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[#SerieTv] Tredici, la recensione

Tredici episodi, 7 audiocassette, tredici i lati incisi e tredici le ragioni che hanno spinto Hannah Baker, liceale diciassettenne, al suicidio. Questi sono i numeri della serie tv del momento targata Netflix: “Thirteen reasons why”, in italiano solo Tredici.

Scottanti e delicati i temi trattati: suicidio, bullismo e violenza sessuale; numerose le critiche e le polemiche sollevate dal teen drama tratto dall’omonimo romanzo di Jay Asher, che sta riscuotendo enorme successo, non solo tra gli adolescenti, target al quale è indirizzato, ma anche tra gli adulti.

LA TRAMA

tredici serie tv

Clay Jensen, compagno di scuola di Hannah, si vede recapitare una scatola contenente sette audiocassette numerate con dello smalto blu oltre ad una mappa della città. Ascoltandone il contenuto si rende conto che sono state registrate dalla ragazza, suicidatasi due settimane prima. In ognuno dei lati di queste cassette, la ragazza ripercorre la storia della sua vita e le motivazioni che l’hanno spinta a decidere che sarebbe stato meglio farla finita. Le persone che ascolteranno questi nastri saranno le stesse coinvolte in vicende decisive per la scelta dell’adolescente.  

IL COMMENTO

Il difficile ruolo dei genitori e degli insegnanti e la scelta lucida, all’apparenza quasi fredda e spietata, di Hannah sollevano numerose polemiche. Poche le scene crude, anche se particolarmente di impatto, tante invece quelle che invitano alla riflessione.  Episodio dopo episodio si viene catapultati sempre di più nella realtà di questi ragazzi, in cui “l’effetto farfalla” la fa da padrone e dove una parola detta o non detta può fare la differenza. A farci entrare nell’ottica di Hannah, quasi da vivere con lei quei momenti, ci pensa la sua voce fuori campo (nella realtà quella della protagonista Katherine Langford), che ci accompagna in questa sorta di viaggio emozionale.

IL CAST

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Dylan Minnette ha reso alla perfezione l’idea del personaggio Clay, un nerd impacciato dall’indole buona. Necessaria quanto ambigua la presenza di Tony Padilla, uno dei personaggi cruciali, accompagnato dalla sua fedele Mustang rossa e da un alone di fascino e mistero, interpretato egregiamente da Christian Navarro. Prova superata anche per Katherine Langford, che riesce a districarsi in un personaggio dalla spiccata sensibilità e da una fragilità estrema. Fondamentale ognuno dei componenti del cast, come i già noti Kate Walsh, nei panni di Olivia Baker, e Derek Luke, in quelli di Kevin Potter.

COMPARTO TECNICO

Serie televisiva che non si distingue particolarmente in quanto a regia, priva di movimenti di camera particolari, che si limita unicamente a narrare la vicenda. Perfetti invece i continui e fondamentali flashback utili a definire la storia di Hannah. Particolarmente discussa la scelta del regista di mostrare alcune scene, che sembrano urtare un po’ troppo la sensibilità di alcuni. Per quanto riguarda la fotografia, toni caldi e colori luminosi per i flashback e più cupi per le scene ambientate nel presente, quasi a farci gravare ancora di più la perdita della giovane, in un limbo chiaro costituito dai ricordi. Nulli invece gli effetti speciali.

Azzeccatissima la colonna sonora, che annovera tra gli artisti Lord Hurn, The Call, The Japanese House, Ultravox, Joy Divion e The Cure, tutti nel momento giusto al posto giusto.

IN CONCLUSIONE

Una serie tv sconsigliatissima per chi sta cercando qualcosa di leggero e frivolo, che non tocchi tematiche importanti. Assolutamente da vedere per chi invece vuole riflettere o comprendere le dinamiche che toccano da vicino l’universo giovanile e non solo.

Elisabetta Berardi

https://youtu.be/kHUe5oBvfHI