Archivi categoria: Cronaca

Cutro, tenta di disfarsi della cocaina nel wc. Arrestato 24enne

CUTRO (KR) -Ha tentato di disfarsi di un involucro contenente cocaina gettandolo nel wc. Sarebbe andato tutto bene, se solo la droga non fosse stata ritrovata per tempo da un’unità cinofila. Così, Salvatore Martino, 24 anni, è stato arrestato e posto ai domiciliari dai Carabinieri a Cutro. Durante una perquisizione nell’abitazione del giovane, già sottoposto agli arresti domiciliari, i militari con l’ausilio del cane antidroga Sambor hanno trovato un sacchetto con all’interno un sasso di cocaina di 23 grammi e due “caramelle” di sostanza stupefacente di 1 grammo ciascuna. La droga è stata individuata dal cane in un pozzetto di scarico collegato al wc di casa, dove era finita probabilmente dopo essere stata eliminata attraverso lo scarico. La perquisizione è stata poi allargata al resto dell’abitazione del Martino e qui sono stati rinvenuti un passamontagna e un caricatore per pistola con munizionamento. Tutto il materiale è stato sequestrato.

 

Francesco Molinari presenta un’interrogazione sul caso di padre Fedele

COSENZA – Francesco Molinari ha presentato al Ministero della Giustizia un’interrogazione Parlamentare in merito al caso che ha coinvolto padre Fedele Bisceglia. Il problema dell’interrogativo riguarda anzitutto “l’ingiusta giustizia” che ha visto l’annullamento della vita del frate, nonostante sia stata già chiarita la sua posizione. Nella premessa dell’interrogazione vengono ripercorse le tappe del processo in cui il francescano, accusato di violenza sessuale ai danni di una suora, è stato, successivamente,  pienamente assolto per la palese falsità delle accuse. Non prima però che una prima sentenza , del 2011, confermata in Appello, lo avesse condannato a 9 anni e 3 mesi di reclusione. La sentenza nel 2015 è stata annullata dopo che la presunta vittima venne considerata inattendibile.

Padre-Fedele

E’ su quest’aspetto che si sofferma il senatore Molinari, sul rinvenimento da parte della difesa, presso l’archivio del Tribunale di Cosenza, di un fascicolo contenente l’archiviazione non lusinghiera di procedimenti penali che avevano visto la stessa suora al centro di episodi analoghi a quelli che avevano visto condannato il frate. Fascicolo archiviato dal gip Luigi Branda dopo essere passato al vaglio del titolare delle indagini, Claudio Curreli, senza essere mai stato acquisito, nonostante l’evidente legame con il troncone principale del processo che avrebbe visto condannato Bisceglia, e da cui emergeva con chiarezza l’inattendibilità della parte lesa, posta a sostegno della decisione della Cassazione.

Il 12 marzo 2015  il Giudice per le indagini preliminari di Salerno, in ordine alla notizia di reato aperta per indagare l’operato dei due magistrati, pur disponendo  l’archiviazione degli atti per infondatezza della notizia di reato, ha comunque espresso significative perplessità sull’operato dei magistrati.

Ciò che ci si chiede  è se il Ministro non ritenga necessario intervenire con i suoi poteri ispettivi e disciplinari nei confronti dei magistrati citati per dare sostanza a quei motivi di perplessità oggettivamente accennati dal Giudice per le indagini preliminari di Salerno nel suo decreto di archiviazione.

Ricordando che Padre Francesco Bisceglia è stato assolto da tutti i reati a lui ascritti per  «l’incongruenza e l’illogicità di ogni episodio, caratterizzato da tratti anche fantasiosi e per  il contenuto delle denunce senza riscontro delle violenze presentate», nonostante la gogna mediatica a cui è stato sottoposto per tutti questi anni, ci si chiede se il gioco delle parti in un processo debba essere porto franco di comportamenti il cui valore etico sia altamente discutibile.

Per maggiori informazioni si può visualizzare l’interrogazione di Francesco Molinari:

Interrogazione Padre Fedele (2)

Al via processo a furbetti del cartellino dell’Asp

COSENZA – Ha preso il via il processo scaturito dall’inchiesta “Camice bianco” che coinvolge medici, infermieri, dirigenti e dipendenti dell’Asp di Cosenza. Sul banco degli imputati ci sono Mario Avellino, Anna Maria Conforti, Francesca Zinno, Angela Campolongo, Romeo Perri, Anna Turano, Ippolito Spagnuolo, Pasquale Morrone, Marina Sammarra, Giulia Manna, Pia Pignataro, Katja De Rose, Isabella Polillo, Rosalia Cianflone, Annarita Salvo, Carla Caputo, Giovanna Trimarchi, Maria Naccarato, Pieraldo Russo, Gisella Rizzuti, Vincenzo Reda, Asclepiade Felicioli, Alberto Bevilacqua, Elvira Vigna, Claudio Naccarato, Eugenio Presta, Luigi Carelli, Bice Cassazone, Orlando Spizzirri. Si tratta di dipendenti, alcuni anche con ruolo dirigenziale, dell’azienda sanitaria provinciale, accusati del reato di truffa aggravata e continuata perpetrata ai danni della stessa azienda sanitaria. Il giudice Bilotta ha accolto tutte le prove documentali presentate da accusa e difesa, riservandosi di decidere nella prossima udienza. Il processo è stato aggiornato al prossimo 13 giugno per ascoltare i primi testimoni. Secondo l’accusa, gli indagati, in servizio all’ospedale civile o nelle varie sedi dell’Asp, durante l’orario di servizio, regolarmente retribuito, anche con prestazioni extra di straordinario, “con sistematicità e abitualità”, avrebbero posto in essere condotte di truffa in danno dell’amministrazione di appartenenza attraverso la falsificazione degli orari di presenza e di uscita, mediante l’infedele timbratura del cartellino marcatempo. In una circostanza sarebbe stata accertata l’effrazione di un distributore automatico di alimenti e bevande con la conseguente asportazione del denaro contenuto da parte di due indagati.

Anche in Calabria mobilitazione dei vigili del fuoco del CONAPO: più assunzioni ed equiparazione agli altri corpi

Il sit-in a Catanzaro

CATANZARO – Anche nelle città calabresi la mobilitazione dei vigili del fuoco. L’iniziativa  è stata promossa dal CONAPO, sindacato autonomo vigili del fuoco. I lavoratori del corpo più amato dai cittadini, hanno fatto dei sit-in e sono stati ricevuti nelle Prefetture di tutta Italia. Il CONAPO chiede maggiori diritti, potenziamento di organico ed equiparazione economica e pensionistica agli altri corpi dello Stato. Il corpo, infatti soffre di una grave carenza di organico (mancano 3000 vigili del fuoco su un totale di circa 30mila), l’età media è di 48 anni (poco compatibile con il tipo di lavoro) e i vigili del fuoco percepiscono ogni mese in media 300 euro in meno rispetto ai colleghi degli altri corpi. Perciò il CONAPO porta avanti la sua battaglia trentennale e fa un appello al Presidente della Repubblica, al Governo, alle istituzioni tutte e ai politici di ogni colore.

“Non chiediamo privilegi, ma equiparazione ed equità per il corpo dello Stato più bistrattato dalla politica – spiega Antonio Brizzi segretario generale del sindacato –  per trovare le risorse, non c’è bisogno di mettere le mani in tasca agli italiani: basta tagliare i veri sprechi della cosa pubblica senza colpire gli apparati di sicurezza”.

Il sindacato fa notare che i vigili del fuoco condividono funzioni  istituzionali  di  pubblica  sicurezza,  polizia  giudiziaria e soccorso  pubblico con le forze di polizia. “Secondo l’Istat, siamo il corpo più amato dagli italiani, eppure continuiamo a essere bistrattati – dichiara Massimo Conforti, segretario provinciale CONAPO di Catanzaro –  Rischiamo la vita tutti i giorni ma, per il nostro lavoro e per la nostra abnegazione, non c’è ancora un adeguato riconoscimento. Quindi, il CONAPO chiede un trattamento retributivo e pensionistico pari a quello degli altri Corpi dello stato, in particolare alle  Forze  di  polizia  ad  ordinamento  civile”. Il sindacato dunque, ribadisce, la richiesta di inserire i vigili del fuoco nel comparto sicurezza o almeno di equipararne retribuzioni e pensioni, e inoltre la necessità di procedere con altre assunzioni.

Il CONAPO propone di istituire un fondo destinato alla perequazione degli istituti retributivi e pensionistici dei vigili del fuoco. Per il CONAPO le risorse potrebbero essere reperite grazie a un’adeguata spending review della cosa pubblica, e del Ministero dell’Interno in particolare. Altre risorse potrebbero provenire dai risparmi conseguenti applicazione della cosiddetta “legge Madia” di riordino delle pubbliche amministrazioni. Ed i sindacalisti del Conapo stanno valutando altre iniziative.

 

Morte sospetta in ospedale a Cosenza, indagati sette medici

COSENZA – Sara’ riesumata la salma di un 63enne, deceduto lo scorso 26 aprile nell’ospedale di Cosenza. I familiari dell’uomo hanno presentato un esposto in Procura per cercare di accertare le cause del decesso. Il 63enne di Cosenza era stato portato in pronto soccorso per dolori a una gamba. Poi e’ stato ricoverato nel reparto di Chirurgia vascolare, subito dopo sottoposto a intervento chirurgico. Ma il post operatorio si e’ rivelato piu’ complicato del previsto: l’uomo avvertiva dolori all’addome, ipertensione e ipotermia. Dolori che – secondo il racconto della famiglia – sono continuati il giorno successivo. Per questo e’ stato sottoposto a un nuovo intervento a seguito del quale e’ stato trasferito nel reparto di Rianimazione dove dopo alcune ore e’ deceduto. La Procura (le indagini sono coordinate dal procuratore aggiunto Marisa Manzini e affidate al pm Antonio Bruno Tridico) ha disposto la riesumazione del cadavere, il sequestro della cartella clinica e ha iscritto nel registro degli indagati sette medici dell’Annunziata. Nel pomeriggio di mercoledi’ dopo la riesumazione sara’ eseguita l’autopsia da parte dei medici legali Berardo Silvio Cavalcanti e Vannio Vercillo, alla presenza dei consulenti della famiglia i medici legali Francesco Longo e Luca Marchese dell’Universita’ Cattolica del Sacro Cuore-Policlinico Gemelli di Roma. La famiglia e’ rappresentata dai legali Massimiliano e Paolo Coppa, Luigi Forciniti, Marianna De Lia e Alessia Greco.

Intervento degli artificieri a Belsito

BELSITO (CS) – I Guastatori della 2^Compagnia dell’11°Rgt  Genio, sono intervenuti ieri in contrada Cona, nel Comune di Belsito, nel cosentino, per un rinvenimento di un ordigno bellico inesploso. L’oggetto è stato casualmente ritrovato in un terreno privato e gli specialisti della Caserma “Manes”di Castrovillari  lo hanno identificato come una bomba da mortaio tedesca da 81mm. Supportati da una cornice di sicurezza delle Forze dell’Ordine e con la collaborazione dell’assistenza sanitaria, gli artificieri hanno messo in sicurezza, rimosso e trasportato l’ordigno in una cava poco distante dove è stato fatto detonare in maniera controllata. Dopo attenta verifica la zona è stata dichiarata sicura dai militari del Genio che hanno provveduto a rimuovere ogni frammento metallico. Continua assidua e metodica l’opera degli artificieri dell’Esercito, sempre attivi nel supporto alle Prefetture e Comuni, per la sicurezza dei cittadini e la messa in sicurezza dei residuati bellici.

Uccide la compagna e tenta il suicidio. La vittima era di origini calabresi

MILANO – Uccisa a coltellate dall’uomo con cui era fidanzata da sei anni. Almeno quindici i colpi inflitti sul corpo della donna con un coltello da cucina. E mentre lei moriva dissanguata lui ha tentato il suicidio. Il cadavere è stato trovato dai loro vicini nel primo pomeriggio, verso le 14,30 sulla tromba delle scale di una casa di corte in via Cardinal Ferrari, rione della zona residenziale San Martino a Magnago, paese di poco più di 9mila abitanti in provincia di Milano. Si dovevano sposare ad agosto, Deborah Denise Fuso e Arturo Saraceno. Lei di 25 anni originaria della Calabria, lui di 33 nato a Potenza in Basilicata e trasferitosi al nord, in Lombardia. Si presentavano a tutti come “marito e moglie”, tanto che i residenti del loro quartiere erano convinti che fossero già da tempo convogliati a nozze. Arturo Saraceno è stato arrestato oggi con l’accusa di omicidio dai carabinieri di Legnano, ed è disposizione dell’autorità giudiziaria di Busto Arsizio (Varese). E’ stato dimesso in serata con 7 giorni di prognosi dall’ospedale di Legnano dove era stato ricoverato piantonato dai militari dell’Arma nel reparto di terapia intesiva. Subito dopo il ritrovamento del cadavere della compagna, infatti, ha tentato di togliersi la vita ferendosi almeno due volte al torace con un coltello, probabilmente la stessa arma usata per uccidere Deborah. Vivevano insieme, ma da qualche tempo la loro relazione si era incrinata: lui, di professione operaio assunto in una ditta della zona, era un tipo geloso, e la giovane, lavoratrice saltuaria per delle imprese di pulizia, sembrava non sopportare più il suo atteggiamento. Una volta per sedare un diverbio erano anche intervenute le forze dell’ordine, ma nessuno aveva sporto denuncia. Litigavano di frequente e, a dire dei vicini di casa, per un periodo il 33enne aveva lasciato l’abitazione di Magnago. Negli ultimi tempi la 25enne andava spesso a dormire dai genitori, residenti a Lonate Pozzolo. Pare che la situazione sia degenerata dopo il ritorno a Magnago della giovane, che voleva parlare con il compagno dopo l’ennesima lite.

Picchia e rapina due massaggiatrici, arrestato

CROPANI (CZ) – La Squadra mobile di Catanzaro ha arrestato a Cropani Mariyan Hristov, cittadino bulgaro da anni residente tra la Calabria e la Lombardia. L’arresto di Hristov, che si trovava a casa del padre, è stato fatto in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Gip di Busto Arsizio (Varese). L’uomo è accusato di rapina ai danni di due donne di nazionalità cinesi, reati commessi in due circostanze diverse a Busto Arsizio e a Brescia. Hrystov, secondo l’accusa, tra il 19 e il 22 febbraio scorsi ha preso appuntamento con le vittime, entrambe massaggiatrici, e una volta a casa delle donne ha estratto una pistola ed esibito un tesserino spacciandosi per appartenente alle forze dell’ordine. Alla reazione delle due donne ha reagito picchiandole. La prima vittima, dopo essere stata immobilizzata, è stata derubata del denaro che aveva con se e del telefono cellulare, mentre la seconda è stata solo picchiata. Sulla base della denuncia delle due donne i poliziotti di Busto Arsizio avevano perquisito il domicilio dell’uomo in Lombardia trovando una pistola giocattolo e una placca dell’Associazione nazionale carabinieri.

Luigi Stasi e Ugo Vetere nel mirino della mafia

avviso pubblicoROMA – Ancora amministratori calabresi nel mirino: negli ultimi giorni a finire sotto tiro sono due primi  cittadini della provincia di Cosenza: il sindaco di Longobucco, Luigi Stasi, e il sindaco di Santa Maria del Cedro, Ugo Vetere. A ricordarlo è Avviso Pubblico enti locali e regioni contro le mafie. «La Calabria si conferma ancora una delle terre più  a rischio in cui svolgere il ruolo di amministratore. Queste intimidazioni – rafforzano la nostra convinzione che la “Prima Marcia Nazionale degli Amministratori Sotto Tiro”, che Avviso Pubblico organizzerà a Polistena, a partire dalle ore 11:30, il 24 giugno prossimo, richieda tutto il nostro impegno e abbia bisogno del sostegno e della presenza di tutti coloro che hanno a cuore le istituzioni democratiche e il destino dei tanti, troppi, amministratori sotto tiro del nostro Paese». Sempre il 24 giugno Avviso Pubblico presenterà a Gioiosa Ionica, nel pomeriggio, alle ore 16,30, il Rapporto 2015 “Amministratori sotto tiro”. Alla marcia e alla presentazione del Rapporto potranno partecipare tutti i cittadini. «Non è più  accettabile questa serie di attacchi sempre più frequenti e pericolosi nei confronti degli amministratori locali calabresi e non è più’ tollerabile l’impunità di chi compie questi gesti – ha dichiarato Maria Antonietta Sacco, Coordinatrice per la Calabria di Avviso Pubblico e assessore del Comune di Carlopoli (CZ). Di fronte al susseguirsi di intimidazioni a danno di amministratori e sindaci, la reazione delle Istituzioni e degli organi di polizia deve essere dura, immediata e irremovibile: solo così riusciremo a restituire serenità alle nostre comunità».

Violenza sessuale, tenta abusi su minore. Arrestato un extracomunitario

REGGIO CALABRIA – Avrebbe tentato di abusare di una ragazza minorenne somala ospite come lui di una struttura di prima accoglienza per richiedenti protezione internazionale di Reggio Calabria. L’uomo, un cittadino del Gambia, è stato arrestato dagli agenti delle volanti per tentata violenza sessuale e lesioni personali. La giovane sarebbe stata avvicinata dal ragazzo con la falsa promessa di ottenere un biglietto ferroviario per raggiungere Roma. Dopo averla svegliata all’alba l’avrebbe indotta ad eludere la sorveglianza della struttura prospettandole la possibilità di prendere insieme un autobus per raggiungere la stazione. Una volta giunti alla stazione, il ragazzo l’avrebbe condotta in una zona isolata e raggiunto un treno in sosta avrebbe tentato prima di baciarla, poi di strapparle i vestiti. Approfittando di un momento di distrazione del ragazzo causato da alcuni passanti, la ragazza è riusciti a fuggire ed a raggiungere un connazionale.