Il Coordinamento Acqua Pubblica ‘Bruno Arcuri’ insiste sul rispetto del referendum popolare

COSENZA – Con il referendum del 13 giugno del 2011 la maggioranza assoluta dei calabresi, così come nel resto d’Italia, ha detto in maniera inequivocabile che l’Acqua deve uscire dal mercato e che il mercato deve uscire dall’Acqua. Nessun profitto è lecito realizzare con la “vendita” dell’acqua che è, ricordiamolo sempre, un Bene irrinunciabile per la nostra stessa vita.

Il grande esito referendario non ha avuto alcun riscontro nella nostra regione, nonostante la presenza di una società di diritto privato, la Sorical SpA, che gestisce i nostri acquedotti; in verità ci sono state solo banali frasi di circostanza che ci hanno ricordato come in Calabria l’Acqua sia ancora pubblica quando è noto a tutti che, di fatto, è la modalità di gestione a determinarne la trasparenza, appunto la pubblicità del Bene Comune.

Altre notizie, ben più gravi e preoccupanti, vengono invece fornite, in questi ultimi giorni, dalla Magistratura che disegna un quadro criminoso nella gestione del servizio idrico che coinvolge figure rilevanti del management della Sorical SpA.

La Corte dei Conti della Calabria ha affermato, con precisi riferimenti normativi, l’illegittimità delle tariffe applicate ai Comuni ed è grazie al Coordinamento “Bruno Arcuri” se, nei gironi scorsi è stato possibile sbarrare il passo ad un nuovo adeguamento anch’esso illegittimo.

Ma c’è un aspetto che deve far riflettere tutti i calabresi e cioè che il socio di maggioranza assoluta della Sorical SpA è la Regione Calabria la quale, d’altro canto, non è minimamente intervenuta né sulla questione delle tariffe né tantomeno sulle recentissime vicende che la riguardano, se non altro come aspetto societario.

Per questi motivi il Coordinamento “Bruno Arcuri” ribadisce con forza che l’unica maniera per sottrarre l’Acqua ai tanti interessi di mercato e di criminalità è quello di approvare al più presto la Legge Regionale di iniziativa Popolare che è stata sottoscritta da oltre 11mila calabresi. Solo la costituzione di un’azienda speciale di diritto pubblico potrà salvaguardare tutti i calabresi che allora diventeranno veramente i “soci” di maggioranza assoluta del loro Bene Comune, l’Acqua.

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