorosa perdita di consenso del Pd. Oliverio e i suoi si dimettano»

COSENZA – Nel giorno del post-Referendum, continuano a susseguirsi dichiarazioni, commenti e punti di vista dei vari esponenti politici calabresi. Sulla vittoria del No al referendum confermativo per la riforma costituzionale dice la sua anche il senatore Idv Francesco Molinai che legge i risultati del voto come una chiara perdita di consenso del partito democratico in Calabria. «Il risultato restituito dal Referendum costituzionale – dichiara Molinari – rappresenta la conferma di un Pd, ormai, irrimediabilmente in caduta libera, in particolare in Calabria. Una conferma, percio’ dei numeri negativi venuti fuori gia’ dalle scorse amministrative in tutta la Calabria e che  hanno messo a fuoco il malcontento verso il partito di governo alla Regione. Insomma,  una lettura del referendum che non solo ha bocciato il Partito Democratico, ma che non puo’ essere bypassato dal Governatore della Regione Calabria e dai suoi. Non ci sono alternative. E’ giunto il momento che Oliverio  tiri fuori un briciolo di dignita’ e amor proprio e si faccia da parte. Ammetta il totale fallimento di una Giunta che, in due anni di attivita’, ha prodotto solo il nulla. Non risultano pervenuti interventi concreti per risollevare le sorti di una regione allo sbando e in piena colata a picco. Ci chiediamo che senso ha la permanenza di Oliverio & co tra gli scranni  di Palazzo Campanella, se la produttivita’ di questa amministrazione e’ pari allo zero. Non ci illudiamo, certo, che il Governatore abbia, necessariamente,  a cuore il destino del suo partito, ma quanto meno quello  della Calabria. Per cui,  prenda atto della sua fallimentarare gestione, espressione di una  coalizione che va dagli Adamo ai Morrone, proiezione in  Calabria di Verdini, e senza dimenticare  scelte  scelleratr come la nomina in Giunta di Nino De Gaetano. Oliverio e questo Consiglio, dunque,  è giusto  che  lascino, oggi stesso,  i posti di comando. La Calabria ed i calabresi meritano molto di più».

Referendum, l’analisi di Rifondazione Comunista

LAMEZIA TERME – «Il risultato ottenuto nel referendum di domenica in difesa della Costituzione Italiana nata dalla Resistenza, a cui il popolo italiano ha in massa ridato fiducia, è straordinario. Clamorosamente sconfitti il governo Renzi ed il PD, tutti i poteri forti italiani ed europei che avevano sponsorizzato il progetto, i tentativi di deriva autoritaria – E’ quanto si legge in una nota del segretario regionale del Partito di Rifondazione Comunista Pino Scarpelli – L’enorme affermazione del NO anche in Calabria ci impone una riflessione su come tutti i tentativi di condizionare il consenso messi in piedi da Oliverio, dagli amministratori locali del PD e dal gruppo dirigente di quel partito sono miseramente falliti. Eppure ce ne hanno messo di impegno e determinazione per risultare credibili agli occhi di Renzi. Del resto, a due anni dal forte consenso ricevuto, i miseri risultati del lavoro di costoro alla guida della Regione sono davanti agli occhi di tutti. Dispiace la bassa percentuale di votanti nella nostra regione – si conclude il comunicato – ma crediamo che anche su questo sia enorme la responsabilità degli amministratori e di gran parte del ceto politico calabrese, la cui pratica fatta di clientelismo, trasversalismo, ricerca dell’interesse particolare e privato, abbia comportato corruzione dei comportamenti, degrado dell’etica pubblica, disaffezione nei confronti della politica e sfiducia».

Referendum, Magorno: «Avviare riflessione nel Pd»

ROMA – «Non è il risultato per il quale ci siamo spesi ma prendiamo atto della netta volontà popolare e da questa ripartiamo nella nostra azione politica, con rinnovato impegno e immutata passione. In questa direzione, d’altro canto, va il discorso di Matteo Renzi, che con serietà, si è assunto a un’ora dal responso delle urne la responsabilità della sconfitta, rassegnando le dimissioni da Presidente del Consiglio». Lo afferma, in una nota, il deputato del Pd Ernesto Magorno, segretario del partito in Calabria. «La prevalenza dei no – prosegue – porta in primo piano una immediata riflessione sulla necessità e l’urgenza, all’interno del Pd e dei governi e delle istituzioni del Paese, di modificare gli assetti precostituiti, abbandonando personalismi e rispondendo alla domanda di cambiamento che con forza ci viene consegnata dagli elettori. Il voto del Sud fotografa uno stato di malessere che non può passare in secondo piano. Rimaniamo fermamente convinti che la strada del rinnovamento non vada abbandonata, ma al contrario perseguita con forza e determinazione. Si apre una fase di difficile decodificazione sul piano strettamente politico ma il Pd tutto, a partire da quello calabrese, mantiene salda la barra del riformismo e della volontà di incidere positivamente nella vita del nostro Paese e della nostra regione, portando avanti e fino in fondo quei processi di rinnovamento che in maniera chiara ci vengono chiesti dai cittadini».

Referendu, Occhiuto: «Oliverio tragga le conseguenze del voto»

CATANZARO – Prime picconate del centrodestra ad Oliverio, in relazione al voto referendario. Secondo gi esponenti di Forza Italia il NO espresso in Calabria equivale anche ad una bocciatura del Governo regionale. «Il risultato di oggi è straordinario e rappresenta la risposta del popolo all’arroganza di chi, come Renzi, usava la Costituzione per ricercare una legittimazione elettorale che mai ha avuto» afferma il deputato Roberto Occhiuto, presidente del Comitato per il No di Forza Italia Calabria. «Renzi – prosegue – si è dimesso, ma non è il solo sconfitto. Il risultato netto e chiaro espresso in Calabria dovrebbe indurre Oliverio a un’analoga riflessione. Aver caricato di significato politico e di accordi elettoralistici un quesito costituzionale è stato un grave errore per il Governatore, che ormai non ha più la fiducia dei calabresi. La percentuale altissima del No in Calabria, dove tutto il Pd senza eccezioni si era convertito al renzismo, dimostra che i cittadini non ne possono più di Oliverio e della sua sinistra compagnia». Gli fa eco Jole Santelli, coordinatrice regionale di Forza Italia in Calabria: «Il popolo italiano ha una grande dignità, è allegro, divertente, a volte anche sprezzante ma mai accetterà che qualcuno lo prenda in giro o lo disprezzi. I numeri della partecipazione democratica a questa competizione dimostrano che questo è stato il voto del popolo contro le élite».