Archivi tag: sequestro

San Marco Argentano, sequestrato macchinario per il lavaggio di automezzi

SAN MARCO ARGENTANO (CS) –  Nei giorni scorsi un macchinario per lavaggio automezzi è stato posto sotto sequestro dai Carabinieri Forestali in località “Cimino” nel Comune di San Marco Argentano. Il sequestro è avvenuto a seguito di un controllo effettuato dai militari di Fagnano, Cerzeto e San Sosti ad una società di trasporto pubblico la quale utilizzava tale macchinario per il lavaggio dei pulmann aziendali senza alcun tipo di autorizzazione. In particolare il controllo ha constatato che le acque reflue industriali provenienti dai processi di lavaggio venivano scaricate sul suolo e, successivamente, per inclinazione del terreno, raggiungevano la cunetta di raccolta acque meteoriche della adiacente strada provinciale senza nessuna depurazione ed in assenza della prescritta autorizzazione. E’ importante precisare che le acque reflue provenienti da attività di autolavaggio sono classificate come “Industriali” e pertanto i relativi scarichi devono, di conseguenza, essere autorizzati. Si è quindi proceduto al sequestro del macchinario e alla denuncia del Procuratore della società di trasporti per violazione alla normativa ambientale.

 

Prodotti ittici sequestrati per un totale di oltre 800kg

ROCCELLA IONICA (RC) – Prodotti ittici, la cui somma supera gli 800kg, sono stati sequestrati dagli uomini della Guardia Costiera. I militari nel reggino hanno posto sotto sequestro due pescati, rispettivamente di 205 e 615 chilogrammi, a causa dell’assenza delle necessarie autorizzazioni.

Prodotti ittici, multa per decine di migliaia di euro

Quattro persone hanno ricevuto una sanzione amministrativa per un totale di 50mila euro. Il prodotto, dopo l’ispezione dei veterinari dell’Asp, è stato devoluto in beneficenza. Esso, infatti, è risultato idoneo al consumo umano, ragion per cui è stato possibile donarlo ad organizzazioni senza alcuno scopo di lucro (foto ansa.it).

Operazione Antimafia, sequestro di beni per oltre 30 milioni di euro

CATANZARO – Dalle prime ore della mattinata è in corso, sul territorio calabrese e a Roma, una vasta operazione di sequestro di beni, per un valore di oltre 30 milioni di euro, da parte dei militari della Guardia di Finanza del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Catanzaro, con il supporto del Servizio Centrale Investigazione Criminalità Organizzata (S.C.I.C.O.) di Roma, coordinati dal Procuratore della Repubblica, Dott. Nicola Gratteri, e dai Procuratori Aggiunti Dott. Vincenzo Luberto e Dott. Vincenzo Capomolla, in esecuzione di un decreto di applicazione di misura di prevenzione patrimoniale emesso dal Tribunale di Catanzaro su richiesta di questa Procura Distrettuale.

Soggetto condannato per estorsione aggravata dal metodo mafioso

Il destinatario della misura ablativa è SARACO Antonio di Badolato (CZ), interessato nella nota operazione di polizia denominata “ITACA-FREEBOAT”, culminata nel mese di luglio 2013 con l’arresto di 25 soggetti, ritenuti affiliati della cosca GALLACE/GALLELLI operante in Guardavalle, Badolato e su tutta la fascia del basso ionio catanzarese. Nell’ambito delle citate indagini erano emersi due episodi di estorsione compiuti da Antonio SARACO nei confronti di due imprenditori modenesi responsabili della società titolare della struttura portuale di Badolato. Già in precedenza, a seguito delle investigazioni svolte dalle Fiamme Gialle sotto la direzione di questo Ufficio, parte dei beni riconducibili ad Antonio SARACO erano stati cautelati con un sequestro preventivo in ambito penale, eseguito nel novembre del 2016. Successivamente, a seguito di alcuni riscontri investigativi, i Finanzieri accertavano un’ipotesi di intestazione fittizia di beni posta in essere da Antonio SARACO e dal figlio Pasquale, avente ad oggetto una società e il relativo complesso dei beni aziendali, tra cui un conto corrente bancario. Anche detti beni venivano cautelati con un sequestro preventivo. Le ulteriori indagini patrimoniali hanno consentito di ricostruire in capo al proposto un notevole complesso patrimoniale il cui valore è risultato sproporzionato rispetto ai redditi dichiarati e all’attività economica svolta.

Sotto sequestro anche una struttura turistica nel comune di Badolato

Tra i beni sequestrati spicca un noto complesso turistico alberghiero sito nel comune di Badolato. Detta struttura ricettiva, che si estende su una superficie di 60.000 metri quadrati, composta da un lussuoso albergo, due piscine, un ristorante e un campo sportivo, è stata edificata a partire dalla prima metà degli anni ’90. Ampliata negli anni successivi, è oggi considerata un’importante meta turistica ricercata per il confort e la modernità dei servizi offerti. Sequestrata anche la società con sede a Roma, che gestisce l’intero complesso turistico.

Tra i beni posti sotto sequestro una lussuosa villa a Roma

Gli ulteriori beni oggetto del provvedimento ablativo comprendono una lussuosa villa a Roma, altre due società anch’esse con sede a Roma, esercenti rispettivamente l’attività di agenzia viaggi/tour operator e l’attività alberghiera. Una di dette società romane gestisce – in affitto – un prestigioso villaggio turistico a Parghelia (VV), cittadina limitrofa alla rinomata Tropea, nel tratto di territorio calabro denominato “Costa degli Dei”. In Calabria la Guardia di Finanza ha sequestrato inoltre n. 5 magazzini (rispettivamente uno a Montepaone, due a Taverna e due Satriano), n. 3 locali commerciali (uno a Montepaone e due a Davoli), n. 2 appartamenti a Satriano, n. 26 appartamenti, 3 magazzini, 2 fabbricati e 16 terreni a Badolato, n. 2 autovetture, n. 1 motociclo, quote di due società con sede una a Cosenza e l’altra a Catanzaro, operanti rispettivamente nel settore edile e ricettivo, e diversi rapporti bancari e finanziari

Sequestrata una discarica abusiva a Reggio Calabria

REGGIO CALABRIA- Un’area utilizzata come discarica abusiva a cielo aperto, contenente rifiuti pericolosi e non, è stata sequestrata a Reggio Calabria, in località fiumara Valanidi, nell’ambito di un’attività congiunta svolta dagli uomini della Capitaneria di Porto e della Sezione operativa navale della Guardia di finanza. All’interno dell’area, estesa su una superficie di circa 4 mila metri quadri, sono stati trovati materiali di scarto di varia natura, in parte anche bruciati, abbandonati in maniera incontrollata assieme ad un ingente quantitativo di lastre di eternit alcune delle quali sgretolate e pericolose. I rifiuti lasciati sul greto del torrente, in caso di eventi alluvionali, rischiavano di essere trasportati in mare con inquinamento delle acque e dei fondali oppure avrebbero potuto formare pericolose ostruzioni del flusso del torrente con potenziale pericolo per la pubblica incolumità.  Sono in corso le indagini per risalire ai responsabili della discarica. (Fonte Ansa)

 

Sequestrati oltre 18 chili di materiale pirotecnico, denunciato un 34enne

Novellame di sarda, maxi sequestro sulla statale jonica

ROSETO CAPO SPULICO (CS) – Nei giorni scorsi, durante un’attività di controllo delle principali arterie dello jonio cosentino, Guardia Costiera e Guardia di Finanza, lungo la strada statale 106 jonica in agro di Roseto Capo Spulico, hanno sequestrato 3 quintali e mezzo di novellame di sarda, comunemente chiamato “bianchetto”, trasportati illegalmente in un’autovettura monovolume. All’ALT intimato dai militari, insospettiti dallo strano comportamento tenuto dal conducente al vedere in lontananza gli stessi, è stato eseguito un controllo e sono state rinvenute nel bagagliaio dell’autovettura 54 cassette di polistirolo contenenti prodotto ittico sotto misura e precisamente novellame di sarda, per un totale di quasi 350 chili. Il prezioso carico, pronto ad essere immesso illegalmente nella filiera commerciale della pesca, se venduto al dettaglio, avrebbe fruttato oltre 4.000 Euro. L’attività di polizia congiunta tra Guardia Costiera e Guardia di Finanza, nel solco di una consolidata collaborazione per il rispetto della legalità, ha quindi portato al sequestro dell’intero quantitativo di novellame, successivamente distrutto in quanto giudicato non idoneo al consumo umano da parte dei veterinari dell’Azienda Sanitaria Provinciale. Il conducente dell’automezzo in questione è stato multato per 25.000 Euro per la violazione del decreto legislativo n.4/2012 e delle Legge n.154/2016 che puniscono con sanzioni progressive, fra l’altro, la detenzione, il trasporto, la commercializzazione e la somministrazione di esemplari di specie ittiche di taglia inferiore alla taglia minima di riferimento. La pesca del novellame è vietata da una norma comunitaria perché considerata dannosa per la fauna marittima, in quanto incide negativamente sul ripopolamento dei mari. L’attività svolta si inquadra in un più ampio dispositivo di polizia marittima della Guardia costiera ed economico-finanziaria della Guardia di Finanza, volto alla repressione dei traffici illeciti ed, in particolare, alla tutela della fauna ittica dei nostri mari e delle forme legali di economia.

 

Fiamme Gialle, ingente sequestro di droga nel crotonese

CROTONE – Ingente quantità di sostanza stupefacente individuata dai finanzieri del Comando Provinciale Pitagorico, nel quartiere Fondo Gesù a Crotone. Le Fiamme Gialle della Compagnia, nel pomeriggio di sabato 7 Aprile scorso, nel corso di
mirate attività organizzate a contrasto dei traffici illeciti, con l’ausilio delle unità cinofile antidroga, hanno condotto una serie di controlli che hanno portato a rinvenire, abilmente occultati, all’interno dei vani adibiti a contenere i contatori dell’acqua di un condominio, 432 grammi di eroina e 102 grammi di Marijuana. Gli stupefacenti sono stati sequestrate e la circostanza è stata segnalata alla Procura della Repubblica di Crotone. Le sostanze destinate allo spaccio avrebbero fruttato circa 60.000 euro. Continuano le indagini tese ad individuare gli autori del reato.

Concorso esterno, maxi sequestro ad imprenditore

REGGIO CALABRIA – La Dia di Reggio Calabria, con il coordinamento della Procura, ha sequestrato beni per oltre 7 milioni di euro a Roberto Morgante, di 49 anni, di Villa San Giovanni, imprenditore edile attualmente detenuto. L’uomo è stato arrestato nel 2014, insieme ad altre 39 persone, nell’operazione “Tibet” coordinata dalla Dda di Milano e condotta dalla Squadra mobile milanese con l’apporto del Centro operativo Dia di Reggio che, su delega della Dda reggina, seguiva un’indagine parallela. Per l’accusa l’uomo agiva come rappresentante e collettore di risorse economiche di cosche reggine coinvolte in attività a sfondo finanziario gestite in Lombardia nel “Locale” di Desio (Monza Brianza) dalla cosca allora capeggiata da Giuseppe Pensabene. Morgante, per l’accusa, era quello finanziatore. Per questo è stato condannato per concorso esterno in associazione mafiosa a 6 anni e 10 mesi di reclusione. Tra i beni sequestrati figurano 4 società; 26 immobili; un’auto; conti correnti, polizze e dossier titoli.

Associazione mafiosa, nuovo sequestro di beni per Matacena

REGGIO CALABRIA – La Dia di Reggio Calabria ha eseguito due nuovi provvedimenti di sequestro di beni, emessi dalla Corte di Assise d’Appello e dalla Sezione Misure di prevenzione del Tribunale, nei confronti dell’armatore ed ex parlamentare Amedeo Matacena, attualmente latitante a Dubai. Il valore dei beni sequestrati in questa occasione a Matacena ammonta a 540 mila euro. Amedeo Matacena, già condannato definitivamente, nel 2014, a 3 anni di reclusione dalla Corte di Cassazione per concorso esterno in associazione mafiosa e successivamente coinvolto nelle indagini svolte dalla Dia di Reggio (Operazione Breakfast), era già stato colpito, nel dicembre scorso, da analogo provvedimento emesso dalla locale Corte di Assise di Appello. Il sequestro dei beni di Matacena era stato disposto in quanto risultavano essere “frutto di attività illecite e/o di reimpiego dei loro proventi”, ed era emersa “una oggettiva quanto marcata sproporzione” tra gli investimenti effettuati e i redditi dichiarati

‘Ndrangheta Reggio, sequestro milionario a carico di un medico chirurgo

REGGIO CALABRIA – Sotto il coordinamento della Procura della Repubblica di Reggio Calabria – Direzione Distrettuale Antimafia, militari del locale Comando Provinciale della Guardia di Finanza – con l’ausilio di personale del Servizio Centrale Investigazione Criminalità Organizzata – unitamente ai Carabinieri del R.O.S. hanno eseguito, nella provincia di Reggio Calabria e Roma, un provvedimento emesso dalla Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Reggio Calabria con il quale è stata disposta, nei confronti di CELLINI Francesco – medico chirurgo – l’applicazione della misura di prevenzione patrimoniale del sequestro di in ingente patrimonio, stimato in circa 19 milioni di euro. Tale provvedimento si fonda sulle risultanze delle attività investigative condotte dai Carabinieri del R.O.S. e del Comando Provinciale Carabinieri di Reggio Calabria,
nell’ambito dell’operazione “Sansone” e conclusa nel 2016 con l’esecuzione di provvedimenti restrittivi personali, cautelari e reali, nei confronti di n. 53 presunti affiliati alle cosche di ‘ndrangheta “Condello” di Reggio Calabria e “Zito- Bertuca”, “Imerti – Buda” di Villa San Giovanni (RC). In tale contesto, il citato chirurgo risulta imputato, per i delitti di cui agli artt. 110 c.p. e 416 bis commi 1, 2, 3, 4 e 5 c.p. e dall’art. 7 del D.L. 152/2011 (concorso esterno in associazione per delinquere di tipo mafioso), poiché “in qualità di medico responsabile e legale rappresentante della cooperativa Anphora che gestisce la clinica “NOVA SALUS”, sita nella frazione di Cannitello di Villa San Giovanni (RC) che, in virtù dei rapporti di costante e reciproco scambio intrattenuti con il capo cosca BERTUCA Pasquale, manifestava la disponibilità al ricovero presso la predetta struttura sanitaria, di soggetti mafiosi vicini al BERTUCA, consentendo loro di accedere a trattamenti penitenziari meno afflittivi della detenzione carceraria. Inoltre prestava assistenza sanitaria ai latitanti TEGANO Pasquale e TEGANO Giovanni”. Sulla base delle indagini svolte, è emersa l’esistenza di un solido, duraturo e stabile rapporto di contiguità funzionale del CELLINI con la cosca “Bertuca” ed in particolare proprio con il capo cosca BERTUCA Pasquale. Le plurime intercettazioni ambientali hanno, infatti, provato come il CELLINI, nell’arco temporale prossimo e successivo al 2007, abbia avuto frequenti e costanti rapporti con il citato boss e come il proposto, nella sua qualità di rappresentante legale della “Cooperativa ANPHORA”, si sia più volte adoperato per favorire il ricovero presso la Clinica “Nova Salus” di Villa San Giovanni (RC) di esponenti di varie consorterie vicini al BERTUCA, su sollecitazione diretta e indiretta di quest’ ultimo, così permettendo loro di accedere a trattamenti penitenziari meno afflittivi della detenzione carceraria. In tale clinica, infatti, è stata curata la madre di BERTUCA Pasquale nonché alcuni esponenti di spicco della ‘ndrangheta in regime di detenzione domiciliare, tra i quali LATELLA Giacomo, PALAIA Mario, LIBRI Pasquale, PITITTO Pasquale, MEDURI Paolo,
GRASSO Domenico, DITTO Gennaro, DE MAIO Pasquale, BILARDI Pasquale, PANGALLO Francesco, MAZZAGATTI Giuseppe. La valutazione delle risultanze processuali ha consentito di ritenere provati in un arco temporale che va dal 2007 al 2012 plurimi contatti fra i membri della cosca BERTUCA ed il Dott. CELLINI Francesco il quale consapevolmente, in più occasioni, ha accettato di ricoverare presso la struttura dallo stesso gestita detenuti vicini al BERTUCA così garantendo loro di godere di un trattamento meno afflittivo rispetto a quello carcerario, oltre alla possibilità di contatti e scambi tra gli affiliati. Altresì, dalle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia, sono stati provati collegamenti tra CELLINI Francesco e la ‘ndrangheta risalenti a periodi antecedenti il 2007 poiché è emerso che il proposto si prestava a fornire le cure mediche ai fratelli TEGANO durante la loro risalente latitanza, iniziata nei primi anni novanta. La figura del Dott. CELLINI era già emersa in precedenza anche nell’operazione “META”, per i suoi rapporti con il boss calabro-milanese Lampada Giulio Giuseppe e con il politico SARRA Alberto. Già nel 2007, LAMPADA, SARRA e CELLINI dialogavano della possibilità di costruire una clinica nella frazione di Gallico, periferia nord di Reggio Calabria, all’interno di una proprietà dello stesso LAMPADA, che sarebbe stata gestita proprio dal CELLINI, il quale, immediatamente, scartava l’ipotesi, per la non idoneità della struttura muraria preesistente. In tale contesto, si riporta un passaggio del provvedimento eseguito: “Ebbene, la
valutazione complessiva delle emergenze processuali sin qui descritte consegna certamente la fotografia di un professionista e di un imprenditore che da ben più di un ventennio ed in modo assolutamente continuativo, pur non essendo intraneo ad alcuna specifica cosca, si è messo a disposizione di questa o quella compagine ndranghetistica, peraltro venendo a contatto con boss di primario calibro, elargendo favori ed accettandone la protezione in un rapporto certamente sinallagmatico. Va, in merito, evidenziato che lo stesso GIP di Reggio Calabria, che pur ha ritenuto non integrato il quadro di gravità indiziaria a carico del proposto, nell’ordinanza n. 107/16 del 18 novembre 2016.   Cellini è solito ricevere dal vertice “in persona” della cosca. Tutto ciò, nell’ambito di una più ampia “contiguità e vicinanza” alla ‘ndrangheta in quanto tale per quanto si è accertato a seguito dell’incontro con i Lampada ed alla presenza di Sarra ovvero dalle dichiarazione dell’attendibile e già riscontrato aliunde Moio che inserisce Cellini “tra i medici abituali frequentatori” della cosca Tegano che non ha mancato di appoggiare la sorella dell’indagato alle trascorse competizioni elettorali. Tutto ciò “dà l’idea della condotta” nel complesso assunta da Cellini che se non apporta – a livello di gravità indiziaria – un contributo in grado di essere sussunto nel concorso esterno associativo è certamente idoneo a generare un urgente procedimento di prevenzione personale e patrimoniale”. In relazione all’attività sopra descritta, veniva delegata al Nucleo di Polizia Economico Finanziaria/G.I.C.O. di Reggio Calabria, dalla locale D.D.A., apposita indagine, a carattere economico/patrimoniale, volta all’individuazione dei beni mobili ed immobili riconducibili al
citato CELLINI Francesco. Nel corso degli accertamenti è emerso – tra l’altro – come, a partire dall’anno 2000, una
consistente parte dei redditi annualmente dichiarati dal CELLINI sia stata erogata dal Servizio Sanitario Nazionale. Dette erogazioni, in ragione del ruolo attivo e/o occulto rivestito dal proposto quale amministratore di fatto della clinica “Nova Salus” sopra richiamata e di altre realtà imprenditoriali a lui riconducibili, risulterebbero in evidente contrasto con quanto sancito dall’ “Accordo Collettivo Nazionale per la disciplina dei rapporti con i medici di medicina generale” che prevede l’incompatibilità con lo svolgimento delle attività previste, da parte del medico che “eserciti attività che configurino conflitto di interessi con il rapporto di lavoro con il Servizio Sanitario Nazionale o sia titolare o compartecipe di quote di imprese che esercitino attività che configurino conflitto di interessi col rapporto di lavoro con il Servizio Sanitario Nazionale”. In tale contesto i redditi percepiti dal proposto, alla luce di tale prescrizione, sarebbero indebitamente percepiti.
Inoltre, gli accertamenti bancari e i riscontri contabili hanno consentito di rilevare che il proposto, nel corso degli anni, ha prelevato ingenti somme di denaro dai conti correnti dell’ANPHORA S.c.a.r.l. per poi utilizzarli per scopi personali e investimenti immobiliari e finanziari. Alla luce di tali risultanze, su richiesta della stessa Direzione Distrettuale Antimafia, la
Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Reggio Calabria ha disposto, con l’odierno provvedimento, il sequestro di prevenzione del patrimonio riconducibile al proposto CELLINI Francesco e al proprio nucleo familiare, stimato in circa 19 milioni di euro, costituito dai seguenti beni, imprese e relativi compendi aziendali:
a. quote sociali, patrimonio aziendale, rapporti finanziari della “Nova Salus s.r.l. in
liquidazione” con sede legale in Villa San Giovanni, Frazione Cannitello, via Fontana
Vecchia civ. 14;
b. quote sociali, patrimonio aziendale, rapporti finanziari della “Nuova Anphora s.r.l.”, con
sede legale in Villa San Giovanni, Frazione Cannitello, via Fontana Vecchia civ. 14;
c. quote sociali e patrimonio aziendale, rapporti finanziari della “Anphora Cooperativa
Sociale a r.l.”, con sede legale in Reggio Calabria, via Nazionale Pentimele civ. 157,
compresa la Clinica “Nova Salus” con sede in Villa San Giovanni, frazione Cannitello,
alla via Fontana Vecchia n. 14;
d. n. 2 fabbricati siti in Villa San Giovanni (RC);
e. n. 1 terreno sito in Reggio Calabria;
f. conti correnti, libretti di deposito al portatore o nominativi, contratti di acquisto di titoli di
Stato, azioni, obbligazioni, certificati di deposito, assicurazioni, intestati presso istituti di
credito pubblici o privati, casse rurali, direzioni provinciali P.T., società assicurative,
finanziarie o fiduciarie, società di intermediazione mobiliare, comunque riconducibili al
proposto e ai componenti il proprio nucleo familiare, aventi saldo attivo superiore a €
1.000,00.