Archivi tag: shoegaze

My Bloody Valentine, la dimensione di Loveless

Anche quest’album è degli anni Novanta (1991). Anche quest’album è di una band inglese.
Loveless dei My Bloody Valentine è il manifesto dello shoegaze (letteralmente guardascarpe), coniato dai giornalisti per indicare l’attitudine di chi suonasse questo genere a guardare in basso; non le scarpe, in realtà, ma gli effetti a pedale.

my-bloody-valentine-2
Sleep like a pillow è il verso che apre le danze e suona come una dichiarazione d’intenti. Le voci di Kevin Shields e Bilinda Butcher sembreranno arrivare da un’altra dimensione, ostacolate dal fitto muro sonoro. La batteria apre alle distorsioni di Only Shallow dove, dicevamo, è messa in chiaro l’atmosfera che attraverserà tutte le tracce. Il cantato sognante della Butcher fluttua sui suoni distorti, che sembrano portare avanti le sonorità di Psychocandy dei Jesus and Mary Chains. L’intensità dell’arrangiamento si rompe d’incanto, in coda, per cedere a un vortice di tremoli che apre alla traccia successiva. Loomer è fatta da schitarrate sullo stile dei Sonic Youth di Daydream Nation e da un tremolo in secondo piano che attraversa tutta la canzone, come una costante e lieve scossa di terremoto. Touched è un brevissimo lamento angoscioso, sempre ottenuto grazie alla leva del tremolo, ideale per portare a Here’s to know when. Quest’ultimo è forse il brano migliore, estremamente sognante, in cui le “solite” chitarre vorticose dividono la scena con un artificioso complesso di archi (che in realtà è ottenuto da chitarre campionate). When You Sleep, altra punta di diamante dell’album, esplode quasi come a voler contraddire il proprio titolo. Per la prima volta il microfono passa al buon Kevin Shields, tra riff più graffianti accompagnati da una chitarra-synth e un testo meno criptico dei precedenti. Da qui si passa a I Only Said, dove il riff scivola sulle chitarre stridenti. Molto valide anche Come In Alone e Sometimes, la prima più garage, la seconda dalle forti capacità estranianti. In coda troviamo la splendida Blown A Wish, What You Want e Soon, quest’ultima dai suoni più acidi.

Dopo anni di EP, i MBV sfornano questo capolavoro che consiste in brani dagli elementi apparentemente inconciliabili, ma che coesistono grazie a un’abilità degna di pochi. È una voce che prova ad urlare, ma non viene capita e sembra una rivoluzione incompleta. Però, dal 2014, sta assistendo a una rinascita.

Gianluca De Serio