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Isabel Russinova ricorda Franca Rame e il suo messaggio in occasione della messa in scena a Cosenza de “La Marcolfa”

Cosenza – “Una perdita incolmabile per il teatro italiano”. Così ha definito Isabel Russinova, direttore artistico del Teatro “Rendano”, la recente scomparsa dell’attrice Franca Rame.

Una figura luminosa, di rara profondità di pensiero e anticipatrice di tante battaglie per l’emancipazione della donna che ha saputo trasfondere, in maniera mirabile, nei suoi lavori teatrali concepiti con il suo inseparabile compagno di vita e di scena Dario Fo.

Franca Rame – ha detto ancora Isabel Russinova – ci mancherà enormemente, ma il suo messaggio, che ha innovato in maniera profonda la cultura del nostro Paese, sarà il faro che illuminerà il cammino delle nuove generazioni.”.

Il ricordo di Isabel Russinova va al dicembre del 2011, quando scelse per l’inaugurazione della stagione di prosa del “Rendano” una nuova versione del testo di Dario Fo “”, interpretato da Antonio Salines e Carlo Simoni e che rappresentò un autentico cavallo di battaglia di Franca Rame.

In quella occasione Franca Rame – ricorda la Russinova – fece pervenire a me e alla città di Cosenza un messaggio di ringraziamento per aver scelto la farsa di Fo come spettacolo inaugurale della stagione, che proprio la Rame aveva interpretato nella versione originaria.

Fui proprio io a darne lettura in pubblico durante l’incontro con gli attori che precedette lo spettacolo. Questo il suo contenuto: “Mando un particolare ringraziamento al teatro “Rendano” di Cosenza – scrisse la Rame nel suo messaggio – per aver scelto come inaugurazione della stagione la nostra “Marcolfa”.

Sono certa che sarà una serata all’insegna del divertimento e del benessere che vi farà dimenticare per qualche ora i nostri drammatici giorni italiani”.

Parole – ha aggiunto Isabel Russinova – che resteranno a futura memoria nella storia del “Rendano” come testimonianza, dedicata al teatro cosentino, di una delle più autentiche signore della scena italiana.”

“Vite private” nelle parole dei protagonisti

COSENZA – Una tournèe durata 54 repliche. E’ quella di “Vite private” la commedia di Noel Coward, maestro del teatro salottiero di marca british, portata in scena da Corrado Tedeschi e Benedicta Boccoli, riadattata e diretta da Giovanni De Feudis, che domani, al “Rendano”, chiuderà la stagione di prosa del teatro di tradizione cosentino, ma anche il suo giro attraverso i teatri d’Italia. Due le recite al “Rendano”, domani venerdì 24 maggio (ore 20,30) e sabato 25 maggio (ore 20,30).

Il successo che ha accompagnato lo spettacolo probabilmente ne suggerirà la ripresa autunnale, che è ancora in fase di definizione. Molto dipenderà dagli impegni dei due interpreti, Corrado Tedeschi e Benedicta Boccoli, che si stanno preparando a raggiungere Cosenza.

Coward scrisse “Vite private” nel 1930, ma il regista Giovanni De Feudis ne ha spostato l’azione in avanti, negli anni ’50, rendendo tutto meno paludato e più frizzante.

“E’ il genere di commedia che prediligo – ci ha anticipato al telefono Corrado Tedeschi – che amo molto fare e che ricorda i personaggi che interpretava Cary Grant al cinema, una fonte alla quale mi sono continuamente ispirato.”

“Vite private” racconta le tribolazioni di una coppia, Elyot (Tedeschi) e Amanda (Boccoli), divorziati da cinque anni ed entrambi recentemente risposati. Durante la loro nuova luna di miele scoprono con orrore non solo di aver casualmente prenotato lo stesso albergo in Costa Azzurra, ma di alloggiare addirittura in camere adiacenti, con il terrazzo in comune. Il loro disappunto iniziale si trasforma inaspettatamente in gioia quando, dopo una lunga serie di comici eventi ed esilaranti colpi di scena, scoprono di essere ancora perdutamente innamorati e decidono così di fuggire insieme a Parigi. Dopo l’entusiasmo per lo straordinario ritorno di fiamma, sia Amanda che Elyot si rendono conto che nessuno dei due è realmente cambiato. Ed ecco riaffiorare i vecchi litigi e le incomprensioni di sempre.

Sulla scena Corrado Tedeschi e Benedicta Boccoli hanno raggiunto un eccellente livello di affiatamento. “Abbiamo lavorato insieme già nel musical “Can Can” – dice ancora Tedeschi – e tra di noi è esplosa una fortissima sintonia e sulla scena si vede. Il pubblico ride, si diverte e noi con loro.”

Lo conferma anche Benedicta Boccoli. “Ogni sera – dice l’attrice – ci ritagliamo cinque o dieci minuti di pura improvvisazione. Una sorta di gioco che ci coinvolge e che il pubblico mostra di apprezzare. Farlo per 54 serate è stato un po’ come salire sul trapezio senza rete, ma il risultato finale è stato più che lusinghiero e ci ha riempito di soddisfazione.”

Anche la Boccoli, che attualmente si divide tra teatro, radio (dove conduce un programma, scritto da lei, “Figure, figurine e figuracce”, un condensato di aneddoti del mondo dello spettacolo) e televisione (dove due volte a settimana appare su Alice tv con il programma “50 sfumature di cioccolato”) ama, come Tedeschi, le commedie brillanti, “quelle in bianco e nero che mi capitava di vedere in tv da ragazza, quando la febbre mi costringeva a restare a casa”. “Vite private” – aggiunge la Boccoli – ha meccanismi perfetti. Ti alzi in piedi quando fai le prove e ti torna tutto.”

Condivide anche Tedeschi. “Lo spostamento temporale rispetto alla commedia originaria, dove c’era troppa Inghilterra, ha reso tutto più ritmato e più moderno. Abbiamo in qualche modo svecchiato l’impianto. Il mix tra il corrosivo humour inglese e la pochade francese, alla Feydeau, è uno dei punti di forza dello spettacolo. E il pubblico gradisce”. Ormai il teatro resta il suo impegno esclusivo. Di televisione non vuole più sentir parlare. “Quella attuale – dice Tedeschi – non si può quasi più vedere”. Meglio la scena teatrale. A parte la probabile ripresa di “Vite Private” (di Coward aveva già portato in scena “Spirito allegro”) nella prossima stagione sarà impegnato in un lavoro nuovo di zecca: “Trappola mortale”, rifacimento per il palcoscenico del celebre film omonimo, diretto da Sidney Lumet e interpretato da Michael Caine. “Un giallo d’azione – dice Tedeschi – per la regia dello specialista Ennio Coltorti.”

Accanto a Corrado Tedeschi e Benedicta Boccoli, in “Vite private” recitano Elisabetta Mandalari (Sibyl, la nuova moglie di Elyot) e Andrea Garinei (Victor, il nuovo coniuge di Amanda), quest’ultimo figlio di Enzo Garinei, grande specialista in commedie teatrali.

Le scene dello spettacolo sono di Andrea Bianchi, i costumi di Sabrina Chiocchio, le musiche, molto attualizzate, di Alessandro Mancuso.

Biglietti ancora in vendita al botteghino del “Rendano” e all’agenzia “InPrimafila” di Viale degli Alimena. Allo spettacolo di domani potranno assistere gli abbonati del turno B, alla recita di sabato quelli del turno A.

 

Premio Stefano Valentini: la danza è fuoco, è elettricità

Stefano Valentini

Cosenza – Alla domanda “quali sensazioni provi quando danzi?”  Billy Eliot, nell’omonimo film, risponde “non so, all’inizio sono un po’ rigido ma dopo che ho iniziato mi dimentico qualunque cosa ed è come se… come se sparissi. Come se dentro avessi un fuoco. Come se volassi. Sono un uccello. Sono… elettricità. Già, elettricità”. Proprio queste sensazioni, spesso dimenticate e obliate, sono state riportate alla luce dal “Premio Stefano Valentini” che, ieri sera, ha illuminato di passione il teatro A.Rendano; un concorso, ormai alla sua quarta edizione, che ha fatto confluire nel teatro cittadino giovani e meno giovani appassionati e affamati di danza, di arte nonostante i periodi bui che si stanno attraversando per colpa della crisi, della mancanza di fondi che sta mandando a morte non solo le compagnie di danza italiane ma anche l’intera cultura.

Il Premio, coordinato e presentato dal maestro Joseph Fontano, ha dato l’opportunità a varie compagnie calabresi di manifestare il proprio amore per la danza, per l’arte che si esprime con il corpo, con i gesti sinuosi, armonici, eleganti, per l’arte che attraverso note e passi conduce all’estasi, alla catarsi, alla pura emozione che ti investe e ti percorre la schiena; energia, adrenalina e poi brividi intensi e sconvolgenti. Questa è la danza e questa è la magia che è stata ricreata ieri sera dai vari corpi di ballo che hanno portato in scena balletti intimi capaci di spaziare dal classico al neoclassico, dal contemporaneo al musical.

Ospite d’eccezione la ballerina Mariafrancesca Garritano, la cosentina volata alla Scala e poi espulsa per aver scritto un libro di denuncia sul mondo della danza, sulla condizione in cui versano molte ballerine costrette all’anoressia per mantenere alti gli standard delle compagnie per cui danzano. La Garritano, ieri sera, è tornata a rivestire i panni di ballerina, ha indossato tutù e punte e ha estasiato i presenti portando in scena “La morte del cigno” su musiche di Saint-Saëns e John Newton suonate dal vivo dal fratello Massimo, affermato chitarrista calabrese. Un ritorno da protagonista, dunque, per la leggiadra Mariafracesca Garritano che ha messo a rischio la sua stessa carriera per salvaguardare la danza da meccanismi distruttivi e lesionisti. La danza è arte, magia, lavoro, sacrificio, rinuncia e per tale motivo va tutelata e protetta e i suoi custodi devono necessariamente essere i ballerini che di essa vivono.

La danza è sublime e potente allo stesso tempo e quando si sale sul palco il pubblico scompare, le luci si dissolvono e ciò che rimane è la musica, il sudore, il respiro e i battiti del cuore accelerati, il corpo scivola da una parte all’altra dello spazio visibile e non; niente fatica, niente dolore, il corpo si muove da sé e non più appartiene al danzatore che viene rapito dalla musica che scorre dolce come il canto delle sirene omeriche.

Annabella Muraca

Il sindaco Occhiuto interviene sulle proposte culturali della città

COSENZA – “Anche quest’anno la stagione ‘More’ dedicata al teatro contemporaneo dalla compagnia ‘Scena Verticale’, titolare della residenza teatrale del Morelli, ha colto nel segno. I dati, significativi, che parlano di sold out in quasi tutte le serate della rassegna non solo lasciano ben sperare per il prosieguo della residenza teatrale, ma danno conto di una ritrovata vitalità di tutto il sistema dei teatri della città che ha, negli ultimi due anni, conosciuto una nuova fase di graduale, ma incisivo rilancio, a testimonianza delle buone pratiche che l’Amministrazione comunale ha intrapreso sul fronte delle politiche culturali, pur angustiato da tagli e da un momento recessivo certamente non dei migliori”.

Il Sindaco di Cosenza Mario Occhiuto tiene a sottolineare il buon risultato, replicato anche quest’anno dopo il successo del 2012, della rassegna teatrale ‘More’, dedicata alla scena contemporanea e conclusasi ieri sera al teatro Morelli con un concerto del gruppo “Il circolo delle quarte”. Il primo cittadino ha inteso intervenire, anche da titolare della delega alla Cultura che ha tenuto per sé sin dall’inizio del suo mandato, con alcune considerazioni sulle politiche culturali intraprese e portate avanti dall’Amministrazione comunale con la direzione artistica unica dei teatri cittadini affidati alla guida di Isabel Russinova.

“L’offerta culturale dell’ultimo biennio – precisa Occhiuto – è stata ampia ed articolata ed ha coinvolto non solo il nostro teatro di tradizione, il Rendano, ma, oltre al Morelli, anche il Cinema Italia-Tieri.

E’ evidente che la congiuntura economica del momento non è stata di aiuto nell’attuazione compiuta di tutti i nostri programmi e, lungo questo percorso, delineato con impegno, competenza e dedizione assoluta da Isabel Russinova, alla quale va il ringraziamento di tutti, qualche problema è affiorato, come nel caso dell’annullamento di qualche spettacolo, prontamente sostituito dalla direzione artistica con spettacoli di indubbia qualità e di pari livello che hanno consentito di mantenere gli impegni assunti ad inizio stagione con il pubblico e gli abbonati. E i segnali venuti dall’ultima stagione sono più che incoraggianti, anche su questo terreno. C’e stato un incremento degli abbonamenti ed in aumento è anche l’affluenza degli spettatori, ai quali la direzione artistica ha inteso somministrare un questionario per misurare il gradimento degli spettacoli. C’è da aggiungere, infine, che i costi della stagione si sono sensibilmente ridotti e, a giudicare dal fatto che gli spettacoli di prosa erano tra i migliori in circolazione nei teatri italiani, si può parlare di una vera e propria operazione virtuosa.

Apprezzabile il lavoro portato avanti anche sul Cinema Italia-Tieri, ripensato da Isabel Russinova come ‘Casa del Cinema e del Jazz’. Anche qui – ricorda Occhiuto – i primi segnali sono confortanti con le rassegne già ospitate : ‘Mm d’autore’, dedicata al cinema indipendente, e quella dal titolo ‘Shakespeare 2016: lo spettacolo del mondo’ che riguarda il progetto pluriennale promosso in partenariato tra l’Università della Calabria, il Comune di Cosenza ed il teatro Rendano, in vista del quarto centenario della morte di William Shakespeare che si celebrerà nel 2016.

Altri progetti sono in cantiere e si spera di poterli realizzare.

Come si vede, non è mancata un’attività a 360 gradi che, nell’attuale contingenza economico-finanziaria è da salutare quasi come un piccolo miracolo. Ecco, perché, anziché criticare, sarebbe più opportuno, aiutare a costruire il futuro culturale della nostra città”.

 

“Vite Private” conclude la stagione di prosa del Rendano

COSENZA – Alle battute conclusive la stagione di prosa del Teatro “Rendano” di Cosenza. Ultimo appuntamento in cartellone, venerdì 24 maggio (ore 20,30) e domenica 25 maggio (ore 20,30) la commedia di Noel Coward “Vite Private”, per la regia e l’adattamento di Giovanni De Feudis, che vedrà nei ruoli dei protagonisti gli attori Corrado Tedeschi e Benedicta Boccoli.

In “Vite Private”, avamposto della sophisticated comedy di derivazione anglosassone, ma con accenti da pochade francese, va in scena lo humour inglese, la nevrosi di una società fra le due guerre e il gusto del paradosso. D’altro canto Noel Coward è un autentico maestro di quel teatro salottiero nel quale personaggi all’apparenza così per bene non riescono a nascondere la loro natura perfida e spregiudicata. Scritta nel 1930, la commedia segnò l’inizio per Coward di una infinita serie di lunghe permanenze nei teatri. Garbati, ma spregiudicati, pigri e insensibili, dotati di un’apparente superficialità e frivolezza, i personaggi di Noel Coward sono costruiti per mettere in discussione le usanze sociali e i comportamenti sessuali dell’alta borghesia inglese. Tuttavia la satira di Coward non sfocia mai in un conflitto aperto: bisogna ridere di tutto, con grande senso della misura ed eleganza.

Cavallo di battaglia di autentiche star del teatro mondiale, ora a calarsi nei ruoli dei protagonisti, Elyot ed Amanda, sono due habitués del cosiddetto teatro leggero, Corrado Tedeschi e Benedicta Boccoli.

Elyot e Amanda sono divorziati da cinque anni e si sono entrambi recentemente risposati. Durante la loro nuova luna di miele scoprono con orrore non solo di aver casualmente prenotato lo stesso albergo in Costa Azzurra, ma di alloggiare addirittura in camere adiacenti, con il terrazzo in comune. Il loro disappunto iniziale si trasforma inaspettatamente in gioia quando, dopo una lunga serie di comici eventi ed esilaranti colpi di scena, scoprono di essere ancora perdutamente innamorati e decidono così di fuggire insieme a Parigi. Dopo l’entusiasmo per lo straordinario ritorno di fiamma, sia Amanda che Elyot si rendono conto che nessuno dei due è realmente cambiato. Ed ecco riaffiorare i vecchi litigi e le incomprensioni di sempre. Il regista Giovanni De Feudis traspone la commedia dagli anni ’30 agli anni ’50. Accanto a Corrado Tedeschi e Benedicta Boccoli recitano Elisabetta Mandalari (Sibyl, la nuova moglie di Elyot) e Andrea Garinei (Victor, il nuovo coniuge di Amanda), quest’ultimo figlio di Enzo Garinei, grande specialista in commedie teatrali.

Le scene dello spettacolo sono di Andrea Bianchi, i costumi di Sabrina Chiocchio, le musiche di Alessandro Mancuso.

Biglietti in vendita al botteghino del “Rendano” e all’agenzia “InPrimafila” di Viale degli Alimena. Come è noto, lo spettacolo “Vite private” sostituisce “Non tutto è risolto”, con Franca Valeri, programmato per il 20 e 21 aprile e successivamente annullato. Allo spettacolo di venerdì 24 maggio potranno assistere gli abbonati del turno B, alla recita di sabato 25 maggio quelli del turno A.

 

 

Tango, Piazzolla e musica argentina al “Rendano” domenica 19 maggio

COSENZA – La magia del tango, della musica argentina e il carisma del grande compositore e musicista Astor Piazzolla.

Sono questi i motivi di interesse attorno a cui ruota il concerto di domenica 19 maggio, dal titolo “Tango, Piazzolla e musica argentina”, in programma al Teatro “Rendano”, alle ore 21,00.

La serata di musica e cultura argentina è promossa dall’Agenzia di Arte, Musica e Spettacolo S.I.A.M.S.  di Maria Letizia Mayerà e patrocinata dall’Amministrazione comunale.

Ne sarà protagonista il duo formato da Hugo Aisemberg al pianoforte e da Juan Lucas Aisemberg alla viola (rispettivamente padre e figlio). Al concerto parteciperanno i ballerini Ciccio Aiello e Paola Perez, dell’Associazione “Calabriatango”.

Il duo che si esibirà al “Rendano” è una delle espressioni musicali dell’Associazione Culturale “Astor Piazzolla” creata per lo studio, l’approfondimento e la diffusione della cultura argentina in tutti i suoi aspetti ( storia, teatro, letteratura, musica, cinema) e che ha come fonte di ispirazione grandi personalità della letteratura e della musica come Jorge Luis Borges, Julio Cortazar, Carlos Gardel, Horacio Ferrer e tanti altri.

Evidente che il recital di domenica 19 maggio al Teatro “Rendano” rappresenti per il duo Aisemberg anche un omaggio alla figura di Piazzolla. Nel programma del concerto  figurano, però, oltre a quelli di Piazzolla, altri brani di compositori che appartengono di diritto alla storia della musica argentina contemporanea, come Carlos Guastavino e Saul Cosentino. Cifra di riconoscibilità dei concerti del duo Aisemberg è, infatti, prevalentemente l’interpretazione della musica di autori che hanno saputo creare un linguaggio universale partendo da una cultura di rigoroso carattere popolare.

La scelta del repertorio è frutto di un accurato lavoro di ricerca che spazia dal Tango come rappresentazione culturale della città di Buenos Aires, all’espressione della musica classica argentina ispiratasi alla tradizione delle diverse regioni.

Accanto a veri e propri cult della musica argentina come “Obliviòn” e “Libertango” si potranno ascoltare anche altri brani di rara esecuzione.

Felice di tornare a Cosenza dopo molto tempo, il pianista Hugo Aisemberg ha, in passato, dato vita a diverse realtà didattiche e musicali in terra di Calabria.

Sulle orme del padre Hugo che ha sviluppato un’intensa attività intorno alla cultura argentina al punto da essere premiato dal Governo di Buenos Aires con un concerto alla Casa Rosada nel 1994, anche il figlio Juan Lucas Aisemberg ha dedicato buona parte della sua attività concertistica al tango, alternandola alla classica e al jazz. Attualmente è prima viola della “Deutsches Kammerorchester” di Berlino, prestigiosa orchestra di cui il padre Hugo è stato solista in occasione di un importante concerto dedicato ancora una volta a Piazzolla nel 2011 e tenutosi alla Filarmonica di Berlino per la direzione di Gabriel Adorjan. I biglietti del concerto di domenica 19 maggio al “Rendano” sono in vendita all’Agenzia Inprimafila di Viale degli Alimena. Parte del ricavato della vendita sarà devoluto all’Associazione “Amici del Cuore” di Paola.

 

 

La Traviata al Rendano sostituisce Scanderbeg

COSENZA – L’opera “Scanderbeg” non può andare in scena. È perentoria la comunicazione di Francesco Venerucci, il musicista che per conto dell’Opera Academy di Verona – il polo nazionale artistico di alta specializzazione che su commissione del Teatro Nazionale dell’Opera di Tirana ha realizzato il progetto artistico – ha rielaborato la partitura di Vivaldi completandola nelle parti mancanti.

La diffida arriva a ridosso della “prima” italiana dell’opera, che ha debuttato a Tirana nello scorso mese di novembre in occasione del centenario dell’Indipendenza, quando al teatro Rendano di Cosenza, partner del progetto, i tecnici sono già al lavoro per l’allestimento delle scene di quest’ultimo titolo della Stagione Lirica. La sopravvenuta querelle è legata al mancato pagamento da parte del teatro di Tirana delle spettanze dovute al musicista per il suo lavoro, a causa di imprevisti tagli ministeriali sul budget del teatro albanese che ne hanno condizionato la liquidità.

La comunicazione di Venerucci, seppure tardiva, non ha comunque impedito che le diplomazie si mettessero al lavoro per tentare di far recedere il musicista dal suo intento. Tempestiva la lettera di Zhani Ciko – sovrintendente del Teatro dell’Opera di Tirana, oltre che direttore d’orchestra dell’opera – e molto accorata nella richiesta di “non permettere che gli spettacoli di Cosenza si annullino”, garantendo di onorare l’impegno proprio in occasione della presenza al Rendano.

Caduto nel vuoto anche l’intervento di Giorgio Brunello, direttore dell’Accademia per l’Opera Italiana di Verona, che ha invitato il musicista a rivedere “una posizione tanto rigida che va a danneggiare pesantemente, oltre ai due teatri, anche la nostra istituzione, sia sul piano dei rapporti con loro che per l’immagine stessa, e infine reca danno ai nostri studenti come te impegnati nella produzione dell’opera”.

L’Amministrazione comunale sta valutando il ricorso alle sedi legali per il danno di immagine subito. Nel contempo, per non deludere le aspettative degli abbonati e della città, la direzione artistica del “Rendano” ha provveduto a sostituire lo spettacolo con “La Traviata” di Giuseppe Verdi, nell’allestimento firmato da Artemio Cabassi, che vede nel ruolo di Violetta il soprano Elena Rossi.

L’opera sarà rappresentata il 30 e 31 maggio (ore 20.30).

Il progetto culturale del Rendano nelle parole di Isabel Russinova

commissione cultura russinovaCOSENZA – Prosa, lirica, musica, balletto. Il Teatro Rendano ha offerto quest’anno alla città di Cosenza un cartellone vario e di notevole livello. Giunti quasi a metà della programmazione, incontriamo il direttore artistico Isabel Russinova.

Approfittiamo del suo soggiorno cosentino per sapere qualcosa di più su come vive il ruolo professionale che ricopre.

Quando entro in teatro sento che è vivo e di questo sono contenta. La mia attività è indirizzata principalmente alla realizzazione di un progetto culturale. Pensare ed organizzare una stagione teatrale per me non significa solo riempire di contenuti uno spazio, ma è soprattutto creare un percorso che restituisca valore alla cultura. In questo periodo di crisi, di difficoltà, di smarrimento, il rischio più grande è che la disperazione incoraggi la brutalità. Siamo come naufraghi in cerca di un appiglio, di approdi stabili e sicuri. La cultura diventa quindi la zattera cui aggrapparsi perché fornisce gli strumenti necessari per aprire la mente e individuare nuove risposte e soluzioni appropriate. Da qui il mio impegno per un percorso culturale che vada oltre il puro intrattenimento, effimero e fine a se stesso. Ritengo sia necessario partire dal recupero della memoria e dallo studio del passato per rintracciare i valori che si sono persi. Non dimentichiamo che stiamo parlando della direzione di un teatro di tradizione, in una città come Cosenza, ricca di storia e di cultura… È un percorso che può essere fatto puntando molto sui giovani e sui più piccoli che costruiscono ora la propria dimensione valoriale. Ieri ad esempio c’è stata in teatro la visita di una scuola ed è stato curioso osservare lo stupore della scoperta negli occhi dei ragazzi, soprattutto mentre visitavano e conoscevano posti un po’ nascosti, come la buca dell’orchestra. A tal proposito vorrei sottolineare che sono contenta di aver ricompattato l’orchestra del Teatro.

Le sue linee guida sono apparse chiare sin da subito: condivisione ampiamente e variamente intesa. Come ha risposto la città di Cosenza?

Il teatro è vivo, pieno, non ricordo una rappresentazione che non abbia avuto una risposta positiva dal pubblico. Mi dà coraggio vedere che la città partecipa e si lascia coinvolgere. So di andare nella direzione giusta. Certo, il lavoro fatto finora si limita ad un tempo di quattro mesi e mezzo, mentre il cammino da fare è ancora lungo per la realizzazione di quel progetto culturale di cui parlavo. È un lavoro che richiede più tempo, costanza, continuità.

Tempo fa ha sottolineato l’importanza del dialogo diretto con il territorio proponendo al pubblico cosentino un questionario anonimo utile all’individuazione di target, gusti e tendenze. Che risultati ha prodotto quest’iniziativa?

Dei risultati di quest’iniziativa si sta occupando l’Ufficio Statistica del Comune. I dati non sono ancora pronti soprattutto perché c’è stato qualche ritardo nella partenza e si può dire che la distribuzione è stata avviata nel mese di marzo. È comunque uno strumento utile per creare un rapporto nuovo con gli utenti: per “coltivare” la relazione con gli abbonati, ma anche per entrare in contatto con chi si avvicina al teatro per la prima volta. Conoscere non solo i gusti relativi alla programmazione degli spettacoli, ma soprattutto capire cosa vogliono avere dal teatro, come lo vorrebbero. Una sorta di grande abbraccio in cui includere tutto il pubblico. Un passo importante nella costruzione di un progetto culturale che abbia una doppia valenza: da un lato un percorso condiviso e quindi vissuto con la città, dall’altro la rivalutazione dell’arte e del bello. Tutto ciò per poter garantire una qualità dell’offerta sempre più alta.

Il teatro viene spesso considerato un luogo di nicchia: tanto bello quanto inaccessibile e faticoso. E spesso si trova a dover fronteggiare l’illusione del successo facile proposto dalla televisione o dal cinema. Quale disposizione d’animo suggerirebbe ad un giovane desideroso di diventare attore di teatro?

Io considero la televisione come uno strumento passivo, che può essere tenuto accesso anche mentre ci si dedica ad altro, quindi seguito con un basso livello d’attenzione e di partecipazione. La fama che deriva dall’essere conosciuti attraverso il piccolo schermo è una strada che illude, i giovani si aggrappano ad una chimera. Quante persone tra quelle che intraprendono questo percorso riescono davvero ad emergere e a distinguersi?

Il mondo dello spettacolo – espressione che sinceramente non mi fa impazzire – non è qualcosa di astratto o un cartone animato, come può apparire per chi lo guarda dall’esterno. È invece una professione, come può essere quella del medico o del giornalista. E come tale deve essere considerata. E per arrivare a realizzare qualcosa occorre necessariamente studiare, conoscere, impegnarsi. Non è un passaggio automatico: come non si può diventare medici da un giorno all’altro, così non ci si può improvvisare nel “mondo dello spettacolo”. Esistono tantissimi attori e anche molto bravi che popolano i nostri teatri, ma non tutti sono necessariamente divi. Sono ugualmente importanti i caratteristi o le varie professionalità che ruotano intorno alle rappresentazioni. Il suggerimento che mi sento di dare è che bisogna misurarsi con le cose, puntando su serietà, impegno, sacrificio, onestà intellettuale. Prepararsi a dover dare di più di quanto si può ricevere in cambio. Vorrei che i giovani imparassero quanto sia importante lo studio della memoria.

Eviteremo retorica e anacronismi ma è fin troppo risaputo che le donne che rivestono ruoli di primo piano, come il suo, talvolta si ritrovano ad avere qualche “difficoltà in più” rispetto agli uomini. Per lei è stato così?

Le donne hanno sempre avuto un ruolo chiave. Oggi, a maggior ragione, il loro apporto è basilare per superare lo stallo in cui ci troviamo. Questa centralità è da attribuire allo spirito di abnegazione e di sacrificio, alla capacità di adattarsi. Certo le donne devono affrontare ostacoli maggiori, mettere in circolo maggiore energia di quella che sarà loro restituita. Ma sono convinta che il lavoro – il lavoro fatto bene – alla lunga viene riconosciuto. Per me di certo è stato così. Non si può stare a guardare.

Concludiamo allora con qualche annotazione sul Gran Galà del balletto di stasera.

È la prima volta che i ballerini del Teatro alla Scala si esibiscono al Rendano. È importante portare a Cosenza le eccellenze affinché costituiscano un riferimento alto cui tendere. Per misurarsi sempre con il meglio, per conoscere, per imparare a valutare. Come avvenuto per Giorgio Albertazzi, Paolo Fresu, Fiorenza Cedolins. La televisione trasforma la qualità dei prodotti che sono nati per altri luoghi. Eventi come quello di stasera hanno bisogno del palcoscenico dei teatri. I risultati eccellenti delle étoiles sono raggiunti a costo di grandi sacrifici e molto impegno, motivo in più per apprezzarle e prenderle a modello di professionalità e competenza.

 

Mariacristiana Guglielmelli

 

Al “Rendano” il 25 marzo lo spettacolo “Il segno clinico di Alda”, sugli scritti di Alda Merini

Cosenza – Michele Caccamo, poeta calabrese di Taurianova, ricevette in dono dalla grande poetessa Alda Merini, con la quale aveva costruito un rapporto di solida amicizia e di continua corrispondenza, undici frammenti dattiloscritti, risalenti tutti agli anni del ricovero della Merini nell’ospedale psichiatrico di Taranto. Parole, frasi e deliri, dovuti alle cure subite negli anni, che Michele Caccamo ha lasciato in un cassetto per molto tempo, fino a quando non decise di rielaborarli per restituire loro quella forma di dignità poetica cui la Merini ci ha abituati. E lo ha fatto scrivendo “Il segno clinico di Alda” che ora è diventato uno spettacolo teatrale, in programma al Teatro “Rendano” di Cosenza lunedì 25 marzo, alle ore 20,30, dopo l’anteprima nazionale prevista per giovedì 21 marzo al “Cilea” di Reggio Calabria.

Lo spettacolo è promosso dall’Assessorato alla Cultura della Regione Calabria ed è patrocinato dall’Amministrazione comunale di Cosenza.

Il testo, presentato nella sua riduzione teatrale, è una retrospettiva sul pensiero di Alda Merini con i contenuti maggiormente cari alla Poetessa: l’Amore, la Pazzia e la Religione. Inserite all’interno della struttura drammaturgica del testo, nel rispetto del percorso tematico, sono le canzoni del cantautore Edoardo De Angelis che ha intrapreso con il poeta di Taurianova un percorso comune, finalizzato a far coesistere Poesia e Musica, e che ha partorito l’impegno del progetto “Parola d’autore”.

Al “Rendano” andrà in scena il dialogo che Caccamo ha immaginato, durante un viaggio, con la poetessa, proponendo un reading di poesie selezionate dalla raccolta integrale. A condividerne il palcoscenico, il cantautore Edoardo De Angelis e l’altra voce narrante, oltre quella del poeta di Taurianova, Luisella Pescatori che dà voce al pensiero della Merini e che firma l’adattamento teatrale. La regia de “Il segno clinico di Alda” è di Martino Palmisano.

Il costo del biglietto è di 10 euro. Per informazioni e prenotazioni: prevendita@paroladautore.it

Giovanni Allevi in concerto. Il suo piano, la sua vita

Cosenza – Arriva correndo Giovanni Allevi sul palco del Teatro A.Rendano desideroso di aprire il concerto del “Sunrise Tour”, arriva sfrecciando con le sue scarpe converse e il suo portamento goffo, impacciato che lo rende inconsapevolmente ironico e divertente; arriva con i suoi capelli cotonati in cui nei momenti di estasi affonda dolcemente le mani, con i suoi occhiali da “secchioncello” che pretende l’ultima parola, con il suo sorriso imbarazzato che lo fa sembrare ancora un ragazzino.

Arriva sul palco privo di sovrastrutture e con quell’umiltà di chi preferisce dare che ricevere, poche parole di benvenuto ad un microfono che teme e che non riesce mai a maneggiare; poche parole perché c’è la sua musica a parlare per lui e di lui. Giunge con una bacchetta e il pubblico percepisce che è il momento dell’Allevi direttore d’orchestra; al suo fianco l’Orchestra Sinfonica Italiana e la violinista solista Natalia Lomeiko per eseguire “La danza della strega – concerto per violino ed orchestra in fa minore”, una sinfonia con movimento mosso, adagio, allegro con slancio capace di far toccare con mano la passione celestiale del violino.

Giovanni Allevi muove la sua bacchetta e il numeroso pubblico si zittisce, si autocensura per farsi cullare dalle dolci e soavi melodie; complessi virtuosismi per gli esecutori armoniosi motivi per gli ascoltatori persi, sin dalla prima nota, in un mondo in cui la musica diventa materia viva. Melodie che fanno sognare quelle di Allevi, melodie che ti fanno percepire la sua anima, la sua passione, la sua devozione per la musica da sempre sua compagna di vita. Al suo cospetto violini, violoncelli, contrabbassi, arpe, flauti traversi; davanti a lui il nulla, nessun leggio, nessun pentagramma perché la musica è in lui, è nella sua testa, è tra i suoi riccioli ribelli.

Il sipario si chiude per una breve pausa e alla sua riapertura ecco comparire sul palco un pianoforte a coda Bosendorfer; è il momento dell’Allevi dalle mani virtuose e il pubblico risponde con acclamazioni, boati, consensi prima di richiudersi in un “religioso” silenzio. La seconda parte del concerto inizia con tre brani di “pianoforte solo”, “Panic”, “DownTown” e “Back to life” che designa l’esigenza primordiale ed inarrestabile di ritornare a vivere; il connubio orchestra-piano non si fa attendere, si colgono le prime note di “Sunrise” e poi quelle del brano “Mandela” creato sulla poliritmia africana fino ad approdare agli ultimi due brani “Symphony of life” ed “Heart of Snow”.

Allevi suona e cambia volto, il suo sorriso impacciato sparisce, i suoi occhi si socchiudono per assaporare meglio le melodie e le sue mani si muovono velocemente, senza pause, senza tentennamenti; Allevi suona e diventa sicuro di sé, cambia aspetto trasformandosi in tutto ciò che non è in assenza della musica. Il piano è come una dolce creatura per Giovanni Allevi, è un’irresistibile donna con cui fare l’amore con passione, sensualità e desiderio; il compositore/musicista muove delicatamente le mani sugli 88 tasti del pianoforte, li accarezza, li sfiora e sono brividi, fremiti; lui vola mentre il pubblico lo guarda commosso e lo segue nel suo viaggio.

Allevi termina il suo concerto, le luci si accendono ed è solo in questo momento che si rende conto di quanto il teatro sia colmo di gente che lo applaude, tutti lo salutano ma nessuno ha voglia di andare via; ci si adopera dunque per un bis e poi per un altro ancora. Sull’ultima nota suonata del brano “Aria” il pubblico si alza in piedi, lo acclama, lo ringrazia sperando di poter ridiventare sognante spettatore di un nuovo viaggio nella musica.

Annabella Muraca