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Assise regionale, le impressioni di Graziano e Oliverio sulla sanità

COSENZA –  La politica regionale è stata posta in una condizione di impotenza totale rispetto alle decisioni assunte sulla salute di noi cittadini. La gestione, senza contraddittorio, della Sanità è stata posta in mano ad un tecnico, tra l’altro non di vocazione sanitaria. Di questo ne è cosciente il Presidente Oliverio e tutta la Maggioranza di governo. Ecco allora l’appello che ho rivolto al Presidente della Giunta regionale, Mario Oliverio, affinché chieda, a muso duro e se necessario sbattendo i pugni sul tavolo del Primo Ministro, che venga rispettato il Titolo Quinto della Costituzione che demanda alle Regione la potestà legislativa e di controllo sulla Sanità.

 È questa la posizione del Segretario questore del Consiglio regionale, Giuseppe Graziano, intervenuto ieri (giovedì 31 marzo) nel corso dell’Assise regionale, riunitasi nella sala assembleare di Palazzo Campanella a Reggio Calabria per discutere delle problematiche della Sanità Calabrese a termine della redazione del nuovo Piano di rientro. Un intervento conciso ed efficace che ha riscosso apprezzamenti anche dai numerosi cittadini che hanno assistito alla seduta.

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Il Piano di rientro sanitario, così per come è stato concepito, elaborato e presentato – ha ribadito chiaramente Graziano – è un’offesa all’intelligenza di chi amministra la Regione, degli operatori sanitari e degli utenti, anche quelli più sprovveduti. Si prevedono solo tagli lineari. Non si prevede la valorizzazione di alcuna eccellenza, che pure in Calabria c’è e andrebbe incentivata e incoraggiata. Anche perché – ha aggiunto –  gli sperperi, i buchi neri e le spese inutili continuano ad essere riportate integralmente all’interno del Piano.

La Sanità – ha ricordato ancora il Segretario questore – è materia di legislazione concorrente. Ma lo Stato, in Calabria, ha deciso di fare di testa sua, volendo affrontare le difficoltà facendo quadrare i conti senza preoccuparsi di inefficienze, disservizi e ingiustizia sociale. – Da qui alcuni esempi eclatanti rammentati dallo stesso Graziano. Si pensi – ha detto – a quanto sta accadendo nella Sibaritide dove nell’arco di circa dieci anni, in nome della promessa di realizzazione di un nuovo ospedale è stata falcidiata una rete ospedaliera e assistenziale territoriale che rappresentava un’eccellenza. Sono stati chiusi due ospedali, uno dei quali – quello di Trebisacce – forse sarà riaperto solo grazie all’intervento della Magistratura ma sicuramente questo non risolverà le esigenze dei cittadini. E a proposito, mi corre l’obbligo di porre un inciso sull’ospedale di Praia a Mare. La Regione Calabria deve fare il possibile affinché questa struttura, che rappresenta l’unico presidio pubblico della salute in tutto l’arco dell’Alto Tirreno, venga riconosciuto come ospedale disagiato. Alla pari di quello di Trebisacce. Analogo ragionamento si può fare per lo spoke di Paola – Cetraro. E Castrovillari presenta altrettante criticità, come evidenziano le vibranti proteste e le manifestazioni dei cittadini. Per finire, poi, alla condizione precaria del servizio sanitario di Cosenza Città. E, ripeto, questi sono solo alcuni esempi della scelleratezza del Piano Scura. La Calabria – ha poi concluso Graziano che al termine del Consiglio ha sottoscritto il documento unitario per chiedere la fine della fase di commissariamento della Sanità –  deve riappropriarsi subito della possibilità di governare questo delicato settore, per garantire il sacrosanto diritto alla salute dei suoi cittadini e deve avere il coraggio di cambiare, iniziando a investire sull’eccellenza, portando in equilibrio costi e ricavi, e puntando sulla ricerca sanitaria. Basta commissariamento.

Oliverio annuncia organizzazione degli Stati Generali della Sanità

CATANZARO –  “La Calabria, come è noto, è sottoposta al Piano di rientro ed a Commissariamento in ambito sanitario. Al fine di pervenire alla ristrutturazione del settore, dopo la previsione di un Piano di Rientro, il 30 luglio 2010 la sanità calabrese fu sottoposta a commissariamento e nominato, quale commissario, il presidente pro tempore Scopelliti. Da quel momento è iniziato per la nostra regione uno dei periodi più difficili della sua storia”.

E’ quanto ha affermato, tra l’altro, il presidente della Giunta regionale, Mario Oliverio, nella sua relazione introduttiva ai lavori della seduta odierna del Consiglio regionale interamente dedicata al dibattito sulla sanità in una aula stracolma di cittadini, tra cui anche numerosi sindaci, molti dei quali provenienti soprattutto dell’Alto Tirreno cosentino dove l’ospedale di Praia a Mare rischia la chiusura ed in cui è fortemente deficitaria l’offerta di servizi sanitari sul territorio..

“Siamo di fronte -ha aggiunto Oliverio- ad un fallimento sancito e confermato da tutti i verbali ministeriali analizzati in questi anni, e soprattutto alla luce del rapporto 2016 sul coordinamento della Finanza pubblica appena redatto dalla Corte dei Conti, nonché dai risultati indiscutibili che oggi sono sotto gli occhi di tutti, e sanciscono il fallimento della gestione commissariale. Sei anni di commissariamento non solo non sono serviti a risolvere alcuni annosi problemi della nostra sanità quali inefficienze, sprechi, localismi e casi si scarsa trasparenza, ma spesso li hanno paradossalmente aggravati”.

A conferma di ciò il Presidente della Regione ha citato una serie di dati. Uno su tutti: a fronte di una soglia minima di 160 punti per i LEA (Livelli essenziali di assistenza), la Calabria è passata dai 131 punti del 2011 ai 137 del 2014″.

“Ciò -ha aggiunto- documenta in maniera inoppugnabile l’incapacità del commissariamento di incidere, almeno fino ad oggi, sulla situazione rilevata all’atto dell’insediamento del primo Commissario, avvenuta nel 2010. Dati negativi anche per ‘attività assistenziale ospedaliera’, passata dai 171 ricoveri ogni mille abitanti, a fronte di un target di riferimento pari a 160, ad un inopportuno 139,2, come se i calabresi avessero drasticamente ridimensionato il loro fabbisogno di salute rispetto alla media degli italiani.

Ma, cosa ben più grave, è aumentata la mobilità passiva extra regionale, che è passata dal 17,2% del 2011 al 20,1% del 2014″. Inadeguata la rete dell’emergenza-urgenza mentre, secondo i dati forniti dal presidente Oliverio- è peggiorata l’assistenza territoriale. Altrettanto critica la situazione in tema di prevenzione.

“E’ evidente – ha commentato il Presidente della Regione – che nella nostra regione non si fa più prevenzione organizzata delle malattie oncologiche. Un dato, tra gli altri, appare emblematico: gli esami mammografici sono passati dai 20 mila del 2009 ai 7 mila del 2015.. Inefficienze organizzative inaccettabili riguardano anche la durata della degenza media preoperatoria, e sono peggiorate le performance delle strutture ospedaliere regionali.

Altra storia senza fine è la dubbia concretizzazione del protocollo d’intesa tra la Regione e l’Università di Catanzaro. Tale farsa ha raggiunto l’apoteosi con il Decreto del Commissario ad acta n. 30/2016 di riordino della rete ospedaliera che ha visto trasferire di colpo un intero Dipartimento, quello materno infantile di Terapia intensiva neonatale, all’Azienda ospedaliera universitaria “Mater Domini” presso la quale lo stesso Decreto non prevede l’esistenza in un Pronto soccorso. Appare evidente la debolezza contrattuale della gestione commissariale che ha raggiunto livelli inauditi di discrezionalità che hanno toccato l’acme nel mantenimento illogico, irrazionale, di doppioni in alcune Aziende a scapito di altre”.

Il Presidente Oliverio ha poi formulato una serie di proposte per “una visione unitaria del Servizio sanitario regionale che superi la logica degli adempimenti burocratici e tracci le direttrici sulle quali risanare e rilanciare la sanità calabrese”.”Bisogna – ha proseguito Oliverio – ripartire da una analisi dei bisogni di salute delle popolazioni, tenendo conto della loro distribuzione nei territori e delle condizioni orografiche e della viabilità. Occorre che negli ospedali hub e spoke siano previste tutte le funzioni assistenziali organizzative e che i reparti raggiungano livelli dimensionali di equilibrata distribuzione necessari a garantire qualità assistenziale e sostenibilità economica. Affinché la programmazione non rimanga un mero atto amministrativo, ma si traduca in un cambiamento e miglioramento dell’efficienza e della qualità assistenziale occorre coinvolgere gli attori del cambiamento, operatori, direttori generali delle AO e delle Asp, per stimolarli in una collaborazione più positiva. Anche sugli investimenti ex art. 20 la Regione vuol far sentire la propria voce”. Citando alcune questioni già oggetto di confronto, il presidente Oliverio ha concluso annunciando l’apertura “di una nuova fase per la sanità calabrese, che troverà una prima tappa nell’organizzazione degli Stati Generali della sanità che serviranno a confrontarsi su una proposta di riorganizzazione del Servizio sanitario che verrà predisposta dalla Giunta e dal Consiglio e che confronteremo in modo aperto con tutti i soggetti per correggere il tiro e gli errori e rendere più efficace la propria azione tecnica”.

Consiglio regionale sulla sanità. La relazione introduttiva di Oliverio e il dibattito

REGGIO CALABRIA – Con l’intervento del presidente della regione Mario Oliverio, ha preso il via la seduta del consiglio regionale interamente dedicata ai temi della sanità. Il governatore e la sua maggioranza continuano a chiedere le dimissioni del Commissario Massimo Scura e la cessazione dell’emergenza che nessun beneficio ha prodotto per la salute dei calabresi. Ecco l’intervento integrale pronunciato dal governatore:

La Calabria è una della Regioni sottoposte a Piano di Rientro ed a Commissariamento. Tale operazione ha avuto inizio con la Giunta Loiero che nel 2009 con D.G.R. n. 752, integrata dalla D.G.R. n. 845/2009 esplicitava detto piano, affidando alla Giunta Regionale, in via esclusiva, la competenza a definire, proporre, stipulare, attuare, monitorare e rimodulare con lo Stato l’accordo per il rientro dai disavanzi, al fine di pervenire al risanamento strutturale del S.S.R., anche attraverso la ristrutturazione dei debiti contratti, il tutto in applicazione dell’art. 1 comma 180 L. 1312/2004 n. 311.

La successiva Giunta, senza aspettare che almeno passasse un anno per verificare l’andamento del Piano di Rientro, concordava con il Governo il commissariamento della Regione Calabria che in data 30 Luglio 2010 con una Delibera del Consiglio dei Ministri nominava il Presidente pro Tempore quale Commissario ad acta per l’attuazione del Piano di Rientro, il tutto seguito dalla nomina di due Sub commissari a supporto dello stesso Presidente/Commissario ad acta.

La Regione Calabria iniziava uno dei periodi più difficili per il suo SSR in quanto oltre ad essere una delle Regioni in Piano di Rientro, diveniva anche Regione commissariata.

Commissariamento che si protrae ormai da circa 6 anni e che la sottopone a costante monitoraggio da parte di un Tavolo composto da Dirigenti del M.E.F. e del Ministero della Salute  che verifica gli adempimenti della gestione commissariale e i livelli essenziali di assistenza.

L’analisi di tutti i verbali Ministeriali, anche alla luce dell’odierno “rapporto 2016 sul coordinamento della finanza pubblica” appena redatto dalla Corte dei Conti, nonché  dei risultati indiscutibili che oggi sono sotto gli occhi di tutti, sanciscono il fallimento politico della gestione commissariale .

Sei anni di commissariamento non solo non sono serviti a risolvere alcuni annosi problemi della nostra sanità (inefficienze, duplicazioni, sprechi, localismi e casi di scarsa trasparenza) , ma li hanno paradossalmente spesso aggravati. Essi evidenziano come le buone intenzioni non siano sufficienti a surrogare alcune scelte che, in quanto politiche, appaiono necessarie per creare una inversione di tendenza reale.

I Verbali del Tavolo Tecnico, compreso quello più recente, hanno preso in considerazione tutti gli aspetti della gestione commissariale e hanno fatto, in particolare, una analisi stringente sullo stato dell’arte in merito alla erogazione dei LEA.

In pratica risulta che la Calabria non garantisce i LEA e 6 anni di  commissariamento non hanno sostanzialmente modificato tale situazione, aggravata dalla adozione della logica dei tagli lineari indiscriminati e dalla assenza di idee chiare sulle reali criticità e quindi sugli interventi necessari a correggerle.

La stessa Corte dei Conti rileva un “tendenziale miglioramento” delle otto Regioni in Piano di Rientro con riferimento agli aspetti meramente contabili segnalando la persistenza di gravi criticità riferite alla quantità, alla tipologia ed alla qualità dei servizi.

L’analisi della cosiddetta “griglia LEA”  ha impietosamente evidenziato come, delle  Regioni in Piano di Rientro, la sola Calabria, accompagnata dalla Campania non è riuscita a raggiungere la soglia minima considerata accettabile (160 punti) avendo dimostrato una limitata capacità di correggere la propria situazione attestandosi su valori assolutamente critici. Infatti il punteggio complessivo dell’adempimento della griglia LEA ha mostrato un lieve ma non significativo incremento passando dai 131 punti del 2011 ai 137 punti  del 2014 rimanendo come già detto molto distante dal valore di riferimento  di almeno 160,  evidenziando un miglioramento risibile del valore base pari al 3,8% rispetto al 22,9% , valore minimo necessario.

Ciò documenta in maniera inoppugnabile l’incapacità del commissariamento di incidere, almeno fino ad oggi, sulla situazione rilevata all’atto dell’insediamento  nel 2010.

In particolare l’analisi dell’attività assistenziale ospedaliera evidenzia una riduzione dei ricoveri ben maggiore di analogo fenomeno nazionale, dimostrata dal  decremento del tasso standardizzato del numero di dimissioni ( indice di spedalità)  che, avendo come target il valore non superiore a 160 ricoveri  per mille abitanti, è sceso da 171,7 (certamente eccessivo) ad un inopportuno 139,2  come se i calabresi avessero drasticamente ridimensionato il loro fabbisogno di salute rispetto alla media degli italiani.

A tale aspetto si lega anche la contrazione del numero dei posti letto (sia totale che per acuti e sia pubblici che privati)  che è passato da valori eccessivi (3,76 complessivi e 3,29 per acuti per mille abitanti) a valori paradossalmente bassi (2,89 e 2,40) ben al di sotto di quelli di riferimento nazionale. Tutto ciò ha inciso negativamente, riducendo così le possibilità di ricovero in fase acuta, cosa che impone ai PS, molto spesso, di trasferire i pazienti stessi in ospedali fuori regione aggravando il carico sociale delle famiglie che si trovano ad inseguire i propri congiunti nelle regioni limitrofe (Basilicata o in Puglia o in Sicilia). In sostanza in Calabria ci sono molto pochi posti letto realmente disponibili, peraltro frammentati e mal distribuiti.

In conseguenza di ciò, e cosa ben più grave, si è verificato l’incremento della mobilità passiva extra regionale, per cui la percentuale dei ricoveri fuori regione dei residenti (rispetto al totale dei ricoveri in regione per acuti in degenza ordinaria) è aumentata dal 17,2% del 2011 al 20,1% del 2014 (rispetto a un valore di riferimento accettabile pari a 7/8 %) per cui il più grande Ospedale dei Calabresi è fuori dalla Calabria.

Ciò significa che circa il 20% delle prestazioni assistenziali che necessitano ai calabresi essi sono costretti a chiederle a strutture collocate fuori regione con peggioramento dei costi sanitari e di quelli sociali a carico di famiglie  spesso con un reddito insufficiente o in condizioni di difficoltà.

Altra situazione critica si rileva a livello della rete di Emergenza – Urgenza territoriale che si dimostra non adeguata. Anche in questo settore si è registrato un peggioramento della situazione, con riferimento ai tempi di intervento delle nostre ambulanze, per cui rispetto al valore atteso (inferiore a 18 minuti) si sono registrati tempi tra ricezione della chiamata e arrivo dei mezzi di soccorso non solo più alti ma addirittura crescenti, passando dai 24 minuti del 2012 ai 26 minuti nel 2014, il che significa che i calabresi,  in situazioni gravi e di emergenza, hanno sempre  minore possibilità di essere curati tempestivamente e quindi rischiano molto di più e più di prima .

In maniera assolutamente coerente, appare peggiorata anche l’assistenza territoriale, nei riguardi dei soggetti più fragili e con il maggiore bisogno assistenziale, prova ne sono:

Lo 0,13% di anziani assistiti a domicilio contro l’1,8% previsto (pari al solo 7,2% del dovuto);

Lo 0,05 per mille (vs 0,18) di posti equivalenti presso strutture semiresidenziali per disabili (pari al solo 27,7% del dovuto);

L’1,03 per mille (vs 10,2) di assistiti per la salute mentale (pari al solo 10% del dovuto).

Che documentano una gravissima insufficienza del SSR, ciò vuol dire che in Calabria manca di fatto l’assistenza domiciliare e quella “dovuta” alle fasce di popolazione più fragili (anziani – disabili – malati mentali) che gravano interamente sulle famiglie abbandonate a se stesse, che si trovano ad affrontare spesso problemi per loro insormontabili e in molti casi generatori di spese cosidette catastrofiche. Il tutto aggravato dalla carenza diffusa di posti letto per pazienti disabili e di posti letto in Hospice e/o di Hospice stessi, considerato che in Calabria ne esistono solo due, uno pubblico e uno privato. Stessa considerazione vale per l’Assistenza Domiciliare Integrata (A.D.I.) che fa della Calabria la Cenerentola anche di tutte le Regioni in Piano di Rientro.

Gravissima appare la situazione anche in tema di Prevenzione in quanto ad esempio gli screening oncologici, in programmi organizzati, hanno subito negli ultimi un ulteriore peggioramento,  attestandosi su valori non accettabili. Questo a dimostrazione, qualora ve ne fosse ancora bisogno, non solo della incapacità ad incidere organizzativamente in un settore tanto delicato, ma anche a mantenere  ciò che storicamente si produceva. Prova ne è che gli esami mammografici su pazienti invitati al controllo sono passati dai 20.000 del 2009 ai 7.000 del 2015, gli esami citologici sono passati da 51.000 del 2009 ai 17.800 del 2015 e gli esami per lo screening del Tumore del Colon si sono mantenuti sul valore risibile di circa 4.000. Appare quindi evidente che in Calabria non si fa più prevenzione organizzata delle malattie oncologiche, neanche quella che si faceva prima del commissariamento, il cui onere e’ di fatto direttamente scaricato e lasciato alla libera iniziativa dei cittadini calabresi.

Il persistere della inefficienza organizzativa e della mancanza di segnali di inversione di tendenza nel corso di questi sei anni è confermata anche da altri indicatori quali l’allungamento della degenza media preoperatoria (1,99 giorni attuali vs 1,73 precedenti), dalla scarsa percentuale di pazienti con più di 65 anni operati per frattura del collo del femore entro 48 ore (26,7% vs 55%) e dal persistere di un elevato numero di parti cesarei primari (24,7% vs < 20%). Tali dati confermano che gli interventi commissariali non hanno inciso per nulla sulla efficienza delle strutture ospedaliere.

Le performance di tali strutture stanno progressivamente peggiorando sia per deficit di personale che  per  mancanza di posti letto utili negli ospedali che realmente forniscono prestazioni. Una logica miope basata sul facile blocco del turnover e sulla riduzione indiscriminata della disponibilità di posti letto, ha portato solo ad una sterile riduzione del numero degli operatori sanitari, senza un reale piano di ridistribuzione razionale delle risorse, e del costo della forza lavoro a scapito dei servizi e delle prestazioni.

Per quanto attiene ai Piani Operativi ( P.O.) validi fino al 31/12/2015 similari considerazioni vanno fatte in relazione agli obiettivi primari, alle relative azioni, agli interventi ed agli indicatori di risultato; Essi presentano  14 obiettivi primari, 51azioni individuate ed altrettanti indicatori per i quali il Ministero ha avanzato numerose, ripetute ed a volte inutili  osservazioni tese a “rivedere le azioni programmate ed a prevedere una specifica tempistica e/o specifici indicatori”.

E’ purtroppo evidente che trattasi di piani operativi di fatto inefficaci dispersi tra obiettivi, in molti casi, non strategici ne’ prioritari, tutti assolutamente da rivedere con azioni concrete, mirate e con tempistica certa, oggi ed allo stato degli atti, neanche considerata.

Infatti ed in particolare, appaiono ancora assolutamente carenti ed insufficienti :

La riorganizzazione delle reti assistenziali per le quali sono previste 12 diverse azioni e per tutte dovranno essere apportate revisioni dell’azione  e/o specifica tempistica, con particolare attenzione per i punti nascita per i quali non sono state previste azioni conseguenti al riscontro della mancanza di requisiti.

La rete emergenza-urgenza per la quale sono previste 6 diverse azioni e per tutte dovranno essere apportate revisioni dell’azione  e/o specifica tempistica, con particolare attenzione per l’aggiornamento della informatizzazione,  la realizzazione della rete radio, la sostituzione dei mezzi, l’utilizzo del personale, l’attuazione della riorganizzazione  delle centrali con riconversione di alcune e costituzione di quelle provinciali con centralizzazione delle chiamate, tutte procedure incomplete o ancora non avviate con ovvie ripercussioni sull’efficienza del servizio che appare francamente peggiorata, così come dimostrato dall’allungamento dei tempi medi di intervento.

La riorganizzazione delle reti di assistenza territoriale per la quale sono previste 4 diverse azioni e per tutte dovranno essere apportate revisioni dell’azione  e/o specifici indicatori  con particolare attenzione per le nuove forme di aggregazione (Associazioni  Funzionali Territoriali e Unità di Cure Complesse  Primarie) e per l’incremento della  presa in carico di assistiti fragili per come indicato in precedenza.

La riorganizzazione della rete laboratoristica per la quale è prevista 1 sola azione ma  per la quale non sono state previste azioni concrete e conseguenti né tanto meno una specifica tempistica, a parte le azioni già avviate dal Dipartimento che ha bloccato e rimodulato gare in itinere in quanto incoerenti con la nuova programmazione della rete di laboratori secondo la pianificazione regionale.

Il Dipartimento ha avviato sia un rafforzamento della SUA che una revisione di alcune gare in corso per rispettare le nuove normative entrate in vigore dal 1 gennaio 2016. Tutte le ASP e le  AO hanno stipulato una convenzione con il Dipartimento delegandolo a rappresentare i rispettivi fabbisogni (delle categorie merceologiche individuate dal Ministero della Sanità) presso la SUA  svolgendo la funzione di coordinamento , unificazione e standardizzazione delle esigenze con il coinvolgimento di decine di professionisti delle aziende nei tavoli tecnici secondo quella logica di sistema che deve caratterizzare la nuova fase del SSR.

In questo modo si è bloccata una gara per i reagenti di laboratorio ed il relativo service che non rispondeva alla nuova rete programmata e prevedeva oltre 100 lotti , spesso simili, senza economie di scala e con un importo a base d’asta di circa 200 milioni, dopo un complesso lavoro di revisione del fabbisogno d’intesa con i tecnici delle ASP/AO si è addivenuti a ridurre a circa 20 i lotti ed a circa 100 milioni di euro  l’importo a base d’asta senza ridurre i servizi, anzi potenziandoli ed inserendo anche una nuova rete informatica che collegherà tutti i laboratori in un Laboratorio logico unico e si integrerà con il Fascicolo Sanitario Elettronico. Un esempio di lotta agli sprechi senza intaccare i servizi già esistenti ma potenziandoli e garantendo anche una maggiore trasparenza ed economicità degli stessi.

La riorganizzazione delle reti per la terapia del dolore e per le cure palliative per la quale sono previste 2 diverse azioni e per tutte dovranno essere apportate revisioni dell’azione  e/o della tempistica, senza alcuna garanzia di risposta certa ai pazienti oncologici, in particolare, che migrano anche per questi motivi, grazie al sottodimensionamento dell’offerta sancita con il Decreto del Commissario ad Acta n. 30/2016.

In pratica non esistono reti di fatto, nulla e’ cambiato, abbiamo assistito solo alla  proclamazione di dichiarazioni di intenti, senza riuscire a tagliare costi inutili, senza ottenere alcun beneficio ne’ per i pazienti ne’ per il S.S.R.

La riorganizzazione delle attività di prevenzione veterinaria e sicurezza alimentare che è sotto la direzione diretta della gestione commissariale, per  la quale erano previste 13 diverse azioni e per tutte dovranno essere apportate revisioni dell’azione  e/o  della specifica tempistica con particolare attenzione per la organizzazione delle strutture complesse, la riorganizzazione e riqualificazione del servizio veterinario, della rete dei laboratori specifici, ma soprattutto una chiara definizione dei processi operativi omogenei nei territori ancora insufficienti.

Cresce il contenzioso con gli erogatori privati accreditati (è di ieri la notizia che impugneranno il DCA 30/2016 sulla nuova rete ospedaliera e i decreti sui budget) per il modo inefficace e discrezionale di procedere.

Per i contratti con gli erogatori privati che dovrebbero essere modificati in parte nella forma ed anche nella sostanza, con preciso riferimento alle eventuali attività extrabudget ed alle tariffe definitive che andranno riconsiderate in quanto attualmente provvisorie con aumento esponenziale del contenzioso e della conseguente e scontata ormai soccombenza della Regione Calabria.

Altra storia senza fine è la dubbia concretizzazione del protocollo di intesa tra Regione ed Università, caratterizzato dalla cronica circolazione di bozze, in parallelo a “Commissioni falsamente Paritetiche” che concordano improbabili trasferimenti di unità operative tra aziende che giuridicamente non sono ancora trasformate in un’unica azienda.  Tale confusione ha raggiunto l’apoteosi sempre con il Decreto del Commissario ad Acta n. 30/2016 di riordino della rete ospedaliera che ha visto trasferire di colpo  un intero Dipartimento, quello Materno Infantile, comprensivo di Terapia Intensiva Neonatale, presso l’Azienda Ospedaliero Universitaria Mater Domini presso la quale lo stesso DCA non prevede l’esistenza in un Pronto Soccorso. Tale scelta è stata  per altro smentita pubblicamente dallo stesso Rettore per bocca del  Commissario Straordinario che nel contesto di una pubblica riunione tenutasi presso il Dipartimento Salute ha dichiarato di voler “restituire” dette strutture all’azienda Ospedaliera di provenienza a riprova dell’approssimazione e della superficialità con cui la gestione commissariale, unico artefice del DCA in questione, ha affrontato il problema della riorganizzazione della Rete Ospedaliera.

In pratica questo modo di procedere allontana sia il protocollo d’intesa che la successiva integrazione tra l’Azienda Ospedaliera Pugliese Ciaccio e l’Azienda Ospedaliero Universitaria Mater Domini.

Appare abbastanza evidente la debolezza contrattuale della gestione commissariale ed in particolare del commissario in relazione alle istanze che tendono di fatto a vanificare tale processo con azioni dilatorie ed assolutamente strumentali.

Per quanto attiene infine al 2015 si precisa che è stata effettuata una analisi dall’advisor di riferimento  che ha  confrontato i dati con il consuntivo 2014 e con la programmazione annuale per il 2015 stesso, stimando un disavanzo di circa 55 milioni di Euro, articolato in 11 mln per beni e servizi, 44 mln per  spesa farmaci innovativi per epatite C.

Tutto ciò a dimostrare che il precario equilibrio economico della gestione commissariale viene e sarà garantito dal mantenimento della fiscalità  aggiuntiva  a carico dei cittadini , dal blocco del turnover del personale, ma non da interventi sui generatori strutturali della spesa, cosa francamente inaccettabile sia per la Calabria,  sia per i calabresi che vedono un progressivo peggioramento del S.S.R. e della sua offerta. Abbiamo assistito ed assistiamo, ancora, non solo a tagli lineari, ma anche ad operazioni di razionamento piuttosto che di razionalizzazione, e allo svilimento della autonomia organizzativa aziendale in ogni Azienda Sanitaria ed Ospedaliera, esautorate dal loro ruolo gestionale; Assistiamo, all’appropriazione di tale ruolo da parte della gestione Commissariale che ha travalicato i limiti del suo mandato, arrivando a definire le singole strutture semplici, nel contesto di strutture complesse, a riprova di un intento teso più a soddisfare il bisogno del singolo che non quello della collettività.

Abbiamo assistito ed assistiamo tutti al fallimento di questa esperienza nella quale la gestione Commissariale, distorcendo la propria funzione, ha raggiunto livelli inauditi di discrezionalità che hanno toccato ­­­l’acme nel mantenimento illogico, irrazionale di doppioni in alcune Aziende a scapito di altre.   Solo una forte discontinuità e l’avvio di un vero  processo di riforma del S.S.R. consentirà alla Regione Calabria ed alla politica, il recupero del suo ruolo, del ruolo di programmazione e controllo Suo proprio, che vede nel Dipartimento della Salute il naturale strumento applicativo. Solo tale approccio permetterà di trasformare una opportuna VISIONE in adeguate AZIONI finalizzate ad integrare Ospedale e territorio in un unico  progetto organico teso a valorizzare fortemente le strutture territoriali, a potenziare gli Ospedali SPOKE di riferimento in un contesto in cui i tre Ospedali HUB assorgano a riferimento di fatto di ogni area, quali perni centrali di un sistema integrato che dovrà garantire adeguati servizi, per quantità e qualità, e risposte certe alle istanze ed ai bisogni dei cittadini Calabresi.

In altri termini le linee guida sulle quali non potrà non incanalarsi un efficace piano di rientro dal deficit sanitario e dei correlati programmi operativi (PO) non potranno che partire dai seguenti assunti di base.

Una visione unitaria e sistemica del SSR che superi una logica degli adempimenti solo burocratici e tracci le direttrici sulle quali risanare e rilanciare la sanità calabrese.

Il SSR dovrà ripartire da una analisi dei bisogni di salute delle popolazioni , tenendo conto della loro distribuzione nei territori e delle condizioni orografiche e della viabilità , e quindi cambiando verso alla logica fin qui adottata di definire prima la rete ospedaliera e correlatamente le reti territoriali, ristabilendo il principio che è la soddisfazione del bisogno assistenziale appropriato  dei cittadini e l’efficienza gestionale che devono ispirare la programmazione regionale.

In realtà le reti assistenziali territoriali ed ospedaliere devono essere figlie di una visione unitaria ed integrata, che valorizzi le professionalità esistenti, collochi la sanità accreditata come un diverso modo di erogare prestazioni pubbliche e quindi sottoposto ai vincoli programmatori regionali, premi il merito e la capacità di innovazione.

Occorre che negli ospedali HUB ed in quelli SPOKE siano previste tutte le funzioni assistenziali ed organizzative cosi come definito dal DM 70/2015 sugli standard ospedalieri e che i reparti raggiungano quei livelli dimensionali e di equilibrata distribuzione necessari anche a garantire qualità assistenziale e sostenibilità economica.

In questa nuova e più concreta prospettiva di cambiamento e discontinuità, la riorganizzazione del SSR sarà il risultato di un pieno coinvolgimento delle istituzioni calabresi, delle forze politiche e sociali, delle associazioni di volontariato e di tutela dei cittadini e dei pazienti , dei professionisti del SSR, dei MMG e pediatri di libera scelta, delle associazioni rappresentative delle imprese della sanità accreditata, del terzo settore, degli ordini dei medici e delle associazioni delle farmacie, in sostanza della società nel suo complesso.

Affinché   la programmazione non rimanga un mero atto amministrativo ma si traduca in cambiamento e miglioramento dell’efficienza e della qualità assistenziale occorre coinvolgere gli attori del cambiamento fin dall’inizio a partire dagli operatori e dai Direttori Generali delle Aziende sanitarie, numerosi i gruppi di lavoro attivati che coinvolgono centinaia di dipendenti del SSR oltre a quelli provvisoriamente utilizzati presso il Dipartimento.

Stimolarli ad una collaborazione positiva come sta facendo il Dipartimento Regionale con le Aziende del SSR valorizzandone l’autonomia ma in una logica di sistema è la strada corretta ed efficace. I primi risultati concreti come nel caso della nuova gara sui laboratori e più  in generale sulla centralizzazione degli acquisti presso la SUA  in attuazione alle recenti disposizioni di legge costituiscono un esempio positivo da consolidare(Cardiochirurgia di Reggio C. e Pet)  e sviluppare ulteriormente garantendo trasparenza e riduzione degli sprechi e delle inefficienze.

Anche sugli investimenti ex art 20 ed alla loro programmazione , che non è un fatto tecnico ma di politica sanitaria e sociale che ha ricadute complessive sullo sviluppo economico della nostra realtà, la Regione vuole far sentire la propria voce dal momento che non solo ha investito risorse rilevantissime e competenze regionali nella costruzione dei tre nuovi ospedali (Vibo Valentia, Sibari  e Gioia Tauro).Sin dal suo insediamento l’attuale Governo regionale sta monitorando l’andamento delle procedure per addivenire prima possibile all’apertura dei cantieri.

Anche nella giornata di ieri un nuovo incontro presso la nostra sede a Roma con l’amministratore giudiziario della Tecnis sulla vicenda riguardante i presidi di Sibari e Gioia Tauro e nei prossimi giorni pensiamo di riattivare i procedimenti con la sottoscrizione dei protocolli di legalità.

Mentre per il presidio di Vibo è già aperta la Conferenza dei servizi e già nelle settimane scorse sono stare allineate le progettazioni riguardanti le opere complementari per la messa in sicurezza del sito e la viabilità,mentre l’Arpacal sta procedendo al carotaggio del sito.

Abbiamo nel contempo già avanzato al Ministro la richiesta di addivenire a un nuovo accordo di programma quadro con l’obiettivo di pianificare le rimanenti risorse dell’ex articolo 20 di circa 300 milioni per nuove strutture,completamenti e ristrutturazioni.

In sostanza la Regione avvia con oggi una nuova fase per la sanità calabrese che troverà una prima tappa nell’organizzazione degli STATI GENERALI DELLA SANITÀ che serviranno a confrontarsi su una proposta di riorganizzazione del SSR che verrà predisposta dalla Giunta e dal Consiglio e che confronteremo in modo aperto con tutti i soggetti per correggere  gli errori e rendere più efficace la propria azione tecnica.

Gli elettori calabresi, ormai più di un anno fa, hanno conferito il loro mandato alla politica che ha l’onere e la responsabilità ma soprattutto la volontà di riappropriarsi della sua funzione di indirizzo nel superiore interesse dei Calabresi tutti, lasciando alla gestione commissariale la funzione tecnica, d’intesa e con il supporto con il Dipartimento, di far uscire nel più breve tempo possibile la Calabria dal commissariamento.

E’ seguito il dibattito.

Nel dibattito del Consiglio regionale dedicato al tema della sanita’, dopo la relazione introduttive del presidente della Giunta Mario Oliverio, il consigliere Arturo Bova, prima che si aprisse il dibattito ha chiesto ed ottenuto l’inserimento di un ordine del giorno inerente la copertura delle spese del Referendum ‘anti trivelle’ previsto per il prossimo 17 aprile. Aprendo, invece, il dibattito sulla sanita’, Giuseppe Graziano (Cdl) e’ partito dalla discussione avviata da tempo su come far funzionare la sanita’. “Risposte che non arrivano – ha affermato – perche’ il governo ha previsto solo tagli lineari a dispetto di evidenti sperperi”. Graziano ha definito “paradossale” la situazione “perche’ il tentativo di razionalizzazione della spesa e’ causa di un continuo esodo alla ricerca di luoghi migliori per la cura. La mobilita’ ospedaliera determina spreco di risorse e contestuale insufficiente assistenza ai cittadini ed in modo particolare ai disabili ed ai malati psichici. La Calabria deve recuperare il suo ruolo di amministratore in un ambito importante quale quello della sanita’, a fronte delle scelte del Governo che ha deciso di far quadrare i conti a discapito delle esigenze dei cittadini”. Per Vincenzo Antonio Ciconte (Pd) occorre individuare i reali bisogni dei calabresi “per riformare la sanita’ partendo dal basso. Il sistema sanitario determina ed e’ rappresentativo del livello di civilta’ di un territorio. Un’azione che dovra’ essere unitaria, dell’intero Consiglio, senza distinzioni di sorta”. Nel sottolineare il ritardo con cui si e’ pervenuti alla convocazione di una seduta su una “tematica cosi’ stringente come quella della sanita’”, Francesco Cannizzaro, capogruppo Cdl, ha rilevato l’evidente disaccordo esistente tra la politica regionale e quella del Governo centrale “che volutamente ha mantenuto il commissariamento e sostenuto la programmazione di Scura”. Cannizzaro ha definito “disperata” la missione di Oliverio, avanzando la proposta di una correzione degli errori fino ad oggi compiuti “soprattutto – ha affermato – nella individuazione delle consulenze degli amministratori la cui inappropriatezza ha determinato una serie di disagi di cui lo stesso Oliverio deve farsi carico”. Critico con Cannizzaro, “incapace di comprendere il momento di disagio e di cosa sia l’assunzione di responsabilita’ in un momento come questo”, Domenico Bevacqua (PD) ha affermato che le soluzioni non possono essere il risultato di spinte localistiche o per appartenenza politica ed ideologica. “C’e’ da porsi qualche domanda – ha aggiunto – su quale debba essere il ruolo degli amministratori regionali e quale debbano essere le competenze del Commissario che col decreto 30/2016 ha messo in atto una serie di azioni tese ad usurpare la funzione legislativa della Regione. Bisogna avere coscienza delle necessita’ e coraggio delle scelte”. Nell’apprezzare la scelta di un dibattito monotematico in Consiglio, Giuseppe Tommaso Mangialavori (Cdl) ha definito “di chiusura” la posizione del Commissario ad Acta, “visto che non interloquisce con la politica regionale che nella gestione del rapporto ha anche qualche responsabilita’”. Soffermandosi sui contenuti del Decreto 30/2016, Mangialavori ha affermato che “penalizza fortemente le province di Vibo e Crotone, ma penalizzata l’intera Calabria. Le proteste che si sono levate sono a testimonianza del fallimento di questa gestione. Sembra di assistere ad una farsa perche’ a fronte delle apparenti contestazioni, non esiste, da parte del governo regionale, la volonta’ di uscire dal commissariamento. Sarebbe stata sufficiente la predisposizione di un piano di rientro serio e credibile da presentare al Governo centrale”. Giuseppe Aieta (Pd) ha stigmatizzato l’atteggiamento di alcuni consiglieri “che, ancora una volta, criticano comportamenti non riconducibili in alcun modo alla problematica in discussione piuttosto che discutere sull’usurpazione di potere esercitato da Scura. Bisognerebbe individuare il vero problema che piu’ che nel commissariamento e’ individuabile nei commissari Scura ed Urbani che hanno infuocato il territorio con una gestione cervellotica”. Aieta ha parlato di “disprezzo” dei commissari, nei confronti di tutte le istituzioni rappresentative del territorio, ed ha proposto come soluzione, “un Piano dettagliato e condiviso che vada oltre le scelte del Decreto 30/2016, che manca di ragionevolezza e va per questo annullato”. Fausto Orsomarso (Misto), nel definire “incerta” l’azione del governo regionale, rivolgendosi a Oliverio ha affermato che nella sua relazione manca “la rivoluzione”. “Non si puo’ stare solo sui numeri, ma occorre individuare strumenti e strategie per offrire soddisfazione al bisogno di salute dei calabresi, attraverso un piano serio da affidare in gestione ai Commissari. Solo un comportamento serio della maggioranza – ha concluso Orsomarso – dara’ la stura ad un comportamento altrettanto serio dell’opposizione”.  Franco Sergio (Oliverio Presidente) ha definito urgente una proposta alternativa per un piano efficiente ed efficace. “Ma una prima difficolta’ – ha avvertito – e’ rappresentata da un certo centralismo nella politica nazionale che vede soccombere le regioni. Rimane la delusione di una gestione che vede nei calabresi le uniche vittime. La politica nazionale ha penalizzato oltremodo la Calabria e le regioni meridionali. Il sistema commissariale in Calabria va stigmatizzato per i mancati risultati, ma anche per l’usurpazione di competenze e di ruoli che ha determinato”. Domenico Tallini (Misto) ha respinto le accuse di Oliverio rispetto al tentativo di attribuire le responsabilita’ dell’attuale situazione della sanita’ sull’ex presidente della Giunta Giuseppe Scopelliti. “Spero – ha detto Tallini – che il dibattito odierno non serva a strumentalizzare e deviare fatti e responsabilita’ di un Commissariamento a cui si sarebbe comunque arrivati, considerando che la documentazione presentata allora al tavolo Massicci, gia’ all’epoca della gestione Loiero, era alquanto inconsistente”. Tallini ha accusato l’attuale commissario di non aver fatto seguire alla gestione Scopelliti, “che e’ stata all’insegna di grandi sacrifici per pervenire al recupero dal punto di vista del debito pubblico”, una gestione virtuosa all’insegna della riorganizzazione della rete ospedaliera e dei servizi. “Meglio avrebbe fatto Oliverio – ha concluso Tallini – a denunciare i fatti in Consiglio e coinvolgere tutti i soggetti in grado di intervenire per risolvere i problemi”. Orlandino Greco (Oliverio Presidente), ha sottolineato l’importanza della rivendicazione della gestione della sanita’ in capo alla Regione da parte della Governatore. “Richiesta che avrebbe dovuto oggi essere supportata anche dalla minoranza”. Sinibaldo Esposito nel condividere l’appello per la revisione del Decreto 30/2016, “che si caratterizza per le sue criticita’ e per l’assoluta mancanza di dialogo”, ha denunciato “l’assoluta discrasia operativa tra la struttura commissariale ed il Dipartimento salute. Oggi, in realta’ – ha aggiunto – si sarebbero dovute mettere le basi per la predisposizione di un atto propedeutico da presentare al Governo. Non e’ concepibile che la discussione si concentri sulla pseudosanita’ in presenza di disagi veri cui sono sottoposti i cittadini”. “Rimuovere il commissario – ha concluso Esposito – e’ una delle ipotesi, ma governare anche in sua presenza si impone come soluzione da non sottovalutare”. Michelangelo Mirabello (Pd) ha invitato a non banalizzare la discussione del Consiglio regionale. “Sulla inadeguatezza e contraddittorieta’ del Decreto 30, la Regione – ha affermato – ha, giustamente, dato il via ad un’azione tesa ad allargare la discussione che poteva, invece, essere consumata in privato tra il Governatore ed il Commissario Massimo Scura”. Nel condividere la proposta avanzata da piu’ parti di pervenire ad una rinegoziazione del Piano di rientro Mirabello ha evidenziato la volonta’ del Pd calabrese, “che anche in disaccordo con la posizione assunta dal Governo”, ha assunto una posizione decisa e condivisa di fronte all’evidente fallimento dell’istituto commissariale”. Nazzareno Salerno, infine, ha definito “riduttivo” affermare che la situazione della sanita’ sia da addossare alla esclusiva responsabilita’ del Commissario. “Occorre rimettere in discussione il piano di rientro – ha detto – perche’ determinati obiettivi non sono stati raggiunti”. Nel ricordare la sua posizione a favore della nomina del Governatore come commissario, Salerno ha affermato che Scura ed Urbani non hanno nessun interesse per questa terra. “Giuseppe Scopelliti, come Governatore e come Commissario – ha sostenuto – fu costretto a chiudere 18 ospedali, fu anche lui duramente contestato, ma aveva il compito di rimettere i conti a posto”.

 

Consiglio Regionale sulla Sanità, la FIL “I nostri ospedali sono al collasso, chiediamo maggiore trasparenza”

Reggio Calabria ( Rc) – “La Segreteria Provinciale della FIL Sanità di Reggio Calabria, attraverso questo comunicato, vuole invitare il presidente Mario Oliverio e i Consiglieri tutti ad una serie di riflessioni in previsione del Consiglio Regionale fissato per la data odierna che affronterà il tema della sanità”. Questo quanto si legge in una nota stampa diffusa dalla Federazione Italiana Lavoratori, provincia di Reggio Calabria.  “L’Asp n.5 di Reggio Calabria continua a versare in condizioni davvero poco dignitose che si ripercuotono negativamente sia sui cittadini che sull’operato dei dipendenti. Intanto – si legge ancora nel comunicato – dobbiamo prendere atto che non è stato ancora adottato L’atto Aziendale, predisposto con DCA del 16/12/2015 n.130 che prevedeva espressamente entro il termine perentorio di 60 giorni dalla pubblicazione, di essere adottato dai Direttori Generali e dai Commissari delle Aziende. L’ASP n.5, con Delibera della Gestione Commissariale del 26 Gennaio 2016, n.14, si è limitata ad avviare formalmente le “procedure per la predisposizione e l’adozione dell’Atto Aziendale” del quale però ad oggi non vi è traccia. Eppure si tratta di un documento fondamentale per la normalizzazione dell’attività dell’ASP, in quanto dovrebbe prevedere la “definizione di un modello di gestione a supporto del management aziendale fornendo strumenti di monitoraggio delle performance e della spesa” e la creazione di una leadership che oggi è composta spesso da Responsabili nominati senza concorso”. “Vorremmo a questo punto  sapere- prosegue la nota della FIL –  cosa è stato fatto dai 3 Commissari in carica, a sei mesi dal loro insediamento, quali obiettivi sono stati raggiunti, quali i problemi avviati a soluzione, tenendo conto che l’Atto Aziendale non è stato adottato; non sono stati mantenuti gli impegni presi, come purtroppo avevamo paventato, sulla liquidazione dell’attività produttiva ai dipendenti, che al 27 non hanno trovato in busta paga il tanto decantato anticipo del 30%; continua l’emorragia di risorse con il ricorso massiccio ai Commissari ad Acta che, si badi bene, con questo andamento, a fine anno risulteranno circa il doppio rispetto al 2015, con il conseguente danno economico per l’Azienda. Al Presidente Mario Oliverio chiediamo di sapere come intende porre rimedio a questa grave situazione che interessa da troppi anni questa Azienda Provinciale”.

Domani Consiglio Regionale sulla Sanità, Magorno “gli atti adottati da Scura e Urbani vanno revocati”

Catanzaro ( Cz) – “La seduta del Consiglio regionale di domani, con all’ordine del giorno uno dei problemi più sentiti della Calabria, è una occasione importante per discutere in maniera produttiva e rigorosa di sanità invocando chiarezza e certezze sul futuro della tutela del diritto alla salute dei calabresi”. E’ quanto afferma il segretario regionale del Partito democratico della Calabria, on. Ernesto Magorno che esprime apprezzamento per l’iniziativa assunta dall’assemblea legislativa regionale. “E’ il momento di prendere posizione in maniera netta contro la proroga del commissariamento per il rientro dal disavanzo sanitario e contro gli atti adottati dai commissari Scura e Urbani per i quali è necessario chiedere la revoca immediata – dice ancora Magorno –. Atti che vanno da una discutibile riorganizzazione della rete ospedaliera che non tiene conto delle esigenze del territorio, e su questo punto ribadisco la mia vicinanza ai sindaci e la condivisione delle loro legittime rimostranze, alla necessità che la programmazione e il governo di un comparto così delicato venga restituito nella disponibilità decisionale dei rappresentanti democraticamente eletti dai calabresi: alla politica e alle istituzioni chiamate a gestire e decidere nell’interesse del bene comune”.

Sanità, decreto Scura: De Biase (Calabria al Centro) solidale con i primari dimissionari di Vibo

LAMEZIA TERME (CZ) – Continuano a imperversare le polemiche sul piano di riorganizzazione ospedaliera disposto dal Commissario per il Piano di rientro della sanità calabrese, Massimo Scura, che ha scaturito nelle scorse settimane la protesta di sedici primari dell’ospedale di Vibo Valentia, i quali hanno rassegnato le proprie dimissioni per contestare la spoliazione del presidio ospedaliero vibonese.

A intervenire sulla questione è oggi Salvatore De Biase, capogruppo del Gruppo Consiliare Calabria al Centro di Lamezia Terme, che pone l’accento sulle dichiarazioni del Commissario a commento delle dimissioni dei primari:

“Ascoltato sulle dimissioni dei sedici primari di Vibo Valentia che hanno contestato il decreto di riordino della rete ospedaliera, il Commissario Scura si è lasciato andare con colorite espressioni. Ecco perché esprimo vicinanza e sostegno ai sedici primari. Dopo quanto si registra in Calabria nel mondo della sanità, in tanti vorrebbero che il King Commissario si licenziasse autonomamente: il suo fare è costellato di sfiducia, contestazioni, mancati rientri e disordine sanitario complessivo.

 Avrà letto per esempio cosa dice la Corte dei Conti anche sulla sua sanità? La mobilità ospedaliera nel 2015, riferita ai ricoveri fuori regione in Calabria, si attesta «su livelli particolarmente elevati»; l’intervallo che intercorre tra la ricezione delle chiamate da parte della Centrale operativa del 118 e l’arrivo del primo mezzo di soccorso, è fuori dai parametri (il tempo massimo dovrebbe essere inferiore o pari ai 18 minuti ma in Calabria si attesta sui 26 minuti); il monitoraggio sull’assistenza per le persone disabili e soggetti con problemi psichici evidenzia una carenza generalizzata di dotazione di posti letti nelle strutture residenziali e semi-residenziali; i tempi medi dei pagamenti ai fornitori saltano in modo costante.

Insomma una Calabria sanitaria che crolla. Ed egli per tutto ciò, ispirandosi alla FIAT, ravvisata la protesta, immagina un licenziamento di massa. Ma il suo operato lo ha giudicato? Ha convocato ultimamente Commissari del Ciaccio, del Pugliese e il DG dell’ASP-CZ e nulla s’è mosso: permangono le attese, assieme alle pretese.

Certo è che Lamezia e la Calabria subiscono un piano di rientro che, anziché modernizzare o economizzare senza tagliare servizi essenziali, offre una Calabria sempre più emigrante nella sanità. Il territorio calabrese è svuotato di vera sanità. Si è creata sfiducia, i costi lievitano, la disoccupazione di settore aumenta, le famiglie subiscono disagi enormi, i comuni e i sindaci protestano ma il risultato non cambia.

Siamo in un baratro da cui difficilmente si uscirà. La speranza crolla, questa sanità a cura Scura non lascia prospettive. Forse necessita rivolgersi in alto per avere ricadute verso il basso“.

Costa (PD) e le “insensatezze” del decreto Scura sul riordino della rete ospedaliera

CATANZARO – Non si placano le polemiche nel mondo politico circa il decreto n. 30 emanato dal Commissario Scura e dal suo vice Urbani, alimentando una discussione serrata soprattutto per quel che riguarda uno degli aspetti più problematici della sanità calabrese, vale a dire il riordino della rete ospedaliera pubblica e privata, anche alla lice del DM 70 del 2015, che individua i nuovi standard ospedalieri. Ad esprimersi in merito alla questione è stavolta Lorenzo Costa, capogruppo Pd al Comune di Catanzaro. “Non c’è dubbio che si tratta di uno degli adempimenti più attesi e importanti ha affermato – per dare certezza ed efficienza ad un comparto che impegna circa il 60% delle risorse finanziaLorenzo Costarie del bilancio regionale e riguarda il diritto costituzionale alla salute dei cittadini”. Secondo Costa, infatti, “non appaiono per nulla coerenti gli obiettivi perseguiti dall’Ufficio del Commissario per il Piano di Rientro dal debito sanitario se non con una discutibile operazione di carattere meramente finanziario. E se dovesse essere portato avanti caparbiamente questo decreto i cittadini calabresi  si vedrebbero condannati inesorabilmente alle lunghe liste d’attesa e ai gravosi viaggi della speranza che incrementano sempre di più il costo della mobilità passiva, che nel 2015 ha sfiorato i 290 milioni di euro”. Del resto, secondo quanto dichiarato dallo stesso capogruppo Pd, il decreto in questione si fonderebbe su un dato circa il fabbiosgno epidemiologico “assolutamente non aggiornato, dal momento che si riferisce ad elementi che risalgono al 2012 e, si sa, quanto sia importante in questo campo conoscere per amministrare con efficacia. Così come è evidente che la programmazione contenuta nel DCA non tiene in grande conto le notevoli diversità del territorio calabrese, specie dal punto di vista orografico”. In particolare, in riferimento alla provincia di competenza dell’ASP di Catanzaro, sede dell’unica facoltà di Medicina in Calabria, rimane ancora aperta la questione del nuovo Ospedale di Catanzaro, anche se dai dati emerge non una fusione tra due soggetti considerati alla pari ma, piuttosto, una incorporazione da parte dell’Università dell’Azienda “Pugliese-Ciaccio”, che scomparirebbe sotto il nome Azienda “Renato Dulbecco”. Per tale ragione, ben non si comprende il destino di alcuni dei reparti del vecchio “Pugliese”, quali la maternità, trasferiti al polo universitario “Materdomini”, o la presenza di reparti “doppioni” in entrambe le strutture. “Il progetto di trasferimento a Germaneto del dipartimento materno infantile e di parte del dipartimento di neuroscienze – continua Lorenzo Costa – senza la previsione di un pronto soccorso a Germaneto, sono insensatezze di una pericolosità inimmaginabile per i possibili eventi avversi. Infatti i pazienti continuerebbero ad afferire al pronto soccorso del “Pugliese” con una struttura depotenziata e poi dovrebbero essere trasferiti a Germaneto, con un assurdo andirivieni tra il Pugliese e Germaneto sulla pelle dei pazienti”. Sembrerebbe che il decreto di Scura cancellerebbe, nel riordino della rete ospedaliera, le unità di Cardiologia, Chirurgia Generale, Chirurgia Vascolare, Gastroenterologia, Malattie endocrine del ricambio e della nutrizione, Nefrologia, Neurochirurgia, Oncologia, Ortopedia e traumatologia, Terapia Intensiva, Medicina Nucleare. “Occorre a questo punto – ha concluso il capogruppo PD – una presa di coscienza da parte anche delle istituzioni e preoccupa non poco il silenzio del Comune di Catanzaro, che ha pieno titolo per far sentire la sua voce ed impedire che questo assurdo disegno, che tra l’altro, incide negativamente anche sull’assetto organizzativo e sulla autonomia programmatoria delle stesse ASP, vada portato alle sue estreme e nefaste conseguenze, come logica conclusione di una miope gestione della sanità da parte dei Commissari che, oramai, dovrebbero prendere atto di quanto sia stata fallimentare questa esperienza per i cittadini calabresi e trarre le opportune determinazioni”.

 

Lamezia, incontro sulla sanità

LAMEZIA TERME (CZ)- Domani, sabato 19 marzo, alle 10 nella sede regionale del Partito democratico a Lamezia Terme, si terrà un incontro richiesto dal coordinatore regionale della Consulta sulla Sanità, Leofranco Rizzuti, anche a seguito dei provvedimenti assunti dalla struttura commissariale. All’incontro saranno presenti il segretario regionale del Pd Calabria, on. Ernesto Magorno, i parlamentari, i consiglieri regionali e i segretari. All’ordine del giorno il documento della Consulta presentato all’Assemblea regionale del Pd del 28 novembre 2015. Il documento è frutto delle analisi elaborate dalla Consulta, in cui emerge principalmente che “fino ad ora in Calabria la sanità non è mai stata gestita adeguatamente”. Strutture vetuste, inadeguate, con problemi strutturali emergono nei territori, interni inadeguati, una situazione alberghiera da terzo mondo dove operatori instancabili riescono nonostante tutto a dare spesso risposte di qualità. “Occorre un monitoraggio del sistema della sanità calabrese che deve essere fondato sulla qualità dell’esistente e sulla validità del servizio, anche per scongiurare l’ulteriore incremento dell’emigrazione sanitaria– afferma Leofranco Rizzuti -.

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Non si può che esprimere un giudizio negativo sui decreti emessi dall’ufficio del commissario. Ha ragione il presidente della Regione, Mario Oliverio, quando dice che è molto grave che si approvi l’adeguamento della rete ospedaliera regionale senza alcun confronto con la Regione: la rete ospedaliera è atto programmatorio di primissimo livello e costituisce l’ossatura strategica per un rilancio del Sistema sanitario calabrese. Non è accettabile, pertanto, che ciò avvenga in spregio alle Istituzioni democratiche regionali. Risulta necessaria la revoca di entrambi i decreti per promuovere tempestivamente una azione di concertazione con le Aziende Sanitarie pubbliche e con le parti sociali al fine di pervenire a modifiche coerenti con una efficace azione di riorganizzazione della rete ospedaliera pubblica e privata”. Suggerimenti e proposte che saranno al vaglio della riunione di domani con al centro il documento dove comunque emerge la necessità di mettere il cittadino utente al centro del sistema, con i suoi bisogni ma anche come elemento condizionante il sistema stesso. “Gli errori commessi in passato – si legge nel documento che sarà illustrato domani – non possono ricadere sulle spalle dei cittadini Calabresi che hanno come gli altri il diritto alla salute, elemento indispensabile alla base della vita democratica del paese. Ripartiamo da queste idee, da questa nuova politica in Italia e nella nostra Regione per cambiare verso alla sanità calabrese”.

Vescicolare suina, Coldiretti e Suinicoltori calabresi ricorrono al TAR a difesa dei salumi DOP

CATANZARO – La Coldiretti Calabria e la Associazione Suinicoltori Regionali Calabresi presentano ricorso al TAR Calabria contro la Regione Calabria e il Commissario ad acta per la Sanità, per l’annullamento del Decreto Commissariale n. 139 del 22.12.2015, riguardante “Piano Straordinario per l’acquisizione della qualifica di Regione accreditata per la Malattia Vescicolare dei suini, nonché del detto Piano Straordinario, della relativa modulistica tutto pubblicato sul BURC del 08.01.2016”.

Il Piano è diretto all’eradicazione della malattia vescicolare dei suini, malattia infettiva di tipo virale che si trasmette tra i suini principalmente per via orale, ma le modalità di intervento individuate dal Decreto Commissariale non soddisfano le esigenze degli allevatori; secondo una nota diffusa dalla Coldiretti, “gli abbattimenti e le macellazioni “sommarie” senza compensazione economica, come previste, recherebbero un danno schiacciante agli allevatori, già in forte difficoltà. Senza dire poi del vulnus al prestigioso patrimonio suinicolo regionale e alla filiera suinicola dei quattro salumi DOP che vanno difesi quale vera e propria ragione di interesse pubblico”.

La scelta delle associazioni di categoria di ricorrere al TAR arriva dopo una serie di note e incontri “sulla eradicazione delle epizozie in Calabria e dopo la richiesta ufficiale di revoca in autotutela del Decreto”, come commenta Pietro Molinaro, Presidente della Coldiretti Calabria, secondo il quale “non ci è rimasto altro che rivolgerci alla Magistratura Amministrativa alla quale fin d’ora riponiamo la fiducia nostra e degli allevatori”.

Il Presidente Mario Oliverio incontra i Sindaci della Locride

CATANZARO – Il Presidente della Regione Mario Oliverio – informa una nota dell’Ufficio stampa della Giunta – ha presieduto un incontro con i sindaci della locride, alla presenza del Vicepresidente della Giunta Antonio Viscomi, dell’Assessore al Lavoro Federica Roccisano e del Capogruppo in Consiglio regionale Sebi Romeo. Gli amministratori hanno messo in evidenza le problematiche dei vari territori legati, in particolare, ai rifiuti, alla sanità, al dissesto idrogeologico, all’abbandono delle aree interne. Infine, è stata chiesta la costituzione di un Tavolo permanente per la locride.

L’Assessore Roccisano ha evidenziato i progetti avviati, in termini di politiche giovanili, nell’intera locride come “crescere al sud”. Per i beni culturali, Roccisano ha parlato di un protocollo d’intesa con la Sovrintendenza, che consentirà ai Comuni interessati, di essere direttamente coinvolti nella gestione e nella salvaguardia dei beni che ricadono in quel territorio.

Il Presidente Oliverio, nel concludere i lavori, ha sottolineato l’importanza della riunione dando risposte concrete ai diversi problemi sollecitati. “Questa riunione è un punto di partenza. È stata particolarmente positiva. La locride, in un quadro più generale di difficoltà della nostra regione, ha una particolare situazione di sofferenza. Le nostre risorse per far fronte a queste problematiche non sono sufficienti, perciò, anche recentemente in occasione della sua venuta, ho chiesto al Presidente Renzi di rivolgere un’attenzione particolare alle nostre esigenze nella definizione del Patto per il Sud. Abbiamo chiesto che il Patto venga caratterizzato, per quel che ci riguarda, indirizzando risorse verso il problema del dissesto idrogeologico, delle infrastrutture, delle politiche dello sviluppo e del lavoro e per la soluzione delle problamatiche relative all’ambiente. Abbiamo, poi, proposto al Governo la messa in sicurezza della strada statale 106. Recentemente abbiamo chiesto a Rfi l’ammodernamento della linea ferroviaria ionica con l’eventuale ausilio dei sottopassi. Sul versante dell’utilizzazione delle risorse, credo che dobbiamo compiere un salto di qualità lavorando per obiettivi, come abbiamo previsto nella programmazione regionale che ora dobbiamo calare nella programmazione territoriale”.