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Ferramonti di Tarsia, nel lager dove prevalse l’umanità il ricordo di “memoria, identità e diritti umani”

TARSIA (CS) – Il Comune di Tarsia, insieme alla Direzione del Museo Internazionale della Memoria di Ferramonti di Tarsia, prosegue la sua opera incessante nella organizzazione di varie ed ampie manifestazioni, non solo nel giorno della Memoria ma nell’intera settimana precedente la commemorazione. In particolare, gli eventi rappresentano le due fasi del Campo di Concentramento di Ferramonti di Tarsia.

La prima fase, 1940-1943, campo di internamento e prigionia, seconda fase, 1943-1945, campo di “Displaced Persons”. In particolare, il visitatore avrà modo di conoscere le peculiarità della prima fase del Campo di Ferramonti, che lo resero unico nel panorama italiano ed europeo dell’epoca. Così come, si potrà comprendere l’ardore sionistico che pervase lo stesso Campo di Concentramento nella seconda fase. Il tutto proiettato nella fase contemporanea che stiamo vivendo: solo ricordando ciò che è stato si può evitare il ripetersi di tristi eventi in atto attualmente, purtroppo, in Ucraina. Il sindaco di Tarsia, Roberto Ameruso, in stretta collaborazione e sinergia con il Consigliere Delegato alla Cultura, Roberto Cannizzaro, il Direttore del Museo Internazionale della Memoria di Ferramonti di Tarsia, Teresina Ciliberti, il CTS del Museo Internazionale, l’Istituzione Comprensivo Terranova da Sibari ed i volontari della Memoria, hanno programmato una serie di eventi:

 

Il campo di Ferramonti

Ferramonti fu una realtà diversa dai lager nazisti dell’Europa centro orientale. Come sottolinea Ehrman “per i prigionieri passare per Ferramonti significò la salvezza.” Istituito dal regime fascista nel giugno del 1940, nel campo transitarono circa 5000 prigionieri la maggior parte dei quali apolidi di religione ebraica  provenienti da tutta Europa. I primi arrivarono nel 1942 e furono costretti a completarlo con le proprie mani.

“Quello che accadde là dentro ebbe dell’incredibile. In uno spazio senza logica confluirono persone da tutta Europa che seppero superare il dolore, la separazione dalle loro famiglie, solamente grazie alla solidarietà, alla convivenza, alla fratellanza” (Dal corto L’Angelo di Ferramonti, di Pier Luigi Sposato)

Molti degli allora internati, i loro figli e nipoti, ogni 27 gennaio si riuniscono ancora a Ferramonti nel Giorno della Memoria. Raccontano le loro storie ai numerosi presenti e passano il testimone a studenti, a residenti, a visitatori, alle comunità ebraiche di tutto il mondo e alla vicina Comunità Arbëreshë, la minoranza etno-linguistica albanese o, meglio, gli albanesi d’Italia, che ebbero un ruolo fondamentale nel sostentamento e nella salvezza degli internati e che hanno assunto oggi un ruolo di primo piano nella cura della loro memoria. Ogni anno il Campo di Ferramonti, Parco Letterario Ernst Bernhard e le Riserve del Crati accolgono circa 20.000 visitatori.

 

Al momento della promulgazione delle leggi razziali italiane (1938) i circa 10 mila ebrei stranieri apolidi presenti in Italia ebbero l’ingiunzione di lasciare il paese. Gran parte di loro riuscì a partire, ma per poco più di 3000 persone nel maggio 1940 scattò l’ordine di arresto. Molte di loro furono portate a Ferramonti dove li raggiunsero presto altri gruppi in fuga dal nazismo e arrivati nei territori sotto il controllo italiano dalla Yugoslavia alla Grecia, dall’Albania al nord Africa.

Ernst Bernhard fu il primo ad arrivare a Ferramonti

Ernst Bernhard, cui è dedicato il Parco Letterario, fu tra i primi ad arrivare a Ferramonti. Psicanalista di stampo junghiano, esercitava in Italia da tempo. Scappato da Berlino, rifiutato dal Regno Unito, trovò scampo a Roma. A Ferramonti ebbe la possibilità di proseguire i suoi studi mantenendo un carteggio con la moglie Dora che da Roma gli inviava tra le altre cose analisi astrologiche, considerazioni sul quotidiano, appunti sugli incontri di Eranos e poi libri, cibo, vestiario.

Quando fu liberato grazie all’intercessione dell’orientalista, esploratore e storico Giuseppe Tucci, che lo salvò dall’estradizione in Germania, tornò a Roma e contribuì non poco alla ripresa culturale del Paese. Fu lo psicanalista di Adriano Olivetti, Natalia Ginzburg, Amalia Rosselli, Giorgio Manganelli, Giacomo Debenedetti, Roberto Brazien fondatore di Adelphi, Luciano Emmer, Carla Vasio, Vittorio De Seta. Lo stesso Federico Fellini di cui quest’anno ricorre il centenario, andò in analisi da Berhard e lo stesso cineasta raccontò di essere stato fortemente influenzato da Bernhard per 8 /12 e Giulietta degli spiriti.

Premio Ferramonti vinto da una classe del Liceo delle Scienze Umane di Rossano

La seconda edizione del Premio Ferramonti, è stata vinta, con un cortometraggio alla memoria della Shoa, dallaa classe V del Liceo delle Scienze Umane “San Pio X” di Rossano. Il premio è promosso dalla Cgil Calabria, dalla Cgil Lombardia, dall’UNICAL e dalla fondazione Ferramonti. La premiazione avverrà il 27 Gennaio presso l’Auditorium A. Guarasci a Cosenza. Alla manifestazione parteciperà il coro e orchestra dell’istituto comprensivo di Rovito. Saranno presenti inoltre il presidente della provincia di Cosenza Mario Occhiuto, il direttore del museo memoria Ferramonti di Tarsia, Francesco Panebianco, il segretario generale Spi Cgil Calabria, Vladimiro Sacco, il segretario generale spi cgil Lombardia Stefano Landini, il segretario nazionale spi cgil Lucia Rossi, il dirigente responsabile ufficio scolastico provinciale di Cosenza Luciano Greco, il referente Calabria comunità ebraica di Napoli e meridione Roque Pugliese, l’editore Walter Brenner, la prof.ssa Pina Brenner, l’ UDU nazionale Gianluca Scuccimarra e il presidente della Regione Calabria Mario Oliverio.

Ricordo Della Shoa Alla Città Dei Ragazzi

COSENZA – Non c’è ricordo senza conoscenza – scrive Saul Friedlander. Non può esserci comprensione senza conoscenza, aggiungiamo noi. E la scelta fatta dall’assessore alla formazione della coscienza civica Marina Machì, sposando l’impostazione dell’Associazione Nazionale Interculturale Mediterreanea presieduta da Cinzia Falcone, per una riflessione sulla Shoah, è andata proprio in questa direzione, tanto da farci parlare di una Giornata della Conoscenza più che della Memoria. Un percorso condiviso anche da chi, come il professore Alfredo Eisenberg, il ricordo ce l’ha eccome. Però, paradossalmente, e fortunatamente, lascia che la riflessione sull’essere ebreo prevalga sulle motivazioni che portarono all’eccidio di quella popolazione. Di fronte ad una platea, composta dagli studenti delle dodici scuole superiori che hanno aderito alla prima edizione del concorso “I Giovani e la Shoah” producendo un elaborato sul tema, il fisico ebreo fa una sola fondamentale concessione alla storia quando afferma che “fino al 1938 non c’era alcun progetto di sterminio degli ebrei, semmai di segregazione. I tedeschi non avevano intenzione di eliminarci ma avevano il problema di evitare la contaminazione”. Precisa ancora Eisenberg, questa volta leggendo, “«la purezza della razza presuppone l’eliminazione di ogni inquinamento…da raggiungere in forma totalitaria e senza tentennamenti».

È con dolore che ho dovuto prendere atto che questo documento è dell’organo ufficiale del Partito Nazionale Fascista. Alla faccia di chi ha detto che gli italiani sono stati costretti”. Alla luce di queste considerazioni, si comprende bene perché Eisenberg, come Moni Ovadia nel filmato trasmesso in apertura di manifestazione, alla domanda ‘cos’è un ebreo?’
risponda ‘Boh!’. “La connotazione religiosa non può etichettare un popolo in maniera secca – è il messaggio del fisico ai giovani. Diffidate da chi ha verità secche. Siamo i testimoni di un monoteismo che ci insegna a «guardare il cielo e non odiare mai»”. Ed alle sollecitazioni degli studenti sulla indifferenza del popolo tedesco di fronte a quanto stava accadendo, che suona ancora oggi come un forte atto di accusa, Eisenberg risponde con l’episodio che nel 1955 vide il padre regalargli un passaporto, per il compimento della sua maggiore età (14 anni per gli ebrei), e spedirlo da solo in Germania, “uno scambio tra studenti – racconta – che mi portò per due mesi in casa di una coetanea tedesca. Alla partenza mio padre mi disse «ricordati che sono esseri umani». Scoprì che il padre di quella ragazza, che non sedette mai a tavola con noi, era stato un SS ma apprezzai che avesse accettato di ospitarmi e ne ho un buon ricordo. Non riesco ad avercela con gli antisemiti. Sono le culture dominanti a creare disastri”.

Privata di un sentimento celebrativo fine a se stesso, la giornata vissuta alla Città dei Ragazzi rafforza il messaggio di proiezione verso il futuro assegnato alla Giornata della Memoria nel 2000, anno della sua istituzione, «perché non abbia più ad accadere». “Rispettando questo obiettivo – afferma Marina Machì – abbiamo condiviso con l’Animed un percorso di riflessione sul filo conduttore della conoscenza. Su questioni così delicate – continua – il pericolo di cadere nella retorica è sempre in agguato. Eisenberg ci ha indicato una strada, che è la conoscenza, chiedendoci di non appiattirci sulle posizioni degli altri”.

“L’identità ebraica non si può definire”. L’assessore Machì abbraccia l’idea dinamica di identità che appartiene al filosofo di origine ebraica Jacques Derrida. “L’identità non è qualcosa di fisso, ma si definisce solo sulla base dell’alterità – afferma. Non c’è un se stesso se non c’è un altro. Ed il nostro intento è proprio quello di tenere vive le differenze”.

Al termine, la premiazione del migliore elaborato preceduta da un ringraziamento della presidente dell’Animed Cinzia Falcone. Impegno, spirito critico, emotività: questi tre elementi di valutazione hanno trovato un miglior amalgama nei lavori prodotti dal Liceo Classico Telesio, Liceo Scientifico Scorza, Liceo Lucrezia della Valle e ITC Pezzullo, per i quali è stato dunque decretato un ex aequo. Menzione speciale al Liceo Artistico che ha rappresentato creativamente la Shoah, “dando colore al dolore, traducendo le emozioni in forma”.

Tutte le scuole partecipanti: Licei Scientifici Statali “Fermi” e “Scorza”, il Liceo Classico “B. Telesio”, il Liceo Artistico Statale, il Liceo Statale “Lucrezia della Valle”, gli Istituti Tecnici e per Geometri “S. Quasimodo” e “A. Serra”, l’ITAS “Nitti”, l’Istituto per i Servizi Sociali “Leonardo da Vinci”, l’Istituto Tecnico Industriale “Monaco”, l’IPSIA “G. Marconi e l’ITC “Pezzullo”.