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Fabio Curto presenta il nuovo brano “Via da qua” e annuncia due concerti in Calabria

COSENZA – Venerdì 21 luglio il cantautore e polistrumentista calabrese Fabio Curto, vincitore di The Voice of Italy 2015, sarà in concerto a Montesilvano, in provincia di Pescara, presso il Teatro del mare alle ore 21.30  (ingresso libero). Durante il corso della serata l’artista eseguirà alcuni brani estrapolati dal suo primo lavoro da solista “Stelle, rospi e farfalloni”, riproporrà quelli che lo hanno reso celebre a The Voice insieme ad interpretazioni e tributi ai grandi della musica italiana. Per l’occasione Fabio Curto presenterà anche il suo nuovo brano “Via da qua”, attualmente in rotazione radiofonica e disponibile in digital download e su tutte le piattaforme streaming.

Via da qua”, scritto interamente dallo stesso Fabio Curto, è prodotto e arrangiato da Simone Bertolotti presso WhiteStudio 2.0, si caratterizza per una sonorità pop folk accattivante, che si serve di strumenti popolari quali buzuki irlandese e la tammorra, attraverso cui emerge il particolare timbro del cantautore. Il singolo rappresenta un viaggio interiore che l’artista percorre attraverso le sue emozioni e il suo stato d’animo. «In questo pezzo sento la gioia di vivere, condividere e percepire attraverso l’intesa dei sensi. Correre senza una meta come un bambino, una discesa libera che può costare qualche graffio ma che vale la pena di essere vissuta – racconta Fabio Curto in merito al nuovo singolo – Sin dall’intro strumentale si avverte questa urgenza che ripiega poi dolcemente su un momento riflessivo in cui “Via da qua” è pronunciato davanti un tramonto rosso, davanti una giornata che finisce. Sono presenti nel brano molti dei valori in cui credo profondamente e che ritrovo spesso negli ambienti umili e informali, quello che sinceramente prediligo. Ho voluto inserire nella solida struttura del brano terzinati ritmici facendo convivere un leggero soffio di Irish con alcuni dei suoni che mi fanno sentire legato alla mia terra».

Prossimi concerti di Fabio Curto

Oltre al concerto pescarese, ufficializzate altre due date: Fabio Curto sarà il 5 agosto a Tiriolo, in provincia di Catanzaro (Corso Garibaldi. alle ore 21.30, ingresso libero) e il 13 agosto nella sua Acri, in contrada Montagnola, presso la piazza principale (alle ore 21.30, ingresso libero).

 

The Art of Dp sbarcano sul digitale, la loro “Pizzica” su Spotify e iTunes

COSENZA – Continua il periodo fortunato per i “The Art of Dp“, il duo musicale composto dai camaleontici gemelli cosentini Alessandro e Marco Di Puppo. A un mese dall’uscita del videoclip su YouTube, “Pizzica”, il loro brano d’esordio è ora disponibile sulle principali store digitali musicali: da Spotify ad iTunes, fino a Google Play, al costo di soli 0.99 euro. The Art of Dp 4

Come il titolo suggerisce, “Pizzica” è una particolare attitudine a sentire la musica che «ti prende e ti trascina a ballare e a lasciarti andare». Un inno ad essere se stessi, liberi di lasciarsi andare alla musica. La canzone, dalle sonorità estive e coinvolgenti, è stato scritto da Alessandro e Marco Di Puppo e arrangiata in collaborazione con il noto produttore e vocal coach cosentino Gianni Testa, già corista di molte trasmissioni di successo Rai e Mediaste e prossimo giudice del nuovo talent show televisivo “The Coach”, e con il musicista e autore Joe Santelli della Officine 33 Giri, dove il brano è stato registrato.

Intanto il videoclip del brano, totalmente realizzato dai gemelli Di Puppo, e che vede la partecipazione di Mario Serpa – recentemente apparso in un popolare talk-show pomeridiano targato Mediaset – ha già ottenuto quasi 12.000 visualizzazioni su YouTube.

Moda, il ventennale della scomparsa di Gianni Versace. Davi: «I reggini gli chiedano scusa»

COSENZA – «Si avvicina una data terribile per tutti noi italiani e per l’umanità. Il 15 luglio di venti anni fa mori un uomo straordinario. Un genio è stato ucciso. Parlo di Gianni Versace, stilista di Reggio Calabria, che cambiò il mondo della moda con il suo incredibile talento». È quanto ha dichiarato il massmediologo  Klaus Davi ricordando la triste ricorrenza del ventennale della scomparsa di Versace. «Gianni andò via da Reggio Calabria perché non tollerato da un città densa di pregiudizi verso i gay – ha proseguito Davi -. Ora i reggini chiedano scusa. Mi aspetto un segnale tangibile. Perché qui la colpa non è della politica ma dell’ignoranza e del pregiudizio. Gianni soffri molto per il trattamento che gli riservavano i suoi concittadini». «Reggio Calabria – concluse – è una città  capolavoro, ma non può più convivere con i clan. Sogno una Reggio libera dai De Stefano. Tegano, Serraino, Labate, Ficara eccetera eccetera . Che vengano cacciati a calci nel culo dalla città. Reggio è la città di Gianni e delle persone come lui che hanno fatto grande l’Italia nel mondo e  non di questo ladri assassini, vigliacchi cocainomani».

Moda Movie 2017, lunedi show case “Moda ♥ Cibo”

COSENZA – A meno di due settimane dagli appuntamenti clou dedicati al Cinema e alla Moda, lunedì 5 giugno dalle 17,30 il chiostro di S. Domenico, in piazza T. Campanella a Cosenza, accoglierà la terza edizione dello showcase Moda♥Cibo durante il quale verrà illustrato nei dettagli il programma della 21esima edizione di Moda Moda.

Un’incontro che, com’è ormai tradizione all’associazione Creazione e Immagine, coniuga performance di moda – con l’anteprima della nuova collezione Enrica BV della stilista Enrica Vadalà, la passerella dei finalisti 2016 Simona Surace e Natale Carmelo Mazzuca e degli Ori di Scintille Montesanto – con gli intermezzi musicali di Alessandro Perciabosco e le degustazioni eno-gastronomiche per Sapori Mediterranei, a cura delle aziende partner di Moda Movie e dell’istituto Mancini Tommasi di Cosenza, il tutto coordinato dalla talentuosa presentatrice e modella Francesca Russo.

L’attenzione alle specialità gastronomiche del territorio sarà occasione per introdurre la pubblicazione curata personalmente dal direttore artistico di Moda Movie Sante Orrico cui hanno contribuito rinomati chef e imprenditori orgogliosi di rivendicare la qualità dei loro prodotti. Questo e molto altro è il volume “Il Gusto del Sud”: un viaggio fra i sapori e i saperi della tradizione culinaria meridionale, retaggio di una cultura antica che approda nelle linee nutrizionali moderne.

Del libro e dei suoi contenuti parleranno Paola Orrico, project manager di Moda Movie e redattrice del volume,  l’editore Walter Pellegrini, il docente dell’Unical Tullio Romita, il direttore dell’UOC di Nefrologia Renzo Bonofiglio, il presidente di Federalberghi Calabria Vittorio Caminiti e l’esperto di turismo Dino De Santo, guidati negli interventi dalla giornalista Anna Aloi. L’ingresso è libero.

Moda Movie 2017

La Regione all’edizione 2017 di ProWein a Dusseldorf

CATANZARO – La Regione Calabria, con il Dipartimento agricoltura e risorse agroalimentari, parteciperà all’edizione 2017 di ProWein, la fiera più importante a livello mondiale di vini e liquori, riservato ai soli professionisti del settore, che si terrà a Dusseldorf, in Germania, da domenica a martedì prossimi. Riparte quindi dalla Germania – è scritto in un comunicato dell’ufficio stampa della Giunta – l’opera di valorizzazione dei vini calabresi, con la Regione che sarà accompagnata alla fiera da circa 25 aziende calabresi, per un totale di oltre 60 etichette di vini regionali. «È la prima volta che partecipiamo a ProWein – ha affermato il Presidente della Regione Mario Oliverio – e ci aspettiamo un buon ritorno d’immagine, a meno di un mese dall’appuntamento di Vinitaly. Il ProWein rappresenta un importante banco di prova per il mercato dei vini calabresi ed un’occasione per mettere in vetrina le eccellenze regionali, composte da vitigni spesso autoctoni, di grande qualità e che raccontano la storia e la cultura dei nostri territori». Il Salone, in particolare, è dedicato ai visitatori specializzati che operano nel commercio al dettaglio, nel commercio estero e all’ingrosso, nel commercio di trasformazione, nella gastronomia e nel settore alberghiero. A questa edizione della manifestazione fieristica prenderanno parte oltre 55 mila buyers e 6.300 espositori provenienti da circa sessanta paesi del mondo. La Regione avrà uno stand istituzionale allestito dall’Associazione dei Sommelier della Germania, la De.S.A., Deutschland Sommelier Association. Il Dipartimento agricoltura, insieme all’Associazione dei Sommelier della Germania ed in collaborazione con l’enoteca regionale “Casa dei vini di Calabria”, hanno elaborato un programma di animazione che parte dal sabato precedente l’apertura della fiera, con la partecipazione al Big Bottle Party, un evento serale fuori fiera, organizzato da “Falstaff”, una delle riviste di riferimento del mondo del vino in Germania. Con il giornalista della stessa rivista Otmar Kiem è prevista invece una presentazione di vini e territorio calabresi nello stand di Falstaff. Sono in programma, inoltre, tre degustazioni a tema, una sui bianchi, una sui rossi e una sui passiti calabresi, all’interno della piazza De.S.A., rivolta a quaranta ospiti specializzati, guidate dai giornalisti Christian Eder della rivista “Vinum” e da Veronika Crecelius. All’interno dello spazio enoteca Calabria sono previste tre degustazioni giornaliere, alcune delle quali guidate dal giornalista e blogger Helmut Knall, supportato da Gennaro Convertini, presidente di enoteca Regionale “Casa dei vini di Calabria”. Ai vini in degustazione saranno abbinati salumi, formaggi, fichi e altri prodotti tipici calabresi.

“Lagane e ceci”, un piatto appetitoso tipico della cucina meridionale

COSENZA – A fare bella mostra di sé oggi è un piatto tipico della tradizione calabrese, cosentina in modo particolare, ma assai diffuso in gran parte del sud Italia. Le lagane sono da molti definite antenate delle lasagne. La “lagana e ceci”, un piatto caldo, piccante, molto saporito e invernale, da gustare con un buon bicchiere di vino, rigorosamente rosso e corposo. Molte sono le varianti di questo piatto, con o senza pomodoro, con lo strutto, con o senza pancetta, con o senza il lardo. Andiamo per ordine. Le “lagane”, molto somiglianti ad una tagliatella, sono fatte in casa, farina, semola, acqua e uovo (facoltativo). Per il condimento, invece, in una padella capiente versare abbondante olio di oliva, formare un fondo alto almeno 1/2 cm e fatevi imbiondire 2 spicchi d’aglio. Per non far bruciare l’olio nè l’aglio sollevate la padella in modo che l’olio si raccolga su un lato e l’aglio frigga in un fondo più alto. Sempre nella ricetta tradizionale si usa insieme all’olio un po’ di strutto.  Sciogliere nell’olio una fettina sottilissima di lardo tagliato a striscioline piccole ed aggiungete un peperoncino piccante tagliato a rondelle (in alternativa potete utilizzare un cucchiaino di peperoncino in polvere oppure sott’olio in base al vostro gusto). Eliminare l’aglio e versate nella padella i ceci scolati, aggiungete un mestolo abbondante dell’acqua di cottura dei ceci e fate insaporire. Schiacciate con una forchetta 1/4 dei ceci in modo da formare una cremina densa, mescolate e fate asciugare l’acqua. E anche per oggi il pranzo è servito.

 

R.A

 

 

Martedì grasso con le lasagne della tradizione

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COSENZA – Oggi si festeggia il Carnevale e sulle tavole di molti calabresi non mancheranno le tradizionali “lasagne”. A Cosenza e provincia le lasagne rappresentano un’ eccezionale gustosità e un piatto tipicamente riservato alle occasioni di festa, come appunto lo è anche il martedì grasso. Non solo pasta, dunque, ma la preparazione delle succulente “lasagne” è un rito gastronomico che richiede una lavorazione lunga e meticolosa. Seppur le varianti sono tante, oggi prenderemo spunto da una ricetta semplice ma gustosa. Partiamo dalla sfoglia, sottile, morbida e leggera, tradizionalmente fatta in casa con le uova e la farina.

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Il ripieno rappresenta invece la caratteristica più apprezzata delle lasagne calabresi. Molte, infatti sono le varianti. Polpettini, Caciocavallo, Uova, Salsiccia e chi più ne ha più ne metta perché la tradizione insegna che la pasta e quindi le lasagne devono essere “chine” (ndr piene), ricche di ingredienti prelibati e saporiti e al forno, dove si arricchiscono dei sapori tipici della nostra cucina. Ancora oggi, nonostante non sia un piatto decisamente dietetico, le lasagne sono particolarmente apprezzate anche tra le nuove generazioni. E per una volta lo strappo a tavola è concesso a tutti, perché se da domani di nuovo tutti a dieta, ad un piatto cosi buono non bisogna rinunciare. Un buon bicchiere di vino e il pranzo è servito!

Raffaella Aquino

 

A Carnevale è tempo di “Chiacchiere”

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COSENZA – Di chiacchiere se ne fanno tante e quelle dolci sono certamente tra le preferite di grandi e piccini, soprattutto in questi giorni dedicati al Carnevale. In gran parte d’Italia le “Chiacchiere” rappresentano il dolce tipico e tradizionale di questo festoso e allegro periodo dell’anno che precede la Quaresima. Questo dolce, dalle mille sfaccettature e sembianze ha origini storiche che risalgono all’antica epoca romana, dove dolcetti a base di uova e farina prendevano il nome di “frictilia”, dove lo strutto era tra gli elementi dominanti. La leggenda napoletana narra invece che fu la Regina Savoia a dare il nome di “chiacchiera” al dolce appena sfornato dal suo cuoco di corte. La “chiacchiera” è da sempre considerata un dolce povero della tradizione, arricchito, nel corso degli anni, con ingredienti che ne hanno reso il sapore assai gustoso e ricco. Ripercorrendo lo stivale in lungo e in largo molte sono oggi le versioni delle “chiacchiere”, fritte, al forno, ricoperte di miele, cioccolato, crema pasticciera, cacao. C’è finanche la versione delle “chiacchiere ripiene”, dei veri e propri fagottini con all’interno una gustosa sorpresa. Frappole, bugie, frittole, costoli, diversi i nomi associati ad un dolce, divenuto oggi assai apprezzato in molte zone d’Italia. In Calabria è ancora viva la tradizione carnevalesca delle chiacchiere e diverse sono le ricette per preparare questo buonissimo dolce, sfizioso e originale.

Ne abbiamo scelta una fra tante, dal portale internet http://www.ntacalabria.it/ricette-calabresi/chiacchiere-calabresi.html

 

Ingredienti:

500 g di farina

4 uova

50 gr di strutto (o olio)

100 g di zucchero

3 cucchiai di grappa (va bene anche del vino bianco o marsala)

scorza di limone

1/2 bustina di lievito

1 pizzico di sale

zucchero a velo

1 l circa di olio d’oliva

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Disponete la farina sulla spianatoia con il lievito. Fate un buco al centro della farina, unite le uova e lo zucchero. Mescolate gli ingredienti, aggiungete la scorza grattugiata, lo strutto  sciolto precedentemente in un pentolino (o l’olio), e un pizzico di sale, quindi lavorate l’impasto e dividetelo in panetti e stendete la pasta. Con una rotella tagliate dei rettangoli e fate un taglio al centro, introducete una delle estremità del rettangolo nel buco e formate dei nodini. Nel frattempo versate l’olio in una larga padella e una volta raggiunta la temperatura ottimale, buttatevi le chiacchiere. Lasciate friggere a fuoco moderato fino a quando saranno dorate. Ponetele in un vassoio e spolverizzatele con lo zucchero a velo.

E allora, buone “chiacchiere” a tutti

 

Raffaella Aquino

 

Le crocette di fichi secchi

Le tradizioni popolari che si tramandano di generazione in generazione, sono fonte di grande arricchimento personale e danno un maggiore senso di appartenenza alla propria terra di origine. La cucina ne è un esempio pratico, con i piatti tipici che si tramandano da genitore in figlio. In questo  articolo ci occupiamo di un’antica ricetta calabrese, ancora oggi  è consuetudine preparare : “le crocette di fichi secchi”. Si tratta di dolci molto semplici, caratterizzati da un profumo ed una fragranza inconfondibile. Possono essere consumati sia come merenda, sia per arricchire i buffet di dolci durante le festività. L’opera può presentarsi sotto diverse forme, poiché il fico è un  frutto che si presta a diverse tecniche di lavorazione: le “crocette”, le “trecce”, le “coroncine” e i “fioroni”. Il fico è stato sempre un albero molto diffuso in Calabria e i suoi frutti copiosi sono stati considerati per tanto tempo il cibo dei poveri perchè, freschi o essiccati, hanno contribuito a sfamare le popolazioni rurali. Consumarli apporta al nostro organismo tanti benefici per il contenuto di ferro, potassio, fibre, vitamina A e C. Benefici che raddoppiano se i fichi sono secchi. Consumarli nella stagione invernale, significa quindi fare un rifornimento di sane calorie  e gran parte dei calabresi non si sottraggono certamente a questa regola.

Le crocette calabrese ,“i crucett calabrisi”, sono un’antichissima ricetta che si tramanda in famiglia. Si chiamano crocette per il modo in cui sono lavorate, incrociate come fosse una piccola croce. All’interno delle crocette si mette frutta secca ma in particolare  i gherigli di noci, a volte sostituiti da mandorle. Una volta cotte in forno caldo vengono spolverate di zucchero, cannella e spruzzate con liquore all’anice. Nei tempi passati i fichi erano i dolci per l’inverno, specie per i periodi di  feste poichè era  il sostentamento calorico per eccellenza per tutta la famiglia.

La qualità più adatta è il fico Dottato, tra le migliori cultivar che si presta ad essere utilizzato nella trasformazione e che ha ottenuto il marchio di qualità Dop, facile da trovare in tutta la Calabria, ha all’interno semi piccoli a differenza di altri tipi che invece hanno semi grossi. I fichi vengono raccolti quando iniziano ad appassire e messi ad asciugare al sole su graticci di canne ben stesi, girati di tanto in tanto affinché secchino da tutte le parti e diventino fichi bianchi – ”ficu ianche”. La sera vengono coperti per evitare che durante la notte con la rugiada s’inumidiscano e diventino scuri. Quando sono ben  seccati si possono lavare, naturalmente selezionando quelli più belli da utilizzare per preparare le crocette. I fichi sono un alimento che, ancora, si riesce a comprare da produttori locali. Negli ultimi anni la produzione locale, a causa del cambiamento climatico, è diminuita per cui ci si deve accontentare di un prodotto essiccato negli essiccatoi, buono altrettanto, a discapito però del profumo ( quello dei fichi al sole è molto più intenso). E’un frutto che può essere consumato da tutti, grandi e piccoli, ha proprietà digestive e una crocetta contiene solo 255 Kcl. Perciò le crocette calabresi si possono consumare al posto di una merendina.

Vediamo insieme, passo dopo passo, come procedere nella realizzazione di questa pietanza squisita.

Ingredienti per 12 crocette

1 kg di fichi (48)

12 noci (70 gr) o (48 mandorle 65gr)

15 gr di zucchero

3 gr cannella in polvere

Liquore all’anice 20 ml

Procedimento

Lavare i fichi e farli asciugare, aprirli in due metà lasciandoli uniti per il picciolo, disporne due a croce, mettere un ¼ di noce su ogni metà.

DSCN7612Metterne uno al contrario in modo da coprire la noce all’interno e un secondo a formare una croce.

Quando sono pronti, lavarli velocemente sotto l’acqua del rubinetto e metterli a sgrondare su una gratella.

Disporli sulla teglia ancora umida e cuocerli in forno caldo 220° gradi per 15 minuti finché non sono dorati.

Si possono conservare anche per un anno in vasi di vetro o vaschette di alluminio a piacere, si possono aggiungere bucce di agrumi sbucciati sottili. Oppure  si possono conservare a strati arricchiti da foglie secche di alloro, arancia oppure limone, in scatole di latta ben chiuse e foderate con foglio d’alluminio.DSCN7613

Il solo profumo è irresistibile. Al momento di consumarle, per chi lo preferisce, possono essere ricoperte con cioccolato fondente fuso.

Anna Maria Schifino

Il capocollo calabrese

Con le basse temperature, in Calabria si preparano i prodotti di eccellenza, vanto della produzione enogastronomica della regione, conosciti in tutto il mondo: i salumi.

Tra le varie preparazioni, re dei salumi Calabresi, troviamo il capocollo seguito dalla regina madre “la Soppressata”.

A Cassano allo Ionio la carne utilizzata per gli insaccati deriva dal prosciutto, dalla spalla, dal guanciale e dal lardo, con l’aggiunta di aromi naturali.

Il Capocollo, dalla tipica forma cilindrica, ha un caratteristico colore roseo o rosso più o meno intenso a seconda della presenza di pepe nero o di peperoncino rosso macinato. Al taglio il salume ha un colore roseo vivo, con striature di grasso tipiche del taglio del lombo. Il sapore è delicato e personale, mentre il profumo è caratteristico e di giusta sapidità. La sua carne deriva dalla porzione superiore del collo del maiale. disossata e quindi salata a secco o in salamoia. E’ un salume versatile in cucina, che può fare la differenza in un piatto, sia come ingrediente per un condimento di pasta che per un’insalata, o anche in un semplice spuntino, al naturale, con del pane tipico calabrese e un buon bicchiere di vino.

Metodo di produzione

capocollo in stagionaturaIl Capocollo Calabrese si ottiene dalla lavorazione delle carni della parte superiore del lombo dei suini, disossato e salato a secco o in salamoia, con sale da cucina macinato. Il peso del capocollo fresco è di 3,5-5,5 chilogrammi. Per procedere con la lavorazione, il taglio deve presentare uno strato di grasso di circa 3-4 millimetri, al fine di mantenere morbida la carne durante la fase di stagionatura. Una volta lavorata, la carne viene salata con l’uso di soli ingredienti naturali quali sale, pepe nero in grani e in polvere, pepe rosso piccante, pepe rosso dolce, aceto di vino e aromi naturali. Possono inoltre essere utilizzati anche acido ascorbico e/o sale sodico, lattato di sodio, nitrato di sodio e/o di potassio, nitrito di sodio e/o di potassio. Il processo di salatura dura in media dai 4 ai 10 giorni, dopodiché il capocollo viene lavato con acqua e aceto di vino, massaggiato e ricoperto di pepe nero in grani, quindi insaccato e legato con spago naturale. Segue la stagionatura in ambienti a temperatura e umidità controllate. La sua maturazione, lenta e graduale, non dura meno di 100 giorno dalla salatura. La lavorazione delle carni suine nella regione Calabria risale ai tempi della colonizzazione greca delle coste del Mare Ionio. Un tempo, e qualcuno lo fa ancora oggi, veniva legata con spago e pezzi di canna; a legatura ultimata si provvederà a forare il rivestimento, in modo da permettere la fuoriuscita dei liquidi in eccesso e per una corretta stagionatura. La stagionatura dura dai 200 ai 240 giorni, ed il tempo varia in base al locale, che deve essere molto freddo, e alle dimensioni del salume. Infine, in estate si potrà gustare il sapore genuino di questo particolare salume calabrese.

Il Capocollo di Calabria è protetto dal marchio DOP, ed è protetto dal Consorzio di Tutela dei Salumi di Calabria costituito in data 8 gennaio del 2007.

 

Ingredienti  e materiali per la salatura:

2,5 kg. di maiale nel pezzo del capocollo

1 kg. e 1/2 di sale fino

 

per l’agliata:

1 lt. di aceto bianco

1 manciata di sale

4 spicchi d’aglio

1 rametto di rosmarino

1 cucchiaino di pepe

1 cucchiaino di peperoncino

per l'”impanatura”:

3/4 di bicchiere* di sale

1 bicchiere scarso di pepe

1/2 bicchiere scarso di peperoncino (usare peperoncini piccoli e macinati al mixer, non polvere)

1 manciata di semi di finocchio

usare i bicchieri di carta come misura

utensili:

ciotole, bacinelle, spago, carta di budello vegetale (o carta forno) carta paglia.

procedura:

Prendete  una grossa ciotola, meglio se di vetro, fate uno strato di sale fino sotto e poggiate il pezzo di capocollo. Coprirlo bene con il resto del sale, completamento avvolto. Non si deve vedere carne. Coprite con carta di alluminio, poi tenetelo in zona fredda oppure  in frigo per 72 ore.Dopo 3 giorni, lo tirate  fuori ,lavate bene la carne togliendo tutto il sale che nel frattempo avrà assorbito molti dei liquidi che la carne tirerà fuori grazie alla salatura.Mettete  il pezzo su un tagliere di legno ben pulito, e da una forma più regolare possibile al pezzo. Non gettare gli scarti, ma passate al tritacarne per farci un bel ragù. Poco prima avrete preparato l’agliata, così si chiama a Cassano. Prendente una bottiglia di aceto bianco e versatela in una bacinella che possa contenere il pezzo di carne, sbucciate l’aglio e schiacciatelo nell’aceto con l’aggiuntai degli altri ingredienti. Lavare per  bene la carne, massaggiandola. Questa operazione toglie l’odore e darà alla carne la carica necessaria per affrontare la stagionatura. Senza asciugare la carne (altrimenti non aderisce) mettetela in una bacinella larga, dove precedentemente avrete preparato l’impanatura con gli ingredienti sopra ben miscelati.Rotolare bene il pezzo di carne facendo attenzione che tutta l’impanatura aderisca bene. A questo punto, preparate un foglio di carta vegetale o budello e avvolgi strettamente in questo la carne. Legate bene la carne avvolta nel foglio, con uno spago, stringete bene perché poi asciugandosi si allenta, e cercate di dare una forma più possibile rotonda al pezzo. Il tempo della stagionatura varia anche in base alla grandezza del pezzo di carne, è possibile che ci voglia più o meno tempo, bisogna regolarsi, toccando la carne. Appendetelo in una stanza abbastanza fredda per un mese e mezzo o fino a che toccandolo senti che il capocollo è duro, ovvero ben stagionato.

Anna Maria Schifino