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La “Regina madre” di Manlio Santanelli in scena al TAU dell’Unical

 RENDE (CS) – Questa sera al TAU dell’Università della Calabria, tornerà in scena il grande teatro. Dopo la positiva accoglienza di critica e pubblico ottenuta con “Scannasurice” e “Bordello di mare con città” di Enzo Moscato, la Elledieffe e Carlo Cerciello proseguono il lavoro dedicato alla drammaturgia contemporanea italiana, con la messa in scena di un altro gioiello: “Regina madre” di Manlio Santanelli.

L’opera del 1984, definita al suo debutto da Eugène Ionesco “éxtraordinaire”, può essere considerata oggi, a tutti gli effetti, un classico e come tale viene riletta da Carlo Cerciello, che è intervenuto in parte anche nell’adattamento del testo.

Un dramma profondamente ambiguo, ambientato in un luogo della mente dove due attori del calibro di Fausto Russo Alesi e Imma Villa danno vita ad un vero e proprio duello tra Madre e Figlio, combattuto con quell’arma micidiale e fantastica che è la parola. Un progetto di messa in scena fortemente voluto e condiviso da Cerciello, Russo Alesi e Villa che, dopo aver lavorato insieme, due anni fa, nella fortunata edizione della Fedra di Seneca al Teatro Greco di Siracusa, si ritrovano, oggi, nuovamente impegnati in una prova complessa. Il continuo ricorrere dei personaggi alla bugia, il continuo oscillare tra verità e finzione, sono segni inconfondibili del testo sviluppati nella messinscena, per dichiarare da un lato il fascino dell’esercizio del potere e, dall’altro, l’incapacità di crescere, di diventare adulti e di liberarsi definitivamente della figura materna.

 La regista  Carlo Cerciello presenta l’opera

«In Regina madre, si ha subito l’impressione che il personaggio della Madre sia in realtà lo specchio, o meglio, la proiezione della sofferenza che attanaglia il Figlio, condizionandone profondamente l’esistenza; Santanelli, accomuna al medesimo destino fallimentare Alfredo e la sorella Lisa, assente nell’opera, ma continuamente citata. Questo gioco al massacro, dunque, infantilmente agito e subìto, mi ha suggerito di mettere in scena il testo, dando concretezza al rituale onirico e psicologico di due fratelli alle prese con il fantasma della Madre».