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Festività pasquali, tutti gli appuntamenti della Settimana Santa

COSENZA – In occasione della Santa Pasqua, l’Arcidiocesi di Cosenza – Bisignano, comunica tutti gli appuntamenti religiosi della Settimana Santa e delle celebrazioni che saranno presiedute dall’Arcivescovo di Cosenza Mons. Francesco Nolè:

28 Marzo ore 17.00 – Mercoledì Santo – Cattedrale di Cosenza. L’Arcivescovo presiede la Santa Messa Crismale concelebrata da tutti i sacerdoti della diocesi.

29 Marzo Ore 18.00– Giovedì Santo – Cattedrale di Cosenza. L’Arcivescovo presiede la Santa Messa “Nella Cena del Signore” – Riposizione del Santissimo sacramento all’altare appositamente preparato. Adorazione notturna.

30 Marzo – Venerdì Santo

– Ore 18.00 L’Arcivescovo presiede la Celebrazione della Passione e morte di Nostro Signore Gesù Cristo. Venerazione della Croce.

– Ore 20.30 Via Crucis cittadina guidata dall’Arcivescovo. Il raduno è previsto alle ore 20.00 da Piazza Loreto. Si concluderà davanti alla Chiesa di San Nicola in Piazza Cenisio.

Le meditazioni delle stazioni sono state scritte dai parroci della Città di Cosenza.

31 Marzo – Sabato Santo

Ore 23.30 Inizio della solenne Veglia Pasquale presieduta dall’Arcivescovo in Cattedrale.

1 aprile – Domenica di Resurrezione (Pasqua del Signore)

L’arcivescovo presiede in Cattedrale la Santa Messa Solenne delle ore 11.00.

Ritorna il rito dei “vattienti” nelle celebrazioni della Settimana Santa

CATANZARO – Fervono i preparativi a Verbicaro e Nocera Terinese per la celebrazione dei “vattienti”, uno degli appuntamenti clou della Settimana Santa in Calabria.

Il rito, che si ripete da secoli, si tramanda per tradizione familiare da padre in figlio.

I “vattienti”, vestiti di rosso con un semplice pantaloncino corto, una maglietta e un fazzoletto intorno al capo, mortificano pubblicamente il loro corpo con la flagellazione fino a far sgorgare il sangue dalle ferite provocate dal “cardu” o “cardiddo”, un disco di sughero su cui, grazie a uno strato di cera, sono infissi tredici acuminati pezzetti di vetro, detti “lanze”. Pieni di ferite e di sangue, a voler imitare quelle che sono state le sofferenze di Gesù, i “vattienti” percorrono le vie del paese, lasciando sui muri i segni delle mani insanguinate.

Questa celebrazione suscita sempre un acceso dibattito: da un lato infatti viene additato come un rito cruento e non al passo con i tempi, dall’altro ci sono i suoi sostenitori che nella flagellazione vedono l’espressione della devozione popolare.