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Firenze, condannato imprenditore calabrese vicino alle cosche

FIRENZE – Traffico di cocaina e legami con appartenenti alle cosche della ‘ndrina Arcoti di Reggio Calabria, queste le accuse con le quali è stato condannato un imprenditore calabrese, Nicola Callea, attivo nel settore della ristorazione a Firenze. Il sequestro e la confisca, di circa due milioni di euro, consta di tre unità immobiliari, un appartamento di pregio e due fondi commerciali nel centro storico fiorentino dove sono ubicati i due ristoranti, era già stato disposto nel 2016 dal Tribunale di Firenze su proposta del Direttore della Dia.

NON PRESENTAVA DA ANNI DICHIARAZIONI DI REDDITI

L‘uomo aveva poi presentato un ricorso contro tale decisione, respinto dalla Corte d’Appello di Firenze nel 2017. I giudici della Corte di Cassazione, dopo aver negato nuovamente il ricorso, hanno confermato la legittimità del provvedimento in cui si evidenzia che il soggetto interessato, negli anni in cui tali reati venivano commessi, scompariva sul piano fiscale e cessava di presentare dichiarazioni dei redditi spogliando inoltre l’intero nucleo familiare di tutti i beni ad esso riconducibili. La Dia di Firenze ha quindi eseguito una sentenza definitiva di sequestro e confisca di un appartamento di pregio e due fondi commerciali nel centro storico Fiorentino a carico dell’imprenditore.

Operazione Puerto Connection, confiscati beni per 1,3 milioni di euro

REGGIO CALABRIA – In riferimento alle indagini di polizia economico – finanziaria per l’operazione Puerto Connection, i militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Reggio Calabria hanno dato esecuzione a un decreto di confisca emesso dalla Sezione Misure di Prevenzione del locale Tribunale, di beni immobili, autovetture e disponibilità finanziarie per oltre 1,3 milioni di euro nei confronti di Femia Antonio, classe ‘81, già indagato nell’ambito dell’operazione “Puerto Liberado” volta al contrasto del traffico internazionale di sostanze stupefacenti, ed arrestato in data 20.01.2015 dopo una latitanza di oltre sei mesi.
Femia, affiliato prima come “picciotto”, poi “sgarrista” e infine “camorrista” alla cosca di ‘ndrangheta Ursino, egemone nel territorio del comune di Gioiosa  Ionica, emergeva come uno dei promotori di una associazione per delinquere –capeggiata dai fratelli Giuseppe e Alfonso Brandimarte, articolata su più livelli comprensivi di squadre di portuali infedeli, dotata di elevatissime disponibilità finanziarie e dedita al traffico internazionale di sostanze stupefacenti – per conto della quale curava la raccolta del denaro necessario all’importazione di ingenti partite di cocaina.

I preziosi proventi del traffico di cocaina

Emblematico, a tal riguardo, il sequestro di oltre 128.000 euro in contanti, rinvenuti nel giugno 2015 in occasione del fermo di polizia giudiziaria del padre del Femia stesso, occultati nel vano motore dell’autovettura su cui viaggiava. Detta somma, come veniva successivamente accertato, rappresentava il “corrispettivo” per un’importazione di cocaina proveniente dalla Colombia e recuperata presso lo scalo portuale di Vado Ligure.
Secondo quanto ricostruito infatti, lo stesso Femia, mediante continui viaggi in SudAmerica, era in grado di interfacciarsi con una serie di sodali e fornitori di  cocaina in America latina al fine di pianificare e di fatto realizzare una serie di importazioni di sostanze stupefacenti, con origine dai porti panamensi di Cristobal e Balboa e con destinazione il porto di Gioia Tauro.

L’attività delle indagini si sono concluse con l’individuazione di una villa con finiture di pregio, un appartamento, tre terreni, un’impresa, due autovetture, cinque rapporti finanziari – oltre ai menzionati €. 128.000 in contantiper un valore complessivo di euro 1.348.567,98. Al riguardo, la Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Reggio Calabria ha disposto dapprima il sequestro delle menzionate disponibilità economiche, qualificate qualiprovento del traffico internazionale di stupefacenti e, con l’odierno provvedimento, la loro confisca.
Salgono così a euro 5.681.258,98 i valori dei beni mobili, immobili e finanziari complessivamente confiscati nell’ambito della richiamata operazione “Puerto Connection” ai diversi membri della predetta associazione. (Foto di repertorio)