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[#Film] Sadako Vs Kayako, il cross-over horror Giapponese arriva sul campo da baseball

Un nuovo film horror dal sol levante sta per invadere gli incubi dei molti appassionati del genere. Sto parlando di Sadako Vs Kayako, il cross-over tra The Grudge e The Ring, che uscirà nei cinema giapponesi il prossimo 18 giugno. La sponsorizzazione di questo evento non poteva certo deludere le aspettative del pubblico.

Dopo la creazione di un account twitter horror e il rilascio di maschere di bellezza consigliate dalle due “bellissime” protagoniste dei film, Sadako e Kayako hanno invaso lo stadio giapponese Sapporo Dome, mentre stava per iniziare la partita di baseball tra gli Hokkaido Nippon Ham Fighters e i Tokyo Yakult Swallows. 

sadako vd kayako baseball

L’ingresso delle due attrici, assieme al bimbo pallido proveniente sempre da The Grudge, ha scatenato lo stupore del pubblico, che ha accolto la performance tra sorrisi e curiosità. In America, intanto, la Paramount ha annunciato il sequel Rings, in uscita per il 28 ottobre, mentre la Sony sta sviluppando il remake di The Grudge con il produttore Sam Raimi.

Il Cast del nuovo film vedrà Mizuki Yamamoto affiancata da Tina Tamashiro, Aimi Satsukawa, Misato Tanaka, Masahiro Komoto, Masanobu Ando e Takako Fuji. La regia è di Kôji Shiraishi (Grotesque, Noroi – The Curse) che dirigerà lo script basato sui personaggi creati da Takashi Shimizu e Kôji Suzuki.

Di seguito il video dello spettacolo al Sapporo Dome:

https://youtu.be/6pZAhqRZo78

Miriam Caruso

ModaMovie spegne venti candeline. Curiel incanta il Rendano

applausi x Curiel‹‹ Scegliete un lavoro che amate e per il quale siete disposti a mettervi in gioco ogni giorno, migliorandovi. Studiate, studiate, studiate. Osservate ogni cosa, soprattutto qualora provenga dal passato e non pasticciate: rispecchiate il corpo della donna, sempre››. ‘E il 2016, internet e la rete hanno cambiato il modo di approcciarsi alla moda, di conoscerla, di acquistarla. Esistono i designer e poi le fashion blogger. La creatività, in materia di fashion, implica la sperimentazione, l’errore, l’inusuale. Molto, troppo forse. Perché se osservando una collezione come quella di Raffaella Curiel, haute couture storica dell’Altamoda ci si incanta ancora a sognare, vuol dire che non tutto è davvero così cambiato. Il compleanno di ModaMovie è appena passato. Vent’anni. L’età in cui ci si sente grandi abbastanza da poter osare e rischiare qualsiasi cosa ma ancora troppo piccoli per farlo fino in fondo. Una riflessione che accompagna l’età umana ma che si adatta benissimo anche ad un festival diventato così importante in una terra del Sud, dove di moda e di cinema si parla sempre di rado. Un tema difficile quello stabilito dalla commissione, “Nel Presente”, interpretato nelle più disparate maniere dai venti designer provenienti da tutta Italia e non solo, pur di accaparrarsi uno degli importanti stage messi in palio dal concorso volto a premiare il talento. Talmente difficile da rischiare, forse, di andare un po’ oltre le righe, travalicando un limite che rischia di togliere spazio all’ eleganza. O almeno, quella è l’impressione che dilaga tra gli interni di un  teatro che ormai raggiunge i suoi livelli di overbooking senza troppo sforzo.

prima classificata vertModamovie è da sempre un’occasione d’oro  per Cosenza e lo è stata anche quest’anno. Nonostante le difficoltà a confrontarsi con un mood fin troppo ampio, da qualcuno interpretato alla luce delle recenti evoluzioni tecnologiche, da qualcun altro  letto nel suo senso di disagio e di turbamento volutamente riflesso nelle creazioni. Ad aggiudicarsi il premio della ventesima edizione un’incredula Margherita Maria Marchioni da Gorizia, i cui tessuti artigianali si alternavano a taffetà colorati generando un effetto Africa molto apprezzato dalla giuria. Abiti ecologici dalle forme geometriche ottenute modellando il rame. Un tocco di inusual in una platea di luci a led e ispirazioni futuristiche che sembra aver convinto la giuria, forse un po’ meno il pubblico, particolarmente favorevole alla seconda classificata, l’avellinese Valentina Iannone che ha presentato due abiti “trasformisti”, capaci di passare dal candore del bianco al colore dei graffiti con un semplice tocco di mano. A lei è riservato lo stage presso un altro straordinario atelier, quello di Sabrina Persechino. Terzo posto, invece, per Maria Gisella Sapienza e per i suoi abiti dal sapore essenziale nel quale confluiscono Oriente ed Occidente in un mix minimal. Un posto speciale è toccato, invece, a Claudia Micheli, che nonostante il mancato posizionamento è riuscita ad aggiudicarsi uno stage presso la fondazione Ferrè e, come da consuetudine del Festival, all’altrettanto talentuosa Teresa Mutuale che con l’originalità dei suoi abiti, ispirati alla psicologia dei tempi moderni, ha conquistato la giuria Junior. Una gara faticosa, entusiasmante, a cui si è frapposto il sogno, l’eleganza e il romanticismo della collezione di Raffaella Curiel. A lei e ai suoi abiti fluttuanti e colorati, gli applausi più scroscianti. Un giardino di tessuti e di toni in cui nulla è lasciato al caso, incluso l’incarnato delle modelle. Giallo, rosa, verde e corallo i toni predominanti per una stilista che, nonostante gli anni di esperienza, ancora si emoziona. ModaMovie parla al talento, ma è l’arte la vera sposa del cuore.

ph: Francesco Farina

Lia Giannini  

[#LeagueofLegends] Vladimir, il Vampiro della Landa

Ennesimo omicida mai pentito di Runeterra, schierato dalla parte di Noxus e amante del sangue… stiamo parlando di Vladimir: il primo e solo vampiro (o forse più correttamente “emomante”) di League of legends.

Recentemente rinnovato assieme alla patch dei maghi di qualche settimana fa, Vladimir si rivela sempre una buona scelta per il proprio roster campioni.

Il ruolo che ricopre al meglio Vladimir nella Landa è quello di mago tank in corsia superiore: grazie ai suoi bassi tempi di ricarica e le sue spell a medio raggio può rivelarsi un ottimo bullo contro i campioni da mischia, senza considerare il suo forte sostentamento che lo contraddistingue.

Le sue abilità sono:

Patto cremisi (P)= Vladimir guadagna potere magico con la salute bonus, e salute con il potere magico bonus;

Trasfusione (Q)= Infligge danni al nemico e cura Vladimir, una volta ogni due lanci ne ottiene uno potenziato per un breve periodo;

Lago di sangue (W)= Tramuta Vladimir in una pozza di sangue non bersagliabile, infliggendo danni ai nemici colpiti e curando Vladimir di parte dei danni effettuati;

Maree di sangue (E)= Delle gocce di sangue partono da Vladimir e infliggono danni nell’area che lo circonda;

Emopiaga (R)= Colpisce un’area relativamente piccola, i nemici colpiti subiscono danni aggiuntivi per la durata della spell e dopo 4 secondi infligge il suo danno e cura Vladimir.

La giocata tipo di questo campione consiste essenzialmente in: infliggere più danni possibili con Q ed E, utilizzare la R cercando di colpire più nemici possibili ed utilizzare la W come mezzo di fuga, tenendo d’occhio la barra della vita poiché alcune delle nostre abilità consumano salute.

Per quanto riguarda le rune:

9 marchi della penetrazione magica

9 sigilli della salute crescente

9 glifi della riduzione ricarica crescente

3 quintessenze del potere magico

Per le maestrie consigliamo il ramo della ferocia per abusare di “tocco della morte bruciante” con i nostri bassi tempi di ricarica, o una buona alternativa potrebbe essere il ramo di astuzia prendendo la maestria “intelligenza” in caso abbiate intenzione di raggiungere il 45% di riduzione ricarica.

Nell’augurarvi buona fortuna per le vostre partite tenete sempre a mente il consiglio del mietitore cremisi “pensate positivo”.

Giulio Ciambrone

 

[I Consigli di Nerd30] Colorful, un filo sottile tra la Vita e la Morte

La vita e la morte, due temi che da sempre tormentano la mente dell’uomo e su cui sono stati eseguiti studi e ricerche per poter trovare la ricetta dell’immortalità. Molti artisti e grandi menti hanno tentato di dare una loro interpretazione di questi due grandi ingranaggi che caratterizzano la nostra esistenza, così come hanno tentato anche semplici uomini, nel loro piccolo, una personale ricerca di risposte.
E vita e morte sono solo due delle molte tematiche di Colorful, film d’animazione giapponese del 2010, ispirato al romanzo omonimo di Eto Mori. L’opera è stata prodotta dalla Sunrise e dalla Ascension, sotto la regia di Keiichi Hara.
Ancora non edito in Italia, si spera che, un giorno, possa arrivare anche nel nostro Paese.

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Colorful è la storia di un’anima arrivata alla fase finale della morte, a cui viene offerto di reincarnarsi nel corpo di un adolescente suicida. L’anima, quindi, macchiatasi di una grave colpa nella precedente vita, tornerà a vivere, senza memoria, sotto le sembianze di Kobayashi Makoto. In questo nuovo viaggio dovrà ricordare, entro un tempo limite, il suo errore e scoprire perché l’adolescente in cui si è reincarnato ha deciso di togliersi la vita. L’essenza vitale di un’altra persona si troverà, quindi, a dover affrontare la difficile vita quotidiana del ragazzo.
Colorful ha tutte le carte per essere considerato un capolavoro.

Può sembrare una conclusione affrettata, ma andiamo ad analizzare quali sono, a nostro avviso, gli elementi che lo rendono tale. 

La forza del film sono i temi trattati: al centro delle vicende ruotano, ovviamente, la vita e la morte, mai analizzati direttamente, ma con grande sottigliezza e strategia. Lo spettatore, a conoscenza della loro costante presenza nel film, è come se non li percepisse, mettendoli quasi in secondo piano.
Vita e morte, in una sorta di piramide gerarchica, sono le tematiche chiave dell’opera, eppure sono inserite così delicatamente da rendere alla portata di tutti dei temi tanto profondi.

A dominare concretamente la scena, poi, sono altri contenuti molto sentiti, soprattutto per la complessa società in cui viviamo: primo fra tutti, tangibile già nei primi minuti del film, è il terribile mondo claustrofobico in cui, giorno per giorno, ogni individuo è costretto a vivere secondo schemi e obblighi già disegnati. Pressione che il Giappone percepisce particolarmente. Coloroful ci rende partecipi, quindi, delle conseguenze negative dell’oppressione sociale. La vita porterà ogni personaggio dell’opera a tentare qualche tipo di ribellione, in ogni sua forma, ed è proprio così che l’anime sviluppa i restanti temi: lo sfogo si concretizza con la prostituzione giovanile, contenuto attualissimo, soprattutto in Giappone; troviamo il tema del bullismo, quasi invisibile ma percepibile grazie ad alcuni personaggi;  infine quello dell’inevitabile emarginazione. Molto peculiare, e particolarmente sottile, è il tema del viaggio, rappresentato dalle suggestive scene tra le antiche stazioni del Tamaden, vecchia linea ferroviaria, metafora che, inserita al centro dell’opera, rende tangibile la voglia di fuggire da tutte queste restrizioni.


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In un film con così tanto da dire, i personaggi non possono che essere caratterizzati alla perfezione e in ogni minimo particolare. Il protagonista subirà un’evoluzione talmente graduale da non far quasi percepire che il corpo di Makoto è vissuto da un’altra entità; le vicende porteranno il personaggio principale a interessarsi sempre di più della vita dell’adolescente, facendoci quasi pensare che a vivere in quel corpo sia Makoto stesso. Partiamo dal presupposto che, oltre al ragazzo, in questo anime tutti i personaggi hanno un ruolo primario per la storia: è proprio il non essere fossilizzato su un unico protagonista che rende gli eventi dinamici. Fra i più importanti ricordiamo la famiglia di Makoto che, dopo la tragedia, è tornata molto unita, anche se c’è ancora qualche attrito; Purapura, messaggero divino dall’evidente psicologia umana; Hiroka, ragazza vivace dal carattere opposto a quello di Makoto, di cui egli è segretamente innamorato. Per scoprire qualcosa in più, conviene guardarlo.


Dal punto di vista tecnico, Colorful non ha nulla che non vada. La regia, le dinamiche, la fluidità dei movimenti, tutto perfettamente realizzato in modo impeccabile. Molte scene che ritraggono paesaggi sono realizzate talmente egregiamente da sembrare la riproduzione su tela di un artista. E’ sempre un piacere guardare qualcosa con una grafica di tale portata. La colonna sonora, inoltre, si adatta a ogni situazione e a ogni scena in cui è inserita, suscitando profonde emozioni.


Concludendo, Colorful è un’opera dalla grande monumentalità che non ha nulla da invidiare all’acclamatissimo Studio Ghibli. Con una delicatezza straordinaria, il film ci insegna quanto la vita sia preziosa e di come essa non debba mai essere buttata via, rinnovando, giorno per giorno, la voglia di essere parte del mondo.
Buona visione!

Paolo Gabriele De Luca

[#NerdInterview] I Maghi Merrino si Raccontano in Esclusiva a Nerd30

RENDE (CS) – Ieri sera i Maghi Merrino hanno fatto tappa a Cosenza, esibendosi al B-Side Music Pub di Rende. L’evento, organizzato in collaborazione con B-Midgard, ha accolto la band con il frontman Marco Merrino, conosciuto su YouTube col nome di Croix 89, per una serata esplosiva. Noi di Nerd30 abbiamo incontrato il gruppo, che ci ha rilasciato un’interessante intervista pre-concerto, in cui abbiamo avuto modo di scoprire molto sul loro progetto.

Ragazzi, la prima domanda riguarda tutti voi in maniera individuale: chi siete, cosa suonate e da dove venite?
Marco: «Sono Marco Merrino, suono la mia voce e vengo da Messina!»
Vincenzo: «Sono Vincenzo Cuzzola, suono la batteria e vengo da Reggio Calabria.»
Cristian: «Sono Cristian Giarraffa, suono la chitarra e vengo da Messina, maledetto me!»
Andrea: «Sono Andrea Magrofuoco, suono il basso e vengo da Messina.»
Patrizio: «Io sono Patrizio Zurzolo, suono anch’io la chitarra e vengo da Reggio Calabria.»

Parlateci meglio di voi e della vostra formazione. Come sono nati i Maghi Merrino?
Marco: «Mi avevano invitato a una festa a Reggio Calabria e ho incontrato Patrizio, che seguiva da poco i miei video.»
Patrizio: «No, neanche li seguivo. Lo conoscevo perché avevo visto il video sui videogiochi di settima generazione e lo trovavo geniale, ma non sapevo che era Marco Merrino, non sapevo nulla. Quando mi dissero che sarebbe stato alla festa, mi informai su di lui e vidi un video in cui cantava, notando che era un potenziale cantante, ma mi aspettavo che avesse già un gruppo. Gli chiesi se avesse una band e, quando mi rispose di no gli dissi “Bene, ora hai un gruppo”. In pratica è stato un ordine.»
maghi merrino 3Il nome della band è geniale: a chi è venuto in mente e come?
Marco: «Siamo stati un bel po’ di mesi senza un nome e stavamo pensando di chiamarci I Randagi. Volevamo, però, trovare qualcosa che richiamasse il mio canale, perché queste canzoni sono dedicate ai fan, che fosse anche plurale, per non far sentire gli altri esclusi. Quindi, Maghi Merrino.»
Andrea: «Marco è arrivato in macchina e ha detto: “Dobbiamo trovare un nome, ma ci deve essere Merrino in mezzo”. C’erano idee come “Merrino Bros”.»

Passiamo alle domande un po’ più complesse: cosa volete esprimere con la vostra musica?
Marco: «Proprio come nei miei video, le canzoni possono essere viste come un qualcosa di puramente demenziale o divertimento stupido; invece basta ascoltarle per capire che sì, sono per far fare qualche risata, ma il messaggio finale c’è sempre.»
Andrea: «Le canzoni si presentano come un qualcosa di banale, poi quando conosci Marco e vedi quello che c’è dietro, capisci che quel modo di esprimere una canzone è, in realtà, il modo di esprimere un concetto alla Marco Merrino, concetto che col ca**o non ha nulla a che vedere, però si parla comunque di ca**o.»
Patrizio: «Soprattutto per le canzoni che sembrano più stupide, quello che dico sempre è di ascoltare il testo, perché dietro c’è una storia. Le canzoni esprimono esattamente quello che esprimono i video di Marco.»

Quindi, nonostante l’irriverenza delle canzoni, c’è un messaggio che volete comunicare.
Patrizio: «C’è sempre un messaggio, ed è la cosa che io, personalmente, amo tantissimo di questo gruppo.»
Andrea: «Ci sono alcuni testi che hanno un tema rintracciabile anche in altri tipi di canzoni “serie”. Il fatto è che questo tema viene trattato da noi in modo completamente differente e quando suonano e, soprattutto, quando si ascoltano questi testi, l’importante è non prendersi troppo sul serio.»

maghi merrino 2

Si è appena conclusa la vostra campagna di crowdfunding su Indiegogo. Che tipo di esperienza è stata?
Marco: «E’ stata la prima volta che ho chiesto, esplicitamente, soldi ai fans. Quindi, nonostante la paura che non arrivasse niente e il timore che qualcuno si potesse lamentare, la campagna è andata molto bene, soprattutto per quanto riguarda i commenti; avendo esperienza su YouTube, notavo che quando uno youtuber tra i più famosi proponeva l’acquisto di qualcosa, spesso ci si lamentava. Comunque, abbiamo raccolto i fondi e siamo pronti alla produzione del disco.»
Patrizio: «Oggi in macchina, venendo qua, abbiamo fatto il conto definitivo di quello che ci costa e di quello che abbiamo coperto e siamo sopra di 200 euro.»
Marco: «Ancora dobbiamo decidere la data, ma è certo che il cd uscirà a Luglio.»

Avete già parlato molto del vostro album ma, esattamente, com’è nato Album Dark? Prima di chiudervi in sala avevate già in mente qualcosa del genere?
Marco: «Assolutamente no. In realtà c’era un’idea di base, ovvero, come diceva Andrea, ogni canzone tratta determinati argomenti secondo il messaggio che noi vogliamo dare.»
Andrea: «Volevamo creare un contrasto fra il testo e la musica, con testi che andassero a bilanciare in senso opposto il metal.»
Marco: «Diciamo che questo si riverbera anche nel nome dell’album, perché vogliamo fare un certo sarcasmo verso i metallari, però facendolo anche noi.»
Andrea: «Inoltre c’è da dire che siamo uno dei pochi gruppi metal italiani che canta in italiano. Diamo l’opportunità di ascoltare e capire i nostri testi.»

album dark maghi merrino

Credo che questa sia la domanda più importante: chi è l’artista o la band che vi ha maggiormente influenzato?
E’ una domanda molto interessante, ma bisogna rispondere uno a uno:
Marco: «Io penso che come utilizzo della voce sia stato importante Ville Valo degli HIM e Serj Tankian dei System of a Down.»
Vincenzo: «Sono indeciso, ho studiato molti generi, però direi che sono stato influenzato maggiormente dal genere metalcore e punk rock.»
Cristian: «Io sono un classicista dell’heavy metal, di forte matrice maideniana, e poi mi sono lasciato influenzare molto dai Trivium.»
Andrea: «Io ho una base melodic death-metal, ma poi, quando ho iniziato a suonare il basso con loro, perché nasco come chitarrista, mi sono avvicinato molto al fusion.»
Patrizio: «Io suono molto ambient, ma nei Maghi mi sono lasciato influenzare dagli “As I Lie Dying” e un bel po’ dai Metallica dell’era “… And Justice for All”.»

Siamo alla fine. L’ultima domanda riguarda il vostro futuro: come credete che si evolverà la vostra musica? Avete progetti futuri?
Marco: «Maghi Merrino digievolveeee… Angemon! Non si sa, in realtà viviamo in un periodo in cui quel che succede, succede. Si vivrà al momento.»
Andrea: «Per le basi alcune idee ci sono, però andiamo ad agganciarci a quella che è la realtà, perché il primo album deve ancora uscire. Fatto questo, si deciderà. Siamo molto genuini, nel senso che quello che comporremo in futuro lo potremo sapere solo in quel futuro e, soprattutto, il risultato lo capiremo solo riascoltando quello che abbiamo suonato.»

                                                                                                     Paolo Gabriele De Luca

Traumi degli anni ’90, il finale della Serie Tv “I Dinosauri”

Per tutti gli amanti dei dinosauri, la tv ha da sempre proposto diversi format e produzioni, accontentando i gusti di giovani e non.
Come dimenticare Alla ricerca della valle incantata, film animato commovente del 1988, Jurassic Park di Spielberg del 1993, fino ad arrivare al film animato Il Viaggio di Arlo del 2015: sono solo alcuni dei tantissimi esempi che posso riportare in questo pezzo e che hanno influito nell’infanzia della generazione degli anni ’80/’90. Ma una serie Tv in particolare è rimasta impressa nella memoria di molti adulti dei nostri giorni: I Dinosauri (Serie Tv).

I nostri lettori, tra i 20 e i 30 anni, ricorderanno delle mattine e dei pomeriggi passati in camera a guardare le avventure della famiglia Sinclair, in cui attori travestiti da dinosauri portavano sul piccolo schermo lo scenario di un’atipica famiglia americana alle prese con lavoro e i soliti problemi di ogni giorno, denunciando anche alcune problematiche sociali: molti dei personaggi presenti lavoravano nell’industria del petrolio.i dinosauri 2

La serie, composta da 65 episodi, è andata in onda in America dal 1991 al 1994, mentre in Italia è stata trasmessa per la prima volta nel 1992 da Rai 1.

In seguito, le quattro stagioni sono state messe in vendita in videocassetta. Solo per il mercato statunitense furono rilasciate 3 edizioni in dvd.

Ma la domanda che ci siamo posti in molti è: come finiscono le avventure della famiglia Sinclair, giunti al 65esimo episodio?
Chi scrive lo ha scoperto da poco e la risposta è stata altamente traumatica!

La terra, sfruttata fino all’osso, si ribella, è inizia l’era glaciale. Durante l’ultima puntata, il padre spiega alla propria famiglia che il freddo non sembra poter cessare e che la società in cui vivono non ha avuto abbastanza rispetto per la natura. Il piccolo baby Sinclair, con gli occhi pieni di speranze, non vedrà mai l’età adulta e il resto della famiglia è ormai rassegnata alla glaciazione. In tv, il telegiornale pone fine alle trasmissioni, dando nell’ultimo frame l’addio agli spettatori.

Un finale triste e che ha segnato l’adolescenza di molti, apprezzato ed amato da questa generazione per lo spunto di riflessione proposto, quindi non solo intrattenimento, ma un consiglio alla società.

Di seguito il finale in inglese sottotitolato in spagnolo, purtroppo non siamo riusciti a reperire il filmato in italiano, ma comprenderete ugualmente il momento commovente a cui state per assistere. Preparate i Kleenex e, mi raccomando, non versate troppe lacrime.

Miriam Caruso

[#NerdNews] Fullmetal Alchemist, alcune scene del live-action saranno girate in Italia

Fullmetal Alchemist è l’opera di maggior successo della mangaka Hiromu Arakawa, diventato una delle pietre miliari del panorama fumettistico nipponico. Dal manga sono stati tratti due anime e due lungometraggi animati.

E se ora ti dicessi che la storia dei fratelli Elric verrà adattata in un live-action?

Pare sia proprio vero! Lo ha annunciato ufficialmente la Warner Bros nella settimana appena passata. Fullmetal Alchemist avrà una trasposizione cinematografica che dovrebbe fare la sua comparsa nelle sale nell’inverno del 2017. Si hanno già varie informazioni, alcune delle quali – tieniti forte – interessano direttamente l’Italia.
A quanto sembra, la regia sarà affidata a Fumihiko Sori, direttore di prodotti come Ping Pong e Rocky Joe.
Si conoscono già gli attori protagonisti e di alcuni altri personaggi: Edward Elric, sarà interpretato da Ryosuke ryosuke yamadaYamada, attore che ha già impersonato Nagisa nel live-action di Assassination Classroom e cantante della idol band Hey! Say! JUMP; Alphonse Elric, fratello del personaggio principale, verrà, ovviamente, realizzato in CGI (Computer Generated Imaginery) visto che per la maggior parte del tempo sarà un’armatura vuota; ad interpretare Winry Rockbell sarà Tsubasa Honda, attrice già vista nel live-action di Ao Haru Ride; concludendo con i protagonisti, il colonnello Roy Mustang sarà impersonato da Dean Fujioka, conosciuto per il live-action di Happy Marriage!?.

Di seguito gli altri attori che interpreteranno gli altri personaggi:
Fumiyo Kohinata nel ruolo del Generale Hakuro.
Ryuta Sato nel ruolo di Maes Hughes.
Misako Renbutsu nel ruolo di Riza Hawkeye.
Natsuna nel ruolo di Maria Ross.
Natsuki Harada nel ruolo di Gracia Hughes.
Yo Oizumi nel ruolo di Shou Tucker.
Jun Kunimura nel ruolo del Dottor Marcoh.
Yasuko Matsuyuki nel ruolo di Lust.
Kanata Hongou nel ruolo di Envy.
Shinji Uchiyama nel ruolo di Gluttony.
Kenjiro Ishimaru nel ruolo del sacerdote Cornello.tsubasa honda


Ciliegina sulla torta, infine, molte delle riprese si svolgeranno tra Giugno e Agosto 2016 qui in Italia!
Scelta azzeccatissima visti gli scenari caratteristici dell’opera che richiamano l’Europa del primo Novecento.  

Rivedere i propri personaggi preferiti è sempre un piacere, soprattutto se compaiono su grande schermo, e questa è sicuramente una notizia molto eccitante per chi ha amato Fullmetal Alchemist, ma è molto più interessante per il Bel Paese. Non succede tutti i giorni di ospitare i fratelli Elric!
Pronti all’appostamento nei pressi del set?

                                                                                                 Paolo Gabriele De Luca

[#Cinema] Uscito il Primo Teaser de La Bella e la Bestia con Emma Watson

Sul canale youtube ufficiale Disney Movie Trailers è stato pubblicato il primo teaser trailer de La Bella e la Bestia, con uscita prevista per il 17 marzo del 2017 e con protagonista Emma Watson.

Dalle prime immagini è subito intuibile la verosimiglianza con il capolavoro animato del 1991, che ha fatto sognare generazioni di bambine con una storia d’amore a lieto fine. La nostra Emma sarà all’altezza di portare sul grande schermo la bellissima Belle?
Già nel 2014 è uscito nei cinema un rifacimento de La bella e la bestia, con l’affascinante Vincent Cassel, che si scostava dalla storia originale. Chi scrive spera in una fedeltà forte con la storia animata, nel tentativo di commuoversi ancora nonostante siano passati tanti anni dalla prima visione del film animato.

La parte della Bestia sarà interpretata da Dan Stevens (Downton Abbey), Ian McKellen (Tockins), Ewan McGregor (Lumiere), Luke Evans (Gaston),Emma Thompson (Mrs. Potts), Kevin Kline (il padre di Belle, Maurice), Gugu Mbatha-Raw(Spolverina), Stanley Tucci.

La regia è di Bil Condon e le musiche sono composte dai musicisti che hanno creato la colonna sonora della trasposizione animata, Alan Menken e Tim Rice, e già dai primi secondi del teaser ci si accorge di questa gradita sorpresa.

Miriam Caruso

 

[#Anime] Influenze Mitologiche e Religiose nell’animazione giapponese

Per il quarto appuntamento della #NerdHorrorNight, incentrata sui riti religiosi, Nerd30 ha stilato una lista delle principali e più evidenti influenze mitologiche e religiose negli anime.

Si comincia da una pietra miliare dell’animazione nipponica: in Dragon Ball si trovano vari riferimenti inerenti alla mitologia:

  • Il drago Shenron ha il tipico aspetto di un drago cinese.

    shenron

  • Re Yammer è un dio che decide quali anime devono ascendere al Paradiso e quali devono discendere all’Inferno, come nella religione cinese.
    re yammer
  • La trasformazione in Oozaru Vegeta rimanda alla leggendaria metamorfosi in lupo mannaro, che avviene con la luna piena e fa perdere il controllo su se stessi.

    oozaru vegeta

Troviamo riferimenti anche nelle moderne pietre miliari dell’animazione giapponese, One Piece e Naruto. Per esempio, in One Piece:

  • Il potere di Brook, ovvero quello di resuscitare una sola volta, è ispirato ai fuochi fatui, tipici delle leggende giapponesi.
    brook
  • L’idra di Magellan è ispirata a Yamata no Orochi, mostro appartenente alla mitologia shintoista giapponese.

    idra di magellan

  • Durante la storia troviamo alcuni personaggi che hanno mangiato il frutto del mare Zoo Zoo mitologico: Sengoku è capace di trasformarsi in un Buddah dorato gigante.
    sengoku
    Marco può trasformarsi in una fenice.
    marco one piece
    Momonosuke può assumere le sembianze di un drago cinese.

    momonosuke

  • I due dinosauri della Franky Family si chiamano Sodoma e Gomorra, proprio come le due città distrutte da Dio nella mitologia ebraica.
  • Le armi ancestrali prendono il nome dalla mitologia greco-romana. Ad esempio, una delle armi è Pluton, che prende il nome da Plutone, dio romano dell’Ade; un’altra è Poseidon (in foto), che richiama Poseidone, dio greco del mare.
    poseidon

L’opera di Kishimoto, Naruto, è influenzata più che altro dalla mitologia nipponica:

  • Tra i miti giapponesi, le volpi a nove code sono due creature sagge, una bianca e una nera, che possiedono una sfera nera. Chiari i riferimenti, quindi, quelli in Naruto.
  • Orochimaru è chiaramente Yamata no Orochi in forma umana ed è capace di trasformarsi in un serpente a otto teste, identico a quello mitologico.

    orochimaru

  • Tutte le tecniche dell’arte oculare dello Sharingan ipnotico hanno i nomi dei Kami shintoisti, ovvero gli oggetti di venerazione della fede. Ad esempio, Amaterasu è la dea del sole, Tsukuyomi la dea della luna e Susanoo (in foto) il dio delle tempeste.
    susanoo
  • Sempre rimanendo in tema di arti oculari, tutte le tecniche del Rinnegan fanno riferimento al Samsara e alle sei vie della trasmigrazione della religione buddista.
    rinnegan

Come dimenticare I Cavalieri dello Zodiaco, opera che è un intero riferimento alla mitologia greca: protagonisti, antagonisti e ambientazioni sono tutti ispirati all’antica Grecia. Sono presenti, inoltre, ulteriori riferimenti ad ambiti esterni al mondo ellenistico. Vediamone un paio:

  • Salta subito alla mente Shaka (Virgo), cavaliere d’oro che usa tecniche e poteri ricollegabili alla religione buddista. Egli stesso si definisce come uomo più vicino a Buddha.
    shaka
  • Shura (Capricorn) è il cavaliere d’oro che ha nel suo braccio destro la spada Excalibur, chiaro riferimento al mito bretone di Re Artù.
    shura
  • L’intera saga filler di Asgard è basata su personaggi che hanno in comune nomi e caratteristiche di quelli della mitologia nordica. Spicca fra tutti Siegfried (Orion), palese riferimento alla leggenda di Sigfrido e il drago.
    sigfried

Anche Shaman King rimanda a diversi miti e religioni:

  • Gli spiriti degli sciamani possono assumere forme che ricordano varie mitologie, mentre altri hanno le sembianze di animali del mito.
  • Durante la storia, i protagonisti si imbatteranno negli X-Laws (in foto), un gruppo di sciamani con degli spiriti dalle sembianze di angeli, con nomi e ruoli che richiamano alla religione cristiana: per esempio, Michael è l’angelo più vicino a Dio.

    x laws

  • Gli Oni che Anna e Hao possono evocare sono caratteristici della tradizione giapponese.

Non dimentichiamoci dell’acclamatissimo Death Note, in cui Ryuk, uno dei personaggi più amati dell’opera, ha in sé due diversi rimandi:

  • innanzitutto è uno Shinigami, dio della morte giapponese e, inoltre, il suo vizio di mangiare mele richiama la storia del peccato originale di Adamo ed Eva.
    ryuk

La mitologia e la religione egizia sono certamente richiamate dall’intero anime di “Yu-Gi-Oh!

  • con i suoi oggetti del millennio.
    oggetti del millennio

Nella prima serie di Beyblade:

  • i quattro bit power dei protagonisti, creature che animano le trottole, sono il drago azzurro, la tigre bianca, la tartaruga nera e la fenice rossa, animali sacri della mitologia giapponese.

In Soul Eater:

  • salta all’occhio immediatamente che la Shibusen, scuola per maestri d’armi, è retta da uno shinigami.

    shinigami sama

Questi sono solo alcuni tra i più famosi esempi di anime e manga che sono fortemente influenzati dalle mitologie e le religioni e si trovano talmente tante simbologie che molte sfuggono all’occhio dello spettatore. Si parla del Giappone come di una società chiusa e forse in questo c’è un fondo di verità, però se nella cultura pop i nipponici si lasciano influenzare non solo dall’Oriente, ma anche dall’Occidente, significa che la voglia di apertura esiste.
Siamo noi, forse, che non sappiamo coglierla?

Paolo Gabriele De Luca

[#Cinema] X-Men: Apocalisse – Recensione

Il 18 Maggio è sbarcato in Italia il nuovo film sugli X-Men, diretto dal solito Bryan Singer (I Soliti Sospetti) già regista di altre tre pellicole dedicate ai mutanti di casa Marvel, ovvero X-Men (2000), X-Men 2 (2003) e X-Men: Giorni di un futuro passato (2014).

La versione cinematografica degli X-Men ha sempre riscosso un notevole successo, sia sul piano del puro intrattenimento, sia per le profonde tematiche che tratta, che li rendono dei cinefumetti “atipici” rispetto agli altri.

X-Men: Apocalisse fa parte di una nuova trilogia incentrata sulle versioni “giovani” dei protagonisti dei primi due film diretti da Singer e di X-Men: Conflitto Finale, diretto da Brett Ratner.

La trama del film è la seguente: Un mutante antichissimo e potentissimo, noto come En Sabah Nur (Oscar Isaac), viene risvegliato dal suo sonno millenario. Dopo aver reclutato quattro dei mutanti più potenti della Terra si prepara a distruggere il mondo, per poi ricrearlo a propria immagine, convinto che l’umanità si sia smarrita durante la sua assenza. I mutanti guidati da Charles Xavier (James McAvoy) dovranno impedirglielo.

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Se dovessi dare un giudizio generale su X-Men: Apocalisse lo definirei un film “bello, ma con seri problemi alle spalle”. Questo film segna un cambio di rotta abbastanza netto rispetto agli altri film della saga, sia nei confronti della prima trilogia che degli altri due film appartenenti a questa seconda trilogia. Gli altri film sugli X-Men hanno sempre avuto dalla loro una certa profondità nella narrazione, toccando argomenti come razzismo e xenofobia. Questa “paura del diverso” è sempre stato “quel qualcosa in più” che ha reso i film sui mutanti dei piccoli gioiellini rispetto alla quantità gigantesca di cinecomics che ogni anno escono nelle sale. Purtroppo questa tematica viene solamente sfiorata in questo X-Men: Apocalisse, rendendolo un film che si regge quasi totalmente sul puro gusto estetico, e soprattutto lo rendono un film che vuole fare troppo in sole 2 ore e mezza, sacrificando la qualità per la quantità. Questo naturalmente potrebbe essere considerato come un parere soggettivo, del resto chi legge potrebbe pensare “ma dopo così tanti film è anche giusto abbandonare quelle tematiche”. Il problema è che grazie a quelle tematiche si aveva la possibilità di sviscerare i caratteri dei personaggi per renderli più umani allo sguardo dello spettatore, dandogli uno spessore che in questo X-Men: Apocalisse è quasi totalmente assente. A questo si sarebbe potuto sopperire con delle sotto-trame volte ad approfondire i singoli personaggi, ma sarebbe stato impossibile da fare in un solo film di 2 ore e mezza. Purtroppo questo rende buona parte dei personaggi delle vere e proprie “macchine da combattimento” senza nessuno spessore psicologico. Persino le motivazioni di un personaggio complesso come Magneto (Michael Fassbender), motivazioni in cui lo spettatore poteva ritrovarsi nei film precedenti, qui si riducono ad un misero cliché che viene fuori alla fine di una scena assurda e quasi delirante (sia per l’evento che per come è messa in scena), che va a sommarsi ai problemi di sceneggiatura di questa pellicola.

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Nel villain ritroviamo gli stessi identici problemi di assenza di background, che lo rendono un personaggio veramente poco carismatico, cosa che in parte viene sopperita dall’ottima prova recitativa di Oscar Isaac, nonostante fosse coperto da un make-up che in alcuni frangenti lo rendevano simile ad un cattivo dei Power Rangers. Vedendo le potenzialità di questo personaggio viene da chiedersi perché non sia stato dedicato un quarto d’ora di film a farci vedere qualcosa della sua giovinezza, della scoperta dei suoi superpoteri. Questo lo avrebbe reso un personaggio nettamente più interessante. Gli stessi cavalieri a mio avviso non hanno nessuna profondità.

Oltre a questo si notano delle forzature eccessive presenti in qualche scena, alcune delle quali sono fondamentali per l’andamento della trama, quasi a voler dire “questo succede perché sì!”, ma come disse il buon Bud Spencer in “…Altrimenti ci arrabbiamo”, questa “non mi pare una risposta convincente”. Nel complesso il film sembra composto da una serie di blocchi che fluttuano nell’aria senza niente che li tenga attaccati.

C’è da meravigliarsi che la sceneggiatura sia di Simon Kinberg, lo stesso che aveva scritto Giorni di un futuro passato, un vero e proprio capolavoro del genere cinefumettistico.

Buono invece il trattamento riservato a Xavier (James McAvoy) e soprattutto a Pietro Maximoff alias Quicksilver (c’è una scena di 3 minuti con lui protagonista che da sola vale il prezzo del biglietto. Singer ha impiegato più di 3 mesi per girare quella singola scena). Il film risulta essere coinvolgente e le due ore e mezza sembrano volare, anche perché l’azione è ben dosata e non risulta essere mai eccessiva, nonostante in alcune scene vi sia un distruzione quasi totale.

La regia è ottima nella buona parte delle scene, ma scade in altre. Stessa cosa per gli effetti visivi, che sono veramente spettacolari in alcuni momenti, mentre in altri sembrano incollati rapidamente in post-produzione. Ottima la fotografia, in particolare nelle scene in cui è presente Apocalisse, dove i colori perdono saturazione, quasi a voler rappresentare il suo effetto negativo sul mondo.

Nel complesso X-Men: Apocalisse è un film che intrattiene alla grandissima, ben diretto, ma con una sceneggiatura da rivedere.

Antonio Vaccaro