Pierfrancesco De Napoli: «Le ACLI di Cosenza non danno valore al lavoro»

COSENZA – «Attualmente, nonostante sia sempre più frequente sentirne parlare, stupisce ancora una notizia riguardante lo sfruttamento del lavoratore soprattutto quando tocca le coscienze collettive.
Questa storia ha dell’inverosimile: tutto nasce dalla chiusura della sede del Patronato ACLI COSENZA nel maggio dello scorso anno. I motivi, anche se poco chiari, vengono addotti alla poca produzione della sede che comunque rimane punto zonale del patronato ACLI di Crotone. In questo periodo- prosegue Pierfrancesco De Napoli, ex dipendente ACLI Cosenza-  si è continuato a lavorare producendo circa 2000 punti che, di fatto, compensano lo stallo di questo intervallo.
Le conseguenze ricadono sui tre lavoratori delle ACLI di Cosenza che, con famiglia a carico, entrano in NASPI, coperti quindi da ammortizzatori sociali dello Stato.
Intanto però si erano accumulate le 18 mensilità arretrate oltre il Tfr per cui gli ultimi pagamenti percepiti risalgono al gennaio 2016.
La situazione diventa ancora più assurda se si pensi che, ad oggi, si è avuto un solo incontro a febbraio 2018 con il Presidente del Patronato Calabria, Antonio Tiberi, tra le altre cose presidente del Forum delle famiglie di Cosenza, ed i vertici nazionali del Patronato che si erano impegnati a liquidare una prima parte del debito accumulato verso i tre lavoratori. Ma a luglio 2018 ancora tutto tace, le tre famiglie attendono arretrati oltre che rassicurazioni.
A questo punto mi chiedo: quando le ACLI di Cosenza hanno svolto la campagna tesseramenti 2016 erano consapevoli che lo slogan della sede nazionale era “IL LAVORO È DIGNITÀ”? Il dubbio che mi sorge è forte!»

 

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