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[#JapanTime] Chi è Son Goku?

Sono tempi d’oro per i fans di Dragon Ball. Con la nuova serie, Dragon Ball Super, Akira Toriyama sta vivendo una seconda giovinezza e i primissimi accaniti dell’opera non possono che essere contenti, a prescindere dalla validità del prodotto.

In Italia Dragon Ball Super è sbarcato a Dicembre 2016 e, dopo una lunga pausa, il 6 Settembre 2017 sono arrivati i nuovi episodi doppiati in italiano, pronti per mostrarci le nuove avventure di Goku e compagnia. Toriyama ha dato nomi molto particolari ai suoi personaggi, ad alcuni sono capitati vegetali, ad altri elettrodomestici, ma il nome dietro al protagonista richiama una famosissima leggenda cinese, poi giunta in Giappone.

In questo nuovo Japan Time scopriremo chi è Son Goku.


L’eroe giapponese più famoso di sempre prende il nome da Sun Wukong, protagonista del romanzo “Il Viaggio in Occidente”, classico della letteratura cinese.
All’inizio dell’opera si snoda tutta nella descrizione del protagonista: grande guerriero, re, mago e saggio, Son Goku nacque quando una roccia venne ingravidata dal vento. Egli dimostrò sin da subito il suo coraggio, ma tormentato dall’idea che la felicità del proprio popolo potesse finire, si recò dal saggio Subhodi per rendere eterna questa condizione, e dal mago apprese i poteri del Tao. Son Goku divenne immortale, riuscì a imparare l’arte della trasformazione e iniziò a volare su una nuvola.


Acquisiti questi nuovi poteri, il protagonisti sottomise molti regni e chiese in dono ai quattro Dragoni re dei Mari un bastone in grado di allungarsi a suo piacimento, un elmo di fenice, un’armatura d’oro e degli stivali magici.

Tutto questo suona un po’ familiare, vero?

Il re delle scimmie, conscio della sua potenza, iniziò a diventare sempre più arrogante. Questo non passò inosservato all’Imperatore di Giada, che per porgli un freno lo nominò Custode dei Cavalli Celesti. Son Goku non si piegò a un incarico tanto umile, scatenando così l’ira dell’Imperatore che tentò di eliminarlo, ma ebbe la peggio. Goku era troppo forte e, dopo la vittoria sull’Imperatore, quest’ultimo lo nominò “Grande Saggio Pari al Cielo” con la possibilità di essere chiamato nelle sfere celesti. Qui lo scimmiotto diede di nuovo prova della sua superbia: mangiò le Pesche dell’Immortalità e si introdusse a una festa a cui non era stato invitato per mangiare da solo tutto il banchetto. Dopo questo affronto l’imperatore attaccò nuovamente Son Goku che, dopo una lunga battaglia, venne sconfitto e affidato al Cielo. La punizione era la morte ma, essendo immortale, sopravvisse. Il protagonista venne quindi rinchiuso in una fornace con la speranza che si sciogliesse ma, una volta aperta, egli era ancora vivo e più forte di prima. L’Imperatore di Giada fu costretto a chiedere aiuto a Tathāgata Buddha che, dopo una prova molto dura, sconfisse Son Goku e lo seppellì sotto la Montagna dei Cinque Elementi.

Ma non finisce qui.

Cinquecento anni dopo la dea della misericordia Bodhisattva Guanyin venne incaricata da Buddha di trovare un uomo mite in grado di affrontare il viaggio in Occidente per diffondere i suoi insegnamenti. Questa figura fu identificata nel monaco Sanzang (Sanzo in giapponese), che accettò di liberare Son Goku e accoglierlo come suo discepolo. Lo scimmiotto in questo tempo non imparò di certo le buone maniere e il monaco fu costretto a far intervenire Bodhisattva Guanyin, che gli donò un diadema magico da far indossare a Goku per controllarlo. Da quel momento in poi il re delle scimmie ubbidì a Sanzang per tutta la durata del viaggio, imparò a comportarsi meglio, raggiungendo l’Illuminazione e diventando a sua volta un Buddha.


Nel folklore popolare la leggenda di Son Goku è diventata famosa e usatissima: oltre a Dragon Ball, troviamo citazioni e riferimenti anche ne I Cavalieri dello Zodiaco, Ranma 1/2, One Piece, Toriko, addirittura nei Pokémon e tanti altri videogiochi.

Il Giappone, nonostante sia chiuso nelle proprie credenze e nelle proprie leggende, spesso si apre verso nuovi orizzonti facendole proprie e questa storia ne è la chiara dimostrazione.

Paolo Gabriele De Luca