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Laino Borgo, si concludono gli scavi: scoperto vasto abitato

LAINO BORGO (CS) – Si concluderà giovedì 23 settembre la seconda campagna di indagini archeologiche sul colle di San Gada a Laino Borgo. Iniziata il 29 agosto scorso questa esperienza portava con se le incertezze e le paure per l’emergenza Covid ma è stata affrontata con spirito di sacrificio e grande senso di responsabilità da parte di tutti i componenti della missione. 

A tracciare un bilancio di quanto ritrovato sul colle di San Gada è il professor Fabrizio Mollo, dell’Università di Messina, che ha ribadito come l’indagine, frutto di una concessione ministeriale del Ministero della Cultura al Dipartimento di Civiltà Antiche e Moderne dell’Università degli Studi di Messina (sotto la direzione scientifica del professor Mollo) «ha favorito la riscoperta di un vasto abitato di epoca lucana, impostato in parte su di un insediamento di epoca arcaica (VI-V sec. a.C.), ancora da definire nelle dinamiche insediative e nelle problematiche scientifiche, ma di grande valore documentale». 

L’intervento, in collaborazione con la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la provincia di Cosenza e la costante collaborazione dell’amministrazione comunale di Laino Borgo e dell’Ente Parco Nazionale del Pollino (che ha finanziato lo scavo dal 2019 con un importo totale di 25.000 euro totali per le due annualità), ha contribuito a riportare alla luce «un centro urbano di notevoli dimensioni, con un sistema viario ed organizzato in isolati regolari che occupano grande parte dei terrazzi collinari di Santa Gada, vasto plateau di oltre 40 ettari, al centro della valle del Lao-Mercure e a ridosso del corso del fiume». In particolare è stato completato lo scavo di un grande casa di IV-metà III sec. a.C., organizzata intorno ad un cortile rettangolare e con una serie di vani che ruotano intorno ad essi, tra i quali un vano con una grande vasca centrale per la raccolta dell’acqua, con rivestimento e un complesso sistema di adduzione e smaltimento, «che lascia pensare anche ad attività di tipo sacrale. La straordinaria conservazione delle strutture e dei manufatti, di grande pregio storico – aggiunge l’archeologo Mollo – suggeriscono di avviare un più organico progetto scientifico e di valorizzazione del sito, sicuramente il più importante insediamento abitativo di VI-III sec. a.C. presente nel bacino del Lao-Mercure». 

Una esperienza intensa per la quale il docente dell’Università di Messina ha inteso ringraziare «per l’ospitalità, l’accoglienza e la collaborazione, in ogni momento e per ogni aspetto, il dinamico e vulcanico Sindaco di Laino Borgo, Mariangelina Russo, il vicesindaco, Innocenzo Donato, il consigliere Gina Calvosa, il consiglio comunale tutto, l’architetto Mario Cantisani, responsabile dell’ufficio tecnico, il proprietario del terreno, De Luca, che ha favorito le nostre attività con gentilezza e disponibilità, tutta la comunità di Laino e della valle (Agostino e Terenzio Calvosa, Mario Mazza, Luciano Longo in mezzo a tanti altri) la dottoressa Flavia Gazineo, per il prezioso lavoro di restauro degli splendidi reperti». 

La sinergia con la città di Laino Borgo e con tutti gli Enti territoriali «sta incoraggiando risultati scientifici straordinari, dei quali presto discuteremo pubblicamente a Laino, ma sta gettando il seme anche per un’auspicabile attività di valorizzazione, che diventerà un ulteriore volano di crescita per tutta la comunità del territorio della valle del Lao-Mercure». 

 

In stretta sinergia con il Soprintendente, Fabrizio Sudano, e il funzionario competente per territorio, Mariangela Barbato, ma anche con il Magnifico Rettore, Salvatore Cuzzocrea, e il Direttore del Dicam, Giuseppe Giordano, l’equipe del professor Mollo ha lavoro nelle condizioni ideali per portare a termine lo scavo con la massima fiducia e sostegno. 

 

Oggi pomeriggio, nella sala consiliare del Comune di Laino Borgo, l’amministrazione comunale consegnerà, nel corso di una semplice cerimonia, a tutta l’equipe del professor Mollo una pergamena di riconoscimento e partecipazione alla seconda missione di scavo, valorizzando il grande lavoro portato a termine con l’aiuto dei ragazzi «che con grande impegno e alacrità, con abnegazione e senza lesinare energie sono stati protagonisti della campagna sul colle di San Gada. A loro – ha dichiarato il sindaco, Mariangelina Russo – ed al professor Mollo e tutta la sua equipe va il ringraziamento più grande per aver creduto in questa campagna di scavi». 

 

Il sindaco della comunità di Laino Borgo ha anche ringraziato il Parco nazionale del Pollino, attraverso il presidente Domenico Pappaterra, per «essere stato fin dal primo momento sostenitore di questo progetto, non soltanto con il finanziamento – pur importante – che ha sostenuto l’avvio dei primi scavi, ma soprattutto con la presenza e il continuo monitoraggio dei lavori».

Laino Borgo, partono gli scavi per portare alla luce l’antica Laos

LAINO BORGO (CS) – Riparte, dopo un anno di stop a causa della pandemia, la campagna di scavi in località San Gada, lì dove si pensa possa essere stata scoperta l’antica Laos. Nell’ambito delle attività delle cattedre di Topografia antica e di Archeologia delle province romane dell’Università di Messina, in collaborazione con la soprintendenza archeologica delle belle arti e del paesaggio della provincia di Cosenza, ed il comune di Laino Borgo, si torna a scavare nel sito arcaico classico ed ellenistico per circa 4 settimane. Fino al 25 settembre sotto la direzione scientifica del professor Fabrizio Mollo ed il coordinamento sul campo del dottor Marco Sfacteria, gli studenti dell’università procederanno all’attività di scavo e ricerca per la quale l’amministrazione comunale di Laino Borgo, guidata dal sindaco, Mariangelina Russo, mette a disposizione gratuitamente gli alloggi per ospitare gli archeologi e la loro equipe. 

 

 

 

«E’ una vera soddisfazione – ha dichiarato il sindaco di Laino Borgo – poter accogliere di nuovo il professor Mollo e la sua equipe. A lui va il nostro più sentito ringraziamento per il lavoro fatto e che si continuerà a fare nel sito di San Gada certi che porterà a risultati importanti per la comunità. Dopo un anno di pandemia ripartiamo anche con l’archeologia in totale sicurezza grati per questa importante opportunità che prova a tracciare una identità storica per Laino Borgo ma anche per tutta la Valle del Mercure. Tanto si è fatto ma tanto ancora c’è da fare, e siamo certi che la tenacia e la professionalità del professor Mollo e della sua equipe darà al nostro territorio una risonanza unica». 

 

 

 

Nell’ultima campagna di scavi, quella del 2019, l’attività coordinata dal professor Mollo portò alla luce una grande città con una maglia viaria regolare attorno alle abitazioni, muri tutti perfettamente allineati, una serie di reperti (figure fittili, testine, oggetti di ornamento) e soprattutto tracce di intonaco parietale in stile rosso pompeiano, così come il pavimento con uno strato di calce (presente, per capirsi, solo nelle case di Pompei) ma anche – all’interno dei quasi 200 metri quadri di saggio – lo scheletro di un uomo sicuramente schiacciato dalle pareti di una casa crollata durante un sisma. Tutti elementi che riportano all’antica Laos, distrutta da un forte terremoto, l’antica città subcolonia di Sibari fondata dai Greci dopo che il sito costiero fu conquistato da Crotone nel 510. Serviranno ora altri elementi per confermare questa che per ora è una ipotesi, fortemente accreditata, e che potrebbe aprire la strada ad un sito importantissimo per l’archeologia calabrese, offrendo ulteriore risalto alla Valle del Mercure.

Dopo l’alluvione, tornano a splendere gli scavi di Sibari

CASSANO IONIO – L’area archeologica di Sibari torna agli antichi splendori. Lo scenario apocalittico del 18 gennaio del 2013, quando l’intera area fu completamente sommersa da ben 200 mila metri cubi di acqua e fango del fiume Crati, è solo un brutto ricordo. Un’esondazione che fece pensare a quanto era avvenuto 2.500 anni prima, quando i Crotoniani, per motivi bellici, deviarono il corso del fiume e sommersero Sybaris. Oggi, con una manifestazione pubblica, l’intera Area archeologica sibarita, interdetta da quel 18 gennaio, torna ad essere fruibile in ogni suo splendore e in ogni suo tesoro. Nel sito, tuttora oggetto di ricerca, sono presenti i resti di tre città, realizzate una sopra l’altra. Ciò che è visibile risale alla città romana di Copiae, che fu presto cambiato in Thurii, nome della città greca sulle cui rovine fu fondata. Nello strato ancora inferiore, invece, si trovano le rovine di Sybaris, città magno-greca. Di quest’ultimo insediamento sono venuti alla luce – proprio durante le operazioni di ripristino del sito – due reperti del VI secolo avanti Cristo andati ad arricchire la collezione di reperti presenti nel museo. Diciotto i milioni di euro, provenienti dai Fondi Pon, spesi in questo periodo per pulire, riqualificare e valorizzare l’intera area e il Museo Nazionale Archeologico della Sibaritide che sono stati interessati da sette interventi. Sono state realizzate le trincee drenanti, il recupero e la risistemazione del “Parco del Cavallo”, il Centro di Accoglienza per i visitatori, nuovi depositi per i reperti, l’ampliamento del Museo con la realizzazione di sale multimediali, il modello Ippodameo e alcuni interventi a “Casa Bianca”. Da oggi è possibile ammirare un’area archeologica rimessa a nuovo e arricchita da nuovi tesori venuti alla luce durante l’esecuzione degli interventi, quali i resti di un edificio sacro, alcune colonne, e, soprattutto, i reperti di un monumento sacro risalenti a Sybaris. L’esondazione del 2013 fece subito registrare l’interessamento e la mobilitazione, non solo di intellettuali, storici e studiosi di fama internazionale, ma anche quella di associazioni, movimenti e di semplici cittadini, che offrirono la loro solidarietà e la loro collaborazione. Tanti furono gli appelli lanciati per invitare al proprio dovere le autorità preposte su quanto successo e, soprattutto, per invitarle ad adoperarsi per la salvezza del sito sibarita. Per molto tempo, giorno e notte, fu pompata l’acqua che aveva invaso il sito. Il sindaco di Cassano, Gianni Papasso, lanciò un appello all’allora Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, chiedendogli di adoperarsi “per risolvere la situazione di emergenza”. Un appello che non cadde nel vuoto. Diversi ministri visitarono l’area. E su quanto accaduto nel 2013 la Procura della Repubblica di Castrovillari aprì un fascicolo per indagare sulle eventuali responsabilità connesse all’esondazione. Indagine che è ancora aperta.

Tropea, ritrovamenti archeologici sotto la chiesa di Santa Maria della Neve

TROPEA (VV) – Nella chiesa seicentesca di Santa Maria della Neve, detta anche “della Michelizia” a Tropea, sono stati effettuati importanti ritrovamenti archeologici. La chiesa, oggi sconsacrata e sede di numerosi eventi mondani, dallo scorso 25 gennaio era stata sottoposta a interventi di restauro a cura della Soprintendenza Belle arti e Paesaggio della Calabria, finanziati con fondi ordinari del Mibact. Proprio nel corso di tali lavori di rimozione della pavimentazione della navata sono venute alla luce due camere sepolcrali voltate a botte e creste di muri riferibili a costruzioni antecedenti. La tessitura muraria, in particolare, risulta realizzata con conci di pietrame locale di piccole e medie dimensioni legati con malta di calce. Le soluzioni d’angolo, pur nella semplicità dell’ordito, sono eseguite con conci in pietra calcarea perfettamente squadrati. Un ritrovamento, dunque, essenziale per ricostruire la storia del sito e per la sua valorizzazione futura.

 In merito si è espressa Dorina Bianchi, sottosegretario al Mibact con delega al Turismo: «La Calabria non smette mai di sorprenderci per i suoi giacimenti archeologici che continuano ad affiorare. L’ultimo ritrovato è nella chiesa di Santa Maria della Neve di Tropea dove sono state portate alla luce due camere sepolcrali probabilmente antecedenti al seicento e riferibili ad una precedente costruzione. Dallo scorso gennaio, nella chiesa sconsacrata dove si svolgono per lo più eventi culturali e musicali, la Soprintendenza Belle arti e Paesaggio della Calabria sta svolgendo lavori di restauro finanziati dal Ministero dei beni culturali, ma ora con questi nuovi fortuiti e preziosi ritrovamenti saranno necessari nuovi approfondimenti e scavi. Confidiamo che si possa aprire nel più breve tempo il cantiere ed, in condizioni di sicurezza, consentire la visita a quanti affolleranno la località turistica di Tropea nei prossimi mesi».

Caligiuri torna a Sibari e agli scavi

SIBARI (CS) – L’Assessore regionale alla cultura Mario Caligiuri si è nuovamente recato sugli scavi di Sibari per verificare lo stato dei luoghi. Caligiuri ha constatato la rimozione dei fanghi ed ha sollecitato, per quanto di loro competenza, il Sovrintendente regionale dei Beni Culturali Francesco Prosperetti e l’Amministratore delegato invItalia Domenico Arcuri a proseguire nell’intervento. L’Assessore ha, inoltre, registrato le numerose richieste di volontariato qualificato, comprese quelle provenienti dalle università, disposte ad intervenire. Su questo tema si è confrontato con la Sovrintendente Bonomi. Per mercoledì prossimo l’Assessore ha convocato una riunione per fare il punto sulla situazione, compresa la progettazione per il potenziamento degli argini del fiume.

 

Nuove scoperte nella grotta del Papasidero a Cosenza

Papasidero (Cs), 19 luglio 2012 – Continua la campagna di studi archeologici condotta dai tecnici dell’Università di Firenze nel sito Grotta del Romito di Papasidero. Nuovi dati e preziose informazioni storiche sono emerse dalla campagna di scavi. Le ricerche guidate dal prof. Fabio Martini hanno permesso di acquisire inedite notizie su un periodo compreso tra 10-8 mila anni fa, una fase culturale detta Mesolitico sino ad oggi priva di informazioni per la Calabria.