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Il Carnevale Telesaudadista dedicato a Carlo Goldoni

COSENZA – Un Martedì grasso nello stile della migliore televisione in bianco e nero e nel segno di Carlo Goldoni è l’appuntamento pensato da Ugo G. Caruso e promosso dal Movimento Telesaudadista per martedì 28 febbraio alle ore 21 a Rende (Cosenza) dove nei locali della Sala “Tommaso Sorrentino” (Via G. Brodolini, 19) verrà proposta “Una delle ultime sere di Carnovale”, una delle più celebri trasposizioni del grande commediografo veneziano per la regia teatrale e poi televisiva di Luigi Squarzina, trasmessa nel 1970. La pièce, scritta da Goldoni, a cinquant’anni, nell’imminenza del suo trasferimento a Parigi dove era stato chiamato presso il Théâtre de la comédie italienne, fu rappresentata a Venezia con grande successo nel Teatro di San Luca, proprio il martedì grasso del 1862, a chiusura di una stagione creativa fervidissima che comprendeva “Le baruffe chiozzotte” e “I rusteghi”.
Di sapore autobiografico, il testo mescola sapientemente umori allegri e malinconici poichè racconta dell’ultima sera dei festeggiamenti carnascialeschi ma anche del congedo di Anzoletto, disegnatore di tessuti in partenza per la Moscovia. Il riferimento è per l’appunto all’addio a lungo rinviato alla sua amata Venezia da un Goldoni amareggiato per le incomprensioni di cui sentiva fatta oggetto la propria opera in patria. Il tutto si svolge nel corso di una serata che vede riunite in casa del fabbricante di tessuti, Sior Zamaria, dodici personaggi: tre coppie di coniugi insieme ad altre tre coppie ancora da farsi e a tre valletti, in ossequio al modulo ternario caro all’autore. Tra un’irresistibile partita a meneghella, i bonari intrighi per favorire certi matrimoni, il pranzo e il ballo finale, la commedia corale diventa un’allegoria della vicenda biografica di Goldoni e un affresco della borghesia italiana che ricorda per via delle tante affinità certi soggetti della coeva pittura fiamminga.  La messa in scena di Squarzina, come detto, fu realizzara dal Teatro Stabile di Genova diretto dal regista insieme ad Ivo Chiesa e mandata in onda dalla Rai il 13 gennaio del 1970, accolta da un alto indice d’ascolto e soprattutto di gradimento.
La regia di Squarzina infatti è finissima e originale mentre il cast, come di regola all’epoca, solo a menzionare il nome degli interpreti, evoca un’atmosfera da grande teatro: Giancarlo Zanetti, Lucilla Morlacchi, Camillo Milli, Lina Volonghi, Grazia Maria Spina, Eros Pagni, Esmeralda Ruspoli, Omero Antonutti,  Sebastiano Tringali, Elsa Vazzoler, Toni Barpi, Wanda Benedetti, Luciano Razzini, Gianni Fenzi e Renzo Martini

Il Movimento Telesaudadista celebra la Giornata della Memoria con “Incidente a Vichy”

COSENZA – Anche il Movimento Telesaudadista celebrerà quest’anno la Giornata della Memoria. Sentitamente e a modo suo, ovvero attingendo al pregiato e copioso patrimonio televisivo classico in cui argomenti come l’Olocausto e l’antisemitismo sono stati più volte trattati. Per venerdì 27 gennaio alle ore 21 è infatti in programma un incontro curato dal suo fondatore, Ugo G. Caruso, in cui sarà riproposto il poco noto “Incidente a Vichy” di Athur Miller nella versione televisiva realizzata da Marco Leto su traduzione di Bruno Fonsi e trasmessa dalla Rai il 25 marzo del 1969. Straordinario il cast, tutto maschile: Renato De Carmine, Franco Graziosi, Paolo Graziosi, Mario Piave, Pietro Biondi, Vittorio Mezzogiorno, Lucio Rama, Pier Luigi Zollo, Gian Domenico Caruso, Franco Mezzera, Edoardo Florio. Si tratta di un kammerspiel dall’atmosfera tesa e minacciosa in cui il celebre drammaturgo americano di origine semita, dispone i suoi personaggi, un campionario di spauriti ebrei o presunti tali, convocati in un ufficio della polizia francese per una verifica sulle loro origni durante il governo collaborazionista di Petain. Durante l’attesa questi si confrontano, anche duramente, sulla loro condizione, i loro orientamenti, le loro paure, i loro destini, sino all’imprevedibile finale. Scritto da Miller nel 1964, “Incidente a Vichy” è un testo potente sull’olocausto ed una riflessione originale sul tema tante volte dibattuto in sede storica dell’arrendevolezza degli ebrei di fronte al progetto nazista di genocidio.