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Musica contro le mafie, grande successo per la settima edizione

Anche quest’anno un grande successo per Musica contro le mafie, evento che ogni anno diventa sempre più grande, sensibilizzando il suo pubblico attraverso l’arte alla condivisione e all’educazione su una tematica che attanaglia soprattutto il sud Italia.

COSENZA – Questa settima edizione ha coinvolto un pubblico giovane e dinamico in una cinque giorni ricca di eventi, artisti, musicisti e persone impegnate nel sociale per un obiettivo comune: divulgare il più possibile al fine di avere cittadini sempre più attivi e consapevoli.

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10 finalisti provenienti da tutta Italia, showcase, dibattiti e incontri, 10000 studenti coinvolti tra grandi e più piccoli provenienti dalla Calabria e da fuori regione, grandi ospiti e sopratutto tanto interesse e crescita personale, un grande concerto e tanto da raccontare. Tutto ciò è stato possibile grazie a Gennaro De Rosa, direttore artistico e coordinatore del premio, e a Marco Verteramo. Descrivere ciò che è accaduto tra Auditorium Guarasci, MaM (Museo delle Arti e dei Mestieri), caffè Telesio e Teatro Morelli è difficile, perché gli stimoli sono stati diversi e tutti emozionanti.
Piccoli tasselli di vita, portati dagli ospiti che sono giunti a Cosenza per questa cinque giorni, si sono incastrati alla perfezione per creare la nuova edizione di Musica contro le mafie: musicisti  e artisti come Maurizio Capone e la sua ecomusic, Kento, Kiave, Taiyo Yamanouchi aka HYST, Dj Kerò, Dario Brunori, Cataldo Perri, Massimo Garritano, Andrea Lucisano, Mr. Peach e lo Scanderbeg Duo.
Ospiti che avevano tantissimo da raccontare, come Giovanni Impastato, Salvo Ruvolo e l’associazione Libera, da sempre in prima linea nella lotta contro le mafie.

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Al termine di questi cinque giorni di frenetiche e stimolanti attività, il superconcerto dello scorso sabato, che ha visto alternarsi sul palco Ghemon, Eman e Fabrizio Moro, con tantissimi giovani in delirio tra le poltroncine del Morelli. Un live dal forte impatto emotivo, iniziato con lo storytelling di Ghemon, che ha raccontato la sua vita attraverso la musica, ed è proseguito con Eman e Moro, vibrazioni in acustico che hanno smosso un coro di voci all’unisono dalla platea. Sold out da raccontare e da ricordare fino alla prossima edizione di Musica contro le mafie.

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In questa settimana verranno rivelati i nomi dei vincitori del Premio Musica contro le mafie, scelti dai giudizi, divisi in una giuria responsabile ed una giuria studentesca, presenti in sala venerdì 16 e sabato 17. La premiazione avverrà a Casa Sanremo il 7 Febbraio e, gli stessi, avranno modo di esibirsi in una speciale giornata l’8 febbraio con Don Luigi Ciotti presso la Casa del Jazz di Roma.

Una manifestazione che ha accolto un pubblico giovane e tantissimi interessati, una sensibilizzazione che si rende necessaria per non voltare la testa sulla tematica della mafia.

Miriam Caruso

 

 

A Lorica i sapori della cucina flambè

SAN GIOVANNI IN FIORE (CS) – Un itinerario di gusto, colore e odori lungo i percorsi dell’eccellenze gastronomiche, nell’atmosfera suggestiva e calda della cucina flambè.

E’ l’idea che AMIRA, l’Associazione Maitre Italiani Ristoranti e Alberghi, ha proposto in giro per la provincia cosentina, ospiti di ristoranti e alberghi, alla riscoperta di gusti tradizionali e tecniche moderne.

Ultima tappa del tour, a Lorica Parco Natura. In un atmosfera elegante e raffinata, anticipo delle feste natalizie, i maitres Biagio Talarico e Piero Laratta hanno guidato gli ospiti lungo il percorso di un menù degustazione, che ha coniugato la tradizione delle materie prime, con l’innovazione delle tecniche di cottura e l’arte della mise en place.

Protagonista della proposta di Amira, la cucina flambè o meglio la cucina di sala. Nata dall’esigenza di scaldare le vivande, la cucina flambè ha conquistato, nel corso degli anni un ruolo e un’autonomia di spicco. Una cucina in cui proprio i maitres recitano il ruolo di protagonisti.

Tra flambage e descrizione delle pietanze, i maitres Talarico e Laratta sono riusciti a stregare gli ospiti che in più momenti hanno abbandonato il posto a tavola per vedere da vicino la tecnica del flambè. Nella cucina di sala non sono ammessi errori: lo showcoocking esige precisione e maestria che i maitres di Amira hanno acquisito in anni di esperienza e pratica e in momenti di formazione e aggiornamento continui.

In una mirabile sintesi di sapori e odori rivive la trafilatura a bronzo dei paccheri calabresi al brasato di podolica, lo stecco di maialino al finocchio selvatico, la millefoglie di patate con fonduta di caciocavallo e il portafoglio di podolica con riduzione di vino rosso.

E il flambage non risparmia neanche i tradizionali turdilli. Succo d’arancia, miele e gocce di drago per un dolce natalizio tutto calabrese che strizza l’occhio alle più blasonate crepes francesi, superandole al traguardo. Risultato eccezionale: le note calde e vellutate del miele cedono il passo all’aroma di zafferano del liquore Gocce di drago (un distillato dell’Abbazia di San Giovanni in Fiore) e alla freschezza dell’arancia.

Il prodigio è compiuto: a Lorica Parco Natura si fondono saperi e sapori ma soprattutto le emergenti professionalità della ristorazione a tutto tondo: quelle dei maitres di Amira Biagio Talarico e Piero Laratta e degli chef dell’agriturismo Giuseppe Calvelli e Lino Tiano.

 

 

Santa Lucia nella tradizioni di Cassano

Il 13 dicembre è il giorno in cui si festeggia S.Lucia.

A Cassano allo Ionio tradizione vuole che si mangi il grano bollito condito con il mosto cotto, con il miele oppure semplicemente con lo zucchero.

Sulla vigilia di Santa Lucia vive una storia fantastica del grano cotto cosiddetto di Santa Lucia, legato alla “pignata” (recipiente in terracotta in cui veniva posto il grano per essere cotto) piena di grano lasciata cuocere lentamente nel camino dove, il mattino seguente si osservava una piccola impronta di piede lasciata sul grano cotto. I racconti delle mamme e delle nonne volevano ricondurre quell’impronta alla Santa che scendeva dal camino per fare visita alla famiglia, in senso di protezione. Oggi il piatto povero è diventato simbolo delle feste.

La leggenda vuole che nel corso di una tremenda carestia che stava decimando la popolazione nel giorno di Santa Lucia, 13 dicembre, di un non lontano luogo e non precisato anno, si vide arrivare nel porto una nave piena di grano che fu distribuito alla gente. Era tanta la fame che tormentava la città che il popolo non perse tempo a macinare il grano per preparare il pane, ma bolliva e mangiava il grano con una fame spaventosa e nel momento in cui esso diventava bello cotto i cucinieri al grido di “grano-grano” è cotto, richiamavano le persone vicino ai grandi pentoloni da cui il grano veniva distribuito.

In seguito si iniziò a condire il grano con il miele, poi con il vino cotto, con l’aggiunta della ricotta, i canditi e il cioccolato, diventando sempre di più un piatto prelibato e buono da gustare. Così, tanto per non perdere la tradizione, il piatto si contamina con i nuovi prodotti e accostamenti, si evolve, si addolcisce mescolando il grano cotto alla crema di ricotta.

A Cassano il 13 dicembre, giorno di S. Lucia, è legato ad un’altra tradizione, la conta dei dodici giorni che anticipano il Natale. La cultura tradizionale del popolo attribuisce ad ognuno dei dodici giorni il nome dei mesi dell’anno.

Si avrà,così:

13, dicembre jinnéare (gennaio)

14, filivéare (febbraio)

15, marzo (marzo)

16, aprili (aprile)

17, méaj (maggio)

18, giugno (giugno)

19, giugniettu (luglio)

20, egustu (agosto)

21, settembre (settembre)

22, uttrùovu (ottobre)

23, santo muartinu (novembre)

24, natale (dicembre).

Se si annoteranno le condizioni climatiche di quel giorno, queste coincideranno, secondo la tradizione, al clima relativo al mese corrispondente.

 

Ricetta e ingredienti e preparazione del grano cotto:

500 g di grano

acqua

mosto cotto

Pulire per bene il grano e tenerlo a bagno per un giorno intero.

Il giorno successivo lavarlo per bene sotto l’acqua corrente e porlo in un’ampia pentola dai bordi alti.

Far cuocere fino a quando risulterà tenero. Dividere in coppette e condire con qualche cucchiaino di mosto cotto o a seconda del gusto, con il miele, zucchero o altro.

 

Anna Maria Schifino

I R.E.M. e il loro (ever)Green

R.E.M. – Green 1988 Warner Bros

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Dopo cinque anni con un’etichetta indipendente, i R.E.M. firmano con la Warner Bros. Records. Segno che qualcosa nella loro carriera sta cambiando. Siamo nel 1988.
La loro uscita discografica precedente, Document, presentava sonorità punk che negli Stati Uniti sembravano non riuscire a trovare spazio e questa perseveranza premia i quattro ragazzi di Athens con la copertina di Rolling Stones.

E poi? Cambiamento, dicevamo.

Green, infatti, è un album di transizione verso quel successo mondiale che si realizzerà con Out of time e che poi verrà consacrato col capolavoro Automatic for the people. Ciò non toglie che un album, per quanto di transizione, o forse proprio per il suo esserlo, possa rappresentare un piccolo gioiello in una discografia. Inizialmente doveva trattarsi di un album doppio – una parte acustica e un’altra elettrica – ed effettivamente questa divisione rimane, tra schitarrate sfacciate e linee melodiche che percorrono un intero brano. Questa intelligente commistione di sonorità pop e folk, intessute su altre di tipo indie, non tolgono certamente spazio a testi di piena denuncia sociale. Già il solo titolo dell’album è un doppio richiamo al colore scelto dagli ambientalisti, che è anche quello dei dollari.

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Alcuni degli esempi più evidenti sono Get up, un invito ad alzarsi dal divano di casa e a far sentire la propria voce, e soprattutto World leader pretend, brano chiaramente contro Reagan, che insomma… traducete il titolo!
I testi giocano un ruolo interessante anche nel brano di apertura che è Pop song 89, dove la band che, ripetiamo, si preparava alla scalata al successo, sfotte proprio gli ascoltatori del pubblico di massa (Hello, how are you? / I know you, I knew you / I think I can remember your name). Coesistono anche venature intimiste, che prendono forma in un’altra perla come You are everything, dove viene cantato in chiave introspettiva il terrore per il mondo che sta nascendo e i riff spiazzanti e psichedelici dell’outro I remember California.

Chiamatelo album politico, chiamatelo album di transizione. Fate come vi pare. Green è uno dei cardini della discografia di un gruppo che ha sempre mantenuto la propria dignità artistica, anche nell’insidioso mondo delle major. E tiene ancora oggi il passo di molte altre produzioni, a distanza di 28 anni. Intanto speriamo che Stipe ci ripensi.

Speriamo di rivederli presto assieme.

Gianluca De Serio

 

Premio Musica contro le mafie, annunciati i nomi dei 10 finalisti

COSENZA – Il Premio “Musica contro le mafie” 7^ Edizione, partito il 5 Settembre scorso, ha finalmente i suoi 10 Finalisti!

I voti sono stati espressi dalla Giuria Facebookiana (valore 20%), Giuria Studentesca (valore 35%) e Giuria Responsabile (valore 45%); il rapporto tra questi voti ha dato il risultato finale ed anche quest’anno Musica contro le mafie ha i suoi 10 Finalisti che passano alle Fasi Live.

I 10 Artisti si esibiranno al Teatro Morelli di Cosenza all’interno del cartellone della “5 Giorni di Musica contro le mafie”:

5 nella finale n°1 del 16 Dicembre;
5 nella finale n°2 del 17 Dicembre.

I 10 Finalisti, in ordine di Classifica, sono :
“Chop Chop Band” – Barletta (BA), “Sancto Ianne” – Benevento, “Cicciuzzi” – Gangi (PA), “22esimo Quartiere” – Messina, “Molla” – Bari, “Jimmy Ingrassia” – Roma, “Limone” – Bassano del Grappa (VI), “Mujura” – Roccella Jonica (RC), “Mud” – Sermide (MN), “Musicamanovella” – Pignola (PT).

L’appuntamento è fissato per le Finali di Cosenza al Teatro Morelli, davanti ad un pubblico di studenti che per la prima volta saranno Giuria delle fasi finali attraverso i loro smartphone e alla giuria responsabile presente in sala.
Presentatori d’eccezione delle finali saranno due rapper di fama nazionale: Kiave e Hyst, che condurranno le due finali tra esibizioni ed ospitate. I due Mc saranno anche protagonisti di un cameo musicale.
Le Finali di Cosenza vedranno inoltre la partecipazione di due ospiti d’eccezione: Maurizio Capone – BungtBangt, uno dei maggiori rappresentanti della Eco-Music e costruttore di strumenti musicali con materiale riciclato, e Kento unico rapper ospite alle Targhe Tenco 2016 e con il suo ultimo libro/cd “Resistenza Rap” appena pubblicato.

Il coordinamento di Libera (Associazioni, nomi e numeri contro le mafie) Calabria con quello di Cosenza e lo staff dell’associazione Musica contro le mafie allestiranno punti informativi e di incontro con il pubblico presente.

Il Premio “Musica contro le mafie 7^ Ed.” è stato ideato e organizzato dall’Associazione Musica contro le mafie e sviluppato e sponsorizzato da MkRecords con il supporto di SIAE, Acep, Unemia, L’Associazione, Banca Etica e Credito Cooperativo sotto l’egida di Libera(Associazioni, nomi e numeri contro le mafie), con la partnership di Casa Sanremo, Club Tenco, I-company, Narcomafie, Muzi Kult, MkLive, Gruppo Eventi, Casa Memoria Felicia e Peppino Impastato, e del maestro orafo Michele Affidato, autore dei premi.

La manifestazione rientra tra gli eventi storicizzati, promossi e finanziati dalla Regione Calabria a valere sul fondo cultura 2016.

Il made in Italy dell’Azienda Agricola Conforti vola ad Amsterdam

AMSTERDAM – Da San Giorgio Albanese ad Amsterdam passando per Londra: un percorso eccellente quello dell’Azienda Agricola Conforti, esempio concreto del principio del made in Italy quale volano di sviluppo per un territorio, quello della Piana di Sibari e dei centri italo-albanesi, fucina di prodotti dell’eccellenza. Grazie alla possibilità offerta alle aziende del settore operanti nel territorio della provincia dalla Camera di Commercio di Cosenza, il giovane titolare dell’impresa, il dottor Giuliano Conforti insieme al fratello Giuseppe, è volato ad Amsterdam per partecipare a una importante iniziativa che conferirà maggior lustro alla storica azienda di famiglia, operante sin dal 1980. In questi giorni, infatti, nella città dei tulipani è in corso il “Bellavita Expo”, il maggiore trade-show del Benelux, dedicato al meglio dei prodotti enogastronomici del made in Italy, un’iniziativa dedicata ai produttori italiani che vogliono entrare nel mercato olandese e nordeuropeo. Nel corso della manifestazione saranno inoltre assegnati i “Bellavita Awards”, primo riconoscimento internazionale dedicato al meglio dei prodotti italiani di Food, Wine & Beverage. Circa 200 saranno i giudici impegnati nella scelta, tra esperti di settore, giornalisti, buyers, chef e sommelier. E proprio l’Azienda Conforti concorre per l’ambito premio con il suo olio extra-vergine d’oliva 100% biologico. Dunque, un’altra tappa importante per l’Azienda calabrese, dopo la recente partecipazione presso la prestigiosa Royal Horticultural Halls a Londra alla quarta edizione di “Welcome Italia”, il primo format innovativo dedicatoall’enogastronomia italiana.

“Canto pagano” dei Moda, Perle dagli anni Ottanta

Alla fine degli anni Settanta nella musica comincia a manifestarsi un certo malessere esistenziale, complici i cambiamenti del mondo, che non prende più solo forma in canzoni d’impegno politico ma (anche) in un genere chiamato new wave. Sebbene il genere nasca in Inghilterra, ci sono molti esempi di ottimi risultati anche in Italia. Oggi infatti vi parliamo di Canto pagano dei Moda (1987). No. Niente accento sulla a.

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Il gruppo fiorentino presenta un sound molto più vicino al glam di Bowie, dei Japan o dei Duran Duran, come ci ricorda la voce calda e carismatica di Andrea Chimenti, ed erano quindi contrapposti al filone più dark rappresentato dai Diaframma di Federico Fiumani e Miro Sassolini. Questa opera seconda dei Moda è composta da un tessuto di tastiere che si intrecciano, dando così modo alla voce e alle chitarre di entrare in scena sotto diverse vesti.
Gran parte dei testi – a dir la verità, forse non sempre all’altezza – cantano l’emarginazione, la sconfitta di qualcuno davanti alla società, o alla vita, o all’amore, e solo nei brani in coda sembra esserci un riscatto. L’urlo di aiuto che diventa rabbia di Malato, l’angoscia di chi ha subito e vuole reagire fuggendo (magari proprio dalla vita) di Uomo dei sogni, la rassegnazione davanti a un amore finito in Addio a te. Questi primi tre brani riescono a conciliare sonorità rock non immediate a una certa orecchiabilità, che ritroviamo anche in Se fossi. Da qui in poi i testi abbandonano quella resa di cui parlavamo prima e la svolta è segnata dal guanto di sfida lanciato con Spara. Janine, invece, dipingeva quadri e cercava firme per strada ed è bastato un flirt con un doppiopetto a farle allontanare lo sguardo da quadri e firme… tanto “annoiati, poi, ti getteranno via”, quindi poco male.

La vera perla arriva alla fine – seppur dopo vari brani validi – con L’America, che scardina le pose della società borghese, l’adorazione del denaro e il conformismo dilagante già allora. Questo forse è il brano più bowiano e più punk di cui il disco sentiva il giusto bisogno. Canto pagano vede la partecipazione di Gianni Maroccolo al basso e la produzione del compianto Carlo Ubaldo Rossi.

Un disco di poco meno di 40 minuti che vale la pena di ascoltare, se non altro per rivivere un periodo d’oro e poco conosciuto della musica italiana. Vi pare poco?

Gianluca De Serio

“Il Muro di Berlino”, il nuovo videoclip dei VioladiMarte contro le difficoltà di comunicazione

COSENZA – Esce oggi il nuovo attesissimo videoclip dei VioladiMarte: Il Muro di Berlino. un concentrato di rock alternativo, cantautorato e psichedelia.

Il brano racconta delle difficoltà odierne legate alla comunicazione interpersonale. Si evolve il concetto di non-azione, espresso nell’ultimo album della band La Sindrome dei Panda (2012), portando l’ascoltatore alla consapevolezza dell’esistenza dei “Muri Emozionali”. Muri che si possono interporre tra due amici, in una coppia o sul posto di lavoro, separandoci da ogni forma di comunicazione reale.
Come un abito mi cucirai perché ti entri ancora”.
Il Muro di Berlino è la metafora dell’ultima difesa personale utilizzata dalla società.
Da un’idea di Joe Santelli, con la collaborazione di Visioni Creative, nasce il video ipnotico del Muro di Berlino, che in circa 4 minuti riesce a portare lo spettatore a confrontarsi con situazioni che può trovare nella vita di tutti i giorni.

Persone, quotidianità, maschere e sguardi, tutto gira intorno a un muro, mostrando volti differenti a ogni cambio scena.

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Video e Montaggio a cura di Visioni Creative – Matteo Leuterio e Giuseppe Greco.
Brano scritto e composto da Joe Santelli.
Registrato presso le Officine 33Giri di Cosenza.
Mastering a cura di Eric James al Philosophers Barn Studios (UK).

Per maggiori informazioni seguite la Pagina Facebook dei VioladiMarte: (https://www.facebook.com/VioladiMarte?fref=ts).

My Bloody Valentine, la dimensione di Loveless

Anche quest’album è degli anni Novanta (1991). Anche quest’album è di una band inglese.
Loveless dei My Bloody Valentine è il manifesto dello shoegaze (letteralmente guardascarpe), coniato dai giornalisti per indicare l’attitudine di chi suonasse questo genere a guardare in basso; non le scarpe, in realtà, ma gli effetti a pedale.

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Sleep like a pillow è il verso che apre le danze e suona come una dichiarazione d’intenti. Le voci di Kevin Shields e Bilinda Butcher sembreranno arrivare da un’altra dimensione, ostacolate dal fitto muro sonoro. La batteria apre alle distorsioni di Only Shallow dove, dicevamo, è messa in chiaro l’atmosfera che attraverserà tutte le tracce. Il cantato sognante della Butcher fluttua sui suoni distorti, che sembrano portare avanti le sonorità di Psychocandy dei Jesus and Mary Chains. L’intensità dell’arrangiamento si rompe d’incanto, in coda, per cedere a un vortice di tremoli che apre alla traccia successiva. Loomer è fatta da schitarrate sullo stile dei Sonic Youth di Daydream Nation e da un tremolo in secondo piano che attraversa tutta la canzone, come una costante e lieve scossa di terremoto. Touched è un brevissimo lamento angoscioso, sempre ottenuto grazie alla leva del tremolo, ideale per portare a Here’s to know when. Quest’ultimo è forse il brano migliore, estremamente sognante, in cui le “solite” chitarre vorticose dividono la scena con un artificioso complesso di archi (che in realtà è ottenuto da chitarre campionate). When You Sleep, altra punta di diamante dell’album, esplode quasi come a voler contraddire il proprio titolo. Per la prima volta il microfono passa al buon Kevin Shields, tra riff più graffianti accompagnati da una chitarra-synth e un testo meno criptico dei precedenti. Da qui si passa a I Only Said, dove il riff scivola sulle chitarre stridenti. Molto valide anche Come In Alone e Sometimes, la prima più garage, la seconda dalle forti capacità estranianti. In coda troviamo la splendida Blown A Wish, What You Want e Soon, quest’ultima dai suoni più acidi.

Dopo anni di EP, i MBV sfornano questo capolavoro che consiste in brani dagli elementi apparentemente inconciliabili, ma che coesistono grazie a un’abilità degna di pochi. È una voce che prova ad urlare, ma non viene capita e sembra una rivoluzione incompleta. Però, dal 2014, sta assistendo a una rinascita.

Gianluca De Serio

La “Different Class” dei Pulp

Si dice che tra i due litiganti il terzo gode.

Nell’Inghilterra degli anni Novanta, per distinguersi dall’ormai agonizzante grunge americano, nasce la scena brit pop, le cui band di punta sono Blur e Oasis. Mentre Damon Albarn e i fratelli Gallagher sono impegnati a fare a gara a chi vende di più, in un altro punto dell’Inghilterra succede qualcosa.

Ma facciamo un passo indietro. (cit.)

Nel 1994 un’altra formazione esce con l’album His ‘n Hers, dove si nota una forte crescita stilistica fatta di quelle venature glam che caratterizzeranno l’album successivo. Questa formazione si chiama Pulp, e nell’anno a venire, pubblicherà il lavoro della consacrazione, pietra miliare del britpop e degli anni Novanta: Different Class.

Il quinto album dei ragazzi di Sheffield dà voce alla classe differente che sono tutti gli outsider, gli esclusi. E della loro vita c’è tutto: dal biglietto da visita iniziale di Mis-Shape («We want the things / you don’t allow us / We won’t use guns / We won’t use bombs / We’ll use the one thing / we got more of / That’s our minds») alla conclusiva vita notturna di Bar Italia.

La voce di Jarvis Cocker è una fantastica commistione tra lo stile chansonnier del primo Scott Walker e quello di Serge Gainsbourg, con un’impostazione, anche sul piano estetico, che ricorda i cantautori francesi esistenzialisti degli anni Cinquanta.

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Parti più urlate si alternano ai molto più frequenti episodi sussurrati che vogliono sedurre durante l’ascolto in cuffia. Le chitarre si alternano alle orchestrazioni, come in I Spy, e cedono il passo a brani più easy listening (è il nome del genere, non un inglesismo buttato là!) come Sorted for E’s and Wizz, brano con chiaro riferimento all’ecstasy e quindi censurato dalla rotazione musicale. Non meno degno di attenzione è Something Changed, accompagnato da uno splendido basso e da un testo che trascende il naturale scorrere del tempo.

In un lavoro del genere non può mancare, in pieno stile del tempo, qualche riflessione sull’amore, come la ballabile Disco 2000, che diventerà anche il brano più conosciuto di tutta l’opera. Nella seconda parte della playlist si incontra anche la piccola perla F.E.E.L.I.N.G.C.A.L.L.E.D.L.O.V.E., dove il suono dei Pulp prende una piega avant garde, tra le già citate orchestrazioni e un parlato che cede il passo a esplosioni sonore nel ritornello.

Different Class dà quindi racconta gli outsiders e lo fa in modo decisamente orecchiabile (pop!). Schizza al primo posto della classifica inglese e viene premiato con quattro dischi di platino.

Oggi, se fate zapping tra le pubblicità, vi potrà capitare di ascoltare qualcosa di familiare.

Gianluca De Serio