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Arresti Rende, le cantate dei pentiti che hanno inguaiato i politici

CATANZARO – Sono state le dichiarazioni di alcuni pentiti ad imprimere una svolta nelle indagini condotte da pool della DDA composto dai magistrati Bombardieri, Luberto e Bruni e che ha portato all’arresto di alcuni esponenti politici di spicco della città di Rende e ad elementi organici al clan Lanzino-Ruà. Secondo quanto riferito dallo stesso procuratore Bombardieri nel corso di una conferenza stampa che si è da poco conclusa a Catanzaro, in procura, nel corso delle indagini gli investigatori sono stati guidati anche dalle dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia. Si tratta di Pierluigi Terrazzano, Roberto Violetta Calabrese e Adolfo Foggetti, tutti esponenti apicali della cosca Lanzino-Ruà. In particolare, Pierluigi Terrazzano, in un verbale di interrogatorio del 27 dicembre 2012, racconta un incontro presso le piscine di Quattromiglia di Rende, in occasione della campagna elettorale per l’elezione a sindaco di Rende nel 2011, con Sandro Principe e il fratello di un dirigente comunale che non è indagato, ma è indicato dal pentito come “vicino ad ambienti massonici e politici”. Adolfo D’Ambrosio, considerato elemento di spicco della cosca Lanzino-Ruà, avrebbe chiesto 100.000 euro per sostenere la candidatura di Sandro Principe lle regionali del 2010. La frase è stata intercettata nel carcere di Cosenza, durante un colloquio tra lo stesso D’Ambrosio, detenuto, e il figlio Aldo, avvenuto il 12 marzo 2014. «L’operazione contro la cosca di Rende e i politici della città del Cosentino, tra i quali l’ex sottosegretario di Stato, Principe, evidenzia, dunque, non solo favori e assunzioni, ma anche l’elargizione di denaro» hanno messo in evidenza i maistrati.