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Interrogatorio di garanzia per il presunto terrorista di Luzzi

Hamil MehdiCOSENZA – Tutto il materiale sequestrato ad Hamil Mehdi, il marocchino di 25 anni arrestato lunedì, a Luzzi, dalla polizia di Stato, perché accusato di auto-addestramento ai fini di terrorismo internazionale, è al vaglio degli inquirenti e di un perito informatico . Il giovane è detenuto in isolamento nel carcere di Cosenza. La Procura ha affidato l’incarico peritale a un consulente informatico che sta analizzando tutti i file video, audio e i testi che il giovane scaricava quasi ogni sera da internet e che sarebbero riferibili all’Isis. Mercoledì 27 gennaio alle 15, nel carcere di Cosenza, si terrà l’interrogatorio di garanzia per Hamil Medhi che risponderà alle domande degli inquirenti alla presenza del suo avvocato Francesco Porto. L’ipotesi è che il marocchino avesse intenzione di raggiungere la Siria per unirsi al fronte terroristico. Nel corso delle indagini gli investigatori avrebbe accertato che il venticinquenne si sarebbe auto-addestrato per il combattimento ed avrebbe avuto contatti telefonici con esponenti dell’organizzazione terroristica dello Stato islamico.

Stupore a Luzzi per l’arresto di Hamil. La sua famiglia è perfettamente integrata nella comunità locale

Hamil MehdiLUZZI (CS) – Hamil Mehdi e la sua famiglia erano perfettamente integrati nel tessuto sociale della comunità di Luzzi. Il padre del giovane arrestato questa mattina con l’accusa di autoaddestramento  a fini di terrorismo internazionale, avevano raggiunto nel 1991 il piccolo centro della provincia di Cosenza. Successivamente si erano trasferiti anche i figli, tra cui Hamil. Persone semplici, normali, descritti come lavoratori e come persone conosciute e stimate. Nel complesso a Luzzi insiste una comunità composta da una trentina di persone. Hamil aiutava il padre che aveva ottenuto dall’amministrazione comunale il rilascio di una licenza per la vendita ambulante di tappeti. E’ il maggiore di quattro figli. “Al più piccolo – dice il vicesindaco di Luzzi, Ivan Ferraro – abbiamo dato la possibilità di frequentare la scuola calcio gratuitamente. In paese non ha mai dato problemi – sottolinea l’amministratore – Ma quello che mi dispiacerebbe moltissimo è che adesso si possa diffondere allarmismo, paura e razzismo. Non sarebbe giusto puntare il dito contro un’intera comunità di marocchini che vive qui da tanto tempo. In paese c’è chi ha notato come Hamil Mehdi, da alcuni mesi, si fosse isolato dai suoi connazionali e dal resto della comunità per seguire in maniera molto rigida i dettami del Corano. “Ultimamente, ed in particolare negli ultimi mesi – hanno raccontato alcuni conoscenti – lo vedevamo da solo e spesso nervoso. Ma in paese non avevamo avuto nessuna notizia di quanto era accaduto in Turchia”. Anche il sindaco di Luzzi, Manfredo Tedesco, non ha nascosto il proprio stupore: “Siamo sorpresi – ha detto – perché il giovane e la sua famiglia sono perfettamente inseriti nella nostra comunità. Non ci saremmo mai aspettati una cosa del genere. Al momento non possiamo che attendere l’esito degli accertamenti. Siamo a disposizione delle autorità per fornire ogni tipo di informazione utile a fare chiarezza”.

Terrorismo, arresto di Hamil Mehdi a Luzzi. Il riepilogo della giornata e le reazioni della politica

Conferenza stampa arresto hamil MahdiCOSENZA – Aveva in programma di trasferirsi in Belgio Hamil Mehdi, 25 anni, il cittadino di nazionalità marocchina, da dieci anni trapiantato a Luzzi, nel cosentino, e tratto in arresto dal personale della Digos di Cosenza, coordinato dal servizio centrale antiterrorismo, diretto da Claudio Galzerano e dal questore di Cosenza Luigi Liguori. I particolari dell’operazione sono stati resi noti nel corso di una conferenza stampa cui ha partecipato anche Giovanni Bombardieri, magistrato della Dda di Catanzaro, che ha coordinato le indagini. Su Hamil Medhi le forze dell’ordine hanno cominciato ad interessarsi dal luglio dello scorso anno, quando il giovane è stato respinto alla frontiera di Istanbul per motivi di sicurezza. Le autorità turche lo hanno rispedito in Italia poiché non aveva bagagli con sé, non aveva il biglietto di ritorno ed era sospettato di voler raggiungere, attraverso la Turchia, i territori islamici per unirsi ai guerriglieri dell’Isis. Al suo rientro il marocchino era stato fermato all’aeroporto di Fiumicino, dove i poliziotti gli avevano trovato uno zainetto con all’interno un paio di pantaloni militari, una pubblicazione dei Fratelli Musulmani sui comportamenti che deve tenere un buon musulmano secondo il Corano, due telefoni cellulari e 800 euro. Neanche ai familiari Mehdi aveva svelato le sue intenzioni. Quando gli agenti della Digos si presentarono a casa sua a Luzzi, a luglio, i familiari dissero che il giovane sarebbe rientrato quella stessa sera. Sulla vicenda dell’espulsione il giovane si difende sostenendo che era andato in Turchia “solamente per pregare”. Ai poliziotti che stamani lo hanno arrestato, il giovane ha ribadito che gli avevano à’ contestato di appartenere all’Isis, ma di avere spiegato che non era vero. Per oltre sei mesi la Digos di Cosenza, sotto le direttive della Dda di Catanzaro, ha monitorato il marocchino, nell’ambito di un’indagine di prevenzione che ha consentito di accertare che Hamil Mehdi aveva un12633298_934550579962159_309948123_o accanito interesse per immagini, filmati e altri contenuti propagandistici riferiti all’organizzazione terroristica dello Stato Islamico, linkati quotidianamente tramite diversi siti telematici d’area, i cui contenuti rimandano a forme di addestramento e combattimento tra soggetti incappucciati, tutti contrassegnati dall’inconfondibile “brand” dello Stato Islamico. Notato nel giovane anche l’estremo rigore nel seguire i dettami del Corano, oltre agli accorgimenti che il cittadino marocchino teneva durante la navigazione in internet per evitare di ricevere virus e di essere intercettati. Inoltre, le indagini hanno appurato che Hamil Mehdi aveva contatti indiretti con utenze di soggetti che sono stati accertati essere responsabili di attività a’ riconducibili al terrorismo internazionale, tra cui anche una a cui faceva capo anche Ayoub El Khazzani, l’attentatore del treno Parigi-Amsterdam. I numerosi elementi raccolti, hanno costituito una solida base per applicare la recente normativa di contrasto al terrorismo internazionale con particolare riferimento alla fenomenologia dei cosiddetti foreign fighters, ovvero persone che si autoaddestrano con la finalità di unirsi alla battaglia condotta dall’Isis. Per questo la Procura Distrettuale Antimafia di Catanzaro ha proposto al competente Gip l’adozione della misura di custodia cautelare che ha portato all’arresto di questa mattina. All’arresto si è giunti anche per evitare che il giovane riuscisse a fuggire, considerato che dopo l’espulsione in Turchia aveva manifestato l’intenzione di volersi trasferire in Belgio, viaggio poi rinviato per motivi di famiglia. Questo ulteriore elemento ha spinto il coordinatore della Dda di Catanzaro, Giovanni Bombardieri, ed il sostituto procuratore Paolo Petrolo a chiedere l’emissione dell’ordinanza di custodia cautelare in carcere. L’arresto di Hamil Mehdi è ritenuto dal Ministro dell’Interno, Angelino Alfano, un “caso importante” perche’ rileva come “internet sia utilizzata da Isis per reclutare manovalanza di morte e avviare processi di autoradicalizzazione”.

 

LE REAZIONI:

Matteo Renzi (Presidente del Consiglio) – Il potenziale terrorista arrestato a Cosenza questa mattina non è il primo e non sarà l’ultimo. Perché il lavoro delle nostro Forze dell’Ordine è straordinario. Quelli che dicono alziamo i muri e chiudiamo le frontiere non si rendono conto che molti sono già in Europa

Filippo Bubbico (Viceministro dell’Interno) – Il decreto anti terrorismo ha messo a disposizione del Paese strumenti molto importanti che funzionano. Questa operazione è stata resa possibile esattamente in ragione dei contenuti di quel provvedimento che ha garantito alle forze di polizia e alla nostra intelligence di poter analizzare, controllare e valutare meglio i fattori di rischio.

Antonio Gentile (Senatore Area Popolare) – L’operazione condotta oggi dalle Forze dell’Ordine a Cosenza e che ha portato all’arresto di un marocchino per terrorismo dimostra il livello altissimo di attenzione in Italia e l’efficienza del nostro sistema sicurezza. Tutto ció conferma l’ottimo operato del governo ed in particolare del ministro Alfano, la cui fermezza e decisione ha consentito il varo di norme, da ultimo proprio il decreto antiterrismo, che hanno rafforzato le difese del nostro territorio fornendo allo stesso tempo strumenti efficaci per il contrasto e la lotta al terrorismo internazionale. Sono azioni brillanti come queste che danno la misura del buon operato del governo, facendo giustizia delle demagogiche e populistiche dichiarazioni di chi invece sa soltanto fomentare le paure degli italiani. E’ anche questo il senso dello stare al governo e di essere una forza responsabile di governo come Area popolare

Rosa Calipari (vice presidente della commissione Difesa e componente del Copasir) – Complimenti alla Digos di Cosenza e allo Sco, il Servizio centrale antiterrorismo, per l’operazione che ha portato ad individuare un giovane pronto a trasformarsi in un foreign fighters. L’arresto di questa mattina dimostra che le norme esistenti, insieme a quelle di recente approvazioni con il decreto antiterrorismo, la preparazione e la professionalità delle nostre forze di sicurezza nel loro complesso sono efficaci. Possiamo senz’altro affermare che il nostro Paese oggi è all’avanguardia nel contrasto al terrorismo internazionale, un mostro particolarmente feroce e con molte teste, contro il quale la tecnologia può molto ma solo insieme al dispiego intelligente e generoso delle risorse umane.

Roberto Occhiuto (deputato Forza Italia) – Oggi è il giorno dei complimenti alle forze dell’ordine per la brillante operazione che hanno messo a segno. Ma non solo. Oggi deve essere anche il giorno in cui ci chiediamo quanto siano sicure le nostre città e cosa stia facendo il governo per garantire la sicurezza di tutti noi. Il governo non può fare finta di nulla, limitandosi a festeggiare l’evento, facendosi forza del successo della polizia. L’Italia, purtroppo, è un paese ad alto rischio di infiltrazioni terroristiche, anche per colpa delle politiche messe in campo da Renzi e Alfano, che stanno dimostrando di non essere assolutamente in grado di gestire queste emergenze. Mehdi sembrava perfettamente integrato, mentre questo parlava con terroristi e aspirava ad allacciarsi le cinture per l’ascesa al suo paradiso: attenzione, perché questa non è una rara eccezione, ma la regola di questi terroristi.

Ernesto Magorno (Deputato Partito Democratico) – Le forze di polizia calabresi hanno compiuto un’importante operazione antiterrorismo. A loro un grazie, il terrore non vincerà mai.

Operazione antiterrorismo a Luzzi. Arrestato presunto foreign fighter marocchino

questura-csCOSENZA – E’ scattato alle prime luci dell’alba il blitz antiterrorismo condotto dagli uomini della Digos di Cosenza che hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di un presunto foreign fighter marocchino. L’operazione è stata coordinata dal Servizio centrale Antiterrorismo. In manette è finito un giovane di 25 anni, Hamil Mehdi, Commerciante ambulante residente a Luzzi, in provincia di Cosenza: gli uomini della Polizia, che indagavano su di lui dal luglio scorso, lo hanno bloccato nella sua abitazione. Il marocchino è indagato per i reati previsti dalla nuova legge antiterrorismo in vigore da aprile 2015 ed in particolare gli viene contestato l’articolo 270 quinques del codice penale che disciplina il reato di addestramento ad attività con finalità di terrorismo anche internazionale. Secondo quanto si è appreso era pronto per raggiungere gli scenari di guerra e per combattere nelle file dell’Isis. Era arrivato in Turchia lo scorso 10 luglio, dove è stato fermato dalle autorità per un controllo. Al termine degli accertamenti, le autorità turche, d’intesa con gli uomini dell’Antiterrorismo italiano, lo hanno respinto per motivi di “sicurezza pubblica” e lo hanno fatto rientrare in Italia. “Sono andato in Turchia solamente per pregare” ha detto il marocchino ai poliziotti nel momento dell’arresto. “Mi avevano già contestato di appartenere all’Isis ma io ho sempre negato. Ed anche ora ribadisco che non appartengo all’Isis. Sono andato in Turchia solamente per pregare”. I dettagli dell’operazione saranno resi noti nel corso di una conferenza stampa in programma alle 11 in questura a Cosenza alla presenza del questore Luigi Liguori e del coordinatore della Dda di Catanzaro Giovanni Bombardieri.

Terrorismo, protezione civile simula attacco in Calabria

CATANZARO – Ieri pomeriggio, nella Sala Operativa della Protezione Civile della Prefettura di Catanzaro, è stata effettuata un’esercitazione di difesa civile, senza schieramento reale di forze in campo, denominata “Altavilla 2015”, organizzata dal Ministero dell’Interno – Direzione Centrale della Difesa Civile.

ph: Ansa Calabria
ph: Ansa Calabria

L’esercitazione, coordinata dal Prefetto di Catanzaro Luisa Latella, era volta a simulare un attentato di natura terroristica con un incendio nel piazzale antistante il parcheggio dell’aeroporto di Lamezia Terme.

A Rossano reazioni alla strage di Parigi

I drammatici attentati di Parigi del 13 novembre hanno certamente avuto un effetto dirompente nella vita di tutti. Quattro dei ventuno terroristi islamici detenuti nel carcere di Rossano hanno esultato alla notizia degli attentati di Parigi, gridando “Viva la Francia libera”. Verranno per questo rafforzate le misure di sicurezza del carcere per scongiurare eventuali attacchi esterni, attraverso un rafforzamento del sistema di video sorveglianza ed un pattugliamento costante del perimetro della struttura. La notizia riguarda i terroristi di Al Qaeda detenuti nella sezione speciale denominata “Alta sicurezza 2”. “L’espresso” aveva definito a marzo di quest’anno la struttura detentiva come la “Guantanamo” italiana, oggetto di varie interrogazioni parlamentari a causa delle pessime condizioni igienico-sanitarie in cui vivono i reclusi. Qualche mese fa, nove dei terroristi avevano incontrato la deputata del Pd Vincenza Bruno Bossio e le avevano confermato che veniva quanto meno rispettato il loro diritto alla preghiera.Carcere-di-Rossano

Nelle stesse ore all’Università della Calabria numerosi studenti musulmani si sono ritrovati sul ponte Bucci per una manifestazione spontanea di cordoglio per le vittime francesi, che si è tradotta in una “marcia silenziosa”, proprio per mostrare la differenza fra Islam e terrorismo. Non solo, nella nostra regione il pregevole lavoro dell’amministrazione comunale di Riace ha mostrato come si possa convivere con gli immigrati, spesso di fedi diverse, pacificamente.

Eppure, non suscita particolare sorpresa che dei condannati per terrorismo internazionale, reato gravissimo, possano avere espresso anche in modo plateale, la loro soddisfazione per gli attentati di Parigi. Nel caso di Rossano i soggetti coinvolti sono stati tutti condannati per terrorismo, quindi è evidente che anche se il regime carcerario al quale sono sottoposti è maggiormente restrittivo, non è stato avviato un percorso di reinserimento e i quattro detenuti che inneggiano alla jihad non hanno cambiato opinione, né hanno colto la gravità delle loro affermazioni. Tra l’altro la stampa nel dare la notizia ha spesso confuso i termini jihadisti e musulmani che non sono la stessa cosa, anzi.

Gli attentati di Parigi hanno provocato una reazione anche nella nostra regione e sono il frutto della deviazione di una sparuta minoranza sunnita che sta provocando vittime in primo luogo nei territori degli stati mediorientali e africani. In Iraq, i reduci del regime di Saddam Houssein si sono autoproclamati Stato Islamico e stanno agendo per far crollare i cosiddetti broken state, letteralmente “stati rotti”, come la Libia che di fatto non esiste più, la Siria, dove da 4 anni è in corso una guerra civile e l’Iraq, dove di fatto è nato l’Isis in opposizione al governo di Bagdad instaurato dopo la fine della guerra dagli Usa e dai loro alleati.

ppph: Domenico tulino
ppph: Domenico tulino

I combattenti dello Stato Islamico sarebbero 70.000 (secondo i dati forniti da lettera43.it aggiornati al febbraio di quest’anno che cita come fonte un rapporto dell’Onu), fra i quali ci sono circa 16mila jihadisti stranieri, provenienti da 80 paesi. Di questi, una cinquantina sono italiani. Isis coinvolge solo lo 0,0046% dei musulmani nel mondo, però certamente potrebbe diffondersi se non si affronta il problema politico che riguarda il Medioriente.

La lotta a Isis sul terreno è condotta dai Curdi, popolo disseminato fra vari stati, dagli sciiti che sono il 35% della popolazione irachena e dai Siriani, sia l’esercito fedele a Hassad che i ribelli fra i quali c’è una guerra civile in corso. In questi paesi, e in quelli limitrofi, il prezzo in termini di vite umane a causa degli attacchi terroristici e della guerra è altissimo. L’Isis «ha risorse finanziarie, vende il petrolio a somme inferiori, poi si aggiungono i rapimenti, il traffico di droga e, nel caso libico, la tratta delle persone», questo quanto ha affermato Romano Prodi in una sua recente intervista. In questo momento Isis controlla un territorio popolato da 6 milioni di persone ed ha a disposizione l’oro nero dei pozzi petroliferi, vale a dire un bilancio annuale superiore al mezzo miliardo di dollari.

Gli attacchi al Museo Ebraico di Bruxelles del maggio 2014 (4 morti) e quello alla redazione del periodico satirico Charlie Hebdo (17 vittime), oltre a quello sventato dai passeggeri del treno Amsterdam-Parigi ad agosto, hanno confermato la minaccia costituita dai militanti dell’Isis europei rientrati nei paesi di origine dopo essere stati addestrati in Iraq e Siria. Le stragi del 13 novembre mostrano che l’obiettivo dello Stato Islamico è quello di portare la guerra nel cuore dell’Europa. Colpiti tre luoghi simbolo della gioia di vivere dei francesi: un teatro, alcuni ristoranti e bar, lo Stade de France che questa estate incoronerà i futuri campioni d’Europa. Questo attentato ha reso chiunque un bersaglio: anche una giovane dottoranda alla Sorbona impegnata nel sociale, come la nostra connazionale Valeria Solerin.

Il presidente francese Hollande ha dichiarato che la Francia colpirà duramente i terroristi. I raid su Raqqa, capitale dello Stato Islamico, sono iniziati già domenica notte. Riusciranno ad evitare i civili, già sotto il giogo dell’Isis, o la soluzione sarà peggiore del male che già li ha duramente colpiti? Il problema è che questo tipo di reazioni spesso non risolve il problema, ma peggiora la situazione, come accaduto dopo la sciagurata iniziativa presa dai francesi contro la Libia di Gheddafi. “Occorre una grande strategia politica” ha dichiarato ieri Matteo Renzi. Stamattina, tuttavia, senza ulteriori discussioni, è stato accordato l’appoggio militare alla Francia da parte dell’Unione Europea. Questa decisione coinvolgerà tutti gli italiani, anche i calabresi, perché si tratta di una guerra e sarà necessaria una grande presa di coscienza di tutti noi per capire se sia opportuno partecipare alla missione militare.

Papa Francesco all’Angelus di domenica scorsa ha detto che “utilizzare il nome di Dio per giustificare la violenza è una bestemmia”. Chiunque lo faccia. Antoine Leiris,francese, che ha perso sua moglie nella strage del Bataclan venerdì scorso ha scritto una bellissima lettera in cui dice“non vi farò il regalo di odiarvi, sarebbe come cedere alla stessa ignoranza che ha fatto di voi quello che siete”.

Roberta Parisi

Calabrese vuole combattere nelle frange terroristiche dell’Islam

REGGIO CALABRIA – È un trentacinquenne nato a Reggio Calabria e cresciuto a Bologna, di lui si conosce solo il nome e l’iniziale del cognome: Giampiero F. Il suo “sogno”: entrare a combattere nelle file dello Stato islamico. Nessuna notizia in più è stata data sull’identità dell’uomo.  Tuttavia, già il 18 gennaio scorso, il ministro dell’Interno, Angelino Alfano, aveva fatto sapere che un italiano, identificato come Giampiero F., era in carcere in Iraq per terrorismo internazionale. Secondo quanto si apprende, è a Bologna che Giampiero si converte all’Islam, si avvicina a circoli integralisti contigui al terrorismo e crea una rete di contatti. Dopo un periodo in Spagna (viene segnalato a Granada), transita dal buco nero della Turchia per provare ad arrivare nei territori del Califfato. Alcune comunicazioni via whatsapp con altri convertiti italiani sembrano inequivocabili: «È iniziata la mia lotta contro l’Occidente predone». «Islam libertà per i popoli oppressi». «Lottiamo fino alla fine per liberare le terre schiacciate dalla violenza occidentale». I suoi familiari, citati recentemente da organi di stampa, erano rimasti sorpresi dalle scelte fatte dal loro congiunto, dicendosi convinti che fosse stato sottoposto ad un lavaggio del cervello.

«Una storia strana», l’ha definita il presidente della regione autonoma irachena, Massud Barzani, in un’intervista al quotidiano panarabo al Hayat, sottolineando che l’uomo è arrivato con un visto regolare dalla Turchia dichiarando apertamente alle guardie di frontiera di voler diventare un jihadista.

Il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni si è limitato a confermare oggi che un connazionale è stato «arrestato a luglio scorso nella zona di Erbil» ed è «detenuto dal dipartimento antiterrorismo della regione autonoma curda». Da parte sua, l’ambasciatore a Baghdad, Massimo Marotti, ha detto all’ANSA che le autorità diplomatiche sono state informate in settembre dell’arresto di un italiano e che da allora «gli viene fornita assistenza consolare». Marotti ha aggiunto di non avere ancora ricevuto dalle autorità locali alcun atto in cui vengano precisate le accuse rivolte all’arrestato.

La Calabria era già stata al centro degli allarmi antiterroristici a causa della presenza della moschea di Sellia Marina, segnalata tra le sedi più a rischio infiltrazione. In una intervista al Quotidiano, l’imam aveva però negato ogni collegamento con frange estremiste.