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La comicità di Francesco Paolantoni in arrivo a Rende e Diamante

 

RENDE (CS) – “O Tello o…io” è lo spettacolo che l’attore Francesco Paolantoni porterà questa sera in scena al Teatro Vittoria di Diamante (CS) e domani sera, giovedì 16 marzo – entrambi gli spettacoli con inizio alle ore 21 –  al CineTeatro Garden di Rende.

Insieme a Paolantoni e all’inesauribile comicità della sua lunga carriera, sul palco saliranno anche: Stefano Sarcinelli, Arduino Speranza, Raffaele Esposito, Viola Forestiero, Felicia del Prete che offriranno agli spettatori un vero e proprio “teatro nel teatro”, raccontando le disavventure di una compagnia amatoriale, con la messa in scena di Otello.
Uno spettacolo da 33 date in diverse regioni italiane: Calabria, Campania, Basilicata, Puglia, Abruzzo e Lazio che ammalierà il pubblico certamente. Soprattutto i fans di questo artista poliedrico che non smette mai di stupire, legatissimi a lui sin dagli indimenticabili esordi con la Gialappa’s Band a Mai Dire Gol.

Come quello di Elena Sofia Ricci, anche lo show del celebre comico napoletano è inserito nella kermesse “Rende Teatro Festival”, che fa parte del progetto teatrale “Tirreno Festival” ideato da Alfredo De Luca, con il contributo della Regione Calabria e i patrocini della città di Rende e Diamante

Lavoratori cultura e spettacolo Cosenza con Approdi: «Precari si era già»

COSENZA – I lavoratori e le lavoratrici della cultura e dello spettacolo dell’area urbana di Cosenza, in connessione con le altre realtà regionali, riunite nel movimento Approdi, hanno dato vita, ancora una volta sabato 27 marzo in sinergia con la mobilitazione nazionale che sta attraversando tutte le piazze italiane, a un’azione di denuncia riguardo la condizione in cui versa, ormai da un anno, l’intero comparto con tutto il suo vasto e articolato indotto.

Si è trattato stavolta di un’azione simbolica, che ha visto la proiezione di frasi di lotta – ma anche di aforismi poetici – sulle facciate dei diversi teatri e degli spazi culturali, chiusi da più di un anno e, in molti casi, per quanto riguarda la città di Cosenza, già inattivi da molto più tempo. Il Teatro Rendano (che nel silenzio generale rischia di perdere il suo status di Teatro di Tradizione, acquisito nel lontano 1976), il Cinema Italia/A.Tieri (dichiarato inagibile e praticamente abbandonato dal gennaio 2020), il Teatro Morelli (da poco restituito ai legittimi proprietari, che vantano un credito di parecchie decine di migliaia di euro dal Comune di Cosenza, al momento inesigibile causa dissesto), il Teatro dell’Acquario (che da tempo aveva dovuto consistentemente ridurre la propria offerta culturale); il minuscolo Franz Teatro di Porta Piana (che probabilmente non sarà più in grado di riaprire, viste le dimensioni ridotte e la particolare conformazione dello spazio); il Piccolo Teatro e il Teatro Auditorium dell’Uni.Cal. (che si stagliano come due astronavi abbandonate, nel deserto in cui si è trasformato l’Ateneo in questi mesi): questi sono stati i luoghi scelti per denunciare le condizioni drammatiche di un settore fermo da oltre un anno ed evidentemente scandalosamente trascurato e considerato pressoché inessenziale da chi siede nelle stanze dei bottoni, sempre più spesso senza la minima consapevolezza né alcuna cognizione di causa.

I Lavoratori e le Lavoratrici della Cultura e dello Spettacolo calabresi sulla scorta e in stretta collaborazione con il movimento nazionale chiedono una volta di più una riforma radicale del settore che contempli tutele e diritti per tutti e tutte, e un piano di rilancio che possa innanzi tutto prefigurare e poi gradatamente permettere una ripartenza in sicurezza di tutte le strutture. E, in ambito regionale, continuano a chiedere a gran voce quel tavolo tecnico che possa finalmente consentire un reale confronto fra gli operatori ed il Palazzo, più volte promesso e prospettato nelle diverse interlocuzioni con la politica di questi mesi, eppure mai realmente programmato né tanto meno attivato.

E questa indisponibilità a rappresentare ed ascoltare nei tavoli tematici le ragioni ed i diritti dei Lavoratori, nel caso del F.F. Spirlì, che è soprattutto Assessore alla Cultura, è, secondo il movimento Approdi, divenuta addirittura offensiva, sprezzante e provocatoria. Contestualmente al rifiuto di un tavolo tematico che è stato formalmente richiesto, promesso ma mai concesso, il Settore Cultura ha prodotto due bandi, entrambi stigmatizzati dal movimento con lettera ufficiale che ne richiedeva l’immediato ritiro, all’atto degli Avvisi in pre-informativa: il primo sulla Distribuzione teatrale e il secondo sui Progetti teatrali speciali, rimutuando in entrambi i bandi articoli della legge regionale del teatro in forma assolutamente strumentale ed in spregio diretto alla ratio ed agli articolati della legge. In un momento di tale emergenza e sofferenza del Settore, manifestare indifferenza verso le criticità ed orientarsi verso interpretazioni fantasiose ed incaute del dettato normativo regionale, si profila come una provocazione al diritto della comunità dei calabresi di fruire di un opportuno standard di offerta culturale.

 

Federica Di Lieto, la tigre calabrese di Masterchef 10

Masterchef 10 ha tenuto tutti con il fiato sospeso come sempre. Non ha deluso le aspettative il cooking-show più seguito d’Italia. Bruno Barbieri, Giorgio Locatelli e Antonino Cannavacciuolo hanno portato la loro simpatia, professionalità e quel loro essere mordaci che non guasta mai. Tra i banchi della MasterClass quest’anno c’era anche una calabrese.

 

 

Federica Di Lieto è la montaltese che ha portato in alto la Calabria nello show andato in onda su Sky. Tra un Convivio Circolare e il Mare in Volo, Federica ha portato la sua grinta meridionale e la sua audacia da sportiva nei piatti fino alla semifinale.
Abbiamo chiacchierato con lei della sua esperienza a Masterchef 10.

Masterchef e la pallavolo rappresentano due facce della stessa medaglia per Federica. “La botta di adrenalina è quella. Dallo sport mi porto l’importanza di non sottovalutare mai nessuna situazione e di rimanere sempre concentrata”. Il passaggio da uno sport di squadra a delle prove individuali non ha rappresentato un problema per la montaltese. “La pallavolo è un gioco di squadra e si va verso la vittoria anche facendo affidamento sugli altri. Masterchef non è così, ma i compagni di squadra ci sono: pentole, ingredienti, tecniche di cottura. Preparare un piatto vuol dire interpellare tanti aspetti di sé”

L’aspetto territoriale è stato centrale nel cammino individuale di Federica. Il miele di fichi, le patate, lo stoccafisso e l’anice stellato, per citare solo alcuni degli ingredienti utilizzati dalla concorrente calabrese. Quest’ultima ha confermato questo aspetto. “La calabresità è la mia identità. Finalmente la cucina calabrese elevata sta venendo fuori e si sta superando il concetto di cucina delle nonne”. Sul tema dell’elevazione della Calabria gastronomica la semifinalista di Masterchef ha encomiato l’operato degli chef Nino Rossi, ospite in quest’edizione di Masterchef, e Caterina Ceraudo. Sulla chef del Dattilo ha speso parole di orgoglio e stima. “Caterina Ceraudo fa uno sforzo enorme, è l’unica donna stellata in Calabria. Chi si reca nel suo ristorante sceglie di mangiare lì, data la posizione non propriamente centrale. Questa è la prova che i calabresi possono fare”. Una riflessione sull’innovazione bruzia nel campo gastronomico, quella di Federica, che tocca da vicino le nuove generazioni. “E’ arrivato il momento in cui questa gioventù calabrese deve farsi carico della Calabria”.

 

 Federica ha speso parole di orgoglio anche per aver ritrovato a Masterchef uno dei prodotti più rappresentativi del territorio cosentino, il miele di fichi. “E’ stata un’emozione. La Calabria non è solo ‘Nduja e peperoncino”.

 

Stratega, guerriera oltre che abile cuoca, Federica è stata questo nella Masterclass. Ad onor del vero, però, in occasione di uno skill test è venuta fuori la parte più intima della concorrente di Montalto Uffugo. Un piatto poco apprezzato e criticato aspramente dai giudici. Ciò ha scaturito un pianto inaspettato nella concorrente. “Essendo una perfezionista apprezzo sempre la critica e ne faccio tesoro perché con questa riesco a migliorarmi. Le lacrime per quel piatto scaturirono perché in quell’occasione è venuto fuori un lato di me che non avevo mai fatto trapelare. E’ una parte che riservo solo alle persone a me più care. Il fatto che sia stata scambiata per debolezza mi è dispiaciuto: se sei una donna forte sei stronza, se sei tenera sei debole. Federica è un mix esplosivo di grinta, passione, dolcezza e tenerezza. I miei tratti più evidenti sono la forza e la caparbietà, non mollo facilmente.
La tigre, per citare un soprannome che lei stessa si è affibbiata, ha toccato, poi, un tema delicato inerente alla trasmissione: la strategia.
“Masterchef è una competizione in cui si vincono 100mila euro. Nel momento in cui puoi avvantaggiarti lo fai, sarebbe ipocrita dire o fare il contrario. Se posso dare fastidio a qualcuno lo faccio con le persone che reputo più forti, ma questo non è mai un attacco personale. Assegnare un piatto difficile vuol dire reputare abile un concorrente”.

 

Dalla Calabria al mondo intero fino ai progetti futuri, Federica ha dimostrato coerenza e determinazione.

 

Il tema dell’integrazione nella decima edizione di Masterchef è stato centrale. La varietà etnica dei concorrenti è stata uno dei punti di forza di questa edizione. Proprio con un piatto calabro-cinese Federica e Jia Bi hanno portato a casa la vittoria in un invention test in staffetta. “La Calabria ha una vastità di prodotti che lasciano molto spazio alla cucina fusion. Io e Jia Bi siamo riuscite a creare un connubio tra Calabria e Cina. Masterchef ha dimostrato che le radici diverse, nonostante i punti di vista differenti, possono incastrarsi”. Sul suo futuro rimane con i piedi per terra, seppur con ambizione e virtuosismo. “La cucina continuerà a rimanere centrale nella mia vita, non voglio staccarmi” ha confessato la semifinalista di Masterchef.   Ambisco ad entrare nella cucina di un ristorante. In un futuro prossimo vorrei aprire un’attività rivalutando un casolare, proponendo una cucina che parte dalla Calabria e racconti di me”.

 

Sul vincitore del programma e sulle divergenze avute con questo, la concorrente originaria del cosentino ha esplicato coerentemente il pensiero già manifestato durante la trasmissione.

 

In particolare ha citato un noto episodio che ha innalzato molte polemiche. “Se ho un vantaggio lo uso e se ti offendi, perché lo utilizzo, forse non hai capito il gioco. Nel caso di Aquila io gli tolsi la mandolina perché lui era molto abile con i coltelli. Sapevo che se la sarebbe cavata. Lo screzio non è mai esistito da parte mia. A ciò, la calabrese, ha aggiunto l’aneddoto del roner. “Lui sostenne che io lo stessi copiando. Effettivamente poteva passare questo ma, in realtà, la mia idea era davvero di trasformare la pianta grassa in protagonista del piatto. Per di più non utilizzai il roner”.

Al momento dell’eliminazione Federica ha segnalato come vincitrice Azzurra e, ad oggi, non ha cambiato il suo punto di vista. Azzurra avrebbe dovuto vincere dato il suo percorso notevole all’interno della Masterclass. E’ una donna forte, mi rispecchia in questo. Dissi il suo nome nel momento della mia eliminazione perché era come se le stessi lasciando una parte di me. Credo, comunque sia, che il concorrente tecnicamente più forte sia stato e rimane Antonio. Su Aquila ha espresso un pensiero onesto inerente alla finale. “I giudici hanno valutato i menù. L’unico piatto che conta è l’ultimo che porti, quindi, gli ultimi piatti di Aquila sono stati i migliori ed è giusto che abbia vinto.

 

Federica Di Lieto è stata una concorrente vera, arguta e, per certi versi, geniale nel rappresentare il territorio con uno sguardo al futuro. L’augurio è che il suo mare possa spiccare il volo verso cieli sempre più tersi.

MasterChef Italia, show di Sky prodotto da Endemol Shine Italy, è sempre disponibile on demand, visibile su Sky Go e in streaming su NOW TV

“Let’s Comedy”, Saverio Raimondo rompe le barriere morali al Mood Social Club

Prestazione degna dei grandi palchi quella di Saverio Raimondo al Mood Social Club ieri sera. “Let’s Comedy” si conferma un format consolidato e forte di una comicità, la stand-up, che può dire la sua.

Raimondo e la comicità ruvida

La controfigura di Luigi Di Maio, Saverio Raimondo, entra in scena e crea subito scompiglio nel pubblico. Esalta la platea, riscalda Rende di sorrisi e senza mezzi termini non le manda a dire a nessuno. La somiglianza estetica con il Ministro è palese, ma dal punto di vista contenutistico sono due rette parallele. Questo, Raimondo lo esplica ripetendo tutti i tempi del congiuntivo a riprova della sua preparazione grammaticale (e satirica). Raimondo vede il mondo da una prospettiva unica e soggettiva ma, per quanto scorretti, sbagliati ed eticamente bassi possano sembrare i suoi concetti, la sua è una verità d’interezza. Non è il solito comico di stand-up comedy. E’ magnificamente aberrante. Un concentrato di malvagità e contezza della realtà che va a tangersi in un’idea di comicità ruvida. Non è un comico che arriva al cuore ma al cervello, al raziocinio.

 

Il fine giustifica i mezzi

Anche nelle tematiche, nonostante l’antisemitismo, il black humor e le battute a sfondo sessuale (evergreen della stand-up), Raimondo risulta uno dei migliori. Originale e inusuale il pezzo sull’ansia. Non comune sicuramente l’approccio. Unisce nella melanconia i depressi e gli ansiosi. E’ chiaro che un comico satirico come lui non potesse non fare un pezzo a sfondo politico. Anche qui però Raimondo non critica solo ed esclusivamente la classe politica, bensì l’elettorato. La democrazia è antidemocratica, è forse l’ossimoro più bello della serata. Il punto, però, di maggior intrattenimento è l’epilogo. Il comico narra di un episodio realmente accaduto con un personaggio noto affetto da handicap motori. Punti di vista Machiavellici ma, concetto più che nobile. Saper arrivare a ragioni altissime, moralmente parlando, partendo da cattiverie subumane è una delle peculiarità più particolari che si possano constatare in un comico. E Saverio Raimondo, in questo, è il migliore.

 

Folla in visibilio per il comico e per odio comune (come quello per i ciclisti). Un fiume in piena di risate grasse. Il Mood Social Club non sbaglia neanche stavolta. “Let’s Comedy” è la sorpresa del 2020.

 

 

“Let’s Comedy”, la Stand-Up di Pietro Sparacino diverte il Mood

RENDE (CS)- Portare la Stand-Up Comedy a Rende non è cosa da poco. Il successo ottenuto da Pietro Sparacino, ieri sera al Mood Social Club, è la risposta di un pubblico pronto a cambiare rotta. “Let’s Comedy” (così si chiama l’evento) parte bene alla prima e fa ben sperare.

“Diodegradabile, il potere logora chi ce l’ha”

Siciliano di sangue ma romano d’adozione, Sparacino è uno dei fautori di “Satiriasi”. Format che parte nel 2009 e che, in dieci anni, riesce a portare un tipo di comicità totalmente nuova, la Stand-Up Comedy. Una comicità in piedi, fatta di monologhi e di ironia tagliente. Sparacino non fa sconti a nessuno. Preti, donne, uomini, femministe, bambini, tutti “vittime” del suo intelligente sarcasmo. Il suo “DIODEGRADABILE, Il potere logora chi ce l’ha” è un monologo scritto in una sala d’aspetto dallo psicologo. Proprio da qui parte il racconto Sparaciniano. A metà tra la frustrazione che attanaglia gli italiani quotidianamente e l’ironia che ne è caratterizzante. Di fine intelligenza il pezzo sull’immigrazione e su come questa, viene percepita dagli italiani. Una lezione di vita che passa non dai banchi di scuola ma da una risata. E’ proprio il potere della risata, quello del potenziale scherzo senza limiti, la prerogativa dello stundappista.

Il paradosso chiamato società

Molte sono anche le battute black-humor, sicuramente non apprezzate da tutti, ma con un forte senso di significato volto ad abbattere il muro di pregiudizio odierno. Ne sono un esempio le battute a sfondo sessista (per ambo i sessi) o quelle sulle religioni (nessuna esclusa). E’ proprio da qui che bisogna capire, al di là delle appartenenze politiche o etiche, il paradosso che viviamo. Sparacino è un analizzatore comico della realtà. Racconta episodi veri, storie di vita a volte anche indifferenti in una routine frenetica come quella del XXI secolo. Proprio questa è la chiave. La nostra indifferenza, il paradosso che crea una falla sociale scaturisce comicità. Sparacino questo lo sa e lo dimostra sul palco, non facendo solo il politicamente scorretto ma dando l’input di pensiero.

Pietro Sparacino impeccabile e Mood Social Club che riconferma il suo coraggio. “Let’s Comedy” fa buona la prima e vedrà come prossimo ospite Luca Ravenna. Risate e riflessioni assicurate.

La commedia napoletana conquista il Tau, successo per “Ditegli sempre di sì”

RENDE (CS)- Applausi scroscianti per “Ditegli sempre di sì” ieri sera al TAU. La compagnia “Elledieffe” porta in scena uno dei primi successi dell’immenso Eduardo De Filippo. Cast di prim’ordine con regia di Roberto Andò.

Il paradosso Michele Murri

Trama avvincente con Michele Murri (Gianfelice Imparato) appena uscito dal manicomio di ritorno dalla sorella Teresa (Carolina Rosi). Quest’ultima, unica persona a conoscere la motivazione dell’assenza del fratello,  viene rassicurata dal medico sulla condizione dello stesso. Don Michele diventa il perno centrale in questa storia ambientata nel primo ‘900. E’ proprio lui a muovere tutta la narrazione, a creare fraintendimenti e a dare il tempo comico sulla scena. Trascina i personaggi nella sua realtà surreale, prendendo modi di dire e battute come vere, convincendoli delle sue stravaganze. Il dialogo è veloce, in quello che è un napoletano goliardico molto apprezzato dalla platea. Tra falsi matrimoni, morti apparenti e continui paradossi, il TAU ride di gusto e apprezza la commedia.

 

La coppia Imparato-Rosi conquista il pubblico

Va sottolineata la prova di Gianfelice Imparato. Attore di altissimo livello non solo a livello teatrale. Innumerevoli le sue apparizioni cinematografiche tra cui “Gomorra” (il Film) e “Il divo” di Sorrentino. Imparato, alias Don Michele Murri, sul palco è un maestro. Sfrutta a suo piacimento la poetica eduardiana con un’ironia tagliente a volte amara, tipicamente napoletana. Sarcasmo legato al mondo pagano, al popolo, che non disdegna una chiara contemporaneità nelle scene.  Anche Carolina Rosi, nel ruolo di Teresa, diventa di evidente importanza. Un tango, anzi, una “tarantella” di risate che nasconde l’amarezza di un segreto. Carolina Rosi interpreta queste due facce nel modo più tragicomico possibile e con la contrapposizione costante rivalsa-rassegnazione.

Minuti e minuti di applausi per la compagnia teatrale di Luca De Filippo, la quale prende i meriti di una stagione teatrale auspicabilmente da protagonista. Il Teatro Auditorium Unical conferma la propria qualità e il pubblico bruzio è pronto ad attendere questa sera la seconda di “Ditegli sempre di sì”.

“L’onore perduto di Katharina Blum”, successo per la prima stagionale del TAU

Rende (CS)- Fortissima risonanza quella ottenuta ieri, per la prima stagionale, al Teatro Auditorium Unical.“L’onore perduto di Katharina Blum”, con la regia di Francesco Però, apre nel migliore dei modi la stagione teatrale 2019/2020 del TAU.

Katharina Blum, l’occhio del ciclone

La vicenda si svolge in Germania. Katharina Blum, governante di una facoltosa famiglia negli anni ’70, conosce ed entra in intimità con il giovane Ludwig ad un ballo di carnevale. Quest’ultimo criminale, e ricercato dalla polizia. Ignara di ciò, Katharina, dopo aver trascorso la notte con il fuggitivo, gli offre una via di fuga attirando a sé tutto il polverone mediatico del caso. Infatti, il giornalista Tötges violerà la privacy di Katharina, manipolerà le informazioni  per ottenere la prima pagina del giornale per cui scrive, spedendo nell’oblio la giovane. Una storia struggente ispirata all’omonimo romanzo, vincitore del Nobel per la letteratura nel 1974, di Heinrich Böll. Katharina donna metodica e di principi, costretta a subire un’evoluzione. Una trasformazione dettata da un’ironia isterica e da una realtà a tratti surreale che sorprende il pubblico del TAU. Platea con il fiato sospeso fino alla fine per la risoluzione di questo enigmatico “giallo”.

Il teatro contemporane…amente

Singolare è il modo in cui vengono intersecati gli avvenimenti. In una scenografia studiata, aperta alla contemporaneità di più di una scena rappresentata, dialoghi apparentemente slegati si fondono. Da sottolineare l’accuratezza non solo nella ricerca del punto nevralgico in cui legare più scene sul palco ma, soprattutto, nel rappresentare in modo paritario dialogo diretto e indiretto negli stessi personaggi. Cifra stilistica altissima che raccorda non solo i dialoghi, ma tutto il ventaglio dei temi che fuoriesce dalle vicende. Omicidio politico, potere dei media, manipolazione di informazioni, impotenza di fronte alle forze dell’ordine, sono tutti temi che danno un peso culturale forte allo spettacolo.

Radonicich sommersa dagli applausi

L’adattamento di Letizia Russo diventa di fine fattura sotto la regia di Però. Tutta la “Compagnia del Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia” merita ogni lungo applauso ricevuto nella serata di ieri. Ad onor del vero va sottolineata la grande prova di Elena Radonicich nei panni di Katharina. La famosa attrice di fiction di rilievo nazionale, emoziona il TAU e detta, come un cocchiere, l’intreccio della storia per tutto lo spettacolo.

Un inizio di stagione importante e di buon auspicio per il TAU,  che stasera ospiterà l’ultima replica de “L’onore perduto di Katharina Blum”.

Scarda – Cardamone al Mood, una “Non Relazione” ad “Amsterdam”

 

RENDE (CS)- Successo di particolare rilevanza quello riscosso venerdì 8 dal connubio ScardaSantino Cardamone al Mood Social Club.

Volo diretto Petilia Policastro – Amsterdam

Quando vieni da realtà piccole come i paesi dell’entroterra calabrese, non è mai facile ritagliarti il tuo spazio nella “musica che conta”. Santino Cardamone, originario di Petilia Policastro, questo lo sa e venerdì ha dato prova di quanto può dare alla musica italiana. Noto ai più per la sua partecipazione nel 2015 a XFactor, Cardamone diverte e coinvolge il pubblico del Mood. Irriverente la sua “Amsterdam”, quasi un inno sporcato dal popolo. Canta “Sasha Grey”, ultimo singolo pubblicato,  canzone dal testo molto spinto ma dal ritornello travolgente. Il calabrese fa un’apertura di serata canonica, riscaldando la folla in attesa di Scarda. Va evidenziata anche la bravura dei sangiovannesi Antonio Veltri, al basso, e Giovanni Ferrarelli, alla batteria.Santino Cardamone

Non sarà un cantautore classico ma dà grande prova di innovazione e di una visione ibrida tra la forza calabrese, i testi non convenzionali e la voce di un outsider che può farcela. Ciliegina sulla torta la cover di “Don Raffaè” di De Andrè.

 

 Il “Tormentone” Scarda

Scarda nasce a Napoli ma vive a Vibo Valentia. Pubblica per MK Records il suo primo lavoro artistico “Piedi sul Cruscotto” nel 2014. Ricordato anche per la sua nomination ai David di Donatello 2014 come miglior canzone originale nel film “Smetto quando Voglio”. Scarda pubblica il suo ultimo album, “Tormentone”, nel 2018 sotto “Bianca Dischi”. Proprio con il “Tormentone Tour” arriva nella città rendese. Apre con “Bianca”, prende il pubblico per mano in un itinerario del sentimento e della quotidianità. Accompagnano il vibonese d’adozione Nicola Russu alla tastiera, Francesco De Palma al basso e il giovane Emanuele Fragolini alla batteria.Scarda Momento topico quando duetta, a sorpresa, con Cardamone in uno dei successi più iconici del cantautorato italiano: “Canzone dell’amore perduto” dell’indimenticabile Faber. Scarda sa comunicare immagini di forte immediatezza ma al contempo fa breccia nell’io dell’ascoltatore come una freccia silenziosa. Il graffio vocale è estremo ma il messaggio è quasi un morbido panneggio resistente al tatto e all’udito. Porta il mare a Rende con il suo ultimo singolo “Tropea”, brano che vanta oltre 150 mila ascolti su Spotify. Salsedine e granelli di sabbia nelle note percepite dal pubblico del Mood. Conclude con “Sorriso” e “Tramonto”, proprio come una piacevole giornata estiva.

 

Serata condita dal dj set di Fabio Nirta e coordinata in toto dai ragazzi di BE Alternative Eventi, ormai specialisti nello scovare le sonorità nuove del momento.

Claver Gold al Mood, l’ululato del “Lupo di Hokkaido” che risveglia il pubblico

Rende (CS) – Grande performance quella di Claver Gold, venerdì sera, per il primo live della stagione musicale del Mood Social Club. Underground, innovazione e al contempo old school sono stati i punti cardine della serata organizzata da BE Alternative Eventi.

Il rap di verità

L’opening della serata è affidato al dj set di Kerò, storico dj dell’interland cosentino, mai banale e non conforme alle sonorità abitué dell’ultimo periodo. A motori riscaldati prende il microfono TMHH, spalla di Claver Gold per tutto il concerto e nuova leva davvero interessante dal punto di vista artistico. Un rap riflessivo e con molta attenzione verso i testi. Nel 2014, esordisce con l’album “Roor Roulette” al pubblico hip-hop e continua la sua scalata artistica, nel 2018, con “Errare Umano”. In entrambi i lavori è presente come featuring Claver Gold. Quest’ultimo dà una botta d’asfalto al pubblico del Mood. Un’idea di rap puro: microfono, beat e rime che poco ha a che fare con il mondo dei denti d’oro e dell’autotune. Nessun elemento che faccia pensare o presagire altro se non alla musica. Ibrida i successi dei suoi album dando molto spazio alla sua ultima opera “Lupo di Hokkaido” senza dimenticare “Requiem” e altri successi di rilevante importanza.Il giusto spazio e il giusto tempo per ogni pezzo crea un’atmosfera alle volte romantica alle volte critica e graffiante. Un rap di pensiero, di ideale che viaggia sui beat di Mr. Gaz e si conclude con un pezzo leggendario del rap mondiale.

Il lupo come scelta di non essere

E’ verosimile che, come uomo prima che come artista, Claver Gold abbia fatto una scelta. Per restare in ambito animale, preliminarmente, più che un lupo solitario, ricorda molto un salmone che risale la corrente e sguiscia dalle mani dell’orso. Quanto detto però si ferma alla metafora della scelta astratta. In realtà Claver Gold è un vero e proprio predatore affamato di liriche e con una maniacale minuziosità nella stesura dei suoi testi.Le rivoluzioni partono dal basso, è vero, ma quella del rapper marchigiano più che rivoluzione musicale è una scelta di non essere, come i lupi alpha, leader di un branco.Sarebbe stato semplice conformarsi e fare una musica passeggera. Il live di Claver Gold è verità, purezza. Un pugno nello stomaco che, empaticamente, dà una lezione a noi fruitori della musica. La verità, soprattutto musicale, paga sempre. A maggior ragione se sei un “Lupo di Hokkaido” e vieni in Sila.

Grande encomio va mosso a BE Alternative Eventi che, come sempre, si è distinta nel panorama musicale locale portando una ventata di novità.

Made in Sud Live ai Ruderi di Cirella. Presenta Fatima Trotta

DIAMANTE (CS) – Dopo il grande Trionfo televisivo, Made in Sud è pronto a scendere in campo, anche live, in uno show all’insegna della comicità. Sabato 17 Agosto alle ore 21:30 nel magnifico Anfiteatro dei Ruderi di Cirella (CS) saranno presenti tutti gli artisti di spessore del programma, che ha costantemente portato la seconda rete Rai sul podio dei più visti in prime time.

Dieci puntate in diretta più uno speciale nel giorno di Pasquetta, per oltre 200 ore di comicità, premiate dagli ascolti che hanno avuto una media dell’8,8% e oltre 1 milione 800 mila spettatori, con puntate che hanno sfiorato il 10% di share, con picchi al 13% e di ascolto di 2 milioni 900 mila, la maggior parte di esso composto da giovanissimi. Numeri alti arrivano anche dal mondo del web. Infatti, sia sul suo canale YouTube che i vari social network (Twitter, Facebook e Instagram) Made in Sud ha ottenuto delle interazioni impressionanti.

Già il pubblico non sta nella pelle sapendo di assistere live allo spettacolo che sarà condotto da Fatima Trotta, anche molti turisti in visita sulla costa sono in fermento per la kermesse organizzata dalla Dedo Eventi di Alfredo De Luca. I biglietti per Made in Sud sono già in vendita su www.inprimafila.net, insomma uno spettacolo che richiama il sapore d’estate in una location che,sia per il pubblico che per gli artisti, rappresenta “casa”.