Fenagifar, l’incontro con la presidentessa Pia Policicchio

Pia_PolicicchioFenagifar (Federazione Nazionale Associazioni Giovani Farmacisti) nasce nel 1989 prefiggendosi di migliorare e difendere la categoria dei farmacisti, tutelando la loro condizione socioculturale per preservare la salvaguardia della salute pubblica attraverso la continua ricerca del farmaco.  La dottoressa calabrese Pia Policicchio di Cosenza è stata eletta presidente della Federazione,  e ha rilasciato un’intervista al nostro giornale, attraverso la quale abbiamo avuto modo di conoscere più da vicino e in maniera più approfondita una donna che ricopre un ruolo importante per la sua categoria e fondamentale per far luce sul futuro dei giovani che vogliono intraprendere la professione del farmacista.

Questo importante ruolo assegnatole, che significato ha per lei? Quali sono le sue responsabilità?

La mia presidenza arriva a coronamento di una carriera in federazione cominciata quasi 15 anni fa come rappresentante della Calabria; rappresenta il raggiungimento dopo una lunga gavetta della possibilità di rappresentare i giovani colleghi  e di essere un punto di riferimento per tutte le loro problematiche.

Quali sono le sue sensazioni nel ricoprire un ruolo che fino ad ora è stato prettamente maschile?

È sicuramente una condizione differente, perché essere donna significa dover dimostrare ogni giorno le proprie capacità e di essersi meritati questo ruolo.

La sua nuova posizione, dottoressa, le impone di recarsi spesso alla sede nazionale dell’Associazione che ha luogo a Roma. Come intende equilibrare il compito di presidentessa con il suo lavoro a Cosenza?

Trovare la quadrature del cerchio è veramente difficile. Significa lavorare tutti i giorni festivi inclusi.

Dottoressa, com’è nata e che cos’è Fenagifar?

Fenagifar è stata istituita 25 anni fa. È nata dall’esigenza di dare una rappresentanza a tutti i giovani farmacisti, di costituire per loro fonte di aggregazione , aggiornamento e guida professionale

Come definirebbe il ruolo del farmacista?

Ritengo oggi il farmacista il tutore della salute del cittadino. È il primo front-office del SSN ed è il sanitario con cui la popolazione ha più contatti e relazioni.

Il farmacista, in quanto medico, ha come obiettivo principale la salute pubblica, ma fare il farmacista è pur sempre un mestiere. Cosa pensa di quelle persone che intraprendono tale professione ponendo al primo posto il loro guadagno piuttosto che la cura delle persone?

La globalizzazione e la crisi hanno portato questa visione distorta del professionista farmacista. Di necessità virtù senza mai dimenticarsi di etica e deontologia.

Lei ha dichiarato, in un articolo sul quotidianosanità.it, un forte sdegno nel rendersi conto di come la professione del farmacista sia diventata e stia diventando sempre più un terreno di scontro politico. In merito a ciò, vorrei chiederle, perché è così difficile aprire una farmacia in Italia?

La farmacia è una concessione governativa ad personam relazionata al numero di popolazione che serve. Non è consentita l’apertura al di fuori di questi parametri. Parametri che peraltro sono stati oggetto del Decreto Monti. Infatti è stato emanato un concorso straordinario che prevede così l’apertura di 2500 nuove sedi che dovrebbero essere a breve assegnate in tutto il territorio italiano.

Lei crede che da parte di molte farmacie e farmacisti venga fatto ostruzionismo? Se sì, cosa proporrebbe per combattere tale abuso?

Non è possibile per nessun professionista fare ostruzionismo su fatti che sono oggetti di legge.

Cosa consiglierebbe a tutti i giovani che tentano di intraprendere la professione di farmacista?

Ritengo che sia una professione sanitaria appagante e formativa se nel tuo ideale c’è il benessere dell’individuo e la tutela della salute. Certo è che il percorso di laurea debba essere considerato un punto di partenza e non un punto di arrivo. Per cui occorre continuare a formarsi e a specializzarsi. La cultura media del cittadino si è elevata a si aspetta sempre di avere una risposta.

L’Università della Calabria, grazie al dipartimento di Farmacia, svolge anche attività di ricerca in merito a tale disciplina. Come giudica il lavoro di ricerca farmaceutica dell’Unical? Rispetto alle altre università italiane, a che livello possiamo considerare la ricerca del farmaco da parte dell’Università della Calabria?

Purtroppo ho studiato fuori e non conosco la realtà dell’Unical.

Per concludere, qual è il suo auspicio per il futuro?

Spero sempre che il farmacista sia sempre all’altezza del suo ruolo e che non abdichi mai alla sua etica per il dio denaro.

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