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Smurra: “L’Udc non abbandona Antoniotti”

ROSSANO –  “L’Udc concorre con la sua lista a far vincere la coalizione civica di ispirazione di centro destra guidata da Giuseppe Antoniotti”.

È quanto dichiarano Mario Smurra ed il segretario cittadino del partito Giovanni Caruso che smentiscono così indiscrezioni, apparse stamani (giovedì 5) sulla stampa locale riguardo un presunto abbandono del partito dalla coalizione elettorale a sostegno di Antoniotti.

“Smentiamo categoricamente – continuano Smurra e Caruso – quanto riportato dalla stampa, pur confermando l’amarezza di non essere riusciti a ricomporre un quadro politico unitario e le valutazioni critiche sul panorama, oltremodo frastagliato, determinatosi sulla scena politica rossanese che concorre ad alimentare un clima certamente non sereno e toglie spazio al confronto trasparente sui programmi e sulla progettualità. L’Udc – precisano – è pienamente consapevole ed il suo impegno nella coalizione a guida Antoniotti, va in questa direzione, di proseguire sulla strada della continuità nel rinnovamento. In quest’ultimo ambito riteniamo che le priorità finalizzate alla crescita e allo sviluppo del territorio, che sono le priorità della coalizione, siano il progetto di riconversione e/o riutilizzo della Centrale Enel, ed una forte iniziativa nel sociale che porti ad un nuovo Welfare con la collaborazione e partecipazione del mondo del Terzo settore e del volontariato. L’Udc – precisano Smurra e Caruso – è nella coalizione insieme ad Antoniotti proprio perché ha condiviso a pieno quelle che sono le progettualità proposte per la centrale Enel, già presentate nei mesi scorsi, ma anche per il programma – concludono – che ha l’obiettivo di rendere ancora più solida e partecipata la rete dei Servizi sociali ed il welfare comunale.”

Sibari, il fango resta culturale – Smurra: sosteniamo la denuncia di Stella

ROSSANO (CS) – Il fango culturale che copre e sotterra Sibari dopo 2 mila anni, in una regione che dovrebbe campare solo di efficaci politiche per i turismi, enogastronomico e archeologico in primis, resta molto più grave, odioso e pesante del fango reale che mesi fa ha inondato gli scavi e che rischia, allo stato ed al prossimo temporale di far andare storia e futuro sott’acqua. Per i ritardi della burocrazia, l’indifferenza sociale e culturale diffusa e l’incapacità storica e trasversale della classe dirigente regionale.
È, questa, la denuncia che Otto Torri sullo Jonio ripropone, rilanciando la delusione e la rabbia di Gian Antonio STELLA che in un articolo sul Corriere della Sera (pubblicato ieri, domenica 29 dicembre) ha portato all’attenzione nazionale l’approssimazione e la poca attenzione per quello che dovrebbe essere l’importante sito archeologico di Sibari.
Cellophane e bacinelle fra le teche del museo: piove sui tesori di Sibari. Il titolo del pezzo di STELLA – dichiara il presidente di Otto Torri Stanislao SMURRA – traduce lo sdegno che solo qualche giorno fa avevamo manifestato e spiegato nel 72esimo Caffè Filosofico a Rossano, al quale aveva partecipato, tra gli altri, anche l’allora direttore de L’Ora della Calabria, Piero SANSONETTI.
L’interrogativo posto dal tema dell’agorà filosofica (Sibari, emblema del fallimento di un’epoca e di una classe dirigente?) – prosegue SMURRA – viene trasformato dalla nuova denuncia di STELLA in un’amara affermazione. Non smentibile! Anzi, leggendo l’articolo semmai aumenta la convinzione dell’assurdo e del paradosso nel quale sembra inchiodato il patrimonio calabrese.

Altrove – si legge nel pezzo di STELLA – nei musei di tutto il mondo, opere e reperti archeologici vengono trattati come tali: adagiati su piedistalli, incorniciati da preziosi drappeggi ed esaltati dalle luci dei faretti, pronti per essere mostrati ai visitatori disposti a farsi ore di fila per entrare ad ammirarli. Qui, a Sibari, le teche sono ricoperte dal cellophane e tra una vetrina e l’altra secchi e bacinelle raccolgono l’acqua che scende dal soffitto. Di visitatori, pochi. Una media di 31 persone al giorno, i tre quarti dei quali sono entrate, nel 2012, con biglietto di ingresso gratuito.
Potesse tornare in vita il focoso “Toro cozzante” – prosegue il servizio pubblicato lo scorso 29 dicembre dal quotidiano nazionale – la magnifica statuetta di bronzo che rappresenta uno dei pezzi più belli esposti nell’edificio costruito una ventina di anni fa, saprebbe lui chi incornare. E schiumando rabbia dalle narici se la prenderebbe con tutti i governi nazionali degli ultimi decenni colpevoli di tagli scellerati e poi con le giunte regionali si sinistra e di destra sempre distratte davanti ai disastri dei parchi archeologici calabresi e ancora con i sovrintendenti troppo timidi nel denunciare le calamità dovute all’incuria e gli amministratori locali innamorati del “marchio” ma indifferenti alla cura quotidiana.
Non se lo merita – aggiunge STELLA – un degrado così questo eccezionale accumulo l’uno sull’altra, per la gioia di ogni amante dell’archeologia, di tre città diverse: la sontuosa Sibari voluta dagli Achei distrutta dai Crotoniati nel 510 a.C. e poi la panellenica Thuri successivamente conquistata dai Lucani e infine la romana Copia. Non se lo merita – scrive ancora l’autore de LA CASTA – quello che come ricorda Salvatore SETTIS, fu per un paio di secoli “la più opulenta città dell’Occidente greco, lasciandosi dietro una scia di narrazioni, spesso leggendarie” e fu “il modello si ricchezza e di cultura urbana avanzata”.