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‘Ndrangheta, sequestrati beni per un milione di euro

REGGIO CALABRIA – I carabinieri del Comando provinciale di Reggio Calabria hanno eseguito un sequestro di beni per un valore di un milione di euro a carico di Giovanni Battista Cacciola, di 54 anni, presunto affiliato alla cosca di ‘ndrangheta dei “Cacciola-Grasso”, che esercita la propria influenza a Rosarno, Gioia Tauro e zone limitrofe.

Il sequestro scaturisce dall’indagine denominata “Scacco matto” che ha portato al rinvio a giudizio di Cacciola ed alla sua condanna sia in primo grado che in appello a 16 anni di reclusione per associazione per delinquere di tipo mafioso costituita allo scopo, riferiscono i carabinieri, “di commettere plurimi delitti di acquisto, trasporto e commercializzazione di sostanza stupefacente del tipo cocaina”.
I beni sequestrati consistono in un esercizio pubblico, un’azienda agricola, quattro immobili e cinque terreni, assieme a conti correnti e prodotti finanziari.

‘Ndrangheta, maxi sequestro di beni per oltre 212 milioni di euro (NOMI)

REGGIO CALABRIA – Militari del Comando provinciale della Guardia di finanza di Reggio Calabria e dello Scico, con il coordinamento della Dda reggina, stanno eseguendo due provvedimenti emessi dalla Sezione Misure di prevenzione del Tribunale, con cui è stato disposto il sequestro di beni per un valore di oltre 212 milioni di euro riconducibili a due imprenditori del settore della fabbricazione e distribuzione di conglomerati bituminosi e del calcestruzzo.

Secondo quanto è  emerso dalle indagini, il patrimonio sequestrato, costituito da imprese commerciali, beni mobili e immobili e disponibilità finanziarie, “sarebbe stato accumulato nel tempo – riferisce in una nota stampa la Guardia di finanza – anche grazie all’abbraccio affaristico/criminale con le cosche reggine”.

I NOMI

I due imprenditori destinatari del provvedimento di sequestro, la cui attività riguarda il settore della fabbricazione e della distribuzione di conglomerati bituminosi e del calcestruzzo, sono Domenico Gallo, di 62 anni, di Bovalino, e Gianluca Scali, di 46 anni, di Roccella Jonica.

Falsifica il testamento per conseguire l’eredità, sequestrati 130 mila euro

CASTROVILLARI(CS) –  I Finanzieri della Guardia di Finanza di Castrovillari hanno eseguito un provvedimento di sequestro preventivo per equivalente, per un importo di circa 130.000 euro, emesso dal G.I.P. presso il Tribunale di Castrovillari, su richiesta della Procura della Repubblica, nei confronti di P.S., di anni 40 circa, accusato di falso, tentata truffa ed utilizzo illecito di carte di credito, per essersi appropriato illecitamente di un patrimonio ereditario a lui non spettante.

Il sequestro è stato posto in essere dalle Fiamme Gialle su delega della Procura della Repubblica, diretta dal Procuratore Dr. Eugenio Facciolla, e coordinata, per le specifiche indagini, dal Sostituto Procuratore della Repubblica Dott. Antonino Iannotta. L’indagine ha avuto origine dalla denuncia presentata dall’unica erede del defunto, la quale, rappresentava agli organi di polizia che, all’indomani del decesso del proprio fratello, una terza persona a lei conosciuta – tale P.S., di anni 42 – si era appropriata di taluni libretti e buoni postali contenuti in un borsone appartenuto al de cuius, negandole, di fatto, la disponibilità degli stessi. Dai successivi accertamenti patrimoniali svolti dalle Fiamme Gialle castrovillaresi si confermavano le circostanze denunciate ed emergeva inoltre, che il truffatore aveva indebitamente prelevato denaro contante con un bancomat appartenuto alla persona deceduta. Infine, mediante la presentazione di un testamento recante la falsa firma del soggetto defunto, si era recato presso un notaio e l’Agenzia delle Entrate di Castrovillari per intestarsi, con una successione ereditaria, tutto il patrimonio mobiliare ed immobiliare dello scomparso ed in particolare conti correnti e buoni postali, un’autovettura, un immobile ed alcuni terreni tutti ubicati nel Comune di Civita.

Il reo è stato denunciato per tentata truffa, falsità materiale commessa dal privato, falsità in testamento olografo, cambiale o titoli di credito, nonché utilizzo illecito degli strumenti di pagamento. Con l’esecuzione del provvedimento odierno, pertanto, sono stati sottoposti a sequestro e consegnati all’erede legittimo, tutti i beni facenti parte dell’asse ereditario, indebitamente sottratti dal truffatore. L’attività svolta evidenzia, ancora una volta, l’attenzione profusa da questo Ufficio Giudiziario e dalla Guardia di Finanza a contrasto di ogni forma di illecito di natura economico-finanziaria che possa procurare, a chi li subisce, ingenti danni patrimoniali, a vantaggio, invece, dei truffatori che utilizzano ogni forma di artifizio o raggiro per arricchirsi fraudolentemente.

Halloween, sequestrati prodotti cinesi privi del marchio CE

VIBO VALENTIA – Oltre 1.400 prodotti messi in vendita in vista della festa di “Halloween” sono stati sequestrati nel Vibonese dai carabinieri del Nas di Vibo Valentia e di Catanzaro, che hanno anche elevato sanzioni per 18 mila euro.

Tra gli esercenti controllati dai militari molti gli operatori di nazionalità cinese risultati non in regola. In particolare sono stati sequestrati prodotti come maschere tipo teschio e “anonymous”, quelle con paillettes e ancora costumi ed altri articoli come denti da vampiro e palloncini che sarebbero stati venduti a grandi e soprattutto a piccini.
I prodotti posti sotto sequestro sono risultati tutti privi delle indicazioni di legge (marchio CE – tipologia del prodotto etc.) ed è emerso che sono stati fabbricati con materiale di scarsa qualità o composti che possono incidere sulla salute dei consumatori finali.

Foto repertorio

Sequestrate bombole G.P.L., stoccaggio pericoloso

VIBO VALENTIA – I finanzieri della Tenenza di Tropea, nell’ambito di un’attività di controllo economico del territorio, hanno individuato un deposito di bombole di G.P.L. nel comune di Limbadi (VV), accertando lo stoccaggio di un numero considerevole di bombole di gas petrolio liquefatto superiore rispetto alle autorizzazioni in possesso.

Vista la pericolosità della situazione, i militari delle Fiamme gialle hanno proceduto al sequestro di n. 261 bombole, per un quantitativo complessivo di kg. 3.877 di prodotto, adottando le opportune cautele per il successivo trasporto in un altro luogo idoneo sotto il profilo della sicurezza. Le bombole sequestrate erano destinate all’uso domestico ed il titolare dell’impresa veniva denunciato per violazione delle norme antincendio e delle disposizioni previste in materia di sicurezza e incolumità pubblica. L’intervento condotto dalla Guardia di Finanza di Tropea attesta ancora una volta la trasversalità dell’azione operativa del Corpo, che attraverso l’esercizio dei più ampi poteri di polizia economico-finanziaria è stata rivolta, in questo caso, alla tutela del mercato dei beni ed alla sicurezza dei consumatori e cittadini.

Guai col Fisco per un imprenditore reggino, sequestrati beni e conti correnti

REGGIO CALABRIA – Oltre 158.000 euro sono stati sequestrati dai Finanzieri del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Reggio Calabria, che hanno dato esecuzione ad un decreto di sequestro preventivo, anche nella forma per equivalente, di conti correnti bancari, depositi e altre disponibilità finanziarie, emesso dal Tribunale di Reggio Calabria, su richiesta della locale Procura della Repubblica, nei confronti di un imprenditore reggino operante nel settore del commercio al dettaglio di giochi e giocattoli.

L’articolata attività investigativa – coordinata dal Procuratore della Repubblica di Reggio Calabria Dott. Giovanni Bombardieri e dal Procuratore Aggiunto Dott. Gerardo Dominijanni e diretta dal Sostituto Procuratore Dott. Nicola De Caria, ha consentito di accertare l’omesso versamento di ritenute fiscali (reato punito e previsto dall’art. 10-bis del d.lgs. 74/2000), da parte dell’indagato. Dalle indagini esperite è emerso che il rappresentante legale della società interessata, avente sede nel pieno centro del capoluogo reggino, non aveva versato, entro i termini previsti dalla legge, le somme dovute in base alla dichiarazione del sostituto d’imposta resa per l’anno 2014, a titolo di ritenute dovute o certificate. I Finanzieri reggini hanno inoltre individuato un significativo compendio patrimoniale direttamente riconducibile all’indagato, composto da disponibilità finanziarie liquide (conti correnti, polizze assicurative, fondi di gestione del risparmio). L’attività delle fiamme gialle, eseguita simultaneamente presso le sedi centrali degli istituti finanziari ove risultavano accesi i rapporti da sottoporre a vincolo cautelare (Torino, Milano, Varese, Verona, Roma e Siena), rientra nei prioritari compiti della Guardia di Finanza che, nell’ambito del contrasto ai fenomeni di illegalità economico-finanziaria, orienta la propria azione al fine di incidere sulla diffusione degli illeciti fiscali, finanziari ed economici, a tutela delle imprese che operano nella piena e completa osservanza della legge.

‘Ndrangheta, sequestro di beni ad esponenti delle cosche reggine

REGGIO CALABRIA – Militari del Comando Provinciale di Reggio Calabria e del Servizio Centrale Investigazione Criminalità Organizzata di Roma, coordinati dalla locale Procura della Repubblica – Direzione Distrettuale Antimafia diretta dal Procuratore della Repubblica Giovanni Bombardieri hanno eseguito due provvedimenti emessi dalla Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Reggio Calabria, su richiesta del Procuratore Aggiunto Calogero Gaetano Paci e del Sostituto Procuratore Francesco Ponzetta, che dispongono l’applicazione della misura di prevenzione patrimoniale del sequestro su beni immobili e rapporti finanziari per un valore complessivo stimato di circa 1.600.000 euro.

Oggetto del sequestro è il patrimonio intestato/riconducibile a CHILÀ Domenico, cl. ’41, al defunto ALAMPI Giovanni, cl. ’46 e ai rispettivi nuclei familiari costituito da unità immobiliari, terreni e rapporti finanziari/assicurativi. Le figure criminali dei suddetti erano emerse nel corso delle indagini esperite nell’ambito del procedimento penale n. 1389/08 R.G.N.R. D.D.A. – operazione “Crimine” – in relazione alle cui risultanze, nel corso del 2010, entrambi i proposti erano stati destinatari di ordinanza di custodia cautelare in carcere poiché ritenuti responsabili, unitamente ad altre 119 persone, dell’ipotesi di reato di cui all’art. 416 bis c.p. (associazione per delinquere di tipo mafioso), in quanto intranei alla “locale” di ‘ndrangheta operante nelle frazioni del capoluogo reggino di “Trunca” e “Allai”. In tale contesto, per i reati ascritti, i predetti sono stati successivamente condannati – con sentenza emessa nel 2012 dal G.U.P. del Tribunale di Reggio Calabria: – CHILA’ Domenico, alla pena di anni 4 e mesi 8 di reclusione – confermata dalla Corte di Cassazione – poiché ritenuto appartenente alla “locale di Trunca” con la dote di “sgarro”, la più alta carica della Società Minore; – ALAMPI Giovanni, alla pena – rideterminata dalla Suprema Corte – di anni 6 di reclusione, in quanto ritenuto esponente di vertice della citata “locale di Trunca”.

In esito a tali attività, veniva delegata dalla menzionata D.D.A. – sempre più interessata agli aspetti economico-imprenditoriali legati alla criminalità organizzata – apposita indagine a carattere patrimoniale volta all’individuazione – ai fini dell’applicazione di una misura di prevenzione – del patrimonio riconducibile ai summenzionati proposti.

Le conseguenti investigazioni, condotte dal G.I.C.O. del Nucleo di Polizia Economico Finanziaria di Reggio Calabria e dal citato Servizio Centrale I.C.O. della Guardia di Finanza, attraverso la ricostruzione e l’analisi delle transazioni economiche e finanziarie operate – negli ultimi trent’anni – dai proposti e dai rispettivi nuclei familiari, hanno consentito – attraverso una complessa e articolata attività di accertamento e riscontro documentale – l’individuazione dei patrimoni dei quali gli stessi risultavano disporre, direttamente o indirettamente, il cui valore era decisamente sproporzionato rispetto alla capacità reddituale dichiarata ai fini delle imposte sui redditi, nonché le fonti illecite dalle quali i proposti avevano tratto le risorse per la loro acquisizione.

In tale ambito, i citati Reparti individuavano con riferimento al percorso esistenziale dei proposti, le condotte delittuose poste in essere, le frequentazioni, i legami parentali, i precedenti giudiziari e gli altri elementi ritenuti fondamentali per la formulazione, ai sensi della normativa antimafia, da parte della competente A.G., del prescritto giudizio prognostico sulla pericolosità sociale “qualificata” dall’appartenenza ad un’associazione mafiosa, in capo a entrambi i proposti. Alla luce di quanto sopra, il Tribunale di Reggio Calabria – Sezione Misure di Prevenzione, su richiesta della citata DDA, con i provvedimenti in esecuzione, ha disposto il sequestro del patrimonio riconducibile a CHILÀ Domenico, al relativo nucleo familiare, nonché agli eredi di ALAMPI Giovanni. Complessivamente con i provvedimenti in questione è stato disposto il sequestro di 09 unità immobiliari, 2 terreni, quote di fabbricati, nonché disponibilità finanziarie, per un valore complessivo stimato in circa € 1.600.000.

 

Immagini di repertorio

Operazione Typographic, sequestro di beni per oltre un milione di euro

REGGIO CALABRIA – Militari del Comando Provinciale di Reggio Calabria e del Servizio Centrale Investigazione Criminalità Organizzata di Roma, coordinati dalla Procura della Repubblica – Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria, diretta dal Procuratore Giovanni Bombardieri, hanno eseguito un provvedimento emesso dalla Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale che dispone il sequestro di un patrimonio stimato in circa 1,2 milioni di euro riconducibile a DEMASI Rocco ritenuto intraneo alla “ndrina dei Giardini di Gioiosa Jonica” riconducile alla cosca URSINO – MACRÌ.

 

Tale provvedimento trae origine dalle attività investigative eseguite nell’ambito dell’operazione “Typographic”, condotta dal Gruppo di Locri e conclusa nel 2016 con l’esecuzione di nr. 25 provvedimenti restrittivi personali nonché reali su 13 imprese/società, unità immobiliari, terreni, autoveicoli e conti correnti bancari. In tale contesto, il DE MASI è stato destinatario di fermo di indiziato di delitto poiché ritenuto responsabile, tra l’altro, del reato di cui all’art. 416 bis (associazione per delinquere di stampo mafioso). Le indagini esperite, infatti, hanno permesso di riscontrare positivamente le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia i quali avevano indicato il DEMASI Rocco come appartenente alla “ndrangheta” di Gioiosa Jonica, puntualizzandone l’importanza della relativa famiglia nel contesto criminale gioiosano, nonché la figura del fratello Giorgio, capo locale dei giardini, appartenente alla società maggiore. In relazione ad apposita attività progettuale ideata dal Servizio Centrale Investigazioni Criminalità Organizzata della Guardia di Finanza di Roma, convenzionalmente denominata “Doppio Binario” e in dipendenza delle suddette attività investigative, la menzionata D.D.A. delegava al Gruppo della Guardia di Finanza di Locri apposita indagine a carattere patrimoniale volta all’individuazione – ai fini dell’applicazione di una misura di prevenzione – del patrimonio riconducibile al summenzionato proposto e del relativo nucleo familiare. In tale ambito, i Finanzieri individuavano, con riferimento al percorso esistenziale del proposto, le condotte delittuose dallo stesso poste in essere, le frequentazioni, i legami parentali, i precedenti giudiziari e gli altri elementi ritenuti fondamentali per la formulazione, ai sensi della normativa antimafia, da parte della competente A.G., del prescritto giudizio diagnostico sulla pericolosità sociale. Alla luce di tali risultanze, il Tribunale Sezione Misure di Prevenzione ha ritenuto sussistente – richiamando il principio dell’”autonoma valutazione” del materiale probatorio – la pericolosità sociale del proposto “qualificata” dalla riferibilità ad un’associazione mafiosa. Le conseguenti investigazioni a carattere patrimoniale, condotte attraverso la ricostruzione e l’analisi delle transazioni economiche e finanziarie operate – negli ultimi 20 anni – dal proposto e dal relativo nucleo familiare, hanno consentito l’individuazione dei patrimoni dei quali gli stessi risultavano disporre, direttamente o indirettamente, il cui valore era decisamente sproporzionato rispetto alla capacità reddituale dichiarata ai fini delle imposte sui redditi, nonché le fonti illecite dalle quali il proposto aveva tratto le risorse per la loro acquisizione. Alla luce di quanto sopra, su richiesta del Procuratore Aggiunto Gaetano Paci e del sostituto Procuratore Simona Ferraiuolo della Direzione Distrettuale Antimafia, la Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Reggio Calabria ha disposto, con l’odierno provvedimento, il sequestro di prevenzione riconducibile a DEMASI Rocco cl ’54 costituito dai seguenti compendi aziendali e beni per un valore complessivo stimato in € 1.224.615,00: · Patrimonio aziendale della ditta ind.le FUDA Anna Maria con luogo di esercizio in Gioiosa Jonica, esercente l’attività di commercio al dettaglio di ferramenta; · Nr. 12 fabbricati e nr. 7 terreni ubicati in Gioiosa Jonica (RC); · Nr. 4 autoveicoli nr. 2 motocicli; · Nr. 3 polizze assicurative.

Cocaina nascosta nel container, sequestro al porto di Gioia Tauro

GIOIA TAURO (RC) Sequestrati 17 Kg di cocaina purissima suddivisi in 16 panetti e nascosti all’interno di un container pieno di semi di girasole, proveniente dal porto argentino di Buenos Aires e destinato in Libia. Questo l’esito dell’operazione effettuata dai funzionari dell’Agenzia Dogane e Monopoli (Adm) di Gioia Tauro, in collaborazione con la Guardia di finanza, con il coordinamento della Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria.
Nel complesso sono stati eseguiti incroci documentali e controlli fisici, anche con l’utilizzo dello scanner a raggi X in dotazione alla dogana, che hanno permesso di individuare il container “positivo”.
Il carico di cocaina avrebbe fruttato la somma di circa 3 milioni e mezzo di euro alle organizzazioni criminali.

Evasione fiscale, sequestro milionario nel cosentino

CASTROVILLARI (CS) – I Finanzieri della Guardia di Finanza di Castrovillari hanno eseguito un sequestro preventivo per equivalente, per un importo di circa 2,3 milioni di euro, emesso dal G.I.P. presso il Tribunale di Castrovillari, su richiesta di questa Procura della Repubblica, nei confronti di G.C., di anni 52, titolare di una ditta individuale di commercio di autoveicoli con sede nel Comune di Altomonte (CS), indagato per evasione fiscale ed occultamento di documenti contabili.

 

L’attività rappresenta l’epilogo di una complessa attività d’indagine in materia economicofinanziaria espletata dalle Fiamme Gialle su delega di questa Procura della Repubblica, coordinata dal Procuratore Dr. Eugenio Facciolla e diretta dal Sostituto Procuratore della Repubblica Dott. Flavio Serracchiani. L’indagine è stata avviata a seguito di un ordinario controllo fiscale effettuato dai militari della Compagnia di Castrovillari nei confronti dell’azienda che commerciava autoveicoli in prevalenza di grossa cilindrata e di note marche. Dal controllo, che ha interessato gli anni 2011, 2012 e 2013, l’imprenditore è risultato evasore totale non avendo mai dichiarato ricavi per oltre 7 milioni di euro ed evadendo imposte per oltre 2 milioni di euro. Il commercio delle autovetture, circa 250 quelle ricostruite, avveniva prevalentemente attraverso acquisti effettuati da paesi europei, in particolare la Germania e la successiva rivendita, non dichiarata, in diverse Regioni d’Italia, in particolare Calabria, Lazio, Campania e Basilicata. Al fine di sottrarsi ai controlli ed impedire la ricostruzione del volume di affari e dei redditi l’imprenditore aveva provveduto a distruggere gran parte della documentazione contabile.

Grazie alle indagini finanziarie sono stati ricostruiti i redditi non dichiarati e le imposte evase ed è stato disposto dal G.I.P. presso il Tribunale di Castrovillari il sequestro preventivo di tutti i beni dell’imprenditore fino alla concorrenza del valore delle imposte evase, pari a 2.300.000 euro. Il reato di “Occultamento o distruzione di documenti contabili” (art. 10 D. Lgs 74/2000) è sanzionato con la reclusione fino a 6 anni, mentre per l’omessa dichiarazione di imposte è prevista la reclusione fino a 4 anni. Con l’esecuzione del provvedimento odierno sono stati sottoposti a sequestro, per la successiva confisca, conti correnti, titoli di credito, beni immobili e numerose autovetture ancora intestate al commerciante, tra le quali anche potenti autovetture di rinomate marche automobilistiche tedesche. L’attività svolta evidenzia la particolare attenzione profusa da questo Ufficio Giudiziario e dalla Guardia di Finanza a contrasto della criminalità economica e finanziaria e di tale tipologia di reati che, di fatto, arricchiscono chi li pone in essere, a danno dell’intera collettività e degli imprenditori onesti che subiscono una concorrenza sleale fondata su comportamenti illeciti.

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