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[Mecha] Jeeg Robot, storia del famoso Robottone d’Acciaio degli anni ’70

Miwa lanciami i componenti!“, quante volte gli appassionati del mitico Jeeg Robot avranno urlato questa frase?!

Ma chi erano questo Jeeg, il suo pilota e tutti gli altri personaggi di questo storico manga?
Visto il recente film di produzione italiana “Lo chiamavano Jeeg Robot”, in uscita oggi nei cinema, ci sembra doveroso per i neofiti o le nuove generazioni spiegare qualcosa di più al riguardo.

lo chiamavano jeeg robot

Jeeg Robot d’Acciaio è un manga giapponese ideato dal “padre” dei più famosi mecha (i cosiddetti robottoni) Go Nagai nel 1975 e pubblicato sulla rivista Kodansha.

In seguito al suo immediato successo fu creata una serie animata che, nel 1979, fu portata anche in Italia riscuotendo grande fama, come i suoi predecessori Mazinga e UFO ROBOT.

La storia inizia con il ritrovamento di una misteriosa campana da parte del professor Shiba, dopo molti studi quest’ultimo scoprirà che la campana può risvegliare un antico e terribile popolo chiamato Yamatai, il cui unico scopo è distruggere la razza umana.
Il professore decide di sigillare segretamente la campana nel corpo del figlio, Hiroshi, rendendolo così invulnerabile.
Un giorno durante una corsa automobilistica Hiroshi resta coinvolto e inconsapevolmente attiva la campana, risvegliando alcuni guerrieri Yamatai che attaccano e feriscono gravemente il professor Shiba. Quest’ultimo, prima di morire tra le braccia del figlio, donerà a Hiroshi una collana e dei guanti che gli permetteranno di  trasformarsi nel fortissimo Robot Jeeg.

robottoni giapponesi

Da qui in poi le battaglie per la salvezza della terra sono incessanti e queste porteranno ad una lenta ma graduale crescita mentale e psicologica di Hiroshi, che si renderà sempre più conto delle sue responsabilità come protettore del mondo.

Questa era la trama di uno degli storici “Robottoni” che hanno caratterizzato l’infanzia di tante persone e, anche se il film “Lo chiamavano Jeeg Robot” sembra avere poco a che fare con la trama originale, non ci resta che sperare che grazie ad esso molti giovani tornino ad apprezzare le vecchie pietre miliari.

Carmine Aceto

[Cosplay] I “Trucchi” del Mestiere

Per un buon cosplay non bastano una bella parrucca e un costume curato nel dettaglio, serve anche un trucco ben studiato.

Purtroppo capita di trovare nelle fiere cosplay ben fatti ma “rovinati” da un trucco insufficiente, allora ecco alcuni consigli sui prodotti da usare e dove trovarli. La prima cosa indispensabile da mettere in conto è la costanza nel fare prove di trucco per non arrivare al giorno della fiera e non essere preparati. Secondo step fondamentale è la cura nella scelta  dei materiali: oltre i classici ombretti, matite e fondotinta, sono indispensabili anche ceroni, plastilina make-up, lattice liquido, sangue finto, colori per il corpo che non siano troppo pesanti e infine uno struccante molto potente.

Ma dove si possono acquistare prodotti di buona qualità e soprattutto quali prendere?cosplay eyes

Tra le marche più utilizzate troviamo la Cos2 (una linea creata appositamente per il cosplay) facile da reperire on-line e sopratutto economica. Oppure si può ordinare sui siti inglesi della Nimba-Creations.

Per chi, invece, non volesse acquistare on-line, nei negozi italiani è possibile trovare i prodotti della Kryolan, linea affermata dove è possibile trovare tutto, a seconda delle esigenze, e a buon prezzo.

Uno dei problemi più comuni con il trucco in fiera è il caldo. Con l’eccessivo caldo è normale che si sudi e il trucco coli via, per ovviare a tale problema basta usare uno spray fissante o un tipo di trucco a base grassa (sono più resistenti) anziché colori a base d’acqua.

Infine, come ultimo consiglio, è sempre bene farsi aiutare da persone più esperte che hanno dimestichezza con tali cosmetici per evitare troppi “sprechi” di prodotto nei primi tentativi di trucco, su youtube esistono molti video di truccatori che spiegano passo passo come lavorare.

A presto per altri consigli sul dietro le quinte della creazione dei cosplay.

Carmine Aceto

[AnimeReview] Assassination Classroom, Aspiranti Killer a Lezione

Si sa, è inutile mentire. Chi è che non ha mai desiderato vedere un proprio insegnante soffrire? Soffrire molto, eh. assassionation classroom1Sto parlando del tipo di insegnante che entra nella categoria di quelli cattivi, frustrati, che sfogano i problemi personali sui poveri alunni, già messi in difficoltà dalle proprie vite adolescenziali o chissà da cosa. Ma ciò che si può fare è rimanere fermi ad immaginare… Beh, vi ricordo che l’aggressione è ancora punibile penalmente.
Possono andare ben oltre la semplice immaginazione, invece, i protagonisti di Assassination Classroom, opera di Yῡsei Matsui che sta spopolando da un po’ di tempo fra le fumetterie, le reti televisive e il web. Dal manga è stato tratto, infatti, un anime di 22 episodi adattato dagli iniziali 8 volumi, la cui prima serie è stata trasmessa sottotitolata sul canale Man-ga, di Sky Italia. Attualmente, in Giappone, dallo scorso gennaio è in onda la seconda serie.

Ma qual è esattamente l’idea di Matsui? Più che il rapporto classico tra la classe e il proprio professore, in Assassination Classroom vige un legame del tipo assassino – bersaglio: il primo è il ruolo rivestito dagli allievi, il secondo dall’insegnante. Si viene catapultati nella classe 3-E della prestigiosa scuola media Kunugigaoka. Il professore di questa sezione è una sorta di alieno giallo, pieno di tentacoli e con un ghigno agghiacciante costantemente stampato in faccia. Il sensei ha già distrutto tre quarti della luna e, a marzo, a fine dell’anno scolastico, ripeterà l’orrida impresa con la Terra. I suoi allievi, dunque, avranno a disposizione tutto l’anno per organizzare l’eliminazione di una creatura che ha molti modi per difendersi e che si muove alla velocità di Mach 20 e, considerando che Mach 1 indica la velocità del suono, lascio a voi immaginare la difficoltà dell’impresa.
Partendo dal presupposto che prenderò in considerazione esclusivamente l’anime, c’è da sottolineare che il tutto a mio avviso risulta ben strutturato a partire da Koro- sensei, il professore così chiamato dai ragazzi, che è ovviamente il protagonista principale dell’intera vicenda. Nonostante sia una figura sicuramente negativa, vista la minaccia di distruggere la Terra, e abbia un aspetto tutt’altro che umano, è un personaggio che in realtà lascia ben poco spazio al disprezzo, sentimento suscitato in genere dagli antagonisti. Si può dire, anzi, che diventa una figura molto positiva, probabilmente perché dimostra sin da subito pregi e difetti propri di una normalissima persona: il suo colore, infatti, cambia in base agli stati d’animo e, durante il corso della storia, li muterà molto spesso. Ama i dolci, gli piacciono le donne formose e tante piccole cose che lo avvicinano più a un umano che… a quello che è, insomma. Oltretutto dimostra di essere un maestro esemplare che tiene all’educazione formativa e, soprattutto, psicologica dei propri alunni. Dunque ci si dispiace e si rimane stupefatti quando i ragazzi tentano di ucciderlo. Ad averne di professori così! E’ molto dedito al suo lavoro che svolge con passione e lo si capisce bene anche a una prima occhiata: indossa, infatti, costantemente, gli abiti del maestro; inoltre ha come suoneria del telefonino, – si, ha un cellulare! – il classico suono della campanella scolastica. Nonostante la sua solita calma, quando si arrabbia la situazione inizia a diventare davvero pericolosa e inquietante, il suo aspetto positivo cambia completamente. Ma di certo non perde le staffe per il rendimento dei suoi studenti. Insomma, è il professore che tutti vorremmo o che tutti avremmo voluto avere.

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Il secondo personaggio fondamentale è la classe, che si può considerare come un corpo unico. Tutti i ragazzi sono fra loro molti uniti e in pieno accordo, merito anche di Koro- sensei che si preoccupa molto della collaborazione e della coesione che deve esistere in un ambiente scolastico – anche se è bene ricordare che egli vuole distruggere la Terra, meglio non idealizzarlo troppo – . Effettivamente, soprattutto nei primi episodi, si nota che non c’è un membro della classe, o un gruppo, che primeggi su tutti gli altri. Essi organizzano ogni tentativo di omicidio insieme. Questo fattore andrà via via disperdendosi nel corso della trama, ma senza far prevalere nessuna personalità in particolare. Quando i ragazzi verranno addestrati all’assassinio, ognuno svilupperà una competenza diversa, un’abilità particolare, e saranno tutti quanti utili al loro fine. Certo, spiccano alcuni membri, come ad esempio Nagisa Shiota, particolarmente abile nelle capacità da assassino, Karma Akabane, il più forte e perspicace della classe, e molti altri; tuttavia, nonostante siano personaggi un po’ più di spicco, non vengono mai percepiti dallo spettatore come superiori perché nella 3-E tutti hanno una specializzazione particolare che li rende unici.
E’ proprio questo secondo me uno dei messaggi più importanti, l’unicità di ogni persona, privata dalla discriminazione fra ragazzi. Si esplorerà la storia che ogni protagonista ha alle spalle e che ne ha determinato la personalità. Certo, vedere come organizzano l’uccisione del proprio professore, sorridenti, giocando e con totale naturalezza, dà un tono molto comico e anche delle tinte grottesche all’anime. In alcuni tentativi di omicidio, addirittura, verrà spontaneo considerare tutti loro come gli antagonisti della storia e tifare per Koro- sensei. Bisogna ricordare ancora, però, che il professore distruggerà la Terra.
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Il polpo alieno, comunque, non è l’unico insegnante. Si aggiungono nel corso della storia il professore di educazione fisica Tadaomi Karasuma, in realtà un agente governativo sotto copertura, e l’insegnante di inglese Irina Jelavić, assassina professionista. Questi ultimi due personaggi subiscono una crescita personale durante la storia: il primo, uomo freddo e distaccato, si affeziona sempre più ai suoi ragazzi, e in questo caso si riscontra il solito personaggio cliché, che effettivamente non può mancare; la seconda, partita col piede sbagliato per la bassa considerazione verso gli studenti, si scopre avere un animo complice con i ragazzi, instaurando così un rapporto molto diretto. Dopotutto ha solo vent’anni.
Per quanto riguarda il comparto tecnico, il tutto è molto ben realizzato: dalla regia, sempre molto impeccabile e chiara, ai disegni e colori, mai confusi e di buon livello, fino alle sigle di apertura e chiusura e le colonne sonore, azzeccate per il genere e il pubblico che l’anime mira a coinvolgere.

Conclusioni? Beh, Koro- sensei darebbe una bella faccina sorridente di approvazione, ed effettivamente Assassination Classroom se la merita tutta. E’ un’opera completa, incentrata soprattutto sulla comicità, ma che lascia comunque un significativo spazio a un’importante componente psicologica che caratterizza ogni personaggio. Per quanto riguarda le scene più riflessive, seppur siano poche, risultano molto toccanti.
Chissà cosa ci riserverà la seconda serie. Se si prosegue sulla stessa linea, si avrà sicuramente un buon prodotto e c’è da dire che è già partita benissimo con i suoi primi episodi.
Ma, nonostante la minaccia e tralasciando la sua quasi invincibilità, qualcuno vorrebbe davvero uccidere Koro- sensei?

Paolo Gabriele De Luca

https://youtu.be/w5hL7uFGkTs

“5 Anni dopo Fukushima”, un evento in memoria del disastro nucleare Giapponese

COSENZA – In occasione del quinto anniversario dal disastro nucleare di Fukushima in Giappone, venerdì 11 Marzo alle ore 18, presso il pub B-Side di Rende, si terrà l’evento “5 Anni dopo Fukushima“, organizzato dall’associazione culturale Nipponics al fine di tenere alta l’attenzione sui pericoli dell’energia nucleare.

Per l’occasione verrà proiettato il film documentario “L’Isola degli àuguri” di Aya Hanabusa. Interverrà a presentare il documentario Mayuko Fukakusa, in collaborazione con l’associazione culturale “Tomo-Amici ponte fra Italia e Giappone” (https://www.facebook.com/Ponte-fra-Italia-e-Giappone-Tomoamici-132661403571606/?ref=hl).

Durante l’evento sarà possibile inoltre degustare vari tipi di tè giapponesi, tra cui i pregiati Matcha e Sencha, per avvicinare il proprio spirito alla sensibilità giapponese ed alla Natura, con i sui profumi e i suoi sapori.

[GameReview] Shenmue, in arrivo il terzo capitolo della serie

Visto il ritorno di Yu Suzuki nel mondo dei videogames con l’attesissimo terzo capitolo di Shenmue, serie che è rimasto nel cuori dei fan del Dreamcast, ripercorriamo i tratti salienti e i punti di forza del primo capitolo della serie.

Background Storico

Era il 1994, il Saturn non aveva ricevuto il successo previsto e nella mente di Yu Suzuki balenava l’idea di creare la Killer-Application che avrebbe risollevato le sorti della sfortunata console. Nell’idea iniziale il gioco doveva essere un J-RPG con i protagonisti di Virtua Fighter, altra Ip ideata e diretta da Suzuki, dove gli scontri, al posto dei classici combattimenti a turni, avevano le dinamiche degli scontri picchiaduro.

Questa idea venne subito abbandonata a favore di una trama che si distaccasse dalla storica IP, questo avrebbe permesso di sviluppare una storia originale che potesse coinvolgere emozionalmente il giocatore.

Purtroppo il Saturn andava di male in peggio, per il suo hardware difficile da programmare e per il poco interesse dalle terze parti, così la Sega incominciò a progettare una nuova console, il Dreamcast.

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Nonostante il team fosse già a buon punto nello sviluppo dell’engine di gioco sulla console precedente questi spostarono lo sviluppo del gioco interamente sul Dreamcast, per paura che lanciandolo sul morente Saturn non sarebbe stato considerato dai giocatori.

Il team continuò lo sviluppo allo scuro della stampa fino alla fine del 1997 e l’inizio 1998, quando la Sega incominciò a far uscire i primi dettagli sulla nuova console, una delle prime tech-demo ad essere mostrate fu proprio un prototipo del gioco sotto il nome in codice di Project Berkley.

Il gioco rimase in sviluppo per ben cinque anni con un budget di 70.000.000 dollari ma nonostante questo il gioco fu un insuccesso commerciale vendendo solo 1.2 milioni di copie in tutto e posizionandosi solamente al dodicesimo posto dei giochi più venduti su Dreamcast.

La trama

29 novembre 1986 Yokosuka, Ryo figlio di Iwao Hazuki maestro di arti marziali e proprietario del Hazuki Dojo è appena tornato a casa e si accorge fin da subito che qualcosa non va. Entrato nel Dojo trova due uomini in nero e il misterioso Lan Di che sta combattendo con suo padre.

Nonostante la padronanza nelle arti marziali Iwao viene sconfitto e, per evitare che a Ryo venga fatto del male, svela al nemico dove trovare l’antico manufatto nascosto nei pressi del Dojo. Trovato il manufatto Lan Di colpisce Iwao in modo letale e in seguito se ne va lasciando Ryo a terra e Iwao in fin di vita.

Ma chi è Lan Di e perché ha ucciso IwaoMa sopratutto, cos’è lo Specchio della Fenice?

Parte così la ricerca di Ryo per trovare chi ha ucciso suo padre e vendicarsi.

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Il Gameplay

Il gioco non appartiene a un genere ben preciso, nonostante presenti molti punti in comune con i moderni titoli di avventura, sopratutto quelli di Quantic Dream e Dontnod, e i picchiaduro, ma Yu Suzuki gli attribuì ugualmente la categoria di F.R.E.E (Full Reactive Eyes Entertainment).

Il gioco è completamente composto da ambienti 3D, cosa piuttosto rara per le capacità delle console dell’epoca.

Il gioco si sviluppa in giornate durante le quali Ryo potrà esplorare liberamente una Yokosuka accuratamente riprodotta, svolgendo una moltitudine di attività messe a disposizione dagli sviluppatori o cercando indizi sull’omicidio di suo padre che lo condurranno a procedere all’interno della trama.

Fra queste numerose attività il giocatore potrà collezionare i numerosi pupazzetti dei personaggi dei videogiochi Sega, allenarsi nel Dojo, svolgere un lavoro part-time al porto, giocare ad alcuni retrogame come Hang-On o Space Harrier, sviluppati tra l’altro dallo stesso Yu Suzuki, o risolvere delle sub-quest che verranno date a Ryo dagli abitanti del posto.

Come ormai di consueto nei giochi con una forte componente narrativa troveremo delle sessioni in QTE, di cui il titolo è uno dei primi giochi ad averle adottate, che doneranno un taglio molto cinematografico ad alcune scene del gioco, meno frequenti invece saranno gli scontri in stile picchiaduro, che nonostante ciò aggiungono al gameplay una sfumatura action.

Realizzazione Tecnica

Il gioco vanta di un comparto grafico estremamente curato e all’avanguardia, forse la grafica migliore che si sia mai vista su una console.

Gli sviluppatori hanno svolto un lavoro enorme per il titolo, dalla riproduzione fedele di Yokosuka degli anni ottanta, il Magic Weather System sistema che per l’epoca permetteva di avere cambiamenti climatici molto realistici, fino alla caratterizzazione di ogni personaggio dotato di un modello poligonale, dialoghi differenti da tutti gli altri e una routine che il personaggio seguirà giornalmente rendendo così l’ambiente vivo e vario.

Il titolo è anche uno dei primi a fare largo uso del Motion Capture, sopratutto negli scontri e nelle QTE, dove per dare un effetto realistico sono stati assunti dei veri esperti nelle arti marziali. Inoltre la colonna sonora suonata interamente da un orchestra sinfonica è una delle più acclamate e apprezzate di sempre, arrivando persino ad essere suonata dal vivo al primo Symphonic Game Music Concert tenutosi a Leipzig nel 2003.

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Guida All’acquisto

E’ facile reperire il gioco su ebay, il problema rimane il prezzo che dopo l’annuncio del terzo capitolo è salito di parecchio.

La versione giapponese ha un costo che parte dai 20€/30€ in su, rimanendo la versione meno adatta se non conoscete il giapponese, mentre quella Pal negli ultimi tempi è arrivata anche a toccare prezzi come 80€/100€. La versione consigliata è quindi la versione U.S.A che su ebay.com si riesce a trovare anche intorno ai 50$ più  spedizione.

Infine è bene segnalare che in Giappone è uscita una versione chiamata U.S. Shenmue, versione più rara ma identica alla versione americana con in più l’opzione per scegliere i sottotitoli in giapponese.

Commento Finale

Shenmue è una pietra miliare dei videogiochi grazie alla trama coinvolgente e la meticolosa realizzazione tecnica e, nonostante siano passati sedici anni dall’arrivo sul mercato, il gioco è invecchiato benissimo risultando godibilissimo.

Il gioco è assolutamente consigliato a tutti, amanti delle avventure e non, dategli una possibilità e non ve ne pentirete. APPROVATO!

Pasquale De Rose

[LoL] Riposa in Pace Ao Shin

Da oltre due anni nella mente di ogni giocatore di League of Legends stazionava un pensiero fisso: “Si, ma…Ao Shin?”. Ebbene ieri la Riot Games con un post ufficiale ha dato risposta a questa domanda: questo campione non s’ha da fare.
Al posto dell’imponente drago visto nel fumetto realizzato in occasione dell’uscita di Spirit Guard Udyr verrà lol2rilasciato un altro campione drago dal nome provvisorio “Aurelion Sol” verso la prima metà dell’anno.

La scelta di questa presa di posizione caduta all’improvviso come un fulmine a ciel sereno è stata motivata con tre
punti:

1)Difficoltà nel trovare abilità soddisfacenti per il personaggio;

2)Difficoltà nel mantenere una forma troppo allungata per un campione;

3)Mancanza di originalità nelle radici tematiche.

Per ora facciamoci bastare Shyvana e confidiamo nella buona volontà della Riot per buona riuscita di un campione bilanciato.

Giulio Ciambrone

[Anime] Berserk, Svelata la natura della Nuova Serie

Attraverso un aggiornamento dell’account twitter ufficiale, apprendiamo la natura del nuovo anime ispirato al manga di Kentaro Miura.
Il nuovo Berserk sarà un anime per la televisione e sarà trasmesso all’interno di Animeism, contenitore della rete MBS, e sul canale WOWOW a partire dal prossimo Luglio.

Questo è il terzo adattamento animato dell’opera di Miura dopo la serie tv trasmessa tra il 1997 e il 1998 e la recente trilogia cinematografica basata sulla Golden Age (entrambe distribuite da Yamato). In questa nuova serie vedremo Gatsu ritratto come guerriero nero, quindi si tratta del primo adattamento animato basato sugli avvenimenti post-eclissi.

Qui il primo teaser trailer.

Il manga originale, in pausa dal primo numero del 2016 di Young Animal, tornerà sulla rivista durante la stagione estiva.

Antonio Vaccaro

“Mc Mafia”: mafia, camorra e ‘ndrangheta nella storia del fumetto al Museo del Fumetto della Provincia

COSENZA – Apre i battenti a Cosenza “Mc Mafia”: la prima mostra su mafia, camorra e ‘ndrangheta nella storia del fumetto, che sarà inaugurata sabato 27 Febbraio 2016, alle ore 18.00 nel Museo del Fumetto di Cosenza, gestisto dalla cooperativa Cluster e dalla Provincia di Cosenza. Realizzata per i dieci anni dell’Associazione daSud, dopo una prima fortunata tappa presso Il Museo di Roma In Trastevere, la mostra approda a Cosenza.
Mc Mafia è uno sguardo inedito e globale sulla rappresentazione delle mafie nella produzione fumettistica che va dal secondo dopoguerra ad oggi. Un grande lavoro di ricerca che raccoglie le opere originali, 90 per la precisione, di oltre 40 autori, distanti tra loro per provenienza e stili, con l’obiettivo di mostrare come i fenomeni criminali siano stati raccontati nel corso degli anni e come è cambiato l’immaginario. Dalla narrativa pura al giornalismo d’inchiesta e alla satira.
Tre le sezioni in cui si divide “Mc Mafia”: nella prima sezione si comincia con le strip realizzate nel secondo dopoguerra, con le tavole di storici personaggi come Dylan Dog dove appaiono surreali rappresentazioni del fenomeno mafioso e si prosegue con le avventure poliziesche dell’agente della squadra omicidi della polizia di New York, Nick Rider, lo storico personaggio nato dalla matita di Claudio Nizzi che pagina dopo pagina si muove in atmosfere che ricordano quella Little Italy già narrata ne “Il Padrino” di Francis Ford Coppola.
La seconda sezione è invece dedicata alla satira e realizzata con l’aiuto dei giornalisti Giampiero Cardarella e Sergio Nazzaro. Ospita le opere di autori come Riccardo Mannelli, Natoli, Mauro Biani e Natangelo: la mafia in questi casi non è più rappresentazione del male ma racconto della realtà, cronaca del quotidiano e memoria da conservare di un tempo in cui le mafie si sono radicate nel nostro paese. In mostra anche illustrazioni e disegni che raccontano la parte più intima e più nascosta del fenomeno.
La terza sezione, infine, racconta il presente attraverso l’esposizione di tavole tratte da fumetti più recenti. La maggiore attenzione rispetto alle tematiche dell’antimafia, ha infatti portato molti fumettisti a mettere da parte il racconto di “padrini” e “picciotti” per disegnare vita e memorie di chi le mafie ha provato a combatterle. È così nel caso delle graphic novel pensate dall’Associazione daSud ed edite nella collana “Libeccio” di Round Robin Editrice o come nelle monografie pubblicate da Becco Giallo con fumetti dedicati alla vita di Pippo Fava, Peppino Impastato, Don Peppe Diana e altri eroi dell’antimafia.
La mostra sarà visibile fino al 26 marzo, tutti i giorni, escluso i lunedì, dalle 10.00 alle 13.00 e dalle 15.30 alle 19.30. Stampa

In mostra opere di Luca Raimondo, Sergio Gerasi, Bruno Ramella, Luca Bertelè, Giada Marchisio, Giuliano Piccininno, Giuseppe Liotti, Steve Boraley, Luigi Siniscalchi, Gianluca Cestaro, Daniele Bigliardo, Giuseppe Ricciardi, Marco Bianchini, Giancarlo Caracuzzo, Grazia Lobaccaro, Lady Mafia, Renato Polese, Manfredi Giffone, Giacomo Bendotti, Luca Ferrara, Emilio Lecce, Giuseppe LoBocchiaro, Paolo Castaldi, Lelio Bonaccorso, Andrea Chella, GIPI, Pierdomenico Sirianni, Riccardo Innocenti, Monica Catalano, Marina Comandini, Natangelo, Bicio Fabbri, Enrico Natoli, Franco Donarelli, Mauro Biani, David Vecchiato, Filippo Frago, Pizzino, Filippo Ricca, Gianni Allegra, Giorgio Franzaroli, Marco Pinna, Marco Tonus, Paco Desiato, Riccardo Mannelli, Sergio Staino, Bucchi, Giuliano, Vincino.

[#Cosplay] Man at Arms Vs Saw Clever

Ricordo, da quando ero un pargolo, il sogno di poter imbrigliare le armi degli eroi visti in tv o sullo schermo. Ricordo la GunBlade di Squall, le lame di Kratos, le chiavi di Kingdom Hearts e ogni volta mi chiedevo se mai qualcuno pensasse di fabbricarle davvero con i giusti materiali.

La risposta a questa domanda viene da Man at Arms.

Questi artigiani e forgiatori sono riusciti a convogliare le migliori tecnologie contemporanee con le tecniche dei vecchi forgiatori per creare degli strumenti di morte e distruzione. Almeno idealmente.

Invece di vantarsi, però, del loro prodotto ultimo, riprendono tutto il procedimento “insegnando” ai volenterosi aspiranti forgiatori il vecchio mestiere. Certo, avere una fiamma al plasma o un forgiatore elettrico non è per tutte le fucine! Ma di sicuro con la buona volontà si può fare tutto.

Dopo il bombardamento di richieste sui social, la troupe ha deciso di mettersi al lavoro su di un nuovo progetto e così nasce la loro ultima replica di distruzione: la mannaia seghettata di BloodBorne

Non oso immaginare cosa farebbero i cosplayers per aggiudicarsi un pezzo così realistico! Ma forse, per via della pericolosità e il peso, è meglio attenerci al buon vecchio legno e foam.

Daniele Ferullo

San Valentino e White Day, il Giorno degli Innamorati nella tradizione Giapponese

giapponese che cucinaSan Valentino (バレンタインデー), festa di tutti gli innamorati, unisce le giovani coppie con piccoli gesti di affetto, tra cui lo scambio di regali, fiori e una cena a lume di candela. In Giappone, però, il rituale è diverso e molto affascinante.

Il San Valentino prese piede in Giappone nel 1958 come trovata commerciale, molto apprezzata dalle giovani coppie. A differenza dell’occidente, però, il regalo prescelto per questa festa è il cioccolato e sarà donato dalla donna alla persona per cui prova affetto. In qualsiasi negozio o strada nipponica, in questo periodo, le confezioni di cioccolato la faranno da padrone, in tutti i formati e prezzi. La ragazza potrà scegliere di prepararlo con le proprie mani o acquistarlo in un qualsiasi punto vendita o bancarella allestita per l’occasione.

cioccolata
La donna potrà, inoltre, scegliere di regalare la cioccolata ad altre persone, non solo al proprio fidanzato. Per questo motivo si sono distinti tre tipi di cioccolata:

  • honmei-choko (本命チョコ? “cioccolato del favorito” “cioccolata del vero sentimento”) è la cioccolata destinata al proprio fidanzato, al marito o alla persona a cui si vuole dichiarare i propri sentimenti. E’ solitamente preparata in casa con le proprie mani o, se acquistata, sarà della marca più pregiata. Ogni confezione è scelta con cura e sarà di grande effetto, in perfetto stile nipponico.
  • tomo-choko (友チョコ? “cioccolato dell’amico”) è il regalo che si compie con affetto nei confronti di un amico a cui si vuol bene. Spesso le ragazze se ne fanno dono tra amiche.
  • giri choco (義理チョコ? “cioccolato d’obbligo”)  viene regalato a persone con cui non si ha un rapporto affettivo, ma di natura sociale. Le ragazze lo regaleranno ai propri colleghi di lavoro o compagni di classe e sarà una cioccolata economica con una confezione non molto ricercata.

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Un mese dopo San Valentino, toccherà agli uomini dimostrare di aver accettato di buon grado la dolce sorpresa. Ed ecco nascere nel 1978, sempre da un’idea partorita dalle menti delle associazioni delle industrie dolciarie Giapponesi, il White Day (ホワイトデー). Celebrato anche in Corea del Sud e a Taiwan, durante questa ricorrenza, che si svolge il 14 di Marzo, gli uomini ricambiano il regalo di San Valentino con della cioccolata bianca. Anche per i ragazzi vale la stessa distinzione spiegata sopra sui vari tipi di cioccolata da regalare, ma solitamente il dono viene dato solamente alla persona con cui l’uomo ricambia il proprio affetto.

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A questo regalo i ragazzi aggiungeranno qualcosa di più costoso, come gioielli o peluche, superando il valore del dono della ragazza almeno di tre volte. Se il regalo risulterà avere lo stesso costo di quello ricevuto, significherebbe che l’uomo non ricambia i sentimenti della donna.

Per questi doni, ovviamente, si prediligerà il colore bianco del White Day, simbolo di purezza.

Miriam Caruso