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Servizio coordinato a Cosenza: diverse denunce e un arresto

COSENZA – Prosegue l’attività di prevenzione e repressione della Compagnia Carabinieri di Cosenza con un servizio coordinato cui sono stati impiegati 30 militari dispiegati sul territorio del capoluogo bruzio e su Mendicino con l’ausilio di unità cinofile del Gruppo Operativo Calabria di Vibo Valentia. L’attività di controllo ha visto impegnati i militari in molteplici attività dal filtraggio della circolazione stradale, nell’esecuzione di perquisizioni domiciliari d’iniziativa ovvero nel controllo della regolarità degli esercenti di attività commerciali. Il servizio ha così portato all’arresto di un pregiudicato di 53 anni, per detenzione ai fini di spaccio di sostanza stupefacente in quanto a seguito di perquisizione domiciliare in via Reggio Calabria, veniva trovato nascosto all’interno di una “baracca” con accanto un borsone contenente 4 dosi di eroina nonché un bilancino di precisione, materiale per il confezionamento e una serie di biglietti con appuntate le cessioni ed il relativo denaro. Il tutto veniva sottoposto a sequestro unitamente alla somma di 100 euro in contanti ritenuta provento dell’attività delittuosa mentre l’uomo, arrestato, veniva posto agli arresti domiciliari in attesa di rito direttissimo. Nel medesimo contesto sono stati deferiti a piede libero altri 7 soggetti responsabili di reati vari tra cui porto di oggetti atti ad offendere, guida senza patente reiterata, deposito di rifiuti a terra, tentato furto ed evasione. Cinque soggetti, invece, venivano segnalati alla locale Prefettura per detenzione di sostanza stupefacente per uso personale.

Delitto Rodriguez, domani interrogatorio del presunto assassino

BELVEDERE MARITTIMO (CS) – Sarà interrogato domani mattina Sergio Carrozzino, il 44enne accusato di aver ucciso Silvana Rodrigues, 33enne strangolata e bruciata nei pressi del cimitero di Belvedere Marittimo lo scorso 12 dicembre. Venerdì scorso Carrozzino (che ha già scontato 15 anni di carcere per un altro omicidio) è stato arrestato dai carabinieri di Scalea. A incastrare il 44enne sarebbero state le immagini di una telecamera a circuito chiuso che avrebbero ripreso l’uomo mentre si trovava nei pressi della vettura della vittima, una Fiat Punto di colore verde, e che si sarebbe poi poggiato al finestrino dell’auto parcheggiata nel supermercato dove la donna si era recata per fare la spesa. Inoltre per confermare questa ricostruzione è stata fondamentale la collaborazione di un testimone che ha visto un uomo appoggiato al finestrino della vettura della donna e affermando che si trattava di Carrozzino. Per il procuratore capo di Paola, Bruno Giordano, il quadro probatorio non lascia dubbi sulla responsabilità dell’uomo. Ma, intanto, le indagini condotte dal sostituto Teresa Valeria Grieco proseguono. Gli inquirenti stanno cercando di approfondire i rapporti tra i due e accertare se tra Carrozzino e la donna ci fosse un appuntamento, considerato che lei era già stata al supermercato con il marito e c’è ritornata subito dopo perché – disse al coniuge – aveva dimenticato di comprare le calze. Ecco perché gli investigatori adesso stanno cercando di passare al setaccio i tabulati telefonici della vittima e del presunto assassino. L’uomo, sorvegliato speciale con obbligo di dimora, era stato scarcerato nell’aprile del 2015 dopo aver espiato una condanna definitiva a 15 anni di reclusione per l’omicidio del fratello del cognato della donna assassinata. A Carrozzino la Procura contesta i reati di omicidio volontario aggravato e occultamento di cadavere. Perché dopo l’assassinio della donna, avvenuto all’esterno della sua macchina, il presunto omicida avrebbe trascinato il cadavere della 33enne all’interno dell’abitacolo per poi appiccare fuoco. Le fiamme avrebbero completamente avvolto il corpo rendendolo irriconoscibile. Tutto ciò ha reso più complesso l’esame autoptico. I magistrati sono in attesa dei risultati dell’autopsia, eseguita nei mesi scorsi.

Elezioni Cosenza, recapitato proiettile a un candidato

MARANO MARCHESATO (CS) – Brutta sorpresa per uno dei candidati alle amministrative di Cosenza. Francesco Mercurio, in corsa a sostegno di Guccione nella lista “Per Cosenza Oltre i Colori” promossa da Giacomo Mancini, ha ricevuto una lettera contenente un proiettile. A diffondere la notizia lo stesso Mercurio attraverso un post sui social network. «Intendo recarmi alla Procura della Repubblica per denunciare questa grave intimidazione e far sapere a coloro che si sono resi protagonisti di questo gesto vigliacco che la cosa non mi spaventa – ha detto Mercurio – È il segnale che sto dando fastidio, è il segnale che quanto c’è di marcio e di mafioso nella politica cittadina proiettile mercurio 2avverte la paura, perché sa che il cambiamento che avverrà con le elezioni del 5 giugno li spazzerà via. Credo che l’avvertimento – ha aggiunto – non arrivi dalla criminalità, ma dalla malapolitica che ho denunciato e sto continuando a denunciare, nelle piazze come qui su facebook. Sappiano però che io non mi arrendo, anzi metterò ancora più energia e forza in quest’ultima settimana di campagna elettorale. Sarò in tour per la città, tra i cittadini, e i cittadini saranno la mia scorta. Non mi fermeranno, non ci fermeranno».

Dieci macchine incendiate, Oliverio esprime la sua solidarietà nei confronti del comune di Gerace

GERACE (RC) – Il Presidente della Regione Mario Oliverio, appena appresa la notizia del vile attentato che ha colpito il Comune di Gerace in cui, durante la notte, ignoti hanno incendiato dieci golf car (auto elettriche) destinate alle visite turistiche guidate nel borgo medievale, ha contattato immediatamente il sindaco della cittadina della Locride, Pino Varacalli, per informarsi sull’accaduto e per esprimergli incondizionata vicinanza e solidarietà.

Mario Oliverio verticale

«Non ci sono parole –ha detto il Presidente della Regione, commentando questo grave atto- per esprimere indignazione e sdegno di fronte a questo nuovo episodio criminale che ha colpito uno dei più bei comuni della nostra regione. E’ del tutto evidente che a coloro che si sono resi protagonisti di questo sfregio, che sfida ed offende l’intera comunità geracese, non interessa minimamente la crescita e il progresso della nostra terra. A costoro, che vorrebbero mantenere la Calabria sotto scacco, intimidendo e minacciando i sindaci, gli amministratori ed i cittadini onesti, noi ci contrapporremo sempre e comunque, con tutte le nostre forze e le nostre energie”.

“A Pino Varacalli e a tutta la comunità geracese -ha concluso Oliverio- continueremo ad assicurare massimo sostegno e vicinanza. Siamo certi che gli autori di questo ennesimo, esecrabile atto criminale saranno individuati al più presto e consegnati alle autorità competenti. Rimaniamo convinti che episodi come questi, anziché indebolire,  rafforzino ulteriormente il fronte di quanti sono pronti a battersi con coraggio e determinazione  per l’affermazione della legalità e del buon governo nella nostra regione».

Cosenza, incidente in centro. Ferito motociclista

COSENZA – Traffico in tilt in pieno centro a Cosenza per un incidente stradale che ha coinvolto un’auto ed un motociclista. Il centauro ha avuto la peggio ed è stato costretto a ricorrere alle cure dei sanitari. Sul posto un’ambulanza del 118. L’episodio si è verificato all’incrocio tra Viale della Repubblica e Via Simonetta. Ripercussioni sulla circolazione stradale con lunghe code fino alla rotatoria di Piazza dei Maestri del Lavoro, allo svincolo autostradale.

Aggredisce carabinieri durante controllo, scatta l’arresto

REGGIO CALABRIA – I carabinieri hanno arrestato M.S., 43enne di nazionalità marocchina ma domiciliato a Reggio Calabria e sottoposto ad obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria e a quello di dimora nel comune reggino, per violenza e minaccia a pubblico ufficiale, lesioni personali e resistenza.L’uomo durante un controllo sarebbe stato trovato a bordo della propria auto senza documenti di identificazione, patente di guida, copertura assicurativa e revisione. Per sottrarsi alle verifiche dei militari avrebbe quindi rivolto loro delle minacce. I carabinieri lo avrebbero poi condotto presso la sua abitazione, dove sosteneva di avere lasciato la documentazione del veicolo. Qui avrebbe infranto una vetrata con propositi autolesionisti, tentando anche di colpire i militari con una lastra di vetro.

Lombardo: «Le mafie sono sistema contropotere privato sempre più evoluto»

ROMA – «Le mafie sono un sistema di contropotere privato sempre più evoluto e penetrante. E sono abilissime ad adattarsi ai mutamenti sociali ed economici, stabilendo fra loro rapporti fatti di nuovi, sempre diversi punti di incontro. In un contesto del genere, pur non entrando nel merito della vicenda, non mi sentirei di escludere a priori che la ‘ndrangheta possa aiutare cosa nostra nella gestione di una latitanza così delicata come quella del boss Matteo Messina Denaro». Lo ha detto a Voci del Mattino, Radio1 Rai, Giuseppe Lombardo, sostituto procuratore della Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria. «A parte la prossimità geografica, ‘ndrangheta e cosa nostra si sono già scambiate appartenenti, hanno collaborato nel traffico d’armi e in quello degli stupefacenti, si sono evolute insieme, potemmo dire, accrescendo quella trama di relazioni stabili che ne ha sviluppato anche il singolo potere, tanto che ormai sono entrambi componenti centrali di un sistema economico e imprenditoriale che usufruisce di fortissimi agganci a livello finanziario e bancario».

«La ‘ndrangheta, che conosco bene professionalmente – ha proseguito il magistrato – è una organizzazione della quale è ormai praticamente impossibile tracciare sia i confini, sia gli ambiti entro cui opera, essendo dotata di una struttura imponente, in grado di gestire situazioni di una incredibile complessità, in Italia e soprattutto all’estero. Dispone di risorse finanziarie enormi, che derivano fondamentalmente dal controllo ormai in forma quasi monopolistica del traffico di cocaina. In determinati contesti storici, dunque, si può trasformare in una grande agenzia di servizi criminali, in grado di espandersi dappertutto. Dobbiamo prendere atto di questa “globalizzazione mafiosa”, e se Cosa nostra e ‘ndrangheta sono oggi parte integrante di un sistema globalizzato di malaffare – ha concluso il sostituto procuratore Lombardo – non possiamo e non dobbiamo escludere a priori che vi possa essere piena collaborazione tra le due mafie anche in una vicenda di latitanza estremamente ingombrante come quella di Matteo Messina Denaro».

Intimidazioni, incendiate auto elettriche del comune di Gerace

GERACE (RC) – Ignoti hanno incendiato, nel corso della notte, alcune auto elettriche acquistate dal comune di Gerace nell’ambito di un progetto di promozione turistica. Si tratta di mezzi ecologici che l’amministrazione guidata dal sindaco Pino Varacalli aveva messo a disposizione dei turisti per le visite nel centro storico, considerato uno dei borghi più belli d’Italia. Proprio ieri i mezzi erano stati inuagurati da alcuni tour operators russi e tedeschi. Gerace è tra i centri chiamati alle urne per l’elezione del sindaco. Il fatto, su cui indagano i carabinieri, si sarebbe verificato intorno all’1,30. I mezzi erano in un parcheggio del Comune. Le auto ecologiche distrutte sono dieci. Il comune le aveva acquistate, insieme con alcune biciclette, per collegare un’area di sosta attrezzata con il borgo, grazie ad un finanziamento comunitario di 140mila euro. Sul posto sono intervenuti i Vigili del Fuoco. Non ci sarebbero dubbi sulla matrice dolosa dell’incendio, considerato che i mezzi non erano tutti nella stessa zona del parcheggio, per cui non è possibile che le fiamme si siano propagate al punto da distruggerli tutti, né erano attaccati alla rete dell’alimentazione elettrica. Le auto, il cui valore è coperto da assicurazione, erano state consegnate al comune appena una settimana fa. In attesa delle elezioni, previste per domenica, era in corso di preparazione il bando per l’affidamento della gestione. Recentemente Gerace ha ottenuto la bandiera arancione del Touring club. Numerose le manifestazioni di condanna da parte dell’associazionismo locale.

Ecatombe in mare, fermati presunti scafisti

REGGIO CALABRIA – Due uomini ritenuti gli scafisti dell’imbarcazione carica di migranti naufragata nel canale di Sicilia provocando la morte di almeno 45 persone – tra le quali 3 bambini – sono stati sottoposti a fermo dalla Polizia di Stato dopo lo sbarco dei superstiti avvenuto ieri. I due sono stati individuati dalla squadra mobile con l’ausilio della scientifica. I particolari saranno resi noto in mattinata, in una conferenza stampa, dal procuratore aggiunto di Reggio Calabria Gaetano Paci e dal questore Raffaele Grassi. Intanto ha attraccato la nave militare “Vega” con a bordo 629 migranti superstiti del naufragio ed i 45 corpi recuperati in mare al largo della Libia. Le vittime sono 36 donne, sei uomini e tre bimbi con età compresa tra sei mesi e due anni. Tra i sopravvissuti ci sono 419 uomini, 138 donne e 72 minori di varia nazionalità. Intanto sono iniziate a Corigliano Calabro, le operazioni di sbarco dei circa 400 migranti giunti oggi nel porto della città calabrese a bordo della nave di Medici senza Frontiere “Dignity I”, originariamente destinata in Sardegna. Tranne che per quattro di loro, che sarebbero affetti da morbillo e varicella, le condizioni di salute dei passeggeri sarebbero buone. Gli ammalati sono stati portati d’urgenza nell’ospedale di Cosenza. Nel porto di Corigliano sono all’opera le forze dell’ordine, i volontari della Protezione Civile e di molte associazioni, funzionari della Prefettura di Cosenza.

Rinvenuto arsenale riconducibile alla ‘ndrangheta

CROTONE – Nel corso di un’operazione condotta dal Comando provinciale di Crotone, nello scorso fine settimana, è stato rinvenuto un vero e proprio arsenale composto da: un fucile d’assalto Kalashnikov, quattro fucili tra cui una carabina da caccia grossa, sette pistole semiautomatiche calibro 9 mm nuove e con matricola abrasa e oltre 500 cartucce di vario calibro. Le armi, secondo gli investigatori, sono riconducibili alle cosche di ‘ndrangheta di Cutro. Un imbianchino incensurato di Cutro, all’interno della canna fumaria della propria abitazione di campagna, nascondeva l’intero arsenale: l’uomo è stato arrestato per ricettazione, detenzione illegale di armi clandestine e da guerra.

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