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In libreria “Lockdown – Vite in quarantena”, 12 storie di italiani ai tempi del Covid-19

COSENZA – Un medico, un amore finito, un attore, una nascita, una laurea e tante, tante case. Si può comprimere un’intera vita in una casa? Si possono contenere sogni, progetti, ricordi, legami? E come fare a custodirli senza perderli? 

Queste sono le voci di alcune persone che tra marzo e aprile del 2020 hanno vissuto la quarantena forzata a causa della pandemia di Covid-19.

Tutte queste storie sono state vissute in Italia, in diverse regioni e sono il frutto di video-interviste registrate, scritte e raccolte da Armando Canzonieri e Mirko Perri in questo libro che si chiama “Lockdown – Vite in quarantena”.
Dodici storie, dodici punti di vista ma soprattutto dodici persone che hanno raccontato la loro personale quarantena causata dal Covid-19.
Hanno aperto la finestra del loro mondo, dove gli autori hanno guardato dentro, ascoltato e raccolto e nel farlo hanno scoperto che ogni storia, nella sua particolarità, stava raccontando qualcosa che rimbalzava e si amplificava nella vita degli altri, di essere connessi nel provare le stesse paure, nel vivere le feste in modo simile, nel reagire alle perdite, nel trovare la forza per ridere e ricominciare.

Il racconto dei protagonisti è stato, tra marzo e aprile del 2020, il loro paracadute.

Dodici narrazioni che rispondono a un canovaccio di domande ma soprattutto fotografano un momento di vita, il suo legame con il passato e con il futuro.
Alcune storie contengono al loro interno dei riquadri nei quali i due autori riportano pensieri, ricordi e riflessioni avvenute durante le video-interviste.
Ciascun racconto è accompagnato da un “consiglio di ascolto” suggerito dai protagonisti, ascoltabile grazie a un “QR-code” che rimanda a quel brano, che farà da sottofondo alla lettura del capitolo.
Oltre ai brani, gli intervistati hanno spesso indicato un libro e un film (o una serie tv) che li ha accompagnati in questi mesi a casa e una fotografia rappresentativa del loro racconto.

Una raccolta da leggere tutta d’un fiato, la fotografia di un preciso momento tanto sconosciuto quanto umanamente straordinario , in cui ricorderemo di certo nel prossimo futuro, di essere stati tutti legati da una storia collettiva composta da tutte le nostre storie da “cameretta”.

Parte del ricavato del libro infine scritto e realizzato anche grazie al sostegno dell’Associazione “Che cosa sono le nuvole APS”, andrà devoluto a due realtà territoriali dal forte valore sociale: La Terra di Piero (Cosenza) e l’Associazione Solidale Maliana (Brindisi).

Per info: viteinquarantena@gmail.com

 

Da Cosenza agli Archos Quartet, il primo album di Francesca Fiore è un omaggio a Leone Sinigaglia

COSENZA – Da Cosenza all’Europa, conquistando prima la Germania, e con la Calabria sempre nel cuore. Francesca Fiore, talentuosa musicista ventottenne cosentina, insieme al suo gruppo, gli Archos Quartet, ha da poco lanciato l’album dal titolo “Leone Sinigaglia: Complete works for String Quartet, Vol. 1”, primo di due lavori dedicati al grande compositore torinese di origine ebraica.

L’omaggio a Leone Sinigaglia 

«La prima volta che abbiamo sentito parlare di Leone Sinigaglia e’ stato nel 2017, ed e’ stata una delle più interessanti scoperte della nostra carriera cameristica», ha raccontato più volte Francesca a nome del gruppo. Archos Quartet

Violinista, panista, compositore e non solo, contemporaneo di Johannes Brahms e allievo a Vienna di Eusebius Mendyczewski, Sinigaglia ha rappresentato uno dei vertici della musica sinfonica italiana nel primo Novecento. A lui si devono anche la riscoperta e lo studio delle melodie popolari piemontesi. Le sue opere sono state apprezzate ed eseguite da importanti musicisti quali Arturo Toscanini, Gustav Mahler e Riccardo Muti. «La sua musica – raccontano gli Archos Quartet – puo’ essere giocosa come i canti popolari piemontesi, lirica come la musica romantica mitteleuropea e allo stesso tempo energetica e brillante come l’Opera italiana. Le tragiche circostanze della sua morte ci hanno fortemente colpito. Leone Sinigaglia morì di infarto al momento della sua deportazione ad Auschwitz. Perciò alla sua memoria e a tutte le vittime dell’Olocausto è dedicato il nostro cd. Siamo convinti che la sua musica meriti di essere riscoperta e riapprezzata dopo anni di ingiusto negletto». 

L’album contiene sei brani: Konzert-Etude Op. 5, Due Pezzi Caratteristici Op. 35, Variazioni su un Tema di Brahms Op. 22, Scherzo per Quartetto d’archi Op. 8, Hora Mystica : per Quartetto d’archi, Quartetto Op. 27.

Il Quartetto d’archi

Gli Archos Quartet sono un giovane quartetto d’archi multinazionale (i membri vengono da 4 paesi europei diversi) fondato nel 2009 presso all’Universita’ della musica di Lubecca. Oltre alla nostra Francesca Fiore al violoncello, il gruppo si compone del violinista polacco Filip Jeska del violista bulgaro Radenko Kostadinov e della violinista tedesca Maria Odvody. Il nome del quartetto deriva dalla parola greca “archè” (in greco ἀρχή, che significa ”principio” , ”origine”) che rappresenta per gli antichi greci la forza primigenia che domina il mondo. 

Archos Quartet

Pur avendo base in Germania, il quartetto da qualche anno ha intrapreso una promettente carriera internazionale, essendosi già esibito nelle più prestigiose sale da concerto europee: dalla Barbican Hall di Londra alla Berliner Ensemble di Stoccarda durante il “Hugo Wolf Symposium”, dal Festival Internazionale “Lake District Summer Music” al “Oberstdorfer Musiksommer Festivals”, fino al Festival “Ferrara Musica”. La formazione ha anche vinto molti premi e riconoscimenti internazionali oltre ad aver collaborato con molti compositori contemporanei come Dmitri Terzakis, Daniel Schnyder, Marina Khorkova e Jonathan Bell. Nel 2013 sono stati nominati “Guildhall Artists Fellowship” presso la Guidhall School of Music and Drama di Londra, grazie al quale nel 2014 sono stati invitati ad esibirsi durante il City of London Festival e il Chamber Music Festival di Salisburgo.

Nell’agosto del 2017 il Quartetto si è aggiudicato il 3° posto ed il Premio speciale “Adolfo Betti” per il migliore quartetto d’archi durante il Concorso di musica da camera del Festival Virtuoso & Belcanto di Lucca. 
Dal 2018 il quartetto collabora regolarmente con la prestigiosa etichetta discografica NAXOS con la quale usciranno presto altri due cd, a cominciare proprio dal Vol. 2 ancora dedicato a Sinigaglia: «Conterrà – raccontano con grande emozione – brani inediti del compositore, mai ascoltati e incisi prima». «Sono brani che ho avuto la possibilità – prosegue Francesca – di consultare e selezionare alla biblioteca del  Conservatorio di Torino che custodisce tutti i manoscritti di Sinigaglia e alla quale va il mio grazie. Si tratta di brani appositamente scritti per Quartetto d’Archi ». E le sonorità di Sinigaglia sono intanto attese ad Erfurt, in Germania, dove il gruppo suonerà per un live ristretto a causa dell’emergenza Covid-19 mentre sta già programmando le esibizioni del 2021. Di certo torneranno in Italia al festival di Classica di Lucca. 

Passione e tanto studio: l’identikit di Francesca Fiore

Come detto a tenere alta la bandiera italiana nell’ensemble è Francesca Fiore che entra a far parte del Quartetto nel 2016. Classe ’92, Francesca comincia a suonare il violoncello alla tenerissima età di quattro anni e da allora non ha più smesso. Francesca Fiore  

Si diploma prima con lode e menzione d’onore sotto la guida del M°Sandro Meo al Conservatorio Statale di Musica “Stanislao Giacomantonio” di Cosenza, e poi continua la sua formazione con il Maestro Enrico Dindo presso la “Pavia Cello Academy” e il Conservatorio della Svizzera Italiana a Lugano. Quindi si trasferisce in Germania dove prosegue gli studi presso la Folkwang Universität der Kunste ad Essen con il Maestro Young Chang Cho e l’Università della musica di Lipsia con il Quartetto Vogler.
Ha partecipato a numerose Masterclass nazionali e internazionali (Svizzera, Francia, Germania, Norvegia) dove ha avuto l’opportunità di perfezionarsi accanto a grandi musicisti quali Giovanni Sollima, Frans Helmerson, Christoph Henkel, Asier Polo, Gustav Rivinius, Ulrich Witteler e Ludwig Quandt.
E’ vincitrice del concorso Città di Vittorio Veneto mediante il quale si è esibita come solista insieme all’Orchestra Filarmonia Veneta dove ha ricevuto la medaglia d‘oro direttamente dalle mani del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.
Da tempo collabora regolarmente con autorevoli orchestra europee (Accademia Nazionale di Santa Cecilia, Orchestra del Teatro Regio di Torino, Gürzenich Orchester, WDR Funkhaus Orchester, Dortmunder Philharmoniker) e con noti direttori d’orchestra come Francoise Xavier Roth, Roger Norrington, Myung-whun Chung e Gianandrea Noseda.
Fra le esperienze più ricche della sua carriera le collaborazioni con il M° Ennio Morricone e l’Orchestra Roma Sinfonietta, con la quale ha eseguito per la RAI una sua composizione inedita.

Il suo primo amore? Quasi scontato dirlo: la musica da camera. Ma nel cassetto custodisce un sogno forse ancora più grande: «Suonare con gli Archos Quartet a Cosenza. Sono fiera delle mie origini e sarei troppo felice di mostrare loro le bellezze della nostra Calabria». Ad maiora Francesca!

 

 

Star Wars Day: i segreti della celebre saga spiegati dai fisici dell’Unical

RENDE (CS) – Il 4 maggio è lo Star Wars Day, il giorno in cui gli appassionati di tutto il mondo festeggiano la celebre saga creata da George Lucas. La data scelta gioca su un’assonanza: “may the force” – ossia “che la forza (sia con te) ­– suona come “May the 4th”, ovvero 4 maggio in inglese.

Per celebrare la ricorrenza, il team di Fisicittà 2018 – associazione che riunisce dottorandi e ricercatori del Dipartimento di Fisica e si occupa di divulgazione – ha analizzato la saga dal punto di vista delle leggi scientifiche.

Dalla spada laser alla Morte Nera, è solo fantascienza? Ecco le loro risposte.

La Fisica di Star Wars

May be the 4th with you

         A cura di: Federica Chiappetta, Wera Di Cianni, Floriana Filice, Claudio Meringolo, Giuseppina Monterosso, Giuseppe Nisticò, Giuseppe Prete   

In un’epoca cinematografica in cui il filone scientifico è super affermato e sofisticato, con capolavori quali Interstellar (con tanto di consulenza di premio Nobel, Kip Thorne), The Martian, Gravity, Ad Astra, è sempre piacevole tornare alle origini e tuffarsi nella science fiction più pura.

Infatti a volte è proprio grazie a film di fantascienza quali l’intera saga di Star Wars, o 2001-Odissea nello spazio, o i più recenti Thor e i vari Avengers, che si accende il nostro interesse a confrontarci con la fisica e non-fisica che c’è dietro. Le varie “forze” sconosciute e gli strani viaggi nel mezzo interstellare mettono alla prova i cervelli di intere generazioni e stimolano la curiosità dei più giovani nei confronti della fisica e della scienza in generale.

E forse chissà, le future scoperte nel campo della fisica potrebbero davvero portarci ad aggiungere una quinta forza, oltre alle quattro interazioni conosciute, due delle quali citate (gravitazionale ed elettromagnetica), spiegata con la presenza di campi o particelle ancora non noti!

SPADE LASER

Non è goffa o erratica come un fulminatore…è elegante invece, per tempi più civilizzati

Arma padroneggiata da  Jedi e da Sith, la spada laser è l’oggetto più emblematico della saga di Star Wars.

Ma la spada laser è fatta realmente di laser? La risposta ovviamente è no. Il laser è un oggetto optoelettronico in grado di emettere luce ad una certa frequenza e quindi, trattandosi di radiazione, non è possibile che la spada abbia una lunghezza definita. Infatti, un fascio di luce si propaga all’infinito fino a che non incontra un oggetto che ne assorba o rifletta l’energia.

In più la “lama” della spada non sarebbe visibile in assenza di fumi o di nebbia. Noi potremmo vedere solo il punto in cui il laser si scontra con un ostacolo. Inoltre, lo scontro tra due fasci di laser, che spesso accade nei duelli tra Sith e Jedi, non potrebbe avvenire perché i due fasci di luce sovrapponendosi si attraverserebbero a vicenda.

Però una spada potrebbe essere fatta di plasma. Il plasma è il quarto stato della materia, costituito prevalentemente da gas ionizzato, cioè particelle cariche positivamente. Un esempio tipico di plasma nell’Universo è quello che costituisce le stelle.

Il plasma, a seconda dell’elemento ionizzato, può emettere una radiazione luminosa di colore simile a quello delle spade laser. Il problema sarebbe confinarlo in una forma simile a quella di una lama. Essendo il plasma costituito da particelle cariche, queste possono essere confinate mediante un campo magnetico. Anche se si riuscisse a dare al plasma la forma desiderata, maneggiare la spada sarebbe però impossibile perché la temperatura dell’impugnatura raggiungerebbe valori estremi.

TATOOINE IL PIANETA CON DUE SOLI E I PIANETI DI STAR WARS

Il pianeta d’origine dei protagonisti principali della serie è Tatooine, un pianeta desertico caratterizzato dalla presenza di due Stelle. Fino a pochi anni fa si pensava che non fosse possibile l’esistenza di un pianeta in orbita intorno a due stelle. La fantascienza in questo caso ha proposto un’idea che per l’epoca (1977, l’anno di uscita del primo film) era inverosimile, ma ha anticipato le future scoperte scientifiche che hanno portato alla luce l’esistenza di sistemi planetari in orbita intorno a un sistema di Stelle doppie, come il sistema Kepler-47.

Nei film della saga ci vengono spesso presentati pianeti o completamente ghiacciati o completamente aridi o addirittura pianeti ricchi di vegetazione. In pratica pianeti con la presenza di un solo tipo di stagione. Questo sarebbe possibile solo in condizioni molto rare. L’alternarsi delle stagioni della Terra è legato all’inclinazione dell’asse terrestre rispetto alla verticale del piano orbitale, che va a modificare l’angolo di incidenza dei raggi solari che raggiungono la superficie. Per avere una sola stagione dovremmo avere un asse senza inclinazione.

Nella saga ogni pianeta appare abitabile perché ospita una moltitudine di esseri viventi. In realtà ciò non è possibile per vari motivi. Per ospitare la vita un pianeta dovrebbe trovarsi nella cosiddetta “fascia di abitabilità”, una regione che si trova ad una distanza da una stella tale per cui vi è la presenza di acqua liquida sulla superficie del pianeta.

L’abitabilità di un pianeta è legata anche ad altre caratteristiche tra cui massa, densità, dimensioni, composizione chimica e temperatura che dovrebbero essere molto diverse tra i vari pianeti dell’Universo di Star Wars.

MORTE NERA

La Morte Nera è fondamentalmente un’arma di distruzione di massa dotata di un particolare raggio laser che può distruggere un intero pianeta. Come abbiamo detto precedentemente, il laser è un fascio di luce che si propaga nello spazio. Nel film vediamo che la Morte Nera utilizza questo laser per distruggere il pianeta Alderaan. Per la sua natura, il laser dopo aver distrutto il pianeta, avrebbe dovuto continuare a viaggiare e a distruggere tutto quello che si trovava in quella direzione, fino ad esaurire tutta la sua energia. Per alimentare quest’arma di distruzione vengono utilizzati i cristalli kyber. Nella realtà i cristalli sono poco propensi a liberare energia, quindi questo sistema di alimentazione è irrealizzabile (per ora…). Anche se riuscissimo a costruire questo laser, non sapremmo come far funzionare la Morte Nera.

Oltretutto, la Morte Nera è una stazione spaziale di dimensioni planetarie e per tale motivo dovrebbe esercitare una certa attrazione gravitazionale. L’interazione gravitazionale è quella forza che fa cadere gli oggetti verso il centro di un pianeta e la Morte Nera sembrerebbe avulsa da questa interazione. Potremmo tentare di giustificare l’assenza di effetti gravitazionali tramite la bassa densità della stazione, quindi questo oggetto sarebbe molto grande ma poco pesante. Tuttavia, se ciò fosse vero, le persone dovrebbero fluttuare all’interno di esso. In tutta la saga i veicoli sembrano soggetti ad una strana legge di gravità poiché nessuno dei personaggi fluttua come dovrebbe.

TIE FIGHTERS E ARMI IN STAR WARS

I TIE (Twin Ion Engine) fighters sono le famigerate navicelle spaziali imperiali con motore alimentato a propulsione ionica. Nella realtà il motore a ioni fu sviluppato alla fine degli anni ’50, fu adoperato nella missione Deep Space 1 solo nel 1998 e attualmente è utilizzato nelle sonde spaziali. Il suo funzionamento non lo renderebbe implementabile in un caccia stellare della saga, in quanto la spinta ionica è molto meno potente della normale spinta dei razzi e non è utilizzabile in ambienti con la presenza di attrito.

La propulsione ionica sfrutta la forza di Coulomb per mettere in movimento un piccolo mezzo. La forza di Coulomb è l’interazione che si esercita tra due cariche: se due cariche sono dello stesso segno si respingono, se sono di segno opposto si attraggono.

Recentemente è stata lanciata verso Mercurio la missione Bepi Colombo che dispone non solo del classico razzo a propulsione chimica, ma anche di un motore a propulsione ionica che verrà usato in alcune fasi di volo orbitale.

I TIE fighters sono muniti di armi in grado di emettere suoni anche nel “vuoto”. Ciò non torna perché il suono per propagarsi ha bisogno di un mezzo. Nello spazio non potremmo nemmeno sentire la famosa esplosione della Morte Nera.

SALTO A VELOCITÀ LUCE

In Star Wars i viaggi nello spazio presentano diverse problematiche. Le astronavi sono in grado di viaggiare alla velocità della luce per saltare nell’iperspazio. Ma cosa si intende per iperspazio? In matematica un iperspazio rappresenta uno spazio con dimensioni geometriche superiori a 3 (le classiche lunghezza, larghezza e profondità). Non sappiamo cosa intendano davvero i personaggi della saga per “iperspazio” ma possiamo supporre che sia un ipotetico “spazio” in cui la distanza tra due punti è percepita diversamente rispetto allo spazio tridimensionale e in cui le leggi fisiche che conosciamo non sono valide. L’iperspazio viene sfruttato per aggirare i limiti imposti dalla relatività ristretta.

Nel nostro Universo, in base a quanto teorizzato dalla relatività ristretta di Einstein, non è possibile superare la velocità della luce, che rappresenta un limite invalicabile. In base a questa teoria un oggetto che viaggia a tale velocità avrebbe massa infinita, il che sarebbe impossibile fisicamente.

Secondo la teoria della relatività ristretta, viaggiare a velocità prossima a quella della luce comporta una dilatazione del tempo e una contrazione dello spazio. Il tempo scorre in maniera diversa tra chi sta viaggiando a velocità prossima a quella della luce e chi no. Non c’è evidenza di questi effetti nei viaggi interstellari di Star Wars, anzi c’è una consequenzialità tra gli eventi, come se il tempo scorresse allo stesso modo per tutti.

Possiamo tentare di giustificare i viaggi di Han Solo tramite delle scorciatoie previste dalla relatività generale. Si tratta di cunicoli spazio-temporali (Wormhole) utilizzati anche nei film Thor, Interstellar. Nonostante questi oggetti siano stati ipotizzati teoricamente, la loro esistenza fisica non è stata provata.

Anche supponendo l’esistenza di questi cunicoli, i viaggi di Han Solo restano inspiegabili in quanto non si potrebbe utilizzare un tunnel per arrivare ad una destinazione a scelta, ma solo nella destinazione in cui si trova il Wormhole. 

 

 

Dasp: è online il videoclip di “Vortice”, secondo brano estratto da “L’indipendente Italiano”

COSENZA – E’ online il videoclip “Vortice”, secondo brano estratto da “L’indipendente Italiano”, album d’esordio di DASP, alias Domenico Palopoli, 28enne musicista calabrese della provincia di Cosenza, in uscita in digitale a breve. 

“Vortice” parla della necessità di ritrovare generazioni razionali e allo stesso tempo appassionate con cui poter condividere la cultura musicale che un tempo univa i popoli. Nel videoclip, regia di Natalino Stasi, i protagonisti sono intrappolati in una dimensione spazio-temporale che sembra non esistere. Vi è una rappresentazione onirica della razionalità a difesa dell’irrazionalità che colpisce il mondo esterno, giustificati dalle scene di bombardamenti, di guerra e impiccagioni (queste ultime sono immagini d’archivio concesse dallo studio video/fotografico Studio Del Bianco di Fano (Pesaro), che dal 1972 si occupa di preservare e archiviare immagini di importanza storica.                                   

L’album “L’indipendente Italiano” è un concept che celebra l’immaginario di un artista indipendente.

Un artista che, tormentato dal proprio passato e dai ricordi del periodo musicale che l’hanno marcato, si rifugia nella poesia per dare vita alla sua prima opera creativa. Nel suo incontro con l’arte queste due dimensioni del passato, storia personale e storia musicale, lo tengono intrappolato emotivamente creando confusione e incapacità di andare avanti e proiettarsi nel futuro.

L’album è composto da 8 brani: il primo è un’intro strumentale, poi “L’indipendente Italiano”; “Solo te”“Intermezzo”; “1960”“Epoca lontana”“Vortice”. Musiche e testi dell’album sono di Domenico Palopoli (voci, synth, chitarre). Al progetto hanno collaborato Fulvio Caruso (basso e arrangiamenti), Gennaro Pittore (batteria e arrangiamento) e Serena Lavia (voce e cori). Il disco è stato registrato presso International Sound. Missaggio e Mastering presso il Kaya Studio di Vladimir Costabile.

 

Coronavirus, artisti calabresi uniti sotto un cielo sempre più blu

COSENZA – Un inno alla vita, alla ripresa, alla speranza della rinascita del Mezzogiorno e dell’intero Paese dopo la pandemia. E’ l’iniziativa di 48 artisti, tra attori, comici, doppiatori, cantanti, ballerini, musicisti, conduttori televisivi calabresi accumunati da un unico obiettivo: far ripartire l’arte in ogni sua forma «perché è questa che, come uno specchio, ti sprona a guardarti dentro, a scrutare la tua anima». E così, in un contatto virtuale, hanno realizzato, ognuno registrando da casa sua, il video “Artisti Calabresi uniti sotto un cielo sempre più blu“, idea nata dalla sinergia tra la giornalista Grazia Candido, l’attore e showman Gennaro Calabrese che ne cura anche la direzione, e la collaborazione di Francesca Esposito per la regia e il montaggio del video la cui colonna sonora è suonata dai musicisti Pasquale Campolo, Domenico Pizzimenti, Carmelo Coglitore e Vincenzo Commisso. Una canzone contro la paura del Covid-19 ma anche un omaggio – “Il cielo è sempre più blu” – al cantautore crotonese Rino Gaetano, nel cui testo si ritrovano tutti, calabresi e non, perché alla fine, per ognuno di noi nonostante le brutture esistenziali, i dolori, le gioie, gli addii e i ritorni, “il cielo è sempre più blu”. Gaetano, con questo capolavoro ha lasciato una specie di “testamento morale” alla sua gente, all’Italia, al mondo da sempre caratterizzato da un divario tra classi sociali, popoli, culture e religioni ma questa emergenza sanitaria ci ha insegnato una cosa: siamo tutti uguali al cospetto di Covid-19, ricchi, poveri, buoni, cattivi, cittadini del Nord, del Centro, del Sud, italiani, stranieri. Il Coronavirus ci ha privato delle nostre quotidiani abitudini, il relazionarci fisicamente con gli altri, il piacere di abbracciarci, di baciarci, di scambiarci reciprocamente le nostre energie. A tantissimi ha tolto il lavoro, gli affetti più cari uccisi da un subdolo ed aggressivo virus, ma non è riuscito a togliere agli italiani, ai testardi calabresi la speranza, il sorriso, la voglia di ricominciare. Covid-19 ci ha permesso di aprire finalmente gli occhi, di guardare i tanti e preziosi professionisti della nostra sanità che, in questo terribile momento, hanno sacrificato la loro vita, si sono isolati dalle proprie famiglie per salvare nelle corsie dei vari ospedali italiani, il prossimo.

Gli artisti calabresi in questo video, emanano una grande forza di dignità e una autenticità dei sentimenti reinterpretando una colonna sonora stilisticamente difficile ma “perla” indiscussa del panorama musicale. Prende forma un quadro di immagini simile ad una galleria di tipologie umane che, in questo testo, specialmente nel ritornello, si ritrovano tutti: il cielo guarda da lontano imperturbabilmente l’affannarsi di vincitori e vinti. E sotto lo stesso cielo blu, ricominceranno insieme una nuova vita illuminata dal cono di luce dell’arte che spargerà i semi autentici della rivoluzione di Rino, i semi del rispetto, dell’amore, della condivisione, dell’uguaglianza che ogni uomo ha il dovere di preservare e divulgare.

La raccolta fondi

La canzone, on line da alcuni giorni è abbinato ad una raccolta fondi il cui ricavato sarà interamente devoluto all’associazione nazionale “Linfovita” per sostenere i progetti a favore dei pazienti ematologici e la ricerca per i linfomi. 

Il link per donare qui.

Gli artisti che hanno partecipato all’iniziativa:

Pasquale Anselmo, Alfredo Auspici, Rocco Barbaro, Carlo Belmondo, Gennaro Calabrese, Pasquale Campolo, Rosario Canale , Pasquale Caprì, Vicky Catalano, Mimmo Cavallaro, Carmelo Coglitore, Vincenzo Commisso, Roberto D’Alessandro, Aldo Di Giuseppe (Aldo al Quadrato), Augusto Favarolo, Gianni Federico, Micaela Foti, Antonio Fulfaro, Ramona Gargano, Valentina Gemelli, Luigi Grandinetti, Elisabetta Gregoraci, Saverio Malara, Alma Manera, Paolo Marra, Giuseppe Mazzacuva (I non ti regoli), Domenico Milani, Gigi Miseferi , Santo Palumbo, Cosimo Papandrea, Samuela Piccolo, Peppe Piromalli, Antonio Pironaci, Alessia Pizzichemi, Domenico Pizzimenti, Chiara Ranieri, Marinella Rodà, Giovanna Scarfò, Giuseppe Scorza (I non ti regoli), Pasquale Sculco (Carboidrati), Tiziana Serraino, Paolo Sofia, Sabina Stilo, Antonio Tallura, Teresa Timpano, Valentina Tramontana, Giusy Versace, Aldo Zumbo (Aldo al Quadrato).

Guarda il videoclip:

Esce “Appunti di un sogno sospeso”, Antonio Modafferi ricorda Italia ‘90

COSENZA – “Appunti di un sogno spezzato. Il mio ricordo di Italia ’90”: è questo il titolo del lavoro, formato ebook che sarà scaricabile gratuitamente sui principali store online, dello scrittore calabrese Antonio Modaffari.
«È il mio terzo lavoro che vede la luce in questi giorni in cui siamo costretti a stare a casa. Ho deciso di scrivere questo ebook gratuito –  racconta Modaffari – perché credo sia un piccolo modo per realizzare un minuscolo gesto di solidarietà e vicinanza offrendo un qualcosa di me. Sono passati 30 anni dalle notti magiche dell’estate del 1990 e se da un lato, a distanza di tanti anni, resta il rammarico per non essere riusciti a vincere un Mondiale che meritavamo, dall’altro è ancora viva in me e, credo, in ogni italiano la sensazione unica provata in quei giorni di giugno e luglio».
Il lancio del libro è fissato per il prossimo 23 aprile in occasione della Giornata Mondiale del Libro e del Diritto d’Autore.

E’ online “Aladin Samba”, il nuovo singolo del crotonese Renato Caruso

CROTONE – È online il video di “Aladin Samba”, il nuovo brano del chitarrista e compositore crotonese Renato Caruso, estratto dall’album solo guitar “Pitagora pensaci tu”

Il video nasce dal desiderio di Renato Caruso e del regista Francesco Leitner Portolesi di trovare una location che rappresentasse il significato del brano alla perfezione, un luogo che contenesse così tanta storia da dare la sensazione di essere sospesi nel tempo. Pentedattilo è uno splendido borgo, situato nel cuore della Calabria greca, che ha accolto tantissime culture nei secoli e che nel video diventa lo scenario perfetto per accompagnare il FuJaBoCla, genere musicale che Renato ha creato fondendo tra loro più culture musicali.

«Il nome Pentedattilo deriva dal greco e significa cinque dita, come la forma del piccolo monte Calvario dove è arroccato nel cuore della Calabria greca. Lo scenario del borgo, il sole, l’azzurro del mare, il giallo delle pietre e della terra bruciata dal sole di luglio coincidevano coni colori della musica di Renato, mentre ci accompagna tra strade e le mura sospese nel tempo – racconta il regista Francesco Leitner Portolesi – Nel video Aladin Samba appare su un muro di Pentedattilo proprio la scritta Fu Ja Bo Cla. Non abbiamo imbrattato i muri del borgo, è stato creato un effetto in post produzione!».

“Pitagora pensaci tu”, pubblicato da iCompany e distribuito da Self, racchiude 11 composizioni inedite e 2 cover (“Quando” di Pino Daniele e “Tears in heaven” di Eric Clapton) in cui, attraverso la sua chitarra, Renato Caruso esprime la sua personalità e il suo universo musicale a 360 gradi, sperimentando con versatilità ed ecletticità nuovi orizzonti artistici.

«Il brano “Aladin Samba” rappresenta per me l’intreccio di diverse culture, non solo musicali, ma anche filosofiche. Questo rappresenta alla perfezione il genere FuJaBoCla, coniato da me circa 13 anni fa su un tram mentre attraversavo Milano e in un momento di totale incertezza della mia vita – dichiara Renato Caruso – Il video è girato in Calabria e si può vedere come la mia terra guarda la Sicilia, esattamente la Magna Grecia, terra del nostro amico Pitagora…».

 

[#Games] Death Stranding: i migliori easter egg!

Quasi come un marchio di fabbrica, Hideo Kojima è sempre avvezzo a inserire easter egg più o meno nascosti  all’interno dei suoi videogiochi.

È il caso di Death Stranding, sua ultima fatica e prima opera della sua personalissima casa di produzione, la Kojima Poduction, in cui sono presenti moltissimi easter egg che faranno la gioia dei fan più accaniti.
Ma vediamo nel dettaglio quali sono i più interessanti!

La collana musicale

amelie death strading

Uno dei primi personaggi che conosciamo nel gioco è sicuramente la bionda Amelie, che porta al collo una elegante collana a catene d’oro. Durante una delle sue prime apparizione sul web, i fan hanno subito pensato di analizzarle una a una, per scoprire tramite un utente di Twitter che sono note musicali e che se vengono suonate da un carillon intoneranno una canzone dei Low Roar. Quest’ultimo è il gruppo che ha prestato le sue canzoni al videogioco. Nello specifico, esse suonano “Give me an Answer”. Straordinario!

Hideo!

kojima death stranding
Tra una scampagnata sulle le montagne e l’altra a consegnare pacchi per i clienti, Sam avrà la possibilità di riposare all’interno di una stanza presso uno dei rifugi a nostra disposizione. Qui possiamo: fare la doccia, bere bibite energetiche e molto altro. Se, però, lasciamo Sam senza compiere azioni per un lasso di tempo piuttosto lungo, dal pavimento spunterà una figura nera che cercherà di portarci in un abisso oscuro. Capiamo subito che si tratta dello stesso Kojima in persona. Non è la prima volta che si inserisce in un videogioco, ma c’è da dire che qui lo fa in modo estremamente originale… e inquietante.

Ologrammi

aloy death stranding
Una delle molte funzioni principali di gameplay è quella di costruire strutture all’interno dell’area di gioco e, man mano che si prosegue, si potranno visualizzare anche quelle di altri giocatori. Sarà possibile, perciò, personalizzare le nostre strutture con degli ologrammi: molti di questi sono personaggi presi da Horizon Zero Dawn, fortunato titolo di Guerrilla Games, come Aloy e le varie Macchine. Il motore grafico, Decima Engine, è stato prestato alla Kojima Production proprio per creare Death Stranding.

Buon Compleanno!

torta death stranding
Sempre nella stanza privata, dopo che Sam esce per poter proseguire con la sua missione, capiterà che si avranno visioni di Mads Mikkelsen intendo a parlare con il BB. Se però capiterà di giocare il giorno del vostro compleanno, apparirà proprio Mikkelsen a darvi gli auguri e una torta verrà consegnata nella stanza privata. Man mano che proseguirete nel gioco spariranno delle fette, a riprova che Sam ogni tanto la usa come spuntino. Che dolce sorpresa!

Hey, ma io ti conosco!

conan death stranding

Capita molto spesso che nei videogiochi ci siano personaggi con le fattezze di qualche VIP o membro dello staff che lavora a un determinato titolo. Nel caso di Death Stranding, oltre al cast protagonista, sono moltissimi i personaggi inseriti come easter egg. Tra i più conosciuti c’è sicuramente Conan O’Brien, famoso conduttore di talk show americano che già aveva fatto visita alla Kojima Production e che aveva esternato il desiderio di interpretare Sam. Ovviamente non ha avuto il ruolo tanto sperato, ma almeno è riuscito a farsi inserire ugualmente. Troviamo anche Junji Ito, famoso mangaka di genere horror che troviamo qui come “Ingegnere”: lo stesso Ito era nello staff di coloro che avrebbero dovuto lavorare al progetto Silent Hills di Konami, successivamente annullato, sancendo definitivamente il divorzio dello stesso Kojima dalla casa di produzione giapponese. Infine non sorprende la presenza di Jordan Vogt-Roberts, ovvero colui che dirigerà il film di Metal Gear Solid. Diventato famoso grazie alla regia di Kong: Skull Island del 2017 con protagonista Tom Hiddlestone e Samuel L. Jackson, interpreta non a caso il “Regista”, che possiamo trovare in uno dei rifugi presenti nel gioco.

Certo che me lo ricordo!

seven samura death stranding
Non solo casse, ma in giro per le terre di gioco si possono trovare anche i chip di memoria, importanti collezionabili che fungono da contenitori di ricordi di tutto ciò che fa parte della cultura pop del terzo millennio spazzata via dal Death Stranding. Troviamo perciò riferimento a I sette Samurai di Akira Kurosawa, storica pellicola del famoso regista giapponese, ma anche Big Fish, Il Dottor Stranamore di Kubrick e tanti altri.

Vittoria Aiello

[#SpecialeStradeDelPaesaggio] Intervista a Roberto Megna e Carlo Cid Lauro

Durante il festival “Le Strade Del Paesaggio” abbiamo incontrato Roberto Megna e Carlo Cid Lauro alias Dick and Cok.

Roberto Megna, fumettista e colorista, e Carlo Cid Lauro, disegnatore, sono ormai una coppia consolidata nel mondo del fumetto. Ma cosa c’è nel futuro di Dick and Cok? E quali progetti hanno in serbo i due, sia individuali che come squadra ormai rodata? Ce lo hanno raccontato nel corso della spiritosa intervista.

Buona visione!

Intervista a cura di Daniele Icelo Pezzolla

Riprese e Montaggio a cura di Daniele Mr. Ink Ferullo

[#SpecialeStradeDelPaesaggio] Intervista a Gio Quasirosso

Durante il festival “Le Strade del Paesaggio” abbiamo avuto il piacere di incontrare Gio Quasirosso.

Giovanni Esposito, in arte Gio Quasirosso, è un giovane illustratore napoletano. Si è fatto conoscere al grande pubblico quando ha iniziato a pubblicare le sue illustrazioni su Facebook e Instagram. Autore del volume “Quasirosso” edito Shockdom, Gio Quasirosso ci ha parlato d’ispirazione e aspirazioni, del suo approccio all’arte e alla fantasia.

Per conoscere un po’ meglio questo giovane e brillante illustratore, ecco la nostra intervista.

Buona visione!

Intervista a cura di Francesca Pandora Belsito

Riprese e Montaggio a cura di Daniele Mr. Ink Ferullo