L’immigrazione come risorsa per i piccoli comuni calabresi

CASTIGLIONE COSENTINO (CS) – Il fenomeno dell’immigrazione, al quale molte comunità italiane ed europee guardano con preoccupazione, per la Calabria sta diventando una risorsa. In particolare per quei centri afflitti dal fenomeno di spopolamento e che stanno tornando a nuova vita grazie all’insediamento di famiglie di profughi. Da Bruxelles si guarda con interesse alle esperienze di Riace, Badolato, Acquaformosa e di altri luoghi del territorio regionale. La Calabria, una volta tanto, viene considerata un modello da seguire. Se ne è discusso a Castiglione Cosentino nel corso di una iniziativa sul tema: “Integrazione (possibile) e accoglienza (necessaria) per rivitalizzare i centri storici, organizzata dall’associazione Più di Cento, guidata dall’ex consigliere regionale Salvatore Magarò, alla quale sono intervenuti alcuni sindaci e Giovanni Manoccio, delegato all’immigrazione della Regione Calabria. In particolare, a rappresentare le amministrazioni locali erano presenti i primi cittadini di San Pietro in Guarano, Francesco Cozza, e di Mendicino, Antonio Palermo, oltre a Dora Lia, sindaco di Castiglione Cosentino. L’incontro è stato moderato dal giovane consigliere comunale Alessia Primavera. «Noi siamo stati due volte in quest’ultimo mese a Bruxelles – ha spiegato Giovanni Manoccio – Prima abbiamo presentato al Parlamento Europeo la buona accoglienza della Calabria mentre nella settimana successiva, con il Dipartimento della programmazione abbiamo presentato un progetto che mira a creare un sistema calabrese dell’accoglienza partendo dalle buone pratiche di Riace, Acquaformosa e di altri centri che stanno lavorando in questo senso. E’ un sistema che è valutato come il migliore. La Calabria in questo ambito viene indicata come un esempio da seguire». Secondo Salvatore Magarò l’ingresso dei migranti nei nostri comuni «è utile per far rivivere i centri storici ormai spopolati. Il saldo nascite è da tempo negativo e nel giro di pochi anni molti comuni sono destinati a diventare dei luoghi fantasma. Attraverso questa esperienza della immigrazione e della integrazione invece, riaprono scuole, botteghe, laboratori artigianali e tanti immobili che rischiano di divenire fatiscenti, vengono recuperati e riusati».

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