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[#Cinema] X-Men: Apocalisse – Recensione

Il 18 Maggio è sbarcato in Italia il nuovo film sugli X-Men, diretto dal solito Bryan Singer (I Soliti Sospetti) già regista di altre tre pellicole dedicate ai mutanti di casa Marvel, ovvero X-Men (2000), X-Men 2 (2003) e X-Men: Giorni di un futuro passato (2014).

La versione cinematografica degli X-Men ha sempre riscosso un notevole successo, sia sul piano del puro intrattenimento, sia per le profonde tematiche che tratta, che li rendono dei cinefumetti “atipici” rispetto agli altri.

X-Men: Apocalisse fa parte di una nuova trilogia incentrata sulle versioni “giovani” dei protagonisti dei primi due film diretti da Singer e di X-Men: Conflitto Finale, diretto da Brett Ratner.

La trama del film è la seguente: Un mutante antichissimo e potentissimo, noto come En Sabah Nur (Oscar Isaac), viene risvegliato dal suo sonno millenario. Dopo aver reclutato quattro dei mutanti più potenti della Terra si prepara a distruggere il mondo, per poi ricrearlo a propria immagine, convinto che l’umanità si sia smarrita durante la sua assenza. I mutanti guidati da Charles Xavier (James McAvoy) dovranno impedirglielo.

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Se dovessi dare un giudizio generale su X-Men: Apocalisse lo definirei un film “bello, ma con seri problemi alle spalle”. Questo film segna un cambio di rotta abbastanza netto rispetto agli altri film della saga, sia nei confronti della prima trilogia che degli altri due film appartenenti a questa seconda trilogia. Gli altri film sugli X-Men hanno sempre avuto dalla loro una certa profondità nella narrazione, toccando argomenti come razzismo e xenofobia. Questa “paura del diverso” è sempre stato “quel qualcosa in più” che ha reso i film sui mutanti dei piccoli gioiellini rispetto alla quantità gigantesca di cinecomics che ogni anno escono nelle sale. Purtroppo questa tematica viene solamente sfiorata in questo X-Men: Apocalisse, rendendolo un film che si regge quasi totalmente sul puro gusto estetico, e soprattutto lo rendono un film che vuole fare troppo in sole 2 ore e mezza, sacrificando la qualità per la quantità. Questo naturalmente potrebbe essere considerato come un parere soggettivo, del resto chi legge potrebbe pensare “ma dopo così tanti film è anche giusto abbandonare quelle tematiche”. Il problema è che grazie a quelle tematiche si aveva la possibilità di sviscerare i caratteri dei personaggi per renderli più umani allo sguardo dello spettatore, dandogli uno spessore che in questo X-Men: Apocalisse è quasi totalmente assente. A questo si sarebbe potuto sopperire con delle sotto-trame volte ad approfondire i singoli personaggi, ma sarebbe stato impossibile da fare in un solo film di 2 ore e mezza. Purtroppo questo rende buona parte dei personaggi delle vere e proprie “macchine da combattimento” senza nessuno spessore psicologico. Persino le motivazioni di un personaggio complesso come Magneto (Michael Fassbender), motivazioni in cui lo spettatore poteva ritrovarsi nei film precedenti, qui si riducono ad un misero cliché che viene fuori alla fine di una scena assurda e quasi delirante (sia per l’evento che per come è messa in scena), che va a sommarsi ai problemi di sceneggiatura di questa pellicola.

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Nel villain ritroviamo gli stessi identici problemi di assenza di background, che lo rendono un personaggio veramente poco carismatico, cosa che in parte viene sopperita dall’ottima prova recitativa di Oscar Isaac, nonostante fosse coperto da un make-up che in alcuni frangenti lo rendevano simile ad un cattivo dei Power Rangers. Vedendo le potenzialità di questo personaggio viene da chiedersi perché non sia stato dedicato un quarto d’ora di film a farci vedere qualcosa della sua giovinezza, della scoperta dei suoi superpoteri. Questo lo avrebbe reso un personaggio nettamente più interessante. Gli stessi cavalieri a mio avviso non hanno nessuna profondità.

Oltre a questo si notano delle forzature eccessive presenti in qualche scena, alcune delle quali sono fondamentali per l’andamento della trama, quasi a voler dire “questo succede perché sì!”, ma come disse il buon Bud Spencer in “…Altrimenti ci arrabbiamo”, questa “non mi pare una risposta convincente”. Nel complesso il film sembra composto da una serie di blocchi che fluttuano nell’aria senza niente che li tenga attaccati.

C’è da meravigliarsi che la sceneggiatura sia di Simon Kinberg, lo stesso che aveva scritto Giorni di un futuro passato, un vero e proprio capolavoro del genere cinefumettistico.

Buono invece il trattamento riservato a Xavier (James McAvoy) e soprattutto a Pietro Maximoff alias Quicksilver (c’è una scena di 3 minuti con lui protagonista che da sola vale il prezzo del biglietto. Singer ha impiegato più di 3 mesi per girare quella singola scena). Il film risulta essere coinvolgente e le due ore e mezza sembrano volare, anche perché l’azione è ben dosata e non risulta essere mai eccessiva, nonostante in alcune scene vi sia un distruzione quasi totale.

La regia è ottima nella buona parte delle scene, ma scade in altre. Stessa cosa per gli effetti visivi, che sono veramente spettacolari in alcuni momenti, mentre in altri sembrano incollati rapidamente in post-produzione. Ottima la fotografia, in particolare nelle scene in cui è presente Apocalisse, dove i colori perdono saturazione, quasi a voler rappresentare il suo effetto negativo sul mondo.

Nel complesso X-Men: Apocalisse è un film che intrattiene alla grandissima, ben diretto, ma con una sceneggiatura da rivedere.

Antonio Vaccaro