Jonathan Coe a Cosenza su invito della Fondazione Premio Sila

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COSENZA – Il 16 novembre, in una sala gremita della Galleria Nazionale di Cosenza in Palazzo Arnone, la Fondazione Premio Sila ha accolto lo scrittore britannico Jonathan Coe, introdotto dall’agente letterario Marco Vigevani e affiancato dall’interprete Elvira Calabrese.

L’occasione è stata la presentazione dell’ultimo romanzo dell’autore, “La prova della mia innocenza”, edito da Feltrinelli e tradotto da Mariagiulia Castagnone. Di particolare rilievo è il fatto che quella di ieri sia stata l’unica data di presentazione del libro nel Sud Italia, nell’ambito di un tour di 4 date italiane. Accolto da una breve presentazione del presidente del Premio Sila avvocato Enzo Paolini, il quale ha voluto ricordare la figura del giudice e giurato del Premio Sila Renato Greco, recentemente scomparso, Coe si è concesso al folto e interessato pubblico per una piacevole chiacchierata sul mestiere dello scrittore al giorno d’oggi. Marco Vigevani ha illustrato la carriera letteraria di Coe accennando ai suoi romanzi, molto amati dal pubblico italiano che accoglie sempre calorosamente le sue opere.

“La prova della mia innocenza” è un romanzo che ha al suo centro diversi temi di attuale rilevanza: l’ansia provocata dall’uso eccessivo di smartphone e social media da parte dei più giovani, il post-Brexit vissuto in maniera differente dalle diverse fasce di popolazione britannica.

In un ampio excursus in dialogo con Vigevani riguardo i propri esordi alla scrittura, Coe ha raccontato di quando a quindici anni inviò il suo primo racconto a una casa editrice che glielo restituì non pubblicato. A venticinque anni invece lo scrittore pubblicò il suo primo romanzo, dal titolo The Accidental Woman (Donne per caso, Feltrinelli) e si trasferì a Londra. In quegli anni, ha proseguito Coe, viveva in un appartamento condiviso e riceveva dallo stato un sussidio che gli permetteva di dedicarsi a tempo pieno alla scrittura. Oggi, nella concezione neoliberista in cui il mondo occidentale vive, questo è praticamente impensabile.

Eduardo Zumpano